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      Procuratore De Raho s'insedia in Procura Nazionale

       

       

      Procuratore De Raho s'insedia in Procura Nazionale

      21 nov 17 Si insedia ufficialmente il nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Cafiero De Raho che ha firmato l'incarico in una cerimonia in Cassazione, nell'aula della prima sezione penale, dove negli anni tanti processi per stragi mafiose sono stati celebrati. Cafiero De Raho è il quinto capo della Dna, da quando è stata istituita nel 1992, e succede a Franco Roberti. "E' un onore per me prendere la direzione di questo ufficio dopo amico fraterno", ha detto il neoprocuratore nazionale. "Spero di sperimentare - ha aggiunto - gli stessi modelli che hanno consentito nei territori in cui ho operato di ottenere risultati importanti". Ha quindi assicurato "una costante collaborazione con la procura generale della Cassazione" della quale la procura nazionale antimafia è un organo. "Il Csm - ha detto - sarà soggetto istituzionale con cui mi confronterò in maniera costante". In un breve discorso di insediamento, il magistrato, che ha finora ha diretto la procura di Reggio Calabria, ha chiarito quali saranno i principi sui quali impronterà il suo incarico alla Dna: "Di fronte a organizzazioni come mafia, 'ndrangheta, camorra, gruppi pugliesi, e le altre che si vanno affermando sul territorio nazionale, il lavoro non può non essere quello che immaginava Giovanni Falcone: spingere gli uffici a lavorare quasi in maniera congiunta. Le indagini non sono proprietà di una procura, vi è uno Stato che vuole ottenere risultati e deve condividerli e valorizzarli". Senza sottovalutare la collaborazione internazionale: "Seguire le tracce che lasciano le organizzazioni e condividere la nostra conoscenza". Inoltre, "dobbiamo agevolare l'impegno antimafia sul territorio". Alla cerimonia erano presenti il procuratore uscente Roberti, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, con una folta delegazione di consiglieri, i vertici della Cassazione, il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, il direttore del Dis Alessandro Pansa, il procuratore Giuseppe Pignatone e il procuratore generale di Roma Giovanni Salvi, i colleghi della Dna tra i quali Nino Di Matteo. "La nomina di Cafiero de Raho - ha detto Legnini - è la migliore possibile di fronte alla sfida della lotta alla criminalità organizzata e al contrasto al terrorismo, per le sue doti umane e per la sua straordinaria esperienza professionale. A 25 anni dalla nascita della Direzione nazionale Antimafia e dalle stragi di Capaci e via D'Amelio, tocca a Cafiero De Raho attualizzare le funzioni del procuratore nazionale nel nome di Falcone e Borsellino".

      Come Falcone "condividere indagini". "Uffici collegati tra di loro con la procura nazionale in modo tale che ci sia un'effettiva circolarità delle notizie, ma che venga anche assicurata la riservatezza nei casi in cui è necessaria". Così Giovanni Falcone, davanti alla commissione del Csm che lo ascoltava come aspirante procuratore nazionale antimafia nel febbraio 1992 delineava la nuova Superprocura che si andava costituendo e della quale è considerato il 'padre'. Un ufficio capace di dare impulso "in positivo" alle indagini, un organo di collegamento e di coordinamento. Parole che sono rievocate in quelle del nuovo procuratore nazionale Federico Cafiero De Raho che oggi, in una breve cerimonia in Cassazione, ha firmato per il suo insediamento. "Le indagini - ha detto Cafiero De Raho chiarendo quali saranno i principi sui quali impronterà il suo incarico alla Dna - non sono proprietà di una procura, vi è uno Stato che vuole ottenere risultati e deve condividerli e valorizzarli". "Di fronte a organizzazioni come mafia, 'ndrangheta, camorra, gruppi pugliesi, e le altre che si vanno affermando sul territorio nazionale il lavoro - ha aggiunto - non può che essere quello che immaginava Giovanni Falcone: spingere gli uffici a lavorare quasi in maniera congiunta". Senza sottovalutare la collaborazione internazionale: "Seguire le tracce che lasciano le organizzazioni e condividere la nostra conoscenza". Un passaggio rimarcato anche dal vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, per il quale "a 25 anni dalle stragi di Capaci e via d' Amelio, tocca a Cafiero de Raho attualizzare le funzioni del Procuratore Nazionale nel nome di Falcone e Borsellino". Cafiero De Raho, già procuratore di Reggio Calabria, è il quinto capo della Dna, da quando è stata istituita nel 1992, e succede a Franco Roberti, sotto la cui direzione agli uffici di via Giulia è stato aggiunto anche il compito di coordinamento delle indagini antiterrorismo. Con Roberti, il nuovo procuratore nazionale condivide l'origine napoletana e la lotta alla camorra dei casalesi. "Contrastare le mafie e sradicarle - ha detto intervistato dalla Radio Vaticana - richiede una applicazione enorme, una capacità di impatto sui territori con grandi risorse". Vanno recisi i collegamenti con la politica: "nell'ambito di organizzazioni più fortemente radicate come 'ndrangheta, Cosa nostra, il riferimento politico è un riferimento fondamentale. E' ormai noto che i riferimenti politici rappresentano lo strumento fondamentale attraverso cui incidere più proficuamente sul territorio, per conseguire acquisizioni di appalti e legittimazione". De Raho interviene anche su un dossier che inevitabilmente finirà alla sua attenzione: quello dell'immigrazione. Parlando dei salvataggi in mare da parte delle ong, ha sottolineato "alcuni casi" che "hanno manifestato una condizione di accordo che finisce per essere agevolativa dell'immigrazione". "Di volta in volta - aggiunge - è necessario un attento, serrato e ampio controllo, selezionare i flussi migratori, perché l'identificazione si accompagni a un percorso di inserimento e non di abbandono. Tutto per dare sicurezza al territorio indipendentemente che si tratti di migranti o cittadini".

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