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      Arrestato il sindaco di Riace, Lucano, per immigrazione clandestina

       

       

      Arrestato il sindaco di Riace, Lucano, per immigrazione clandestina

      02 ott 18 La Guardia di finanza ha arrestato e posto ai domiciliari il sindaco di Riace, Domenico Lucano, con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed illeciti nell'affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. L'arresto é stato fatto in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Locri su richiesta della Procura della Repubblica. Con l'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di Domenico Lucano viene disposto anche il divieto di dimora nei confronti della compagna del sindaco di Riace, Tesfahun Lemlem, accusata degli stessi reati contestati al sindaco di Riace. L'operazione che ha portato all'arresto di Lucano é stata denominata "Xenia" ed é stata condotta dal Gruppo di Locri della Guardia di finanza. La Procura della Repubblica di Locri, in una nota diramata alla stampa, parla, in relazione ai reati contestati a Lucano ed alla compagna, di "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. La misura cautelare - si aggiunge - rappresenta l'epilogo di approfondite indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, svolte in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal Ministero dell'Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l'accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico".

      Affidamento illecito rifiuti. Il sindaco di Riace Domenico Lucano, posto stamani agli arresti domiciliari, è accusato anche di avere fraudolentemente affidato in forma diretta il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti a due cooperative sociali, la "Ecoriace" e "L'Aquilone" - in quest'ultima lavorano anche migranti -, impedendo così, secondo l'accusa, l'effettuazione delle necessarie procedure di gara previste dal Codice dei contratti pubblici. Le due coop, secondo l'accusa, non possedevano i requisiti di legge richiesti per l'ottenimento del servizio pubblico, perché non iscritte nell'apposito albo regionale previsto dalla normativa di settore. Dalle indagini, secondo l'accusa, sarebbe emerso che Lucano, dopo vani e diretti tentativi di far ottenere l'iscrizione, avrebbe deciso di istituire un albo comunale delle cooperative sociali cui poter affidare direttamente, secondo il sistema agevolato previsto dalle norme, lo svolgimento di servizi pubblici. Il servizio è stato svolto dall'ottobre 2012 fino all'aprile 2016. In tal modo, secondo la Procura di Locri, sono stati artificiosamente riconosciuti alle due coop i presupposti necessari. In particolare, secondo l'accusa, Lucano avrebbe fatto approvare alla Giunta comunale da lui presieduta un albo comunale simile a quello previsto dalle norme; poi avrebbe suggerito con successo al Consiglio comunale di procedere all'assegnazione diretta; infine avrebbe proposto più volte, alla Giunta comunale, la proroga dell'affidamento. In tal modo alle due cooperative sarebbe stato procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale, quantificato in circa un milione di euro.

      Carte d'identità senza permesso. "Proprio per disattendere queste leggi balorde vado contro la legge". A dirlo, in un colloquio intercettato dalla Guardia di finanza, è il sindaco di Riace Domenico Lucano. Lucano parla del caso di una donna cui è stato rifiutato per tre volte il permesso di soggiorno: "Io la carta d'identità gliela faccio, sono un fuorilegge. Non mando neanche i vigili, mi assumo io la responsabilità. La iscriviamo subito. Fino ad ora la carta d'identità l'ho fatta così". Lucano nella stessa intercettazione aggiunge che "per fare la carta d'identità io dovrei avere un permesso di soggiorno in corso di validità e inoltre la donna deve dimostrare che abita a Riace". Il sindaco, aggiunge che le carte d'identità comunque "le faccio immediatamente perché sono responsabile dell'ufficio anagrafe e stato civile, come sindaco. L'impiegato che c'era è andato in pensione, quindi ho doppia valenza, sia come sindaco e soprattutto come responsabile dell'ufficio". "Proprio per disattendere queste leggi balorde vado contro la legge", conclude Lucano.

