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Cronaca
Sgrena libera/Ucciso Calipari

 

La procura romana sequestra l’auto di Calipari

24/03 La procura di Roma ha emesso, secondo quanto si e' appreso, un atto di sequestro giudiziario della Toyota sulla quale si trovavano Nicola Calipari, Giuliana Sgrena e l' agente del Sismi la sera del 4 marzo scorso quando fu colpita dai militari americani. Il provvedimento, firmato dai pm Franco Ionta, Pietro Saviotti ed Erminio Amelio, sara' inoltrato alle autorita' Usa tramite rogatoria internazionale. L' iniziativa della magistratura romana sarebbe collegata al fatto che il veicolo, noleggiato a Baghdad da italiani ed acquistato da italiani nei giorni successivi alla morte di Calipari non sia sottoposto ad alcun vincolo giuridico dagli americani. La Toyota si trova attualmente in una base militare. L' esame tecnico del mezzo e' ritenuto fondamentale per ricostruire le modalita' della sparatoria sfociata nella morte di Calipari.

Salvi : “Il Governo pretenda la collaborazione dalle autorità americane”

Il vice presidente del Senato, Cesare Salvi, vuol sapere se sulla vicenda di Giuliana Sgrena e l'uccisione di Nicola Calipari il Governo italiano, dopo il rifiuto di collaborazione da parte degli Stati Uniti, intenda attivarsi al piu' presto per ottenere la collaborazione delle autorita' statunitensi alla inchiesta della Procura della Repubblica di Roma. Cesare Salvi ha presentato stamani una interrogazione urgente al Presidente del Consiglio, ai Ministri degli Esteri, della Giustizia e della Difesa. Nel documento Cesare Salvi scrive che "la Procura della Repubblica di Roma sta indagando per omicidio volontario e tentato omicidio plurimo in ordine alla uccisione da parte di militari americani del dottor Nicola Calipari e al ferimento della signora Giuliana Sgrena. Tale indagine e' imposta dalle leggi italiane e i relativi atti sono stati inoltrati per rogatoria sottoscritta dal ministro della Giustizia alle autorita' statunitensi. Si apprende che le autorita' statunitensi -sottolinea Salvi- rifiutano ogni collaborazione, impedendo in particolare sia l'invio in Italia dell'auto sulla quale viaggiavano i nostri concittadini, che pure era stato in un primo tempo promesso, sia persino l'ingresso in Iraq degli investigatori italiani chiesto dalla Procura. Tale comportamento, se protratto, costituisce una grave violazione alla sovranita' nazionale e dei trattati bilaterali fra Italia e Stati Uniti. La Commissione d'indagine attivata negli Usa -conclude- non puo' in alcun modo essere alternativa rispetto alla attivita' d'indagine della magistratura italiana".

Farnesina: Il rallentamento del sequestro un equivoco procedurale

Il rallentamento che si sta registrando per la messa a disposizione della Toyota - nel quadro delle indagini avviate dalla Procura di Roma - sulla quale viaggiavano Nicola Calipari, il secondo agente del Sismi e la giornalista Giuliana Sgrena, sarebbe dovuto ad un ''equivoco procedurale'' e non alla volonta' dell'amministrazione americana di ritardare l'inchiesta. Lo si apprende da fonti della Farnesina secondo le quali inizialmente la Procura di Roma ha avanzato la richiesta di messa a disposizione dell'automobile colpita dalle forze Usa direttamente ai responsabili Usa in loco, cioe' a Baghdad, attraverso l'ambasciata italiana in Iraq. Mentre la richiesta sarebbe dovuta arrivare al ministero della Giustizia Usa a Washington. Nonostante questo rallentamento dovuto a un problema procedurale, si osserva, l'Italia si attende una risposta positiva dall'amministrazione americana.

