NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . AreaUrbana . Video . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

      Estorsione a figli pentito Femia, 3 arresti Gdf in Emilia

       

       

      Estorsione a figli pentito Femia, 3 arresti Gdf in Emilia

      24 gen 18 La Guardia di Finanza di Bologna e dello Scico (Servizio centrale investigazione criminalità organizzata) di Roma hanno eseguito in Emilia-Romagna, Lazio e Calabria, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre pregiudicati ritenuti affiliati alla 'ndrina dei Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria). Sono accusati di un'estorsione con metodo mafioso ai danni dei due figli del collaboratore di giustizia Rocco Nicola Femia: 250.000 euro, scesi a 50.000, provento di una sala giochi a Roma. Per l'estorsione, avvenuta a Conselice (Ravenna) dove risiedono i familiari del pentito, la Gdf di Bologna e dello Scico ha arrestato tre pregiudicati ritenuti affiliati alla 'ndrina dei Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria).

      - Video L'operazione della Gdf nella notte (VIDEO)

      Sono Bruno Filippone, 35 anni, preso a Siderno (Reggio Calabria), Francesco Corrao, 30, rintracciato nel Bresciano a casa della fidanzata, Calogero Lupo, 51, arrestato a Massalombarda (Ravenna) dove risiede. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono firmate dal Gip Gianluca Petragnani Gelosi, su richiesta del procuratore aggiunto Francesco Caleca della Dda felsinea. L'indagine Scramble è partita da dichiarazioni dello stesso Femia, collaboratore di giustizia dalla primavera dopo una condanna a 26 anni, per associazione mafiosa nel settore del gioco illegale, nell'ambito del processo Black Monkey. Le richieste di denaro, da parte di persone riconducibili al clan dei Bellocco, erano iniziate nel 2011, dirette allo stesso Femia.

      Dopo un periodo di tregua, e dopo il suo arresto, le richieste erano riprese, questa volta nei confronti dei figli Rocco Maria Nicola, 27 anni, e Guendalina, 34 anni, a loro volta condannati in primo grado nello stesso processo rispettivamente a 15 e 10 anni. In più occasioni, fra il 2015 e il 2016 nelle loro abitazioni a Conselice (Ravenna), i due avrebbero ricevuto minacce e richieste di saldare il 'debito' di 250.000 euro dai tre indagati, che si sarebbero avvalsi - spiega una nota della Finanza - "della forza intimidatrice derivante dal gruppo criminale di stampo 'ndranghetista". A novembre 2016 i due figli di Femia sarebbero stati infine convinti a pagare 50.000 euro in contanti, in tre tranche. A convincerli a fare denuncia alla Finanza è stato, a quanto pare, lo stesso Rocco Nicola Femia, preoccupato per l'incolumità dei figli. Per le attività investigative, le Fiamme Gialle si sono avvalse anche dei filmati delle telecamere di sorveglianza del Municipio di Conselice che, come scrive il Gip nell'ordinanza, hanno "permesso di ricostruire e riscontrare analiticamente la vicenda estorsiva". contestualmente ai provvedimenti cautelari sono state eseguite perquisizioni a Conselice e Massa Lombarda in Provincia di Ravenna, Siderno, Rosarno e Palmi in Provincia di Reggio Calabria e ad Anzio in Provincia di Roma.

      "Sei un miserabile... ti entro in casa". Così Bruno Filippone, uno dei tre pregiudicati arrestati questa mattina dalla la Gdf di Bologna e dello Scico, ritenuti affiliati alla 'ndrina dei Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria), si rivolgeva a Rocco Maria Nicola Femia, figlio del boss ora pentito, minacciando di dargli "uno schiaffo" se entro le 8 del mattino seguente non gli avesse consegnato 50mila euro. Un'estorsione con metodo mafioso, o come scrive il giudice nell'ordinanza "pesanti minacce che vanno ben al di la' del tenore letterale e che sottintendono la prospettazione di gravi violenze fisiche e di devastazione della dimora" di Femia. Nel provvedimento di 42 pagine firmato dal gip Gianluca Petragnani Gelosi vengono ripercorsi i tre incontri tra i due figli di Femia e i pregiudicati arrestati, che erano stati presentati la prima volta come "calabresi che agivano per i Bellocco". Le minacce, in questo caso, non sono esplicite, ma secondo il giudice "il solo fatto di averlo invitato esplicitando che dei calabresi volevano incontrarlo per conto della cosca Bellocco, costituisce di per sé una minaccia implicita, considerato l'alto livello di 'cattiva fama' raggiunto dalla 'ndrina di Rosarno". La cosca viene descritta così dal Gico della finanza: "Una delle consorterie più antiche, pericolose e potenti della 'ndrangheta, coinvolta nei più importanti processi celebratesi negli uffici giudiziari di Reggio Calabria negli ultimi 30 anni".

      © RIPRODUZIONE RISERVATA

      Cerca con Google nell'intero giornale:

      -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     
Pubblicità


Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione.
Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso non e' consentito