      Divieto di dimora per la compagna. Con l'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di Domenico Lucano viene disposto anche il divieto di dimora nei confronti della compagna del sindaco di Riace, Tesfahun Lemlem, accusata degli stessi reati contestati al sindaco di Riace. L'operazione che ha portato all'arresto di Lucano é stata denominata "Xenia" ed é stata condotta dal Gruppo di Locri della Guardia di finanza. La Procura della Repubblica di Locri, in una nota diramata alla stampa, parla, in relazione ai reati contestati a Lucano ed alla compagna, di "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. La misura cautelare - si aggiunge - rappresenta l'epilogo di approfondite indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, svolte in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal Ministero dell'Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l'accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico".

      7 accuse rigettate dal Gip, errori grossolani. Congetture, errori procedurali, inesattezze: nell'accogliere la richiesta d'arresto nei confronti del sindaco di Riace Mimmo Lucano, il gip di Locri Domenico di Croce ha rigettato diverse accuse ipotizzate nei confronti del primo cittadino - dall'associazione a delinquere alla truffa aggravata, dal falso al concorso in corruzione, dall'abuso d'ufficio alla malversazione - criticando in diverse parti dell'ordinanza l'operato di magistrati e investigatori. L'indagine, durata 18 mesi e fondata su intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre che sull'acquisizione di diversi atti amministrativi, scrive il giudice, ha prodotto una "corposa istanza coercitiva" da parte del pm. Che però si è limitato ad un "acritico recepimento" delle "conclusioni raggiunte all'esito di una lunga attività della Gdf di Locri". Le accuse dei pm relative alla turbativa dei procedimenti per l'assegnazione dei servizi d'accoglienza, dice ad esempio il giudice, sono così "vaghe e generiche" da rendere il capo d'imputazione "inidoneo a rappresentare" una contestazione "alla quale 'agganciare' un qualsivoglia procedimento custodiale". Ma non solo: "pur volendo ipotizzare che fosse intenzione degli inquirenti rimproverare agli indagati l'affidamento diretto dei servizi - scrive il Gip - ...il mero riferimento a 'collusioni' ed 'altri mezzi fraudolenti' che avrebbero condotto alla perpetrazione dell'illecito si risolve in una formula vuota". Stando così le cose dovrebbe essere il gip, "indebitamente sostituendosi al pm", ad individuare le collusioni o i mezzi fraudolenti. Un'operazione che non solo "è impedita dai più elementari principi processuali e penalistici" ma è anche "ostacolata" dalla "mancanza, tra gli allegati alla richiesta, sia degli atti con i quali tali affidamenti diretti venivano decisi sia dalle convenzioni che agli stessi facevano seguito". Anche volendo, quindi, "non vi sarebbe modo di capire né quali motivazioni sorreggevano tale ipotetico modus operandi, né quale sarebbe il corrispettivo dei servizi affidati". Per quanto riguarda l'accusa di truffa aggravata, il Gip afferma che il contenuto delle intercettazioni "lascia trasparire una modalità quando meno opaca delle somme destinate agli operatori privati" ma, al di là di questa considerazione, gli inquirenti "sembrano incorsi in un errore tanto grossolano da pregiudicare irrimediabilmente la validità dell'assunto accusatorio". Di fatto, dice sempre il Gip, viene individuato l'ingiusto profitto nel totale delle somme incassate dalle cooperative, quando invece andava individuato nella differenza tra il totale e le spese realmente sostenute. Ed inoltre "gran parte delle conclusioni a cui giungono gli inquirenti appaiono o indimostrabili" o "presuntive e congetturali" o, infine, "sfornite di precisi riscontri estrinseci". Più o meno stesso discorso sull'accusa di falso: "nella richiesta di misura le considerazioni addotte a sostegno della sua fondatezza sono quantomeno laconiche". Critiche pesanti anche per quanto riguarda l'accusa di concorso in corruzione. Nonostante sia il reato più grave contestato al sindaco, annota il Gip, "gli inquirenti non hanno approfondito con la dovuta ed opportuna attenzione l'ipotesi investigativa". Vi è in sostanza una "assoluta carenza di riscontri estrinseci" ed inoltre la persona che denuncia di aver emesso fatture false perché minacciato da Lucano "è persona tutt'altro che attendibile" in quanto aveva un "chiaro interesse" a "sostenere la loro emissione". E "non appaiono idonei" gli elementi raccolti per sostenere l'accusa di malversazione ai danni dello stato, anche se le condotte sono "certamente torbide".

