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Paolini “Sanità intrisa di loierismo e politica cosentina decisamente in ribasso”

 

Paolini “Sanità intrisa di loierismo e politica cosentina decisamente in ribasso”

08 apr 10 “In attesa dei dati definitivi sugli eletti in Consiglio regionale ed in attesa, anche, che qualcuno renda compatibile con i dati dell’ISTAT il numero dei calabresi che si sono astenuti dal voto (768.649) con il numero degli aventi diritto al voto (1.887.078), raffrontati alla popolazione censita (2.008.000), alcune considerazioni sulle implicazioni del voto si possono ugualmente sviluppare”. Così Enzo Paolini in una dichiarazione a proposito dell’ultima tornata elettorale affronta la realtà calabrese e quella cosentina in vista delle elezioni comunali . “La prima considerazione –afferma Paolini- non può che riguardare l’ampiezza della sconfitta del governatore uscente i cui stili e metodi di governo hanno dato luogo ad una dottrina di stato che passerà alla storia come “loierismo”. Nelle sue applicazioni pratiche il “loierismo” altro non è, semplificando, che l’uso del potere ai fini di puro consenso e autoconservazione. Al servizio di questa dottrina di governo una potentissima macchina burocratico-amministrativa al cui filtro non doveva sfuggire la più insignificante delle autorizzazioni o concessioni. A far girare questa potentissima macchina di potere provvedevano “tutti gli uomini del presidente”, a loro volta assistiti da uno stuolo di consulenti pronti a dare autorevoli pareri a supporto delle scelte quando non degli abusi dell’amministrazione. Ma le vere falangi del loierismo erano acquartierate nelle aziende sanitarie e nelle aziende ospedaliere, feudi elettorali strategicamente ritenuti imprescindibili per la conquista del potere. A detta dei suoi avversari politici Loiero avrebbe dato vita ad un vero e proprio “partito della sanità” che andava ad affiancarsi al partito della spesa pubblica. Il partito della sanità, a detta dei più, avrebbe dovuto garantire a Loiero la rielezione. Invece, nel giudizio severo dei calabresi, Loiero è stato bocciato proprio per i guasti prodotti e le passività accumulate in sanità nè l’impegno che va riconosciuto a qualche isolato direttore generale è valso a risalire la china. Se in parte può essere vero che Loiero ha ereditato passività dai governi precedenti, è con il suo governo e i direttori generali da lui nominati che la sanità calabrese viene disarticolata, manomessa, squalificata e indagata da una commissione di prefetti prima e da una commissione parlamentare a seguire. Non pago di disastrare le strutture della sanità pubblica, il governo regionale è riuscito a mettere in crisi anche la sanità privata, chiamata a svolgere un ruolo di supplenza rispetto alle inefficienze delle strutture ospedaliere. A coronamento di una politica così insensata, una emigrazione sanitaria fuori regione con costi pesantissimi per le casse regionali. Segnando le schede elettorali i calabresi hanno avuto buona memoria e non si sono lasciati impressionare dagli ambulatori e dai reparti inaugurati in piena campagna elettorale. Del giudizio severo dei calabresi ne faccia tesoro il nuovo governatore che, sulle rendite politiche e sulle nomine della sanità, sta già subendo l’assalto di fameliche consorterie politiche al punto da fargli preferire il commissariamento. Il Governatore eletto, Scopelliti, è ben consapevole di aver avuto consensi che vanno al di là di ogni sua aspettativa e costituiscono un’apertura di credito dei calabresi nei suoi confronti che non deve certo sottovalutare. Il plebiscito di cui ha beneficiato lo carica di responsabilità che non possono essere nè trasferite nè delegate. Più in generale il voto del 28/29 marzo registra in Calabria un tasso di astensionismo più alto che nelle altre regioni in cui si è votato. Se la società civile va accentuando sempre più il suo distacco dalla politica, le ragioni vanno trovate proprio nella crisi dei partiti e nella loro contestata rappresentatività. I partiti, insomma, non interpretano più i bisogni della società e meno che mai li rappresentano in chiave politica. In ogni partito prevale la logica delle oligarchie e dell’autoreferenzialità per cui la conseguenza inevitabile è la personalizzazione di ogni rapporto e la divaricazione sempre più profonda rispetto all’interesse generale. In ultimo da registrare una proiezione del voto regionale su scala comunale, laddove si andrà a votare l’anno prossimo e cioè a Cosenza. I manifesti che mettono in evidenza i consensi avuti, nell’area urbana, da alcuni candidati eletti in consiglio regionale hanno certamente un valore indicativo ma non possono costituire presupposto per condizionamenti futuri. Cosenza versa in una crisi senza precedenti, per caduta di immagine, qualità dei servizi, partecipazione dei cittadini alla vita della città e i partiti politici ne portano grande responsabilità. Anche il senso di appartenenza è entrato in crisi e bisogna comprendere le spinte centrifughe di chi è portato ad identificarsi in una realtà più vasta, amministrativamente e territorialmente, quale può essere l’area urbana. Può anche accadere e potrebbe essere anche un processo virtuoso per un superamento definitivo dei campanili, ma deve essere chiaro sin d’ora che in una entità definita area urbana, che comprende più comuni e un hinterland satellitare, Cosenza ci deve entrare con la sua storia e il suo prestigio di capoluogo. Se altri con le loro responsabilità politiche e amministrative ne hanno mortificato la storia, l’immagine ed il ruolo, questo non può significare che l’area urbana si andrà a costituire, per quanto riguarda Cosenza, con il livello più basso di valutazione per come si presenta oggi la città. E qui vengono le responsabilità dei singoli cosentini e, soprattutto, dei cosentini che più possono dare per la loro città e per la sua storia. Sarà bene quindi cominciare a pensare sin d’ora alle liste dei candidati, alla loro rappresentatività reale della vita e dei bisogni della città, al modo di rilanciarne l’immagine per la funzione di capoluogo per come deve essere. Il mio auspicio è che i cittadini tutti si mettano in discussione per un progetto di città che ci restituisca l’orgoglio di essere cosentini e di recuperare, in termini culturali, quel protagonismo che faceva della città di Telesio la piccola Atene del sud. Quel progetto di città, che elaborammo insieme a Giacomo Mancini, è stato scardinato dalla mediocrità, dall’inadeguatezza e dalla gelosia rancorosa di chi ha sempre avversato l’azione politica e amministrativa del grande leader socialista. Quella esperienza ed i risultati ottenuti saranno la chiave per riaprire le porte ad un rinascimento che i successori di Mancini non hanno saputo o voluto continuare e che occorre riproporre alla città”.

 

 

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