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      Le mani della cosca Nirta in Valle d'Aosta, arresti eccellenti

       

       

      Le mani della cosca Nirta in Valle d'Aosta, arresti eccellenti

      23 gen 19 I carabinieri del Ros e del Gruppo Aosta hanno portato a termine in Valle d'Aosta, a Torino e a San Luca (Reggio Calabria) degli arresti nell'ambito di un'operazione contro un sodalizio 'ndranghetistico in Valle d'Aosta e riconducibile anche alla famiglia Nirta-Scalzone di San Luca (Reggio Calabria) con collegamenti in Piemonte e Calabria. I provvedimenti cautelari sono stati emessi su richiesta della Dda di Torino. L'operazione è stata denominata 'Geenna'. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino hanno consentito - secondo quanto si è appreso - di ricostruire "uno scenario di pervasiva infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale" e di documentare l'esistenza di un'associazione finalizzata al narcotraffico di matrice transnazionale tra Spagna e Italia. Fra gli indagati dell'inchiesta un noto avvocato penalista torinese, Carlo Maria Romeo che è comparso come avvocato difensore in quasi tutti i più importanti processi di criminalità organizzata celebrati a Torino. Per l'arresto del boss Bruno Nirta a San Luca (Reggio Calabria) il Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri ha dovuto operare con l'unità speciale "Cacciatori di Calabria". Lo ha spiegato il colonnello Giancarlo Scafuri, vicecomandante del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma, illustrando i risultati dell'operazione 'Geenna' sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Valle d'Aosta. "Non abbiamo fatto nessun latitante, abbiamo arrestato tutti", ha aggiunto. All'operazione, condotta dal Ros di Torino, hanno partecipato quasi 200 carabinieri.

      I destinatari delle misure:

      I 17 destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere nell'ambito dell'operazione Geenna della Dda di Torino e dei carabinieri contro la 'ndrangheta sono: Vincenzo Argirò, di 62 anni, nato a Locri (Reggio Calabria) e residente a Caselle Torinese (Torino); Monica Carcea (44) nata a Nova Milanese (Milano) e residente a Saint-Pierre (Aosta); Francesco D'Agostino (58), nato a Polistena (Reggio Calabria) e residente a Caselle Torinese (Torino); Marco Fabrizio Di Donato (50), nato e residente ad Aosta; Roberto Alex Di Donato (41), nato e residente ad Aosta; Roberto Fabiani (46), nato a Chiaromonte (Potenza) e residente a Piossasco (Torino); Alessandro Giachino (40), nato ad Aosta e residente ad Aymavilles (Aosta); Ludovico Lucarini (62) nato a Palermo e residente a Piossasco (Torino); Francesco Mammoliti (48), nato a Opladen (Germania) e residente a Saint-Vincent (Aosta); Bruno Nirta (61) nato e residente a San Luca (Reggio Calabria); Nicola Prettico (38) nato e residente ad Aosta; Antonio Raso (51) nato a San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria) e residente ad Aosta; Rocco Rodi (45) nato a Locri (Reggio Calabria) e residente a Bovalino (Reggio Calabria); Carlo Maria Romeo (60) nato a Bovalino (Reggio Calabria) e domiciliato a Torino; Marco Sorbara (51) nato e residente ad Aosta; Bruno Trunfio (49) nato a Chivasso (Torino) era già detenuto nella casa circondariale di Genova. Il gip ha respinto la richiesta di custodia cautelare in carcere nei confronti di Salvatore Filice, di 52 anni, nato a Petilia Policastro e residente ad Aosta e ha disposto gli arresti domiciliari per Rocco Rodi, di 45 anni, nato a locri e residente a Bovalino (Rc), respingendo la richiesta di custodia cautelare in carcere. 

      Consigliere consapevevole di contribuire a crimine

      "Nei confronti della 'locale' manteneva una posizione di autonomia, agendo per tornaconto personale e tuttavia con la consapevolezza di così contribuire alla permanenza ed al consolidamento del sodalizio criminoso". Il gip di Torino descrive così nell'ordinanza di custodia cautelare il ruolo del consigliere regionale, arrestato dai carabinieri nell'ambito dell'operazione 'Geenna' contro le infiltrazioni della 'ndrangheta in Valle d'Aosta. In dettaglio secondo il Gip l'uomo "teneva costantemente informato Antonio Raso, esponente di vertice dell'associazione, di quanto accadeva all'interno della Giunta Comunale di Aosta e, in particolare, delle delibere e delle decisioni oggetto di discussione, dando corso e seguito ai suggerimenti ed alle indicazioni che Raso Antonio gli comunicava". Inoltre, sempre secondo quando scritto nelle indagini, "interveniva, su richiesta di Raso Antonio per risolvere problemi di varia natura (in materia di lavoro e di rapporti con l'azione amministrativa del Comune) che gli appartenenti alla comunità calabrese residenti in Valle d'Aosta prospettavano allo stesso Raso", tra cui quelli sorti "per l'uso degli spazi espositivi tra gli artigiani calabresi interessati ad esporre i propri prodotti ad Aosta in occaasione della Fiera di Sant'Orso del 2017 e gli enti locali valdostani". Infine, sempre secondo il Gip, il politico si rivolgeva a Raso "per gestire le tensioni ed i conflitti sorti all'interno della Giunta Comunalè e della maggioranza in Consiglio comunale in occasione della donazione di alcuni mobili ed arredi donati dallo stesso al comune di S.Giorgio Morgeto".

