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      La Calabria ha un nuovo santo: è frate Angelo d'Acri

       

       

      La Calabria ha un nuovo santo: è frate Angelo d'Acri

      15 ott 17 La Calabria ha un nuovo santo: è il frate cappuccino Angelo D'Acri, detto l'apostolo delle Calabrie. Proclamato Beato 192 anni fa, Sant'Angelo d'Acri salì al cielo ben 278 anni fa. Lungo il suo percorso di canonizzazione per poi arrivare questa mattina, per bocca di Papa Francesco, verso le 10, al soglio della santità. Oltre seimila calabresi presenti in piazza San Pietro hanno aggiunto colore alla guà stracolma piazza festante per la proclamazione di altri 34 santi. Sono : i brasiliani Andrea de Soveral e Ambrogio Francesco Ferro, sacerdoti diocesani, e Matteo Moreira e 27 compagni martiri, protomartiri del Brasile nel 1645; i messicani Cristoforo, Antonio e Giovanni, adolescenti martiri, protomartiri del Messico nel 1527 e 1529; lo spagnolo Faustino Míguez (1831-1925), sacerdote professo dell'Ordine dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie (Scolopi), fondatore della Congregazione delle Suore Calasanziane Figlie della Divina Pastora. All'annuncio del papa del nome dell'unico santo italiano di oggi, Angelo da Acri (1669-1739), calabrese, sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, detto l'"apostolo delle Calabrie", un grande applauso si è levato dalla folla dei fedeli, con gruppi di pellegrini e delegazioni ufficiali provenienti dai Paesi d'origine dei nuovi santi, presente in Piazza San Pietro. A concelebrare con il Papa c'era anche l'arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano, mons. Francesco Nolè. Presenti anche il Il ministro dell'Interno Marco Minniti, oggi in Piazza San Pietro, in rappresentanza del governo, a capo delle delegazione ufficiale italiana di sette persone che assiste alla messa. Al termine della celebrezione il saluto alle delegazioni di sua Santità è stato: "Saluto cordialmente tutti voi, che da vari Paesi siete venuti per rendere omaggio ai nuovi Santi", ha detto il Papa all'Angelus in Piazza San Pietro, dopo la messa per le canonizzazioni. "Un deferente pensiero - ha proseguito - va in modo particolare alle Delegazioni ufficiali di Brasile, Francia, Italia, Messico, Ordine di Malta e Spagna". "L'esempio e l'intercessione di questi luminosi testimoni del Vangelo - ha aggiunto Francesco - ci accompagnino nel nostro cammino e ci aiutino a promuovere sempre rapporti fraterni e solidali, per il bene della Chiesa e della società".

      Mons. Nolè durante le celebrazioni

      Al termine della celebrazione saluto particolare alla delegazione calabrese. Al termine della messa in Piazza San Pietro in cui ha canonizzato 35 nuovi santi, papa Francesco è salito sulla "papamobile" scoperta e ha fatto il giro tra la folla dei fedeli festanti, comprendenti gruppi provenienti da Brasile, Messico, Spagna e Italia, in particolare dalla Calabria, terre d'origine dei canonizzati. Il Pontefice ha percorso sulla 'jeep' i vari settori, salutando e benedicendo i fedeli.