      PM: faremo ricorso contro GIP. "La nostra richiesta era composta da circa mille pagine, il Gip ne ha estratte, per la sua ordinanza, meno di 150. Stiamo, pertanto, preparando il riesame perché la Procura non è d'accordo con le decisioni adottate dal gip". Lo ha affermato il procuratore della Repubblica di Locri Luigi D'Alessio in relazione all'arresto del sindaco di Riace Domenico Lucano. "Come Procura - ha aggiunto - chiederemo inoltre la valutazione del tribunale. L'indagine, comunque, non si basa solo sulle intercettazioni ma pure su acquisizioni testimoniali e anche su documenti e attestazioni di fatture e altro. Ribadisco, infine, che la nostra richiesta in merito all'indagine era molto articolata".

      Gip: Lucano vive oltre le regole. Mimmo Lucano "vive oltre le regole" con una "dimestichezza" e "spregiudicatezza" che "generano stupore" poiché lui stesso, anche di fronte a perfetti sconosciuti, non faceva mistero di "trasgredire intenzionalmente quelle norme civili e amministrative delle quali proprio lui era in realtà tenuto per primo a garantire il rispetto". Così il Gip di Locri Domenico Di Croce descrive il sindaco di Riace nell'ordinanza con cui ha accolto due dei 9 capi di imputazione che la procura contestava al primo cittadino. Secondo il giudice non c'è per Lucano né il rischio di inquinamento probatorio né il pericolo di fuga, mentre è "attuale e concreto" il rischio di reiterazione del reato. Il perché è nella "gestione quantomeno opaca e discutibile dei fondi destinati all'accoglienza di extracomunitari" che mostra un uomo "avvezzo a muoversi sul confine (invero sottile in tali materie) tra lecito ed illecito". Un confine superato, dice il Gip, sia nella vicenda relativa all'affidamento dei servizi di pulizia della spiaggia di Riace sia in quella riguardante il matrimonio fittizio tra la sua compagna ed il fratello di lei, che non risultava consaguineo. Dunque, "avvalendosi e chiaramente abusando del ruolo rivestito - prosegue il giudice - l'uomo creava una fitta rete di contatti personali che ne agevolavano la perpetrazione dei delitti sopra indicati e sulla quale tuttora potrebbe fare affidamento per tornare a delinquere". Un rischio che sta anche nella "dimestichezza e spregiudicatezza" con cui Lucano si sarebbe mosso: sapendo di essere indagato "non faceva mistero neanche di fronte a persone estranee al suo entourage di trasgredire intenzionalmente quelle norme civili e amministrative delle quali proprio lui era in realtà tenuto per primo a garantire il rispetto". In sostanza, conclude il giudice, Mimmo Lucano "vive oltre le regole, che ritiene d'altronde di poter impunemente violare nell'ottica del 'fine giustifica i mezzi'; dimentica, però, che quando i 'mezzi' sono persone il 'fine' raggiunto tradisce...quegli stessi scopi umanitari che hanno sorretto le proprie azioni"

      Procura aveva chiesto 15 arresti. La Procura della Repubblica di Locri aveva chiesto gli arresti domiciliari per altre 14 persone oltre che per il sindaco di Riace Domenico Lucano. La richiesta, però, è stata rigettata dal gip. Il, giudice, infatti, alla luce degli elementi forniti dalla pubblica accusa, ha ritenuto di dover accogliere parzialmente la richiesta, disponendo i domiciliari per Lucano e il divieto di dimora nei confronti della compagna del sindaco, Tesfahun Lemlem, accusata degli stessi reati contestati a Lucano, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed illeciti nell'affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti.