      Cosche puntavano a controllo economia in Vda

      "Un'associazione di tipo mafioso e, in particolare, una struttura delocalizzata e territoriale della 'ndrangheta, denominata 'locale'; operativa sul territorio di Aosta e zone limitrofe e caratterizzata dalla presenza di appartenenti alle 'ndrine dei Di Donato, dei Nirta e dei Mammoliti e dei Raso, con struttura organizzativa e ripartizione degli associati in ruoli di vertice (come quello di capo locale), ruoli subordinati (picciotto, camorrista e sgarrista), con regole interne e riti di affiliazione, che si valeva della forza d'intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti e per acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche". Così è presentata la 'locale' di Aosta nelle 920 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Torino nell'ambito dell'operazione 'Geenna' contro le infiltrazioni della criminalità organizzata in valle d'Aosta. Tale associazione che era dedita a: "delitti di estorsione, delitti contro il patrimonio (truffe e riciclaggio), delitti contro la pubblica amministrazione, delitti in materia di stupefacenti, delitti contro la persona, delitti in materia elettorale; acquisizione diretta ed indiretta del controllo di attività economiche presenti sul territorio e, in particolare, nel settore dell'edilizia privata, imponendo ai committenti la scelta degli artigiani e delle ditte cui affidare i lavori, nonché gestendo e controllando !'attività di commercio dei venditori ambulanti che dalla Calabria si recano in Valle d'Aosta per lo svolgimento della loro attività; attività finalizzata a procurare a sé o ad altri voti in occasione di competizioni elettorali".

      Legami con massoneria

      Emergono anche contatti con la massoneria dalla indagine sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Valle d'Aosta. Secondo gli inquirenti, alcuni indagati avevano cercato di instaurare rapporti con le logge valdostane per accrescere il loro potere. Lo si apprende da fonti investigative. Da una conversazione intercettata, in particolare, emerge l'intenzione di scalare le gerarchie di una loggia per poi fare iscrivere imprenditori e professionisti.

      In manette consigliere regionale, sospesa assise

      Nell'ambito dell'operazione 'Geenna' finalizzata a contrastare infiltrazioni della 'ndrangheta in Valle d'Aosta, i carabinieri hanno arrestato anche un consigliere regionale. Dopo le notizie riguardanti l'arresto del consigliere i lavori dell'assemblea regionale sono stati sospesi. "Vista la gravità dei fatti di cui siamo venuti a conoscenza - ha detto la presidente del Consiglio Valle, Emily Rini - la conferenza dei capigruppo ha deciso di sospendere i lavori al fine di consentire di avere ulteriori informazioni in merito, anche a seguito della conferenza stampa convocata a Torino". I lavori dell'assemblea riprenderanno nel pomeriggio.

      DDA: significativi rapporti con la politica

      "Sono nomi di famiglie che conosciamo da sempre, alla seconda o alla terza generazione. Le conosciamo dai primi anni Ottanta. La mafia si è affinata, sa entrare in modo più raffinato nel tessuto sociale, economico e politico, ma si è affinata anche la legislazione italiana". Così il procuratore vicario di Torino, Paolo Borgna, in merito all'operazione 'Geenna' sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Valle d'Aosta. Le indagini, ha ricordato il magistrato, sono cominciate nel 2014 e per affrontarle i sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Torino, Stefano Castellani e Valerio Longi, hanno studiato gli atti di alcune inchieste degli anni Duemila. "Esistevano soggetti che avevano ipotizzato una modalità organizzativa concretizzata nella locale di Aosta - ha spiegato la coordinatrice della Dda, Annamaria Loreto -. Vantavano rapporti significativi con esponenti del mondo politico che devono in parte la loro elezione al contributo della locale e che, in cambio, erano disponibili a dare all'organizzazione tutti i vantaggi derivanti dall'attività amministrativa: lavori pubblici, concessioni, appalti". Secondo la procura "si vede oggi attuato quel programma di allora".

      Legale coinvolto in inchiesta droga

      Sarebbe coinvolto nella cessione di mezzo chilo di droga l'avvocato Carlo Maria Romeo, del foro di Torino, arrestato nell'ambito dell'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Valle d'Aosta. Il noto legale avrebbe fatto da intermediario nella cessione dello stupefacente tra Bruno Nirta, presunto boss della locale di 'ndrangheta di Aosta, e Bruno Trunfio, ex assessore di Chivasso (Torino), condannato per associazione mafiosa nel processo Minotauro. L'avvocato Romeo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, favoreggiamento personale, concorso in estorsione e concorso in falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. L'avvocato, sempre secondo l'accusa, si era attivato per avvisare l'organizzazione del rischio derivante dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.

      PG Saluzzo: elementi consistenti presenza ndrangheta

      "E' la prima volta che si sono raccolti elementi così consistenti e robusti in merito alla presenza di un locale di ndrangheta in Valle d'Aosta". Lo afferma il procuratore generale del Piemonte e della Valle d'Aosta, Francesco Saluzzo, illustrando l'operazione 'Geenna' sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in Valle d'Aosta. "Il lavoro - ricorda Saluzzo - è cominciato con il processo Minotauro", sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nel Nord Ovest, che "ha gemmato una serie di operazioni condotte dall'Arma dei Carabinieri sugli insediamenti di 'ndrangheta in varie zone". In questa vicenda, conclude, "abbiamo fatto un passo ulteriore perché si è aperto un fronte su un territorio finora rimasto abbastanza inesplorato"

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