      Papa Francesco mentre canonizza Santo Angelo d'Acri

      Senza amore la vita cristiana è sterile. Il rapporto dei cristiani con Dio "non può essere solo quello dei sudditi devoti col re, dei servi fedeli col padrone o degli scolari diligenti col maestro, ma è anzitutto quello della sposa amata con lo sposo". Così il Papa nella messa in Piazza San Pietro per la canonizzazione di 35 nuovi santi. "In altre parole - ha detto nell'omelia -, il Signore ci desidera, ci cerca e ci invita, e non si accontenta che noi adempiamo i buoni doveri e osserviamo le sue leggi, ma vuole con noi una vera e propria comunione di vita, un rapporto fatto di dialogo, fiducia e perdono". Secondo Francesco, "questa è la vita cristiana, una storia d'amore con Dio, dove il Signore prende gratuitamente l'iniziativa e dove nessuno di noi può vantare l'esclusiva dell'invito: nessuno è privilegiato rispetto agli altri, ma ciascuno è privilegiato davanti a Dio". "Da questo amore gratuito, tenero e privilegiato nasce e rinasce sempre la vita cristiana", ha proseguito il Pontefice, secondo cui "se si smarrisce l'amore, la vita cristiana diventa sterile, diventa un corpo senz'anima, una morale impossibile, un insieme di principi e leggi da far quadrare senza un perché". Invece, ha aggiunto, "il Dio della vita attende una risposta di vita, il Signore dell'amore aspetta una risposta d'amore". Il "pericolo", ha concluso, è "una vita cristiana di routine, dove ci si accontenta della 'normalità', senza slancio, senza entusiasmo, e con la memoria corta. Ravviviamo invece la memoria del primo amore: siamo gli amati, gli invitati a nozze, e la nostra vita è un dono, perché ogni giorno è la magnifica opportunità di rispondere all'invito"

      Dio contrario all'egoismo. "Ecco come si prendono le distanze dall'amore, non per cattiveria, ma perché si preferisce il proprio: le sicurezze, l'auto-affermazione, le comodità...", ha poi detto papa Francesco durante la messa in Piazza San Pietro per la canonizzazione di 35 nuovi santi. Allora, ha spiegato commentando il Vangelo del giorno, "ci si sdraia sulle poltrone dei guadagni, dei piaceri, di qualche hobby che fa stare un po' allegri, ma così si invecchia presto e male, perché si invecchia dentro: quando il cuore non si dilata, si chiude, invecchia. E quando tutto dipende dall'io - da quello che mi va, da quello che mi serve, da quello che voglio - si diventa pure rigidi e cattivi, si reagisce in malo modo per nulla". "Allora il Vangelo ci chiede da che parte stare - ha proseguito -: dalla parte dell'io o dalla parte di Dio? Perché Dio è il contrario dell'egoismo, dell'autoreferenzialità. Egli, ci dice il Vangelo, davanti ai continui rifiuti che riceve, davanti alle chiusure nei riguardi dei suoi inviti, va avanti, non rimanda la festa. Non si rassegna, ma continua a invitare. Di fronte ai 'no', non sbatte la porta, ma include ancora di più". "Dio, di fronte alle ingiustizie subite - ha detto ancora -, risponde con un amore più grande. Noi, quando siamo feriti da torti e rifiuti, spesso coviamo insoddisfazione e rancore. Dio, mentre soffre per i nostri 'no', continua invece a rilanciare, va avanti a preparare il bene anche per chi fa il male". "Perché così fa l'amore; perché solo così si vince il male - ha concluso -. Oggi questo Dio, che non perde mai la speranza, ci coinvolge a fare come Lui, a vivere secondo l'amore vero, a superare la rassegnazione e i capricci del nostro io permaloso e pigro".

      Il si all'amore con la vita non con le parole. "Non si può dire: 'Signore, Signore' senza vivere e mettere in pratica la volontà di Dio (cfr Mt 7,21). Abbiamo bisogno di rivestirci ogni giorno del suo amore, di rinnovare ogni giorno la scelta di Dio". Lo ha detto il Papa durante la messa in Piazza San Pietro per la canonizzazione di 35 nuovi santi. "I Santi canonizzati oggi, i tanti Martiri soprattutto - ha sottolineato Francesco -, indicano questa via. Essi non hanno detto 'sì' all'amore a parole e per un po', ma con la vita e fino alla fine. Il loro abito quotidiano è stato l'amore di Gesù, quell'amore folle che ci ha amati fino alla fine, che ha lasciato il suo perdono e la sua veste a chi lo crocifiggeva". "Anche noi - ha aggiunto - abbiamo ricevuto nel Battesimo la veste bianca, l'abito nuziale per Dio. Chiediamo a Lui, per l'intercessione di questi nostri fratelli e sorelle santi, la grazia di scegliere e indossare ogni giorno quest'abito e di mantenerlo pulito". "Come fare? - ha concluso il Pontefice - Anzitutto, andando a ricevere senza paura il perdono del Signore: è il passo decisivo per entrare nella sala delle nozze a celebrare la festa dell'amore con Lui".

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