      Un anno fa avviso garanzia. Il sindaco di Riace Domenico Lucano, arrestato stamani, era indagato dalla procura della Repubblica di Locri da un anno. Il 5 ottobre dello scorso anno, infatti, al sindaco fu notificato un avviso di garanzia in cui si ipotizzavano i reati di abuso d'ufficio, concussione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in relazione alla gestione del sistema di accoglienza. Nell'occasione, Lucano aveva commentato l'indagine che lo riguardava dicendosi "sconcertato e senza parole". "Per certi versi - aveva detto - mi viene quasi da ridere perché non ho nessun bene nascosto. Non possiedo niente e non ho conti segreti. Allora ben vengano i controlli su di me e che siano il più approfonditi possibili". Pochi giorni dopo avere ricevuto l'avviso di garanzia, Lucano, il 17 ottobre 2017, fu interrogato dai magistrati della Procura di Locri. "Ho chiarito tutto - aveva detto nell'occasione Lucano - ed ho fornito ai magistrati tutte le spiegazioni che mi hanno richiesto. Quello che mi conforta è che tutto si è svolto in un clima di grande serenità e tranquillità. Ho avuto la possibilità di illustrare il sistema di accoglienza dei migranti che abbiamo adottato a Riace, un sistema che ormai rappresenta un modello in tutto il mondo. Ed ho dimostrato di non avere mai commesso alcun reato, facendo soltanto il bene delle migliaia di migranti che abbiamo accolto aiutandoli ad integrarsi ed a trovare una nuova ragione di vita".

      PM: Preoccupa naturalezza trasgressione norme. "Particolarmente allarmanti si sono rivelate non solo la lunga serie di irregolarità amministrative e di illeciti penalmente rilevanti che costellavano la realizzazione del progetto, ma anche e soprattutto l'estrema naturalezza con la quale il Lucano e la sua compagna si risolvevano a trasgredire norme civili, amministrative e penali". E' quanto si legge in una nota firmata dal procuratore di Locri Luigi D'Alessio, in merito all'arresto del sindaco di Riace Domenico Lucano. "Gli elementi di prova raccolti - prosegue - hanno permesso di dimostrare infatti come il sindaco Lucano, unitamente alla sua compagna Tesfahun Lemlem, avessero architettato degli espedienti criminosi, tanto semplici quanto efficaci, volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali per ottenere l'ingresso in Italia".

      Il Pm del caso Claps. E' procuratore della Repubblica di Locri dal 2013, ma il suo nome, probabilmente, è conosciuto più per un caso lucano. Luigi D'Alessio, il magistrato che ha firmato la richiesta di misura cautelare agli arresti domiciliari per il sindaco di Riace Domenico Lucano, infatti, in qualità di sostituto procuratore di Salerno, è stato il magistrato che ha seguito il caso di Elisa Claps, la studentessa di Potenza scomparsa nel 1993 ed i cui resti furono trovati quasi vent'anni dopo la sua sparizione. In particolare, D'Alessio ha sostenuto l'accusa nel processo di primo grado nei confronti di Danilo Restivo, l'uomo accusato del delitto, condannato a 30 anni di reclusione, la pena che era stata chiesta dal pm e che i giudici della Corte d'assise hanno accolto. Negli uffici salernitani della Procura, il magistrato si è occupato anche di numerose inchieste contro la criminalità organizzata. In magistratura dal 1981, D'Alessio, 64 anni, nel 2013 è giunto in Calabria, alla Procura di Locri. Tra le inchieste che ha coordinato, quella a carico dell'allora - febbraio 1014 - ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, indagata per abuso d'ufficio nella sua qualità di ex sindaco di Monasterace in merito ad un appalto da circa 230 mila euro per l'acquisto di pali dell'illuminazione pubblica. La Procura chiese poi l'archiviazione al Gip, che accolse la richiesta.

