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Papa Benedetto XVI

Papa Benedetto XVI all'udienza di oggi

Prima udienza generale per Papa Benedetto XVI

Una catechesi di saluto, ricordo e preghiera: cosi' Benedetto XVI ha inaugurato i suoi incontri da papa con i fedeli, per il tradizionale appuntamento dell'udienza del mercoledi'. Ecco il testo dell'udienza: ''Carissimi Fratelli e Sorelle! Sono lieto di accogliervi e rivolgo un cordiale saluto a quanti siete qui presenti, come pure a coloro che ci seguono mediante la radio e la televisione. Come ho gia' espresso nel primo incontro con i Signori Cardinali, proprio mercoledi' della settimana scorsa nella Cappella Sistina, sperimento nell'animo sentimenti tra loro contrastanti in questi giorni d'inizio del mio ministero petrino: stupore e gratitudine nei confronti di Dio che ha sorpreso innanzitutto me stesso, chiamandomi a succedere all'apostolo Pietro; interiore trepidazione dinanzi alla grandezza del compito e delle responsabilita' che mi sono state affidate''. ''Mi da' pero' serenita' e gioia la certezza dell'aiuto di Dio, della sua Madre Santissima, la Vergine Maria, e dei santi Protettori; mi e' di sostegno anche la vicinanza spirituale dell'intero Popolo di Dio al quale, come domenica scorsa ho avuto modo di ripetere, continuo a chiedere di accompagnarmi con insistente preghiera''. ''Dopo la pia dipartita del mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, riprendono quest'oggi le tradizionali Udienze generali del mercoledi'. In questo primo incontro vorrei anzitutto soffermarmi sul nome che ho scelto divenendo Vescovo di Roma e Pastore universale della Chiesa. Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato Pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale. Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adopero' con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell'armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace e' innanzitutto dono di Dio, dono fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno dopo giorno con l'apporto di tutti''. ''Il nome Benedetto evoca, inoltre, la straordinaria figura del grande 'Patriarca del monachesimo occidentale', san Benedetto da Norcia, compatrono d'Europa insieme ai santi Cirillo e Metodio. La progressiva espansione dell'Ordine benedettino da lui fondato ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del cristianesimo in tutto il Continente. San Benedetto e' percio' molto venerato in Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d'origine;costituisce un fondamentale punto di riferimento per l'unita' dell'Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civilta'''. ''Di questo Padre del Monachesimo occidentale conosciamo la raccomandazione lasciata ai monaci nella sua Regola: 'Nulla assolutamente antepongano a Cristo'. All'inizio del mio servizio come Successore di Pietro chiedo a san Benedetto di aiutarci a tenere ferma la centralita' di Cristo nella nostra esistenza. Egli sia sempre al primo posto nei nostri pensieri e in ogni nostra attivita'! Ritorna con affetto il mio pensiero al venerato predecessore Giovanni Paolo II , al quale siamo debitori di una straordinaria eredita' spirituale. 'Le nostre comunita' cristiane - ha scritto nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte - devono diventare autentiche scuole di preghiera, dove l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad un vero invaghimento del cuore'. Queste indicazioni ha cercato di porre in atto egli stesso dedicando le catechesi del mercoledi' degli ultimi tempi al commento dei Salmi delle Lodi e dei Vespri''. ''Come egli fece all'inizio del suo pontificato, quando volle proseguire le riflessioni avviate dal suo Predecessore sulle virtu' cristiane, cosi' anch'io intendo riproporre nei prossimi appuntamenti settimanali il commento da lui preparato sulla seconda parte dei Salmi e Cantici che compongono i Vespri.Con il prossimo mercoledi' riprendero' proprio da dove si erano interrotte le sue catechesi, nell'Udienza generale del 26 gennaio scorso''. ''Cari Amici, grazie di nuovo per la vostra visita, grazie per l'affetto di cui mi circondate. Sono sentimenti che ricambio cordialmente con una speciale benedizione, che imparto a voi qui presenti, ai vostri familiari e a tutte le persone care''. Alla fine giro tra la folla riunita per l'udienza generale per Benedetto XVI, che sulla camionetta bianca scoperta, salutando e benedicendo, si dirige sul sagrato della basilica di san Pietro. Con il Papa sulla camionetta ci sono il suo segretario personale, Georg Gaenswein e l'autista
Piazza San Pietro era piena per la prima udienza generale di Benedetto XVI. Ai 15 mila pellegrini previsti, secondo le stime fornite dalla prefettura della Casa Pontifica che si basano sui biglietti distribuiti per accedere ai settori riservati, si sono aggiunte altre migliaia di persone, turisti e romani, che hanno riempito i settori lasciati liberi dalle seggiole.

