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      Braccia rotte e gambe spezzate, a Corigliano c'era il tribunale della mafia: 12 arresti dei CC

       

       

      Braccia rotte e gambe spezzate, a Corigliano c'era il tribunale della mafia: 12 arresti dei CC

      14 mar 18 Un vero e porprio tribunale della mafia è quello che Filippo Solimando, 49 anni, boss del centro storico di Corigliano aveva messo su a chi sgarrava o non obbediva ai suoi ordini. Braccia e gambe spezzate, mani mutilate, botte da orbi erano le pene che Solimando ordinava in un processo sommario che avveniva in un capannone di sua disponibilità. Vittime coloro che lo disobeddivano commettendo furti, rapine e altri rati nel suo territorio. fino a quando la ritorsione di una delle vittime è arrivata svaligiando una casa dei sodali di Solimando. Da li in diversi anni una sorta di guerra di malavita ha avuto seguito con diverse azioni intimidatorie, incendi e quant'altro. Tra gli attentati anche l'incendio dell'auto di un carabinierie di Corigliano dal quale sono partite le indagini. Così la vasta operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza ed, in particolare, della Compagnia di Corigliano Calabro che, coadiuvati da unità del Nucleo Cinofili dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Vibo Valentia, è arrivata puntuale eseguendo questa mattina dodici delle quattordici misure applicative dalla custodia cautelare in carcere, agli arresti domiciliari e all’obbligo di presentazione alla P.G., emesse dal GIP presso il Tribunale di Castrovillari, Dott.ssa Teresa Reggio, su richiesta della locale Procura della Repubblica, coordinata dal Dott. Eugenio Facciolla. Due ancora i ricercati.

      --- Video le intercettazioni (VIDEO)

      --- Video Conferenza con Procuratore (VIDEO)

      --- Video Procuratore Facciolla (VIDEO)

      --- Video Comandante CC Sutera (VIDEO)

      In carcere sono finiti Filippo Solimando, Natale Gencarelli, Giovanni Arturi, Luigi Sabino, Giuseppe Sammarro, Giuseppe De Patto.
      Ai domiciliari Davide lagano, Vincenzo Sabino, Antonio Palummo, Pasquale Semeraro.
      Presentazione alla PG: Giuseppe Taranto e Pierluigi Filidoro.

      I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di estorsioni, rapine e ricettazione, nonché del reato di danneggiamento seguito da incendio. Contestualmente sono state eseguite diverse perquisizioni domiciliari, sette delle quali ad ulteriori indagati, destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari per il reato di associazione per delinquere finalizzata ai furti. Le indagini, condotte dai militari dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Corigliano Calabro, traggono origine dall’incendio dell’autovettura di un Carabiniere in forza a quel Comando e hanno consentito di fare luce su decine di cruenti fatti avvenuti negli anni 2013 e 2014. Più in dettaglio, il quadro delineato si fonda sulle risultanze ottenute dall’attività di intercettazione, dalle testimonianze e dalle denunce delle vittime, che sono state corroborate dai riscontri nell’ambito di numerosi servizi di osservazione e pedinamento compiuti. L’attività, durata alcuni anni, ha permesso di acclarare come nel centro di Corigliano vi fosse la copresenza di due gruppi criminali contrapposti, quello del “centro storico” e quello dello “scalo”: il primo costituito dai volti storici della criminalità locale e caratterizzato da una “maggiore caratura delinquenziale” rispetto all’altra banda, composta invece da ragazzi di giovane età. Gli elementi raccolti hanno consentito di dimostrare che il sodalizio del “centro storico” operasse sulla base di un ”programma criminoso volto alla realizzazione di una serie indefinita di delitti contro la persona ed il patrimonio”, evidenziando “una struttura associativa stabile, con una netta e delineata distribuzione dei compiti tra i vari sodali”. E’ altresì emerso che al suo interno, spesso, veniva convocato una sorta di “Tribunale” con un “Presidente” e dei “giudici a latere”, chiamati a valutare le condotte di quei soggetti resisi responsabili, nel territorio di loro competenza, di reati predatori senza preventiva autorizzazione. Ne conseguivano sanzioni comminate a diversi componenti della banda dello “scalo”, vittime di violente aggressioni fisiche, anche con armi, nel tentativo di imporre un capillare controllo sul fenomeno dei reati contro il patrimonio. Nel corso delle indagini - che avevano già portato all’arresto in flagranza di reato di 9 persone - sono state accertate le responsabilità degli indagati in ordine a 8 casi di estorsione ai danni di imprenditori del luogo e 2 rapine, una delle quali in danno di un’anziana donna.

      Il Procuratore Facciolla tra il PM Iannotta e il Tcol Sutera

      Il nome dell'operazione “tribunale” deriva dal fatto che dalle indagini è emerso che spesso veniva convocato una sorta di "Tribunale", presieduto da Pasquale Solimando, già coinvolto in inchieste condotte dalla Dda di Catanzaro, che valutava le condotte dei soggetti resisi responsabili, nel territorio di loro competenza, di reati predatori senza essere stati preventivamente autorizzati. "Nei confronti di chi trasgrediva agli ordini - ha detto il Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Eugenio Facciolla - venivano messe in atto rappresaglie violente, tanto che alla fine si svolgeva un vero e proprio 'processo' che si concludeva con la sentenza punitiva". Tra i reati contestati ci sono otto estorsioni, una delle quali messa in atto per un periodo di dieci anni ai danni di un imprenditore, due rapine e un attentato incendiario nell'aprile del 2013 ai danni dell'auto di un carabiniere. "Le indagini - ha detto il comandante provinciale di Cosenza dei carabinieri, colonnello Piero Sutera - sono partite proprio dall'intimidazione ai danni del militare. Un attacco grave e diretto ad un rappresentante dello Stato da cui derivarono tutta una serie di aggressioni particolarmente violente nei confronti di giovani residenti a Corigliano".

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