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      Contributi agricoli ad affiliati alle cosche, 8 arresti dei CC

       

       

      Contributi agricoli ad affiliati alle cosche, 8 arresti dei CC

      13 dic 18 Operazione del Comando carabinieri per la Tutela agroalimentare, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, finalizzata all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare a carico di otto persone. L'accusa nei loro confronti è di associazione per delinquere e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, aggravate dalla finalità di agevolare le consorterie mafiose. I carabinieri hanno accertato che nel periodo 2010-2018 alcuni indagati, appartenenti o contigui a cosche della 'ndrangheta reggina, hanno beneficiato di contributi economici da parte dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura della Regione Calabria, per un ammontare di alcune centinaia di migliaia di euro, attestando falsamente lo svolgimento di attività imprenditoriali e il possesso dei requisiti soggettivi previsti dalla normativa vigente.

      In manette sono finiti: Gallico Teresa, Cl. 1948 Gallico Carmelo, Cl. 1963 Gangemi Demetrio Giuseppe, Cl. 1969 Laganà Domenico, Cl. 1971
      Arresti domiciliari per: Cambareri Domenico, Cl. 1977 Curatola Maria, Cl. 1958 Curatola Elvira Pierina, Cl. 1954
      Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: Cicciù Caterina, Cl. 1974.

      L’indagine, in sintesi, ha individuato e consentito di contrastare significativamente un ambito di interesse della ‘ndrangheta particolarmente insidioso per il fisiologico svolgersi del settore agroalimentare ed emblematico delle modalità dell’acquisizione di consensi attraverso un patologico indirizzo delle pubbliche risorse.

      I provvedimenti scaturiscono da una complessa e articolata indagine, condotta dal Reparto Operativo del comparto di specialità dell’Arma e coordinata dal Procuratore Aggiunto, Calogero Gaetano PACI, e dal Sostituto Procuratore, Diego CAPECE MINUTOLO, tesa a contrastare la pervasività mafiosa nel comparto agricolo concretizzatasi in truffe aggravate per il conseguimento delle erogazioni pubbliche previste dai “Fondi Europei Agricoli di Garanzia e di Sviluppo Rurale” (F.E.A.G.A. e F.E.A.S.R.). Esso è un alveo di preminente interesse della ‘ndrangheta, peraltro emerso dall’attualità di plurime investigazioni dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare. Gli indagati risultano intranei o contigui a noti sodalizi di ‘ndrangheta reggini, tra i quali i “Gallico” di Palmi, gli “Alvaro” di Sinopoli, i “Lo Giudice” di Reggio Calabria ed i “Laganà-Caia” di Seminara. Costoro, sostenuti dalla complicità di incaricati di pubblico servizio, ai quali pure è stato contestato il reato associativo, nel periodo 2010-2018 hanno beneficiato di contributi pubblici, erogati dall’Agenzia Regione Calabria per le Erogazioni in Agricoltura (A.R.C.E.A.), nonché alla disponibilità di titoli di pagamento della “Politica Agricola Comune”, per un ammontare di diverse centinaia di migliaia di euro. Gli indebiti percettori, evidentemente privi dei requisitivi soggettivi poiché gravati da misure di prevenzione personale o condannati per delitti di criminalità organizzata, grazie alla complicità e al sistematico contributo degli incaricati di pubblico servizio operanti per conto del consorzio olivicolo “CONASCO”, dissimulavano il proprio stato carcerario – una di essi, GALLICO Teresa, in regime detentivo speciale ex art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario – in modo da proporsi all’organismo pagatore della Regione Calabria, A.R.C.E.A., in qualità di imprenditori agricoli in attività. Le indagini hanno permesso di accertare numerose anomalie, di carattere formale e sostanziale, afferenti la trattazione delle domande di accesso ai contributi ovvero la soppressione di documenti che, per legge, avrebbero dovuto essere custoditi dagli stessi incaricati di pubblico servizio. In particolare, è stato dimostrato come gli operatori del centro di assistenza agricola, già “COPAGRI 102” di Reggio Calabria, riconducibile al predetto consorzio olivicolo, delegati a formare e trasmettere elettronicamente all’A.R.C.E.A. le istanze di pagamento avanzate dagli arrestati, fossero perfettamente a conoscenza dello stato detentivo dei richiedenti. A titolo esemplificativo, l’indagata GALLICO Teresa, sebbene detenuta dal 2010 a seguito dell’operazione “COSA MIA”, ha percepito ininterrottamente contributi per complessivi 59.000 euro in qualità di titolare di un’impresa individuale di fatto inattiva da poco tempo dopo il suo arresto, proprio grazie alla complicità dei dipendenti della CONASCO, che hanno attestato falsamente la presentazione della domanda da parte dell’interessata e intenzionalmente omesso di informare l’organismo pagatore del suo stato detentivo. Ed in più, gli accertamenti bancari consentivano di appurare che parte dei proventi venivano indirizzati al pagamento degli onorari dei difensori di GALLICO Domenico, pluriergastolano al vertice della cosca omonima. Nel medesimo contesto, la CONASCO Scarl è stata sottoposta alla misura cautelare dell’interdizione dall’esercizio dell’attività di assistenza agricola e sono stati eseguiti sequestri per equivalente delle occorrenze finanziarie degli indagati per una somma complessiva di oltre 220.000 euro.

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