Il Papa in piazza San Pietro

Messa di ringraziamento nella Cattedrale di Cosenza. L’omerlia di Mons, Nunnari

27/04 Si è tenuta nel pomeriggio nella cattedrale di Cosenza la celebrazione eucaristica di ringraziamento per l’elezione di Papa Benedeyyo XVI. Alla celebrazione, tenuta Mons. Salvatore Nunnari era presente molta gente. Questa l’omelia del Vescovo:
Con il cuore ricolmo di gioia “dopo attraversato la tristezza del Venerdì Santo, dopo esserci sentiti orfani di un Padre, Giovanni Paolo II, che tutto si è consumato per Cristo e la Sua Chiesa”, siamo qui stasera per gridare il nostro grazie al Signore per averci donato il Successore di Pietro, e per dire grazie a lui, Papa Benedetto che ha detto Il suo “si”, un “si” che da questa vetusta Cattedrale noi diciamo a Lui senza riserve e con filiale, fraterno amore. Senza riserve, liberando la nostra mente dalla lettura mediatica che in questi giorni, in queste settimane ha presentato gli eventi che si sono succeduti inserendoli in facili etichettature sul tentativo di pronosticare il futuro di questo pontificato. Ai credenti lo Spirito ha dimostrato ancora una volta di soffiare dove vuole rendendo ricca la Sua Chiesa con il nuovo ministero petrino, ministero che è molto più di un governo. Esso è la fonte della nostra unità ecclesiale.
Lo svincolo della storia sul quale il disegno divino si svela dalle povere forze dell’uomo e, confidando in esse, si affida tutto intero alla fedeltà di un povero pescatore.
Un pescatore con la durezza delle sue mani, ma col cuore aperto e generoso.
“Tu sei Pietro”, sta a significare: da oggi non sei più Simone, un lavoratore della Galilea, da adesso tu avrai il compito di guidare gli altri, confermarli sulla fede, di essere “pietra” sulla quale Cristo edifica la sua Chiesa.
Il Signore sapeva certamente che la Sua Chiesa avrebbe attraversato tempi difficili, sarebbe stata perseguitata, divisa.
Nonostante ciò “le porte degli inferi non prevarranno”, perché il Signore conosce di che cosa la Chiesa ha bisogno, sa quale pastore inviare nel tempo perché non resti confusa.
La celebre immagine della Chiesa come la barca condotta dal nocchiero Pietro rimanda alla metafora della caducità e del viaggio.
Ci parla della nostra debolezza, del nostro non essere autosufficienti. La barca però non è affidata a noi, ma alla forza e alla creatività dello Spirito. Noi non siamo padroni del vento ma ci è data la grazia di avere un nocchiero che ha responsabilità di tenere dritta la vela.
La barca è anche un mezzo che porta l’uomo a guardare lontano, a scrutare l’orizzonte per avvistare la terra nuova. Solo nell’incertezza della barca noi possiamo riconoscere i segni dei tempi.
In caso contrario essi rimarrebbero impercettibili alla nostra coscienza soddisfatta di uomini che pensano di poter fare a meno di Dio. Invece nessuno di noi vive per sé e nessuno di noi è tanto forte da rimanere isolato, ritenendo di poter fare a meno degli altri.
La salvezza non verrà individualmente, ma insieme agli altri, assieme all’umanità intera redenta da Cristo.
La fine di un Pontificato e l’inizio di un altro fanno nascere sempre nel cuore dei cristiani tante speranze.
Come la morte di Giovanni Paolo II ci ha privato di un grande testimone del nostro secolo, facendo sperimentare alla Chiesa ciò che S. Anselmo chiamava “l’ora terribile”, cioè la perdita di Pietro; l’elezione di Benedetto XVI, come dicevo all’inizio, riempie il nostro cuore di gioia e di gratitudine verso il Signore perché ancora una volta ha scelto ciò che è meglio per noi.
In un tempo, il nostro, dove le sfide che la Chiesa deve affrontare sono davvero ardue, il Signore ha scelto senza dubbio alcuno un Pastore forte per il futuro.
Benedetto XVI conosce bene le necessità della Chiesa, per anni in un osservatorio speciale quale prefetto della Congregazione della Fede, ha maturato questa conoscenza che nei meravigliosi ultimi suoi interventi prima del Conclave ha manifestato alla Chiesa e al mondo.
Commentando la settima stazione della Via Crucis, la seconda caduta di Gesù, affermava che Egli continua a cadere nei secoli a causa dell’uomo. Basti “pensare anche nella storia più recente come la cristianità, stancatasi della fede abbia abbandonato il Signore e le grandi ideologie, come la banalizzazione dell’uomo che non crede più a nulla e si lascia semplicemente andare, hanno costruito un nuovo paganesimo che volendo accantonare definitivamente Dio, è finito per sbarazzarsi dell’uomo. L’uomo giace così nella polvere”.