Minniti “Le verità preconfezionate crollano”

"Di tutto c'e' bisogno su questa vicenda, ma non di una verita' preconfezionata. Anche perche' le verita' precostituite sono difficilissime da gestire. Piu' o meno facilmente, ma alla fine crollano". Lo afferma, sulla vicenda Calipari-Sgrena, Marco Minniti, ex sottosegretario del Governo D'Alema con delega per i servizi segreti. In una intervista al 'Manifesto', Minniti aggiunge: "Il divieto americano alle indagini sulla vettura su cui e' mortoCalipari e' un fatto allarmante. E' un fatto grave, che testimonia una scarsa volonta' di collaborazione. Se verra' bloccata l'inchiesta della magistratura - continua Minniti – a quel punto c'e' un ruolo del Parlamento che deve mettere in campo i suoi poteri di inchiesta. Seguiremo il percorso passo passo".

Meandri (DS) auspica un intervento immediato del Governo Italiano

Giovanna Melandri, deputata dei Ds, auspica un ''intervento immediato del Governo italiano'' a fronte del fatto che dagli Stati Uniti, dopo la promessa di accertare i fatti per l'uccisione di Nicola Calipari, non starebbe arrivando la collaborazione necessaria al lavoro della magistratura italiana. La parlamentare ricorda che ''nei giorni successivi alla morte di Nicola Calipari in Iraq sono arrivate dalle piu' alte autorita' di governo statunitensi assicurazioni sul fatto che in breve tempo e con la piu' totale collaborazione da parte americana sarebbe stata fatta piena e completa luce'' sulle circostanze della sparatoria. A questo scopo, ''l'istituzione di una commissione mista e' stato - ricorda Giovanna Melandri - un primo segnale positivo a cui e' necessario seguano ora comportamenti conseguenti''. ''Vi e' pero' anche l'esigenza che l'autorita' giudiziaria italiana venga messa in condizione di lavorare'', osserva Melandri. Mentre, ''negli ultimi giorni sono arrivati prima il rinvio della spedizione in Italia della vettura su cui viaggiava Calipari, poi il divieto americano allo svolgimento di una missione di esperti inviati a Baghdad dalla magistratura italiana proprio per esaminare la vettura''. ''Si tratta di segnali che richiedono - afferma l'esponente dei Ds - un intervento immediato del governo italiano''.

Mantica “Ci sono problemi che non riusciamo a comprendere”

''Qualche problema che non riusciamo a comprendere c'e'''. Cosi' il sottosegretario Alfredo Mantica, in un'intervista a Radio Popolare, parla dell'annullamento della missione italiana a Baghdad che avrebbe dovuto esaminare l'auto su cui e' morto Nicola Calipari. ''Non sono onestamente in grado di dare una risposta sul perche' gli esperti italiani siano stati fermati -spiega Mantica- come Governo siamo in contatto diretto con l'ambasciatore statunitense e quindi e' proprio attraverso questo canale che riusciremo a risolvere il problema''. Riferendosi alle motivazioni di sicurezza adottate dagli americani, il sottosegretario ha poi aggiunto: ''Per ragionare sull'Iraq ci si deve trasferire mentalmente in una realta' che e' profondamente diversa dalla nostra. Quello che da qui appare perlomenostupefacente, probabilmente in Iraq lo e' molto meno. Stiamo parlando di una richiesta di andare a vedere l'auto e poi trasferirla come referto per i giudici di Roma. Mi auguro -conclude Mantica- che tutto avvenga con spiegazioni assolutamente razionali''.

Cento “Mantica da una grave conferma degli ostacoli presenti”

''Quella del sottosegretario Mantica e' una grave conferma degli ostacoli posti all'inchiesta sull'assassinio di Nicola Calipari''. Cosi' il coordinatore dei Verdi,Paolo Cento, commenta un'intervista del sottosegretario Alfredo Mantica. ''Non sono tollerabili incertezze. Il Paese aspetta risposte chiare sulle responsabilita' della morte di un uomo valoroso come Calipari. Il governo -conclude Cento- non puo' rispondere con il silenzio''.

