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Comitato Presila, "No a discarca Celico, no ad avvelenamento"
Comitato Presila, "No a discarca Celico, no ad avvelenamento" 08 mar 18 Il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria ha decretato che al 12 marzo prossimo l’impianto/discarica della MiGa di Celico POTRÀ RIAPRIRE, perché sulla carta avrebbe ottemperato alle nuove prescrizioni imposte. Noi confermiamo quello che sosteniamo da tempo: non esistono prescrizioni che possano eliminare l’impatto negativo sull’ambiente di un impianto autorizzato in violazione di norme cogenti. Di questo se ne discuterà al TAR grazie al ricorso del CAP e del Comune di Rovito sostenuto anche da Celico, Spezzano della Sila, Lappano e dall’Ente Parco della Sila. E’ evidente che rispetto a 4 anni fa le condizioni sono cambiate e diventate meno a favore di chi vuole continuare ad avvelenarci. Nel 2014, il Sindaco di Cosenza Occhiuto e il governatore della Calabria Scopelliti, chiedevano al Prefetto di inviare la Celere per sgomberare il blocco pacifico dei mezzi carichi di rifiuti che dovevano essere sversati tra i nostri boschi allo stato tal quale, in violazione di norme nazionali e comunitarie. Il tutto avveniva per l’ennesima emergenza creata ad hoc per foraggiare le imprese in odore di mafia che per anni hanno lucrato nel settore dei rifiuti. Oggi la situazione è cambiata di molto, anche grazie ai cittadini calabresi che hanno permesso di raggiungere un livello di raccolta differenziata tale da permettere la lavorazione e lo smaltimento dei rifiuti senza dover ricorrere all’utilizzo di impianti non idonei come quello di Celico. Inoltre le istituzioni sembrano intenzionate a sostenere la lotta legale e politica contro l’impianto illegale di Celico. Dal 12 marzo l’impianto potrà aprire solo sulla carta se il Governatore Oliverio sarà coerente e impedirà l’utilizzo dell’impianto/discarica di Celico per la lavorazione/smaltimento dei rifiuti appartenenti al circuito pubblico. E’ anche chiaro ed evidente che non tollereremo l’arrivo di rifiuti da fuori regione. Il 2014 la Presila ha già dimostrato che non è disposta a tollerare l’avvelenamento del proprio territorio e se necessario tornerà a far sentire la sua voce più forte di prima. L’impianto è illegale e non esiste altra alternativa alla chiusura e bonifica.
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