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      Estorsioni e intestazioni fittizzie, 8 arresti Ps in cosca Cianci

       

       

      Estorsioni e intestazioni fittizzie, 8 arresti Ps in cosca Cianci

      20 dic 18 Otto persone sono state arrestate da personale della squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Ps di Taurianova, con il supporto del Commissariato di Cittanova, con l'accusa, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni aggravata dall'avere agevolato la cosca di 'ndrangheta Cianci-Maio-Hanoman operante nel territorio di San Martino di Taurianova. I provvedimenti, sei di custodia cautelare in carcere e due ai domiciliari, sono stati disposti dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda. In carcere sono finiti Domenico Cianci, di 71 anni; Concettina Gligora (39), Domenico Forgetti (33), Giuseppe Mavrici (44), Damiano Forgetti (33) e Annunziato Chirico (51). Ai domiciliari Rachela Cianci (73) e Damiano Cianci (78). Dopo l'arresto del boss Domenico Cianci, nel 2014, nell'ambito dell'operazione "Vecchia Guardia" l'indagine è proseguita attraverso le intercettazioni dei colloqui in carcere di quest'ultimo con i suoi familiari.

      Il boss dava ordini dal carcere

      Appartengono perlopiù allo stretto nucleo familiare dei Cianci le persone coinvolte nell'operazione condotta dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria. Dalle indagini è emerso che nonostante lo stato di detenzione in carcere, il presunto boss Domenico Cianci ha continuato ad impartire disposizioni per richiedere a proprietari terrieri, imprenditori e commercianti, il pagamento di somme di denaro e l'acquisizione di beni a titolo estorsivo. L'esistenza e l'operatività della cosca Cianci-Maio-Hanoman è stata accertata da precedenti inchieste della Dda di Reggio Calabria ("Tutto in famiglia" e "Vecchia Guardia"), che hanno fotografato la spartizione del territorio di San Martino di Taurianova, conteso tra le famiglie Cianci e Zappia che attualmente non risultano in conflitto. Anzi, coesistono esercitando, secondo gli investigatori, la loro influenza, imponendo estorsioni sulle operazioni immobiliari e attraverso l'antico metodo della "guardiania" sui fondi agricoli. Si tratta in realtà di un potere mafioso esercitato in un contesto essenzialmente agricolo e pastorale. Le persone arrestate, in particolare fratelli, generi e nipoti di Domenico Cianci, proprio a causa dello stato di detenzione del boss, hanno preso le redini della cosca, rispondendo, però, agli ordini del vecchio capo famiglia. Anche le donne di famiglia, Concettina Gligora e Rachela Cianci, avrebbero cooperato nelle attività mafiose, svolgendo ruoli di gestione del denaro e amministrazione del denaro oltre ad essere il tramite di comunicazione dei messaggi del capo famiglia detenuto verso l'esterno. Dalle indagini è emerso che Domenico Cianci al fine di eludere le disposizioni di legge che consentono il sequestro e la confisca dei beni in materia di misure di prevenzione e per agevolare il riciclaggio dei proventi dell'attività di estorsione ha intestato fittiziamente a Rachela Cianci la titolarità di vari terreni di grande estensione con annessi fabbricati rurali che il 20 giugno 2014 la donna ha venduto.

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