NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . AreaUrbana . Video . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

      La Locride fulcro internazionale delle cosche: 90 arresti

       

      La conferenza con De Raho

       

      La Locride fulcro internazionale delle cosche: 90 arresti

      05 dic 18 Un blitz contro la 'ndrangheta e le sue ramificazioni all'estero è in corso in queste ore da parte di Polizia e Guardia di Finanza. Sono 90 le misure cautelari che le forze di polizia stanno eseguendo in Italia e - in collaborazione con le autorità di quei paesi - in Germania, Olanda, Belgio e in alcuni paesi del Sud America. L'indagine è stata coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e riguarda diversi importanti esponenti di famiglie storiche della 'ndrangheta operante nella Locride. Le accuse ipotizzate nei confronti dei soggetti destinatari del provvedimento vanno, a vario titolo, dall'associazione mafiosa al riciclaggio, dall'associazione dedita al traffico internazionale di droga alla fittizia intestazione di beni e altri reati aggravati dalle modalità mafiose. Il blitz di oggi è il frutto di un lungo lavoro investigativo svolto da una squadra investigativa comune costituita presso Eurojust tra la magistratura e le forze di polizia di Italia, Paesi Bassi e Germania. Al team investigativo hanno aderito per l'Italia la Dda di Reggio Calabria e diversi reparti di Polizia e Guardia di Finanza.

      Dal Sudamerica alla Turchia passando per il nord Europa. Le ramificazioni internazionali della 'ndrangheta sono note e l'operazione condotta all'alba ne è l'ulteriore conferma. Fulcro della rete internazionale, secondo quanto emerso dalle indagini, coordinate in Italia dalla Dda di Reggio Calabria, le principali cosche della Locride, a cominciare dai Pelle-Vottari di San Luca per passare ai Ietto di Natile di Careri ed agli Ursini di Gioiosa Ionica. Erano loro, secondo l'accusa, a gestire l'imponente traffico di cocaina che dal Sudamerica giungeva in Italia e nel nord Europa, in particolare in Germania, Olanda e Belgio, grazie anche alla collaborazione di alcuni cittadini turchi che avrebbero avuto un ruolo ben preciso, quello di realizzare vani segreti in camion e auto per consentire il trasporto dello stupefacente. Gli arresti in Calabria, secondo quanto si è appreso, sarebbero stati una trentina. Del gruppo di investigatori che hanno condotto le indagini, per l'Italia hanno fatto parte la Squadra mobile di Reggio Calabria, lo Sco di Roma, la sezione Goa del Gico del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro, lo Scico di Roma e il Nucleo speciale di polizia valutaria.

      Nuovo format investigativo UE

      L'Ue della sicurezza inaugura il format della squadra investigativa comune, col coordinamento di Eurojust e il sostegno di Europol, e assesta un colpo alla 'ndrangheta, con l'operazione Pollino: 90 arresti, sequestri e perquisizioni in Italia, Olanda, Germania e Belgio. L'azione arriva al culmine di una complessa indagine avviata nel 2016 e condotta da una squadra investigativa comune ai quattro Paesi, "un modello che ha portato a risultati straordinari e da replicare", come ha sottolineato Filippo Spiezia, vicepresidente di Eurojust, l'Unità di coordinamento giudiziario dell'Unione, che oggi all'Aja ha ospitato la conferenza stampa. A evidenziare la "straordinaria novità", anche il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho: "Le polizie hanno lavorato come una squadra unica, con scambio di informazioni e di intelligence in tempo reale" superando ritardi e inefficienze del passato. "Un formato" ha spiegato il procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, che "permette all'Europa di contrastare la mafia come se fosse un unico Paese". L'Operazione Pollino "è un'attività investigativa che fotografa oggi come mai come la 'ndrangheta si sia diffusa in Europa - hanno spiegato Bombardieri e De Raho - infiltrando i Paesi non solo per farvi i propri investimenti, ma anche per i propri traffici illeciti. L'indagine, che ha puntato un faro sul traffico di cocaina dall'America del Sud, ha avuto una doppia partenza, in Olanda da un paio di pizzerie (attività che le cosche usavano per il riciclaggio di denaro), e a San Luca, anche da intercettazioni ad affiliati della famiglia Pelle Vottari, da cui è tra l'altro emersa ampia disponibilità di armi, non solo in Italia, ma anche in Olanda e Germania, oltre ad attività di assistenza ai latitanti. Tra i vari risultati anche collegamenti con gruppi criminali turchi che mettevano a disposizione veicoli con il doppiofondo per il trasporto delle sostanze stupefacenti, ed un crescente utilizzo dei porti del Nord Europa, come Rotterdam e Anversa, con conseguente spostamento delle rotte dei traffici illeciti, a discapito ad esempio di un hub in passato molto utilizzata, come quella di Gioia Tauro.