Il Santo Padre, come il nocchiero Pietro, interpreta i segni dei tempi, rivolge lo sguardo alle trasformazioni della società ed indica alla Chiesa nuovi percorsi e nuove strade.
Sarebbe semplice, ha detto ancora nella splendida omelia d’Insediamento, aver un Dio che agisse con forza e violenza nella storia, che spazzasse tutto intero il male dell’uomo, ma non sarebbe il Dio che ha dato la vita per i suoi amici. Testualmente ha detto: “Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore.
Tutte le ideologie del potere si giustificano così, giustificano la distruzione di ciò che si opporrebbe al progresso e alla liberazione dell’umanità. Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della Sua pazienza. Il Dio che è divenuto Agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini”.
Fratelli e sorelle cristiani, noi dobbiamo amarci di amore sincero e supplire l’amore, la violenza del mondo.
Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini. Proprio così.
E’ l’impazienza umana che fa si che le nostre vite perdano la bussola. L’impazienza sta nel non sapere ascoltare più il Signore. Quando gli orecchi si chiudono alla Sua Parola e gli occhi alla ricerca del Suo Volto, inizia il nostro peregrinare nell’incertezza e nella disperazione.
E incominciamo a cercare risposte che non ci verranno da nessun altro incontro di vita, da nessun altro annuncio se non quello cristiano.
Questo particolare stato spirituale ed esistenziale è il relativismo.
Si tratta di ciò che Benedetto XVI ha richiamato varie volte nelle celebrazioni quale Decano del Collegio Cardinalizio. Nell’Omelia della Missa pro Eligendo Pontifice così diceva: “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante ideologiche, quante mode del pensiero.
La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde, gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo, dal collettivismo all’individualismo radicale, dall’ateismo ad un vago misticismo religioso. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice S. Paolo: “Sull’inganno degli uomini. Avere una fede chiara secondo il credo della Chiesa viene spesso etichettata come fondamentalismo. Mentre il relativismo, il lasciarsi portare qua e la da qualsiasi vento di dottrina, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi moderni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.
Parole inequivocabili quelle del Cardinale Ratzinger, che fissano in poche battute tutta la temperie culturale e spirituale dell’Europa. Sono sotto i nostri occhi avvenimenti che comprovano quanto da lui affermato: la negazione delle radici cristiane dell’Europa, leggi permissive offensive dell’uomo.
Noi invece, prosegue il futuro Papa abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. E’ lui la misura del vero umanesimo. Adulta non è una fede che segue le onde della moda…. Adulta e matura è una fede profondamente radicata nella amicizia con Cristo. E’ questa amicizia che ci apre a tutto ciò che è di buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità.”
Quella che il mondo contemporaneo si trova ad affrontare è una propria e vera sfida etica, da una parte la modernità con le sue contraddizioni dall’altra la vita quotidiana nella quale i cristiani sono chiamati alla testimonianza.
Nelle prime battute di questo pontificato ci sono già i grandi filoni che la Chiesa seguirà. Uno è quello della riscoperta di una nuova coscienza di appartenere ad essa.
Ha detto domenica scorsa in Piazza S. Pietro: “noi tutti siamo la comunità dei santi, noi battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, noi che viviamo del dono della carne e del sangue di Cristo, per mezzo del quale Egli ci vuole trasformare e renderci simili a se medesimo.”
Si, la Chiesa è viva, questa è la meravigliosa esperienza di questi giorni.
Proprio nei tristi giorni della malattia e della morte del Papa, questo si è manifestato in modo meraviglioso ai nostri occhi: Che la Chiesa è viva. La Chiesa è giovane. Essa porta in sé il futuro del mondo e perciò mostra anche a ciascuno di noi la via verso il futuro. La Chiesa è viva e noi lo vediamo, noi lo vediamo, noi sperimentiamo la gioia che il Risorto ha promesso ai suoi. La Chiesa è viva, perché Cristo è vivo, perché Egli è veramente Risorto”.
Non siamo più soli nell’affrontare i grandi problemi di una fede incarnata nella storia.
Pietro è con noi.
La navigazione riprende la rotta: il cammino riprende il ritorno del viandante.

