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      Concorsi truccati, indagati rettori e 60 prof, coinvolte 15 università

       

       

      Concorsi truccati, indagati rettori e 60 prof, coinvolte 15 università

      28 giu 19 Un codice di comportamento sommerso per predeterminare nell'Università di Catania gli esiti dei concorsi, che venivano 'cuciti' addosso a chi doveva vincerli. Nessuno spazio per il merito. Gli altri candidati erano "da schiacciare" e chi osava fare ricorso se la doveva "piangere". E' il 'vaso di Pandora' scoperchiato dalla Digos della Questura di Catania in una indagine coordinata dalla Procura etnea sfociata stamane nella sospensione da parte del Gip del Rettore dell'Università del capoluogo etneo, Francesco Basile, e di altri nove professori con posizioni apicali all'interno dei Dipartimenti dell'Ateneo, tutti indagati per associazione per delinquere, corruzione e turbativa d'asta. Tra gli indagati ci sono altri due rettori, entrambi medici, Eugenio Gaudio, de La Sapienza di Roma, e Marco Montorsi, dell'Humanitas University di Rozzano e presidente della Società italiana di chirurgia. E figura anche l'ex procuratore di Catania, Vincenzo D'Agata: Si sarebbe interessato per il ruolo di ordinario nel settore Anatomia del dipartimento di Scienze biomediche per la figlia Velia. L'operazione è stata denominata 'Università bandita'. Numerose le perquisizioni effettuate. Nel fascicolo aperto su accertamenti della Digos sono iscritti complessivamente 66 indagati: 40 professori dell'Università di Catania e 20 degli atenei di Bologna, Cagliari, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona. Indagate anche altre sei persone a vario titolo collegate con l'Università di Catania. Sarebbero 27 i concorsi 'truccati' ma si indaga anche su altre 97 procedure concorsuali. L'inchiesta ha svelato quella che gli investigatori hanno definito un'associazione a delinquere, che avrebbe avuto come capo il rettore dell'Università di Catania Francesco Basile e di cui sarebbe stato promotore il suo predecessore, Giacomo Pignataro, finalizzata a commettere un numero indeterminato di reati per alterare il naturale esito dei bandi di concorso per il conferimento degli assegni, delle borse e dei dottorati di ricerca, per l'assunzione del personale tecnico-amministrativo, per la composizione degli organi statutari dell'Ateneo, per l'assunzione e la progressione in carriera dei docenti. Per le elezioni del CdA sarebbero anche stati usati dei 'pizzini' per i componenti del Senato accademico. Le regole del codice sommerso prevedevano anche sanzioni: ritardi nella progressione in carriera o esclusioni da ogni valutazione oggettiva del proprio curriculum scientifico. Il sistema, secondo gli investigatori, non sarebbe riferito solamente all'Università etnea ma sarebbe esteso ad altri Atenei italiani. Il provvedimento del Gip - per il rettore ed i nove professori erano stati chiesti gli arresti domiciliari - è stato emesso sulla base di indagini svolte dal giugno del 2016 al marzo del 2018 partite da una querelle che c'era stata in precedenza tra un professore e l'ex rettore Pignataro e che riguardava una procedura amministrativa. Dopo quella vicenda, il giorno della sua elezione, Basile, incontrando Pignataro avrebbe chiesto se la stanza fosse stata bonificata da eventuali cimici. Tutti i concorsi, secondo chi indaga, sarebbero stati organizzati prima, sulla base del vincitore. Il bando, secondo gli accertamenti della digos, sarebbe stato costruito ad hoc attorno al vincitore, le pubblicazioni sarebbero stata stabilite in base a quelle che lui aveva e l'ordine di chiamata sarebbe stato deciso in base alla possibilità di avere una persona invece che un'altra. Si sarebbero inoltre creati finti eventi culturali per poter pagare le trasferte ai commissari. Durante un incontro con i giornalisti il Procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro ha parlato di un sistema "squallido di nefandezze" e di "sistemi criminali organizzati non mafiosi che posso produrre effetti devastanti". Per il Procuratore di Catania si tratta di "fatti estremamente gravi che non fanno onore a persone che dovrebbero appartenere al mondo della cultura".

