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      A Crotone c'era la 'lavanderia' delle società del nord in crisi: in manette 13 persone

       

       

      A Crotone c'era la 'lavanderia' delle società del nord in crisi: in manette 13 persone

      13 dic 17 Trasferivano nel crotonese la sede legale di imprese in difficoltà del nord Italia creando nuove compagini sociali intestate a prestanome e, dopo averle svuotate degli asset positivi, le facevano fallire davanti al Tribunale della città calabrese. Era il modus operandi dell'organizzazione sgominata dalla Guardia di finanza di Crotone che stamani ha arrestato 13 persone tra le quali un'avvocatessa, un commercialista e alcuni imprenditori. L'indagine, coordinata dal pm Gaetano Bono - che ha chiesto e ottenuto dal gip Michele Ciociola le ordinanze di custodia - è iniziata nel 2015 con l'approfondimento di una serie di SOS, ovvero segnalazioni per operazioni sospette, ed è andata avanti per due anni con analisi documentali, intercettazioni, pedinamenti e servizi di osservazione. I finanzieri si sono accorti che in numerosi fallimenti decretati dal Tribunale, stranamente, c'erano sempre gli stessi rappresentanti legali. "Teste di legno" appositamente assoldate da un "reclutatore", Giuseppe Chiodo, uomo di fiducia di quello che viene indicato come il promotore dell'organizzazione, Alberto Storari, residente a Novara ma che per ha vissuto a Cirò Marina. I due sono stati arrestati insieme alle "teste di legno" Francesco Corigliano, Luigi Pantisano e Antonio De Angelis. Questi guadagnavano solo poche centinaia di euro dall'attività a fronte di rilevanti interessi economici. Determinati per la spoliazione delle società in difficoltà, secondo l'accusa, sono risultati essere Antonio Castello, commercialisti di Genova e l'avvocato Ivana Massolo, con studio a Torino. Quest'ultima curava la parte "legale" delle operazioni di "riassetto" delle società in decozione insieme a Storari. Fondamentale, secondo l'accusa, è stata proprio l'attività dei professionisti, i quali, come dimostrano le intercettazioni telefoniche, avrebbero posto in essere le operazioni commerciali, societarie e contabili, per avvantaggiare i propri clienti e spostare le responsabilità sugli associati crotonesi. Ai domiciliari sono finiti gli imprenditori Enrico Bisio di Novara, Roberto Lombardi di Genova, Luigi Minori di San Sebastiano da Po' (Torino), Maria Rosa Pascuzzi, originaria di Belcastro (Catanzaro) e residente a Chivasso (Torino), Giuseppe Ferrando di Genova e Paolo De Gregori di Novara. Tutti, secondo l'accusa, si sono avvantaggiati dei "servizi" offerti dall'organizzazione per salvare i beni e l'azienda dai fallimenti che si sarebbero verificati dove le società avevano le sedi legali. Altri 14 imprenditori di varie città italiane sono indagati perché, nel corso degli anni si sarebbero avvalsi delle prestazioni dell'organizzazione capeggiata da Storari. Nel corso dell'operazione sono state sequestrate e sottoposte ad amministrazione giudiziaria otto società operanti a Genova, Novara, Milano, Chivasso (Torino), Busto Arsizio (Varese), Limena (Padova), Pietrasanta (Lucca) che sono, in parte, la risultante di 34 società portate al fallimento in Provincia di Crotone dal 2009 fino ad ora. Ai componenti il gruppo e agli imprenditori è stato contestato un profitto derivante dall'illecita attività per circa un milione e mezzo di euro, mentre l'ammontare delle sole iscrizioni a ruolo per debiti tributari ammonta a 140 milioni di euro per i fallimenti decretati a Crotone.

      Sequestrati beni per 1.5 mln. La vasta operazione di polizia economico finanziaria volta a sgominare una articolata associazione a delinquere operante fra il Crotonese, il Piemonte, la Liguria e la Lombardia, è è stata portata a termine questa mattina dagli uomini del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Crotone. Tredici le misure cautelari in carcere e agli arresti domiciliari in fase di esecuzione, quattro delle quali a Crotone e le altre in regioni del nord. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata a reati fallimentari e altri reati, nonché molteplici episodi di bancarotta. Sottoposte ad amministrazione giudiziaria otto società operanti al nord e disposto il sequestro preventivo per un valore complessivo di 1.500.000 euro. L'operazione, denominata "Ginetto" è stata coordinata dal procuratore della Repubblica di Crotone Giuseppe Capoccia e dal pm Gaetano Bono.

      "Questa indagine deve segnare per Crotone l'idea che qui non c'è impunità per nessuno. Questo territorio è presidiato al pari di tutti gli altri territori dello Stato italiano in maniera efficace ed egregia dalla magistratura e dalle forze dell'Ordine, in questo caso la Guardia di finanza". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Crotone Giuseppe Capoccia, nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i particolari dell'operazione di polizia economico finanziaria "Ginetto" condotta dalla Guardia di finanza di Crotone tra questa provincia, Piemonte, Liguria e Lombardia. "Le aziende sequestrate - ha aggiunto Capoccia - non risiedono a Crotone, a Crotone abbiamo trovato, facendo un parallelo con le discariche, i 'rifiuti'. E allora è un momento essenziale per dire che a Crotone non si lasciano più 'rifiuti', nemmeno di aziende decotte, aziende che non avevano collegamenti con Crotone e che qui sono venute a fallire perché a Crotone si pensava, ma si sbagliavano, che ci fosse una certa inerzia". Per il comandante regionale della Guardia di finanza gen. Fabio Contini, le indagini consentono alle fiamme gialle "come polizia economico e finanziaria di espletare al meglio l'esercizio delle proprie attribuzioni per consentire al territorio di progredire economicamente in un contesto sano, pulito in cui la concorrenza sia leale, perché solo la concorrenza leale tra imprese dà crescita economica reale duratura nel tempo e che porta benessere al territorio". Contini ha detto inoltre che "grazie alla magistratura sempre più attenta e sempre più competente, si cresce tutti assieme e anche la Procura di Crotone ha dimostrato eccellenza nella nostra materia che non è sempre così semplice. Quando questi due fattori funzionano, polizia presente e magistratura che dà il suo input dando valore aggiunto, si assicurano responsabili di reati solo apparentemente meno preoccupanti di altri". Il comandante provinciale di Crotone della Guardia di Finanza col. Emilio Flora, ha detto che la presenza del procuratore e del comandante regionale sono "per tutti il segno, la testimonianza di quanto queste attività investigative siano importanti per questa terra". Alla conferenza stampa ha partecipato anche il ten.col. Giuseppe Laterza, comandante del nucleo di Polizia tributaria di Crotone che ha spiegato nel dettaglio gli aspetti tecnici dell'operazione.X

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