+ P. Salvatore Nunnari
Arcivescovo

Il nome Benedetto perché fu profeta di pace

27/04 Il nuovo papa ha voluto chiamarsi Benedetto per riallacciarsi ''idealmente'' a Benedetto XV, ''coraggioso e autentico profeta di pace'', che ha guidato la chiesa in ''un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale''. Lo ha detto Joseph Ratzinger nella sua prima udienza generale del mercoledi' ''Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI - ha detto Ratzinger - per riallacciarmi idealmente al venerato Pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale''. ''Fu coraggioso e autentico profeta di pace - ha aggiunto - e si adopero' con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell'armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace e' innanzitutto dono di Dio''. Benedetto XV, Giacomo Della Chiesa, e' stato il Papa del primo conflitto mondiale. Si impegno' per la pace, tanto che in suo onore anche i turchi, nel 1919, eressero ad Istambul una statua in cui viene ricordato come ''benefattore dei popoli senza distinzione di nazionalita' e di re o di religione''. Giacomo Della Chiesa, genovese, nato nel 1854, divenne papa il 3 settembre 1914. Il suo papato fu breve (7 anni, 5 mesi e 19 giorni) ma si snodo' in un periodo segnato dalla Guerra e dalla sue catastrofiche conseguenze: a questa gia' difficile situazione si aggiungeva l'isolamento in cui la Santa Sede si trovava a causa della questione romana, non risolta, con il governo italiano.
Commenta con gioia le parole del Papa che oggi ha detto di avere scelto il nome di Benedetto XVI anche in ricordo di San Benedetto da Norcia, il vescovo della diocesi monsignor Riccardo Fontana. ''Siamo consapevoli - ha aggiunto il vescovo - che in Umbria siamo eredi di una tradizione splendida, quella della Santita' della Chiesa che qui si e' espressa in modo fortemente significativo con San Benedetto e San Francesco. Bisogna riaffermare questa dimensione''. Oggi 1.500 fedeli della diocesi di Spoleto e Norcia hanno partecipato alla prima udienza generale del Pontefice. Con loro lo stesso vescovo, la comunita' dei benedettini di Norcia, il gonfalone, l'arciprete e il parroco della citta'.

Sparisce il baciamano dei fedeli

Sparisce il 'baciamano' per i fedeli dall'udienza generale. Per 26 anni è stato uno dei momenti più attesi da pellegrini che da tutto il mondo si recavano in piazza san Pietro o nell'Aula Paolo VI per ascoltare la catechesi del mercoledì. Per molti di loro, previo 'placet' dalla Prefettura della Casa Pontificia, si apriva la possibilità di poter avvicinare per qualche secondo il pontefice. Così, una volta la settimana, un numero oscillante di persone, in genere tra le 100 e le 200 (ma a volte sono state molte di più), al termine del discorso papale e dei saluti nelle varie lingue, venivano ordinatamente invitate a prendere posto davanti al palco. Formavano un variegato serpentone di pellegrini senza differenza di censo o di età. Tutti in paziente attesa di poter sfilare davanti al pontefice, inginocchiarsi, giusto il tempo di sfiorare con le labbra l'anello, farsi benedire, i più fortunati scambiare anche un paio di battute col vecchio Wojtyla, il quale non si è mai sottratto ai contatti umani, nemmeno nell'ultimo periodo della sua vita, quando si vedeva che era stanco e affaticato. La formula scelta per le udienze da Benedetto XVI è molto più "sobria e semplice", come spiegano ad Apcom autorevoli fonti. E già un saggio di quello che si riproporrà nei mercoledì a venire si è notato stamattina in piazza san Pietro quando il Papa dopo un breve discorso ai fedeli e ai saluti nelle varie lingue (ha parlato anche in lingua polacca, con un "accento discreto" secondo il giudizio di un giornalista di Varsavia) si è limitato a cantare il "Padre Nostro" (ovviamente in latino, lasciando un po' spiazzati i fedeli abituati al canto in italiano) e ad una benedizione finale senza il contatto diretto coi fedeli. L'unico 'baciamano' concesso è per i cardinali e per i vescovi presenti in piazza san Pietro.