      Questi tutti i 66 indagati, 60 professori e altre sei persone a vario titolo collegate all'inchiesta: Salvatore Cesare Amato (Unict), Massimo Antonelli (UniRoma), Marinella Astuto (Unict), Pietro Baglioni (UniFirenze), Laura Ballerini (Sissa Trieste), Antonio Barone (Unict), Giuseppe Barone (Unict), Francesco Basile (rettore Unict), Alberto Bianchi (Unict), Antonio Giuseppe Biondi (Unict), Paolo Cavallari (UniMilano), Michela Maria Bernadette Cavallaro (UniCt), Giovanna Gigliano (UniNapoli), Umberto Cillo (UniPadova), Giorgio Conti (La Cattolica Roma), Agostino Cortesi (UniVe), Velia Maria D'Agata (Unict), Enzo D'Agata, Stefano De Francisci (UniCz), Francesco Saverio De Ponte (UniMessina), Santo Di Nuovo (Unict), Francesco Di Raimondo (Unict), Marcello Angelo Alfredo Donati (Unict), Filippo Drago (Unict), Alessia Facineroso (Unict), Santi Fedele (UniMessina), Enrico Foti (Unict), Giovanni Gallo (Unict), Anna Garozzo (Unict), Eugenio Gaudio (UniRoma La Sapienza), Maria Giordano (Unict), Sebastiano Angelo Granata (Unict), Salvatore Giovanni Gruttadauria (Unict), Calogero Guccio (Unict), Alfredo Guglielmi (UniVr), Giuseppina La Vecchia (UniChieti-Pescara), Giampiero Leanza (Unict), Massimo Libra (Unict), Giancarlo Magnano di San Lio (Prorettore Unict), Luigi Vincenzo Mancini (UniRoma La Sapienza), Claudio Marchetti (UniBologna), Massimo Mattei (UniRomaTre), Paolo Mazzoleni (Unict), carmelo Giovanni Monaco (Unict), Maura Monduzzi (UniCagliari), Marco Montorsi (Rettore Humanitas Rozzano), Giuseppe Mulone (Unict), Paolo Navalesi (UniCz), Matteo Giovanni Negro (Unict), Ferdinando Nicoletti (Unict), karl Jurgen Oldhafer (Barmbek Asklepios Hospital Amburgo), Giuseppe Pappalardo (Unict), Pietro Pavone (Unict), Roberto Pennisi (Unict), Vincenzo Perciavalle (Unict), Giacomo Pignataro (Gia' rettore Unict), Giovanni Puglisi (Unict), Stefano Giovanni Puleo (Unict), Maria Alessandra Ragusa (Unict), Antonino Recca (ex rettore Unict), Romilda Rizzo (Unict), Salvatore Saccone (Unict), Giovanna Schillaci (Unict), Giuseppe Sessa (Unict), Luca Vanella (Unict) e Giuseppe Vecchio (Unict).

      Il ministero dell'Istruzione ha avviato verifiche sui docenti coinvolti nell'inchiesta di Catania sui concorsi truccati e si costituirà parte civile. E' quanto fa sapere lo stesso Miur, in un comunicato. "Appresa dagli organi di stampa la notizia delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Catania e delle misure cautelari personali applicate su disposizione dell'Autorità giudiziaria, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - si legge nella nota - ha immediatamente avviato una verifica sull'eventuale presenza all'interno delle commissioni di abilitazione scientifica nazionale - o in qualsiasi altro tipo di collaborazione istituzionale con il Ministero - di docenti universitari coinvolti nel procedimento penale. All'esito degli accertamenti saranno adottati i necessari provvedimenti di sospensione di tali collaborazioni con il personale docente coinvolto nell'inchiesta". Il Miur "provvederà inoltre a richiedere all'Autorità giudiziaria catanese copia degli atti al momento ostensibili dell'indagine, al fine di costituirsi parte civile nel futuro giudizio penale".

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