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      Maltrattamenti anziana con SLA, Regione avvia indagini, parenti difendono medici

       

       

      Maltrattamenti anziana con SLA, Regione avvia indagini, parenti difendono medici

      13 lug 17 Il dirigente generale del Dipartimento regionale Tutela della Salute Riccardo Fatarella, in merito all'arresto dei nove operatori sanitari della clinica di Catanzaro "San Vitaliano" eseguiti nell'ambito dell' operazione "Urla silenziose" della Procura della Repubblica di Catanzaro, ha scritto al direttore generale dell'Asp del Capoluogo Giuseppe Perri. Fatarella - informa una nota dell'Ufficio stampa della Giunta - ha chiesto di disporre un'indagine urgente per verificare come si siano potuti verificare simili fatti, avviando, di conseguenza, tutti provvedimenti previsti, a tutela dei pazienti, nei confronti della clinica e dei soggetti destinatari delle misure cautelari. I nove arrestati, un medico e otto infermieri, sono accusati di maltrattamenti con le aggravanti dell'aver agito per motivi abbietti, ovvero per dispetto o per ritorsione a causa delle continue richieste di assistenza da parte della paziente, abusando dei poteri e violando i doveri inerenti alla loro funzione. Secondo l'accusa avrebbero esercitato violenze psicologiche su una paziente affetta da Sla paralizzata da cinque anni.

      Parenti difendono medici. "Siamo rimasti esterrefatti nel vedere sui giornali e nei notiziari tv delle persone e dei professionisti trattati come delinquenti, accusati di picchiare e maltrattare pazienti affetti da Sla". Lo affermano, in una nota, pazienti e familiari di ricoverati nel centro clinico San Vitaliano di Catanzaro in merito all'arresto di nove dipendenti accusati di maltrattamenti nei confronti di una ricoverata. "Noi siamo - proseguono - mariti, mogli, figli e genitori di persone affette da questa terribile malattia. Non siamo i familiari che vanno a fare la visita di un'ora ogni tanto ai loro cari, viviamo giorno e notte nella stanza con loro ormai da anni, dormiamo sulle sedie pur di non fargli mancare il nostro affetto e saremmo solo dei pazzi, sapendo che nella struttura ci sono persone capaci di atti violenti, a non denunciare noi l'accaduto o a non cambiare sede del ricovero. Abbiamo a che fare ogni giorno con loro e sappiamo con quanto amore trattano noi ed i nostri cari. Siamo trattati come persone di famiglia. Alle volte siamo noi ad esagerare con le pretese. Essere ammalato non vuol dire che tutto può essere concesso e non ci si può permettere di offendere e denigrare il prossimo. La solitudine negli anni della malattia è sicuramente una cosa terribile, ma scaricare la rabbia contro il mondo intero o contro le uniche persone che ci stanno vicine è scorretto". "Etichettare le persone come mostri - concludono pazienti e familiari - e far passare la struttura sanitaria come clinica degli orrori è falso. Siamo vicini a tutte le persone implicate in questa vicenda".

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