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      Tratta di nigeriane per prostituzione scoperta dai Cc di Lamezia, 7 arresti

       

       

      Tratta di nigeriane per prostituzione scoperta dai Cc di Lamezia, 7 arresti

      19 dic 17 I carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme stanno eseguendo, tra Lamezia, Rosarno (Reggio Calabria) e Livorno, un provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di sette soggetti, di cui un italiano e sei nigeriani. Sono accusati di far parte di un'organizzazione in grado di far arrivare clandestinamente in Italia decine di giovani nigeriane costringendole a prostituirsi, anche con violenze e minacce con riti di magia nera "vodoo/juju", per ripagare il debito contratto per il viaggio, di 30 mila euro. I fermati sono indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, acquisto e alienazione di schiavi, immigrazione clandestina, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione con l'aggravante della transnazionalità. Le indagini, iniziate nel gennaio 2017 dopo la denuncia di una delle vittime, hanno permesso agli investigatori del carabinieri di individuare uno strutturato e pericoloso sodalizio criminale, operante in diverse località del territorio italiano e con ramificazioni in Nigeria e Libia.

      Per ragazze botte e aborti clandestini. Su un quaderno venivano appuntati i guadagni di ogni singola ragazza e la cifra ancora da versare per saldare il debito ed essere liberata. C'era anche un libro contabile in una delle case in cui decine di ragazze nigeriane, tra i 19 e 30 anni, venivano costrette a prostituirsi. Lo hanno trovato i carabinieri di Lamezia Terme che questa mattina, con il coordinamento della Dda di Catanzaro, hanno fatto scattare l'operazione 'Locomotiva' con il fermo di sette persone - una bloccata a Livorno - che devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, acquisto e alienazione di schiavi, immigrazione clandestina, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione con l'aggravante della transnazionalità. L'unico italiano finito in manette, Vincenzo Criserà, avrebbe avuto un ruolo di fiancheggiatore, una sorta di factotum che accompagnava le ragazze nelle zone dove si prostituivano. Ragazze che venivano fatte abortire in casa con la somministrazione di alcuni farmaci o che erano picchiate se non portavano quanto l'organizzazione si attendeva. L'inchiesta ha avuto inizio dopo la denuncia presentata ai carabinieri da una delle vittime lo scorso 17 gennaio. La donna ha indicato agli investigatori il luogo in cui risiedeva, le abitazioni delle "madame" e le zone dove vendevano il loro corpo. La serie di pedinamenti e di intercettazioni predisposte hanno consentito agli inquirenti di giungere ad un riscontro. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, le ragazze venivano reclutate in Nigeria con la promessa di lavorare in Italia come commesse o parrucchiere. Venivano sottoposte a rituali di magia nera "voodoo/juju", al fine di vincolarle al pagamento del debito contratto per effettuare il viaggio verso la penisola italiana che poteva arrivare anche a circa 30mila euro. Dopo aver attraversato il deserto del Niger, le giovani finivano nei campi libici dove subivano ogni genere di violenza prima di essere imbarcate per le coste italiane. Anche in Libia l'organizzazione aveva i suoi contatti e riusciva a corrompere le guardie pagando 5mila dinar per far fuggire le donne. Giunte a destinazione venivano prese in carico dalle "madame" che le istruivano alla prostituzione fornendogli preservativi e tutto ciò che era necessario. Alle ragazze venivano ritirati i documenti e venivano anche picchiate quando si rifiutavano di "lavorare". Per gli inquirenti l'organizzazione poteva contare fino a 100 ragazze, un flusso continuo tanto che tra le Madame che operavano a Lamezia, Amantea e Rosarno era stata creata una cassa comune finalizzata all'acquisto di nuove donne.

      Accertare legami con criminalità. Sono finalizzate ad accertare eventuali possibili legami tra l'organizzazione africana sgominata oggi con l'operazione "Locomotiva" ed esponenti della criminalità locale, le indagini dopo il blitz di oggi che ha portato al fermo di sette persone. Da alcune intercettazioni, è stato reso noto durante la conferenza stampa, sarebbe emerso il pagamento di somme di denaro ad alcuni personaggi per avere l'autorizzazione a far prostituire le ragazze nigeriane in determinate zone. "Prima ancora che dei reati - ha detto il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri - per noi è fondamentale preoccuparci della gente che soffre e questa è un'indagine importante che riguarda la libertà fisica e psichica di esseri umani. Le indagini testimoniano come già in Nigeria queste donne venissero programmate con una strategia per portarle a prostituirsi. Gli stupri che subivano in Libia erano praticamente un allenamento per quello che avrebbero dovuto sopportare una volta arrivate in Italia". Il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, che ha firmato il provvedimento assieme alla pm Debora Rizza, ha ricostruito l'inferno a cui erano costrette queste ragazze. "Le 'madame' - ha detto - avevano la gestione materiale della vita di queste ragazze compreso l'aborto, venivano private di cibo e di acqua, spesso picchiate. Le vittime erano sottoposte anche a pressioni psicologiche fortissime dettate dall'ancestrale paura dei riti voodoo ma anche dall'intervento, in taluni casi, degli stessi familiari, chiamati in causa proprio dall'organizzazione che le sfruttava". Il colonnello Massimo Ribaudo che guida il Gruppo carabinieri di Lamezia Terme ha spiegato che "parte dei proventi della prostituzione venivano messi in una cassa comune e usati per l'acquisto di nuove donne". Infine il capitano Pietro Tribuzio ha sottolineato come l'organizzazione avesse "risorse per affrontare ogni imprevisto e contatti anche in altre città italiane come Napoli e Foggia".

      "Alla magistratura ed alle forze dell'ordine va il ringraziamento dell'Amministrazione comunale e di tutti i Rosarnesi per la brillante operazione che ha portato al fermo di sette persone accusate di sfruttamento della prostituzione". Lo afferma in una nota il sindaco di Rosarno Giuseppe Idà. "L'indagine 'Locomotiva' - prosegue - ha consentito di smascherare gli aguzzini di decine di ragazze costrette a prostituirsi anche sul nostro territorio. Una triste realtà che abbiamo denunciato da tempo e che grazie alle operazioni Interforze effettuate nei mesi scorsi nella nostra Città era stata già in parte limitata. I fermi di oggi sono la prova concreta di una presenza incisiva dello Stato che in un territorio difficile contrasta con efficacia ogni forma di illegalità, degrado e sopraffazione".

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