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      Ricordati da Bombardieri cc trucidati in agguato nel reggino

       

       

      Ricordati da Bombardieri cc trucidati in agguato nel reggino

      17 gen 19 "L'attacco allo Stato in Sicilia e Calabria, Roma, Firenze e Milano, fino al progettato e non eseguito per cause fortuite, attentato contro i carabinieri di servizio allo stadio Olimpico del 1994, era in atto perché qualcuno voleva mettere lo Stato in ginocchio. Un disegno eversivo già avvalorato dai giudici di merito in cui si riconosce che l'assalto ai carabinieri in Calabria altro non era che un tassello della stagione delle stragi, frutto di una visione comune di Cosa Nostra e ndrangheta, che avevano tentato anche di coinvolgere la camorra". Lo ha detto il Procuratore capo della Dda, Giovanni Bombardieri, intervenendo a Reggio Calabria per ricordare, nel corso di una cerimonia alla scuola allievi carabinieri, l'omicidio dell'appuntato Antonino Fava e del carabiniere Vincenzo Garofalo, a 25 anni dall'agguato perpetrato da un commando della ndrangheta nei pressi dello svincolo di Scilla dell'autostrada Salerno Reggio Calabria. Bombardieri, ha ricordato il processo in Corte d'Assise con imputati Rocco Santo Filippone e Giuseppe Graviano. Il procuratore di Reggio Calabria ha parlato di "tre efferati attacchi per un unico disegno eversivo". Oltre agli omicidi dei carabinieri Fava e Garofalo, Bombardieri ha ricordato, infatti, gli attentati del primo dicembre del 1993 all'appuntato Silvio Ricciardi e al carabiniere Vincenzo Pasqua, e l'agguato del primo febbraio del 1994 contro una seconda pattuglia del nucleo radiomobile composta dal brigadiere Salvatore Serra e dall'appuntato Bartolomeo Musicò, che scamparono miracolosamente alla morte. "Le indagini su tutti e tre gli agguati - ha sostenuto ancora il Procuratore di Reggio Calabria - subirono un tentativo di depistaggio, con una versione di comodo secondo cui Fava e Garofalo furono uccisi da Francesco Calabrò, giovanissimo killer della 'ndrangheta, per paura di essere controllato mentre trasportava con altri complici in auto un carico di armi e di stupefacenti acquistati nella Piana di Gioia Tauro. Tentativo però presto fallito poiché lo stesso Calabrò scelse di collaborare insieme ad un minorenne che si trovava con lui, Consolato Villani, confermando sin dai primi interrogatori di avere ricevuto l'ordine di aprire il fuoco contro i carabinieri e in qualsiasi circostanza. Tesi, questa, sostanziata da almeno quattro sentenze definitive, ed a tutt'oggi, anche se le indagini non sono ancora concluse ma continuano per appurare le responsabilità dei mandati, confermata dall'apporto di Villani e di Gaspare Spatuzza, capo mandamento di Cosa Nostra della zona di Brancaccio, nonché esecutore di tutte le sentenze di morte ordinate da Giuseppe Graviano, compresa quella di don Puglisi". "Un disegno eversivo - ha detto ancora Bombardieri - già avvalorato dai giudici di merito in cui si riconosce che l'assalto ai carabinieri in Calabria altro non era che un tassello della stagione delle stragi, frutto di una visione comune di Cosa Nostra e 'ndrangheta, che avevano tentato anche di coinvolgere la camorra". Nel processo contro Filippone, "uomo riservato al servizio dei Piromalli, e Graviano - ha ricordato ancora il Procuratore di Reggio Calabria - emergono incontestabilmente i rapporti costanti tra 'ndrangheta e Cosa Nostra, un 'unicum' inserito all'interno di una delle pagine più oscure e dolorose della Repubblica. E noi faremo di tutto per fornire quel contributo che tutta l'Italia si aspetta per giungere alla verità completa ed ai mandanti di queste tragedie"

      "I patti scellerati tra Cosa Nostra e 'ndrangheta sono innumerevoli e risalgono nel corso di decenni come dimostrano le indagini di polizia giudiziaria e le sentenze. Le indagini non finiscono mai, soprattutto vi è la necessità di accertare compiutamente i vari livelli di responsabilità di chi si è macchiato di così barbari delitti". Lo ha detto il Procuratore generale di Reggio Calabria Bernardo Petralia intervenendo ad un'iniziativa per ricordare il sacrificio dell'appuntato Antonino Fava e del carabiniere Vincenzo Garofalo, a 25 anni dall'agguato perpetrato da un commando della ndrangheta. "Si tratta di fare emergere - ha aggiunto Petralia - anche connivenze e responsabilità non espressamente penali, dentro uno scenario vasto, su cui continueremo a lavorare affinché l'attacco allo Stato attraverso gli attentati ai suoi uomini in divisa trovi adeguata risposta di giustizia".

      "C'è bisogno di avere unità per il presente ed il futuro. I carabinieri sono stati colpiti perché sono una parte della rappresentanza dello Stato, della Patria". Lo ha detto il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri Giovanni Nistri intervenendo nel corso della cerimonia nella Scuola allievi carabinieri di Reggio Calabria per ricordare l'appuntato Antonino Fava e il carabiniere Vincenzo Garofalo, a 25 anni dal duplice omicidio compiuto da un commando della 'ndrangheta nei pressi dello svincolo di Scilla dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. "Insieme a questo - ha aggiunto Nistri - voglio ricordare che gli agguati a Fava e Garofalo, e agli altri nostri colleghi, hanno colpito seriamente anche le famiglie. Fava e Garofalo hanno lasciato mogli, figli, genitori, parenti e noi non dimentichiamo. Non per sentimenti di vendetta, ma per restare accanto a chi continua ad avere fiducia nello Stato".

      "Esiste una lotta silenziosa che i nostri uomini dell'Arma portano avanti, ogni istante, con il loro lavoro mettendo a rischio la loro stessa vita. Oggi a Scilla in tantissimi hanno ricordato, 25 anni dopo la loro morte, i due Carabinieri Fava e Garofalo assassinati brutalmente da chi all'ora come oggi, pensa di poter soffocare il nostro paese. Un ricordo da tenere vivo e che nessuno potrà mai spegnere". Lo afferma il senatore di Forza Italia Marco Siclari "che, a Roma per motivi istituzionali - é detto in una nota - ha mandato un messaggio di vicinanza a tutta la città che oggi celebra il ricordo dei due carabinieri uccisi 25 anni fa". "Il sacrificio dei due militari - aggiunge Siclari - non sarà vano perché il loro esempio continuerà a infondere la speranza che i criminali non vinceranno mai. Grazie al Comando provinciale dei carabinieri, alla Procura, a tutti gli organizzatori ed i partecipanti che permettono di mantenere vivo il loro ricordo e insegnano ai più giovani che il rispetto delle istituzioni e della legge è il sentiero da seguire e che lo Stato e la giustizia vincono sempre sul male".

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