      Gip: Nessuna ipotesi su gestione denaro. Le indagini della Guardia di finanza, coordinate dalla Procura della Repubblica di Locri, sul sindaco di Riace Domenico Lucano, hanno riguardato anche "numerosi e diversificati profili relativi alla gestione dei rilevanti flussi di denaro pubblico destinati alla gestione dell'accoglienza dei migranti al cui esito sono emerse e riscontrate diffuse e gravi irregolarità". Sul punto, tuttavia, il gip, nella sua ordinanza, ha affermato che "ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt'altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l'esecuzione dei progetti Sprar e Cas, ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell'attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate". Le irregolarità, secondo la Procura, riguardano, "altre e diverse procedure di affidamento diretto alle associazioni operanti nel settore dell'accoglienza; la rendicontazione dei criteri riguardanti la lungo permanenza dei rifugiati; l'utilizzo di fatture false tramite le quali venivano attestati fraudolentemente costi gonfiati e/o fittizi; il prelevamento, dai conti accesi ed esclusivamente dedicati alla gestione dell'accoglienza dei migranti, di ingentissime somme di denaro cui è stata impressa una difforme destinazione, atteso che di tali somme non vi è riscontro in termini di corrispondenti finalità". Su questi profili la Procura procederà nei prossimi giorni ad "approfondire ogni opportuno aspetto per presentare l'eventuale ricorso al Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, fermo restando che dalle indagini è comunque emersa una pluralità di situazioni che, nell'immediatezza, impone la trasmissione degli atti alla Procura Regionale della Corte dei Conti ai fini dell'accertamento del connesso danno erariale".

      Borgo fantasma diventato modello d'integrazione. E' un caso italiano e internazionale già molto noto: è il piccolo paese di Riace in Calabria rinato grazie ai profughi e alla perseveranza del sindaco Domenico Mimmo Lucano, ora finito ai domiciliari, accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed illeciti nell'affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti e per il quale è subito nata una campagna di sostegno in tutta Italia: #iostoconMimmoLucano. Il sindaco (una fiction Rai è pronta, ma mai trasmessa, con Beppe Fiorello protagonista) che nel corso di diversi mandati ha accolto e inserito nel tessuto sociale di un borgo destinato a diventare fino a 17 anni fa un paese fantasma oltre 6 mila richiedenti asilo da oltre 20 paesi, dando nuova vita al paese stesso e realizzando concretamente l'integrazione. La rivista americana "Fortune" ha inserito nel 2016 il sindaco al 40/mo posto della classifica dei 50 leader più influenti del mondo e all'estero Riace non è più il paese dove furono ritrovati intatti due meravigliosi bronzi di provenienza greca ma è un piccolo centro modello di accoglienza, inclusione sostenibile e funzionante. Nel 1998, con lo sbarco di duecento profughi dal Kurdistan a Riace Marina, l'associazione Città Futura (dedicata al parroco siciliano Don Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia) ha deciso di aiutare i migranti appena sbarcati dando loro a disposizione le vecchie case abbandonate dai proprietari, ormai lontani dal paese. Da lì è cominciata la storia di Riace paese dell'integrazione: il sindaco Lucano ha orientato tutta l'amministrazione all'integrazione, dei rifugiati e degli immigrati irregolari aprendo scuole, finanziando micro attività, ma anche realizzando laboratori, bar, panetterie e perfino la raccolta differenziata porta a porta, garantita da due ragazzi extracomunitari e trasportata attraverso l'utilizzo di asini. I mediatori culturali fanno da ponte e una moneta speciale aiuta gli immigrati per le spese giornaliere in attesa dei fondi europei. D'estate a Riace si è creato persino un 'turismo' con cittadini europei in visita al piccolo comune calabrese 'modello'.