Scopelliti: “La presenza di Berlusconi un riconoscimento alla città”

''La prossima visita a Reggio del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e' un riconoscimento alla citta' che ha dato i natali a Nicola Calipari, il dirigente del Sismi morto a Bagdad per difendere la vita della giornalista Giuliana Sgrena''. Lo ha detto il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, circa la prossima visita del Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi.
Il Premier inaugurera' l'auditorium di Palazzo Campanella, sede del consiglio regionale, intitolato a Nicola Calipari, il funzionario del sismi morto dopo la liberazione di Giuliana Sgrena. ''La presenza in citta' del presidente Berlusconi - ha concluso - conferma altresi' l' attenzione del Governo nazionale nei confronti della citta' di Reggio''.

La Sgrena ha lasciato l’Ospedale militare del Celio

Giuliana Sgrena ha lasciato l'ospedale militare del Celio. A bordo di una automobile guidata da Pier Scolari, la giornalista del Manifesto e' stata dimessa dopo 19 giorni di ricovero dopo essere stata ferita a Baghdad durante la sua liberazione. La giornalista del Manifesto era stata ricoverata all'ospedale militare del Celio la mattina del 5 marzo, non appena giunta in Italia dopo la sua liberazione a Baghdad. Durante il ricovero, perche' ferita con un colpo d'arma da fuoco, ha subito due interventi chirurgici: il primo lunedi' 14 marzo e il secondo venerdi' 18. Entrambi hanno interessato il polmone sinistro: e' stato fatto un prolungato drenaggio ed e' stata suturata la spalla sinistra. Sgrena, rapita a Baghdad il 4 febbraio, era stata liberata il 4 marzo, ma nel corso del suo trasporto all'aeroporto, in uno scontro a fuoco con alcuni soldati americani, era rimasta ferita, mentre era morto il funzionario del Sismi che la accompagnava, Nicola Calipari, ed era rimasto ferito anche l' altro agente presente nella vettura.
''Desidero ringraziare tutto il personale medico e paramedico dell'ospedale militare del Celio che in questi venti giorni mi ha assistito non solo con professionalita' e competenza, ma anche con grande affetto e calore umano''. E' quanto ha dichiarato Giuliana Sgrena oggi dimessa dall'ospedale militare romano. ''Ho cosi' potuto apprezzare un'altra realta' positiva di questo paese che non conoscevo e che ho scoperto nei giorni della mia sofferenza'', ha concluso Sgrena.
La Sgrena ha poi salutato i giornalisti dalla macchina senza rilasciare alcuna dichiarazione. La fasciatura che protegge la ferita alla spalla, era coperta da una sciarpa bianca. A ringraziare i cronisti per l'attenzione rivolta alla sua compagna è stato invece Pier Scolari che abbassando il finestrino si è limitato a dire: "Grazie a tutti".

La Sgrena finalmente a casa

Un ritorno a casa tranquillo, interrotto oggi pomeriggio solo da alcune visite di amiche e colleghe del Manifesto. Giuliana Sgrena e' finalmente tornata nell'appartamento romano dove vive da oltre dieci anni, un attico in via Livorno, nei pressi di piazza Bologna, dalla cui terrazza sventola, seppur logorata dal tempo, una bandiera con i colori della pace. Il suo compagno, Pier Scolari ha detto, interpellato dai cronisti al telefono, che "oggi Giuliana non vuole parlare, vedremo poi nei prossimi giorni". Le visite, pero', seppur poche, non sono mancate:un'amica e' giunta con un mazzo di fiori, tre colleghe del Manifesto hanno portato scatoloni pieni di giornali. Sui muri del palazzo e lungo tutta la via, sono ancora affissi i volantini diffusi durante la prigionia a Baghdad di Giuliana: sono quelli preparati dal suo giornale per il corteo del 19 febbraio scorso, con su una foto della Sgrena e la scritta "Liberiamo la pace". Anche i vicini di casa hanno mostrato attenzione alla vicenda fin dal giorno del rapimento, avvenuto il 4 febbraio: "Gli stessi condomini venivano spesso a chiedermi notizie appena saputo del sequestro - racconta la portiera del palazzo - perche' e' una signora perbene, molto riservata, ma tanto carina nei modi".


 

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