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      Processo attentati a CC: comuni, Regione e ministero parti civili

       

       

      Processo attentati a CC: comuni, Regione e ministero parti civili

      30 ott 17 La Corte d'Assise di Reggio Calabria, presieduta da Ornella Pastore, dopo circa due ore di camera di consiglio ha rigettato le eccezioni di nullità del decreto che ha disposto il giudizio immediato depositate dagli avvocati Contestabile e Aloisio, difensori, rispettivamente, di Rocco Filippone e Giuseppe Graviano, imputati nel processo "'ndrangheta stragista". Il procuratore aggiunto distrettuale Giuseppe Lombardo, che si era opposto alla richiesta dei due penalisti, aveva invece rivendicato la correttezza della procedimentalità e dell'operato del Gip. La Corte d'Assise ha anche disposto che le riprese audio-video delle udienze siano irradiate soltanto dalla seduta di inizio della requisitoria del pubblico ministero. Il Collegio, inoltre, ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile delle famiglie dei carabinieri assassinati (Fava e Garofalo) e di quelli feriti nel corso degli agguati compiuti a Reggio Calabria tra il 1993 e il 1994 contro tre pattuglie dell'Arma, attentati eseguiti da due collaboratori di giustizia, Giuseppe Calabrò e Consolato Villani. Ammessi come parti civili anche i comuni di Reggio Calabria, Rosarno e Melicucco, la Regione Calabria ed il ministero dell'Interno. Il processo riprenderà il 13 novembre. Il legame tra 'ndrangheta e Cosa nostra nella strategia "stragista" che nei primi anni anni '90 ha seminato morti e panico in Italia, al centro del processo "'ndrangheta stragista" iniziato oggi in Corte d'assise a Reggio Calabria, prende le mosse dalle testimonianze rese da molti collaboratori di giustizia al procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo ed al sostituto procuratore nazionale della Dna Francesco Curcio. Tra i più noti, sul fronte siciliano, Giovanni Brusca, boss di San Giuseppe Jato; Tullio Cannella, boss di Prizzi e Gioacchino Pennino. Tra i pentiti calabresi vi sono Antonino Lo Giudice, Consolato Villani, Antonino Fiume, Filippo Barreca, Cosimo Virgiglio, Vincenzo Grimaldi e Giuseppe Calabrò. Ma la testimonianza che avrebbe portato alle conclusioni cui sono giunti i magistrati reggini è quella di Gaspare Spatuzza, uomo di fiducia dei fratelli Graviano. I magistrati hanno anche ricostruito la riunione che si tenne in Calabria dopo gli attentati a Falcone e Borsellino, chiesta da Cosa nostra alla 'ndrangheta. Il luogo del 'meeting' fu individuato all'interno della struttura turistica 'Sayonara', a Marina di Nicotera (Vibo Valentia), territorio fortemente condizionato dalla presenza del clan Mancuso, storico alleato dei Piromalli. All'incontro erano presenti rappresentanti della 'ndrangheta, ma non tutti, come emerso dalle indagini, aderirono al progetto stragista come invece, stando all'accusa, accettarono i De Stefano, i Piromalli e i Papalia. "Appare chiara - hanno scritto i pm reggini nei loro atti - la presenza di suggeritori occulti da individuarsi in schegge di istituzioni deviate a loro volta collegate a settori del piduismo ancora in cerca di rivincita". L'obiettivo strategico delle azioni contro i Carabinieri, al pari di quello degli altri episodi stragisti, per l'accusa, era rappresentato dalla necessità, per le mafie, di partecipare a quella complessiva opera di vera e propria ristrutturazione degli equilibri di potere in atto in quegli anni. "E tale strategia - secondo gli inquirenti - appariva condivisa, da schegge di istituzioni deviate, da individuarsi in soggetti collegati a servizi d'informazione che ancora all'epoca mantenevano contatti con il piduismo". Dalle indagini sarebbe emerso come la stessa idea di rivendicare con la sigla "Falange Armata" le stragi mafiose e vari delitti compiuti dalle mafie, fra cui quelli per cui è stata emessa l'ordinanza di custodia cautelare contro Giuseppe Graviano e Rocco Filippone "è da farsi risalire a suggeritori da individuarsi in termini di elevatissima gravità indiziaria, in appartenenti ai servizi d'informazione dell'epoca".

      "Il processo che si è aperto questa mattina a Reggio Calabria è di grande importanza per la lotta alla criminalità organizzata perché, tra le altre cose, dovrà dimostrare che 'ndrangheta e Cosa Nostra erano alleate e che per la prima volta si misero insieme per uccidere uomini dello Stato". Lo ha detto Antonio Ingroia al termine dell'udienza del processo per gli omicidi dei carabinieri Antonino Fava e Giuseppe Garofalo in cui è avvocato di parte civile delle famiglie. "La 'ndrangheta calabrese - ha aggiunto - è oggi l'organizzazione criminale più potente al mondo e lo è diventata anche grazie agli accordi con Cosa Nostra di Giuseppe Graviano, che è tra gli imputati di questo processo e che è responsabile delle stragi del '92 e del '93. Le vedove dei due carabinieri uccisi speravano in un processo che trovasse esecutori e mandanti dell'omicidio dei loro mariti ben 23 anni fa. Forse, dopo tanti anni, finalmente ci siamo. Ci sono stati uomini dello Stato che hanno trattato con mafia e 'ndrangheta e uomini dello Stato che per tenere alta la bandiera della legalità e della lealtà di fronte alle istituzioni sono stati uccisi. Perciò - ha concluso Ingroia - ringrazio i pm di questo processo e tutti gli inquirenti che sicuramente daranno giustizia a queste donne coraggiose che aspettano da oltre 20 anni di sapere chi e perché un giorno decise di distruggere la loro vita".

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