      Paladino dei migranti. Un personaggio che ha sempre diviso il mondo politico: difeso a spada tratta dalla sinistra e da "opinion leaders" come Roberto Saviano e criticato dalla destra, con in testa il ministro dell'Interno Salvini. Il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, arrestato oggi dalla Guardia di finanza e posto ai domiciliari su disposizione della Procura di Locri, ha fatto dell'impegno in favore dell'accoglienza dei migranti la sua "bandiera" politica, trasformando il borgo di Riace, altrimenti destinato allo spopolamento se non addirittura all'abbandono, una realtà viva e palpitante. E questo grazie alla presenza di centinaia di immigrati che, proprio a Riace, hanno trovato non soltanto accoglienza, ma anche un futuro grazie all'avvio di svariate attività economiche. Un impegno che nel 2016 ha indotto la rivista americana "Fortune" ad inserire Mimmo Lucano nella classifica dei 50 personaggi più potenti nel mondo. Lucano, però, non ha mai voluto amplificare tanto consenso e la popolarità che gli é derivata dal suo impegno. "Ringrazio tutti - ha detto in un'occasione - ma quello che voglio dire semplicemente é che quello che viene da Riace, con la nostra esperienza di accoglienza realizzata in un paese povero e abbandonato dell'interno della Calabria, é un messaggio di umanità che può essere preso come esempio da tutti e replicato in qualsiasi altra parte del mondo, se solo si ha la volontà di farlo e se si é spinti da un vero senso di altruismo e di solidarietà". Il segnale più evidente della polarità raggiunta da Lucano viene dalla decisione della Rai di realizzare una fiction su di lui, con il ruolo del sindaco di Riace affidato a Beppe Fiorello. Una fiction bell'e pronta, che é stata però riposta in un cassetto, e lì giace ormai da mesi, nel momento in cui si é appreso dell'inchiesta che la Procura della Repubblica ha avviato su presunti illeciti di cui Lucano si sarebbe reso responsabile nella gestione dei finanziamenti governativi per l'accoglienza dei migranti. La sospensione della fiction da parte della Rai ha suscitato a suo tempo l'amarezza dello stesso Lucano. "Sono assolutamente rispettoso delle decisioni che saranno prese dalla magistratura", ha commentato all'epoca il sindaco. "Quello che posso dire é che così come rispetto le decisioni della Rai in merito alla fiction non riesco però a capire quale sia il collegamento tra il programma e l'esito dell'inchiesta". Tra le iniziative "inventate" da Lucano in favore dei migranti anche una "moneta", sotto forma di banconote fatte stampare dal Comune, per effettuare acquisti di generi di prima necessità nei negozi appositamente convenzionati con l'ente. I titolari dei negozi venivano poi rimborsati dal Comune nel momento in cui arrivavano i fondi europei per l'accoglienza dei migranti. Sulle banconote Lucano fece stampare le foto di personaggi-simbolo, come Che Guevara a Martin Luther King. Lucano é anche arrivato ad attuare lo sciopero della fame per protestare contro la sospensione dei finanziamenti governativi a sostegno del progetto di accoglienza dei migranti a Riace. Sospensione scaturita anche da un'ispezione effettuata dalla Prefettura di Reggio Calabria. "Ho deciso di fare lo sciopero della fame - ha affermato in quell'occasione - perché stiamo subendo una grave ingiustizia. Vogliono penalizzare Riace. Siamo ad un punto di non ritorno. E' una grave discriminazione quella che si sta portando avanti ai nostri danni. Se si vuole chiudere con l'esperienza di Riace, bene: lo si dica a chiare lettere senza fare riferimento ad anomalie burocratiche". Il suo impegno in favore dei migranti lo ha spinto ad assumere iniziative clamorose anche in occasione di vicende politiche importanti come quella della nave "Aquarius", senza porti nel Mediterraneo. "Siamo pronti ad accogliere subito, in cambio di nulla - disse in quell'occasione - tutti i minori non accompagnati e le donne in stato di gravidanza che si trovano sull'Aquarius. Sono sicuro che la rete di solidarietà internazionale non ci lascerà da soli".

      Fortune lo aveva indicato tra i più potenti al mondo. Con l'arresto del sindaco di Riace, Domenico Lucano, per tutti "Mimmo", crolla il "mito" di un amministratore diventato famoso per il suo impegno in favore dei migranti, che in migliaia avevano trovato ospitalità nel centro della Locride, già noto per il ritrovamento in mare dei "Bronzi". L'impegno di Lucano in favore dei migranti gli diede enorme notorietà anche a livello internazionale, tanto che nel 2016 la rivista americana "Fortune" lo inserì tra le 50 personalità più potenti nel mondo. I "guai" per Lucano cominciarono quando la Prefettura di Reggio Calabria, lo scorso anno, dispose un'ispezione nel Comune di Riace dalla quale emersero una serie di irregolarità nell'utilizzo dei finanziamenti governativi per la gestione dei migranti. I risultati dell'ispezione fecero scattare l'inchiesta della Procura della Repubblica di Locri da cui sono emersi gli illeciti che oggi hanno portato all'arresto di Lucano e della compagna, Tesfahun Lemlem.

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