Riprende il saluto del Papa in diverse lingue

Sintesi della catechesi lette dal Papa in francese, inglese, tedesco e spagnolo e saluti nelle varie lingue, tra cui il polacco. Benedetto XVI ha ripreso lo schema della udienze generali seguito dal suo predecessore, prima che la malattia lo costringesse a leggere solo brevi testi in italiano e ad affidare le sintesi nelle altre lingue a diversi collaboratori. Nella prima udienza pubblica di papa Ratzinger, sabato scorso ai giornalisti, aveva suscitato scontento tra gli spagnoli il fatto che non avesse parlato nella loro lingua. Oggi ha regolarmente letto la sintesi della catechesi anche in spagnolo, esordendo con un vivace ''queridos hermanos y hermanas'' accolto da un applauso della piazza. La lettura in spagnolo e' stata anche interrotta da un coro messicano che intonava ''Celito lindo''. I fedeli spagnoli e latinoamericani sono stati i piu' chiassosi e hanno interrotto a piu' riprese papa Ratzinger. Nel saluto in polacco oggi il Papa ha ringraziato i ''pellegrini di lingua polacca'' per ''la bonta' e le preghiere'' e li ha ''benedetti di cuore''. Il gruppo di pellegrini polacchi era composto oggi da duemila persone.

Norcia in piazza gioisce col Papa

In 1.500 fedeli, con 30 autobus, hanno raggiunto oggi Roma da Spoleto e Norcia (ma anche da Perugia) per la prima udienza generale di Benedetto XVI. E il Papa non li ha delusi, sottolineando di avere scelto il suo nome anche in ricordo di san Benedetto da Norcia, fondatore del monachesimo, artefice della diffusione del cristianesimo in Europa. Poi al termine dell'appuntamento in piazza San Pietro ha incontrato il parroco, l'arciprete e il priore della comunita' benedettina di Norcia accompagnati dal vescovo della diocesi monsignor Riccardo Fontana. ''Il Pontefice e' stato amabilissimo - ha sottolineato lo stesso religioso - e gli ho 'portato' la gioia che c'e' in Umbria per la sua elezione. Al Papa ho spiegato che avremmo tantissimo piacere che venisse ancora da noi. Benedetto XVI mi ha risposto affermando che si ricorda molto bene la visita che fece in regione e ha espresso l'intenzione di tornare''. Commentando il riferimento fatto dal Papa a san Benedetto - al quale ha chiesto ''di aiutarci a tenere ferma la centralita' di Cristo nella nostra esistenza'' - monsignor Fontana ha parlato di ''consapevolezza che nella nostra regione siamo eredi di una tradizione splendida, quella della santita' della Chiesa espressa in modo fortemente significativo con San Benedetto e San Francesco''. ''Bisogna riaffermare questa dimensione - ha aggiunto - e il Papa ha spiegato oggi il senso della pace riferendosi proprio alla nozione benedettina, come dono del Signore che viene dall'alto e trasforma le persone''. Il vescovo ha poi evidenziato che il Papa, nell'incontro alla fine dell'udienza, e' tornato sul tema delle radici cristiane dell'Europa e sulla rete di San Benedetto. ''Ha parlato del modo benedettino - ha detto monsignor Fontana - di collegare e dare sviluppo alla cultura della pace e dell'unita' dell'Europa''. ''E' stata una bella giornata'' ha sottolineato ancora il vescovo di Spoleto e Norcia, evidenziando ''il tratto molto dolce del Papa''. ''Il suo e' stato un coinvolgimento delicato - ha proseguito - senza superare il suo stile ma rispondendo a tutti''. E ''grande, grande, grande gioia'' e' stata espressa dal superiore della comunita' benedettina di Norcia, padre Cassian Folsom, un cinquantenne di Boston con la barba e i tratti che in modo impressionante somigliano a quella statua di Benedetto che domina la piazza di Norcia. ''E' stato un ulteriore riconoscimento - ha aggiunto - per cio' che rappresenta san Benedetto, l'unita' dell'Europa e le sue radici cristiane''. Entusiasmo per l'elezione a Papa del cardinale Ratzinger, cosi' come per la sua scelta di chiamarsi Benedetto XVI, c'erano stati nel monastero della citta' natale del santo dell' ''Ora et labora'' e della sorella, santa Scolastica, subito dopo l'annuncio del nome del nuovo pontefice. Il 21 marzo di due anni fa, l'allora prefetto per la congregazione della dottrina della fede si reco' a Norcia per presiedere la solenne concelebrazione in onore di san Benedetto. Prima della messa, il futuro papa s'inginocchio' nella cattedrale umbra dedicata al patrono d'Europa per pregare, visibilmente emozionato.

