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      Migrante ucciso a San Calogero, moglie, fratelli e sindacato Usb parte civile in processo

       

       

      Migrante ucciso a San Calogero, moglie, fratelli e sindacato Usb parte civile in processo

      19 feb 19 Si sono costituiti parte civile due fratelli e la moglie di Soumaila Sacko, il 29enne attivista e dirigente dell'Unione sindacale di base ucciso con un colpo di fucile alla testa il 2 giugno scorso mentre cercava lamiere in una fabbrica abbandonata di San Calogero, nel vibonese, per costruire un rifugio nella vicina tendopoli di San Ferdinando. Nel processo in Corte d'Assise a Catanzaro si è costituita parte civile anche l'Unione sindacale di base. In aula stamane c'erano i due fratelli di Sacko e il rappresentante nazionale dell'Usb Aboubakar Soumahoro. Imputato è Antonio Pontoriero, accusato di omicidio aggravato dai futili motivi per avere sparato contro il maliano a ai suoi amici per impedirgli di prendere materiali dalla vecchia fornace. "Quello che sappiamo - ha detto Aboubakar Soumahoro - è che il processo riguarda un uomo, un padre di famiglia, un attivista sindacale, un bracciante agricolo, che viveva con la fatica del lavoro che svolgeva dall'alba al tramonto, costretto a vivere tra le lamiere. Chiediamo che sia fatta piena luce, come hanno detto anche la moglie e la mamma. Ciò che chiediamo è che nessun essere umano sia costretto a vivere tra le lamiere". L'Usb chiede che venga fatta piena luce sulle circostanze che hanno portato alla morte anche di altri immigrati ospiti della tendopoli che sono morti nell'ultimo anno. Soddisfazione per la decisione dei giudici di ammettere anche il sindacato di Sacko è stata espressa dall'Usb. "Riaffermiamo il nostro impegno nelle lotte sociali e sindacali dei braccianti - è detto in un comunicato - per i quali Soumaila Sacko ha dato la vita, e di tutti i lavoratori vessati e sfruttati, non ultimi i facchini della logistica che venerdì 22 sciopereranno in tutta Italia contro i licenziamenti e per i diritti". La difesa di Pontoriero ha ribadito la mancanza degli estremi per ritenere quello di Sacko come un omicidio a sfondo razziale.

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