      Volevano pagare la coca con bitcoin

      Le cosche della 'ndrangheta della Locride hanno cercato di pagare i fornitori di droga sudamericani in bit Coin. Il particolare è emerso nel corso della conferenza stampa in corso a Roma sull'operazione denominata "European 'ndrangheta connection". "Abbiamo accertato per la prima volta - ha detto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho - il tentativo di pagare la droga in bit Coin a dimostrazione che i canali informatici sono la nuova frontiera". "Abbiamo la prova - ha aggiunto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo - che le cosche hanno proposto ai loro referenti in Brasile il pagamento in bit Coin. Questi però hanno rifiutato ma non per mancanza di fiducia quanto probabilmente per incapacità delle strutture. Questo dimostra la capacità della 'ndrangheta di portarsi avanti. Le cosche sono pronte gli altri no".

      Narcotraffico gestito da nordeuropa

      Un gruppo criminale di stampo 'ndranghetista, dedito al traffico internazionale di stupefacenti, al riciclaggio e reinvestimento di rilevati capitali finanziari, operante in Italia e nel Nord Europa da dove gestiva l'intero traffico: è quello smantellato all'alba con l'operazione "European 'ndrangheta connection" condotta a livello internazionale da varie forze di polizia tra l'Italia, il nord Europa e il Sudamerica. Un gruppo all'interno del quale una delle figure di spicco era Giovanni Giorgi, di 52 anni, di Bovalino, indicato come il principale punto di riferimento delle cosche di San Luca, i Pelle-Vottari e Romeo, ma anche di Natile di Careri (Cua-Ietto) e di Gioiosa Jonica (tramite gli Ursini), che tramite lui riuscivano a reinvestire capitali illeciti in attività commerciali nel settore della ristorazione in Nord Europa. Prima in Olanda e poi in Germania, Giorgi avrebbe quindi svolto la funzione di collettore per l'investimento di denaro provento da affari criminali anche per conto di diverse cosche dell'area ionica reggina che, in tal modo, diventavano soci occulti delle attività commerciali a lui riconducibili, tra le quali il ristorante "La Piazza 3" e l'adiacente gelateria "Cafè La Piazza" di Brüggen (Germania). Locali che, secondo le indagini, costituivano la sede di supporto logistico ai traffici di cocaina proveniente dall'America Latina e che veniva poi stoccata tra Olanda, Belgio, Germania e distribuita tra l'altro in diverse regioni italiane. L'organizzazione poteva contare su basi logistiche dislocate in più Regioni d'Italia ma anche, e soprattutto, nei Paesi Bassi e in Germania. Erano gli esponenti delle cosche Pelle-Vottari (le stesse coinvolte nella faida di San Luca culminata con la strage di Ferragosto a Duisburg), Romeo alias "Stacchi" e Giorgi "Ciceri" di San Luca. Molti di loro, stabilmente residenti in Nord Europa da anni, coordinavano grosse importazioni di cocaina dall'America Latina senza mai allentare i rapporti con l'originaria Calabria. Tra i personaggi di vertice spiccano nomi "blasonati" nel narcotraffico quali i fratelli Giuseppe e Francesco Marando, originari di Locri; Josè Manuel Mammoliti; Giovanni Giorgi (55); Antonio Costadura, alias "U Tignusu; Domenico Romeo alias "Corleone"; Francesco Luca Romeo; Sebastiano Romeo e Domenico Strangio. Secondo gli investigatori italiani di Polizia e Guardia di finanza, erano loro gli incaricati di pianificare le importazioni ed il successivo smistamento della droga in Italia. E per far ciò, operando in un'ottica prettamente aziendale, avevano spostato i loro interessi in Nord Europa ritenuta una zona più agevole ed economicamente vantaggiosa per procurarsi ingenti quantitativi di cocaina in arrivo direttamente dai Paesi produttori sudamericani, principalmente, nei porti di Anversa e Rottherdam. Lo stupefacente veniva poi trasportato su autovetture dotate di complicati doppifondi che le rendevano praticamente "impermeabili" ai normali controlli su strada da parte delle forze di polizia. Il compito di trasformare le auto era affidato ad un gruppo di pregiudicati turchi da anni trapiantati in Germania dove gestivano un autonoleggio.

