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      Corte dei Conti punta il dito: sud a secco perchè piano irriguo fermo da 13 anni

       

       

      Corte dei Conti punta il dito: sud a secco perchè piano irriguo fermo da 13 anni

      29 mar 18 Nel 2005 veniva annunciato come la risposta all'emergenza siccità del Sud. Ma a distanza di 13 anni, il Piano decennale irriguo per il Mezzogiorno ha lasciato il Meridione a secco. La mancanza di un'adeguata programmazione, le scarse risorse e la frammentazione delle competenze, hanno infatti fatto sì che solo poco più della metà delle opere previste sia stata completata, mentre degli interventi aggiunti con successivo provvedimento nel 2010 nessuno risulti oggi in esercizio. E' il quadro desolante che emerge dalla relazione su 'L'attuazione del Piano irriguo per il Mezzogiorno (2005-2016)' della Corte dei Conti, che compie una ricognizione sullo stato di realizzazione del piano previsto da due delibere del Cipe, una prima del 2005 e una seconda del 2010. Per quanto riguarda le 27 opere programmate previste dalla prima delibera, solo 14 (52%) presentano una percentuale di avanzamento dei lavori del 100% (ma per tre sono stati completati i lavori principali e si attende ancora la realizzazione di quelli complementari). Dei restanti 13 interventi, 5 risultano non finanziati; per un'opera si prospetta una risoluzione in danno; un ulteriore intervento non è stato avviato per criticità in fase progettuale di gara; in un altro caso la concessione è stata revocata per gravi inadempienze; due interventi sono oggetto di contenzioso e due sospesi. Tra i sei progetti che presentano rilevanti criticità che ne impediscono la realizzazione o il completamento, spicca in particolare, evidenzia la magistratura contabile, l'abbandono del progetto della Diga di Piano dei Limiti, "che costituiva l'unica nuova opera di grande rilevanza prevista da Piano irriguo", che, tolta quest'opera, si riduce ad un piano con "esclusive finalità manutentive degli impianti esistenti". Per quanto riguarda gli interventi aggiunti nel 2010, che peraltro non prevedono nuove opere ma solo ristrutturazioni e ammodernamenti, 27 delle 36 opere sono ancora in corso, nessun intervento risulta oggi in esercizio, quattro risultano non attivati e solo due sono stati ultimati nell'ottobre scorso. A determinare questa fotografia, secondo la Corte dei Conti, diverse criticità. A partire dall' "assenza di idonea programmazione degli interventi, aggravata - evidenzia la Corte - dalla continua rimodulazione delle risorse finanziarie e dall'integrazione con successive delibere Cipe delle opere originariamente previste, non in linea con gli obiettivi di urgenza dettati dal legislatore per la realizzazione delle infrastrutture irrigue". In particolare, per quanto riguarda le risorse, la disponibilità iniziale di 352 milioni ha subito negli anni "diverse e consistenti decurtazioni"; anche i 241 milioni programmati dal Cipe nel 2010 hanno subito vari tagli: sui 534 milioni complessivi programmati, l'importo rimodulato è passato a 457 milioni. Infine, la frammentazione delle competenze e la protrazione della gestione commissariale fino al 2015 - conclude la Corte - "non hanno favorito una visione unitaria degli obiettivi, al punto che il programma degli interventi è stato realizzato con tempi e procedure distinte tra il Centro-Nord ed il Sud del Paese".

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