      Dal Sudamerica un fiume di cocaina

      Almeno due tonnellate di cocaina sono state importate dal Sudamerica in Europa dall'organizzazione criminale diretta dalle cosche di 'ndrangheta della Locride, smantellata stamani con l'operazione "European 'ndrangheta connection" condotta da forze di polizia di vari Stati. Un "fiume" di droga che veniva convogliato prevalentemente in sette porti, cinque italiani e due europei, Amsterdam ed Anversa, parte del quale è stato intercettato e sequestrato dagli investigatori nel corso delle indagini Trentatre chili sono stati individuati in tre distinte operazioni portate a termine tra marzo e giugno 2017, mentre dallo scambio informativo con il Fiod olandese, gli investigatori hanno ricostruito un episodio risalente al 2015, quando il sodalizio, sfruttando una ditta costituita ad hoc, aveva tentato di importare, con la complicità di trafficanti di Guyana e Suriname, 95 chili di cocaina sequestrati nel porto di Rotterdam. Nel novembre 2016, sono stati sequestrati 57,77 kg di cocaina giunti nel porto di Gioia Tauro. Nello stesso porto sono stati intercettati 25,66 chili nel marzo 2017 e 15,67 nel novembre 2016. Altri 129 chili di sostanza destinata al porto di Napoli, erano stati intercettati precedentemente, nell'aprile 2016, dalle autorità panamensi. Le "menti" 'ndranghetiste del narcotraffico erano capaci anche di "delocalizzare" le rotte della polvere bianca. E' successo nel gennaio 2017, quando il container con la droga è stato dirottato dall'Olanda al Belgio per lo sdoganamento. Ma nonostante questo il carico, di 169,45 chili è stato ugualmente intercettato nel porto di Anversa. Infine, ad aprile 2018, 7 chili di coca sono stati intercettati nel porto di Livorno. Destinazione che, per gli investigatori, conferma le potenzialità degli indagati che, con facilità estrema riuscivano a trovare in più porti quello che nel gergo dei narcos viene definito come "scarico", cioè la possibilità di far uscire la droga dal porto d'arrivo grazie ad "agganci" locali.

      De Raho: Nordeuropa sepre più appetibile da cosche

      La 'Ndrangheta "non opera all'estero per necessità, ma si stratifica e si stabilizza fuori dall'Italia perché alcuni paesi sono più appetibili per realizzare i propri disegni criminali". E' questo, secondo il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, uno degli elementi più importanti che emerge dall'indagine che ha portato all'arresto di 90 presunti appartenenti alle cosche tra l'Italia, l'Europa e il Sudamerica. Ma non solo. Le "tracce che ricaviamo dalle indagini - aggiunge - ci dicono che l'unitarietà della 'ndrangheta è ancora più rafforzata quando le cosche operano all'estero. E ci dicono che in questo momento la 'ndrangheta è la componente più forte" tra le organizzazioni criminali, "per la capacità di immettere sul mercato" un sistema strutturato e coeso. Un sistema, aggiunge il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, di cui fanno parte "professionisti, commercialisti e avvocati" che agevolano le cosche e gli permettono di "infiltrarsi nelle economie europee con società che operano nell'economia legale". In sostanza, dice il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, la 'ndrangheta "si sta riproponendo in Europa con le stesse metodiche e dinamiche criminali che da tempo porta avanti nella 'casa madre'"

      © RIPRODUZIONE RISERVATA

      Cerca con Google nell'intero giornale:

      -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     
Pubblicità


Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione.
Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso non e' consentito