Irrinunciabili le radici cristiane dell’Europa

Oggi Benedetto XVI ha parlato di ''irrinunciabili radici cristiane d'Europa''; alla evangelizzazione del Vecchio continente aveva gia' fatto cenno nei suoi primi discorsi da Papa; e' solo di qualche mese fa il libro ''Senza radici'' nel quale affermava che se vuole avere un futuro l'Europa deve riconoscere il ruolo che nella sua formazione ha avuto il cristianesimo; l'Europa, aveva detto lo scorso anno ''non ama piu' se stessa e rischia di perdersi'', perdendo elementi fondanti la sua identita' e soprattutto perdendo Cristo. Gia' prima del conclave, quando si parlava del 'papabile' Ratzinger, si collegava la sua eventuale elezione con la necessita' di un nuovo annuncio del Vangelo in Europa, proprio sulla base delle convinzione che l'allora cardinale aveva piu' volte espresso, in sintonia, in questo come in molti altri casi, con quanto affermava Giovanni Paolo II. Per papa Wojtyla l'Europa doveva riconoscere le sue radici cristiane non solo per l'effettiva influenza che la storia riconosce al cristianesimo nella formazione delle culture europee, ma anche per esprimere un 'dover essere'. L'Europa infatti, a suo avviso, doveva tornare ad essere portatrice nel mondo di quei valori di tolleranza, rispetto dei diritti umani e preoccupazione per i deboli che trovavano il loro fondamento proprio nella cultura che aveva le sue radici nel cristianesimo. Oggi, alla sua prima udienza generale, quando ha voluto spiegare ai fedeli il perche' della scelta del suo nome lo ha fatto collegandolo al patrono d'Europa, che con la ''progressiva espansione'' dell'Ordine religioso da lui fondato ''ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del cristianesimo in tutto il Continente'' e ''costituisce un fondamentale punto di riferimento per l'unita' dell'Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civilta'''. Anche se appare del tutto improbabile una ripresa del tentativo condotto invano da Giovanni Paolo II di un riconoscimento delle ''radici'' nella Costituzione europea, la forza dell'affermazione fatta oggi da Benedetto XVI lascia intendere la sua ferma volonta' di rilancio di quel fondamento. Cio' risponde evidentemente ad una sua convinzione profonda. L'Occidente, aveva detto lo scorso 13 dicembre l'allora card. Ratzinger presentando il volume 'Senza radici', coautore il presidente del Senato Marcello Pera, se vuole avere un futuro non deve rinnegare il suo passato, ''quelle radici cristiane'' senza le quali ''l'albero'' della nostra cultura non puo' vivere. In quell'occasione egli invito' i pastori della Chiesa a ''sganciarsi'' dal relativismo. ''Dovremmo - disse quella sera - avere piu' coraggio e, con tutto il rispetto per le altre culture, difendere il grande dono che ci e' dato, quello della cultura e della religione cristiana''. L'Europa, aveva detto nel 2004, sta perdendo il riferimento al cristianesimo proprio mentre ''l'Islam e' in grado di offrire una base spirituale valida per la vita dei popoli, una base che sembra essere sfuggita di mano alla vecchia Europa, la quale cosi' nonostante la sua perdurante potenza politica ed economica, viene vista sempre piu' come condannata al declino e al tramonto''. E' una prospettiva, ha scritto alla vigilia del conclave, in un articolo comparso su Avvenire, nella quale influisce ''una cultura che, in modo sconosciuto prima d'ora all'umanita', esclude Dio dalla coscienza pubblica, sia che venga negato deltutto, sia che la sia esistenza venga giudicata nondimostrabile, incerta''. Nell'articolo definisce ''superficiali'' le ragioni addotte per motivare il no alle radici cristiane. ''E' evidente - scrive - che che piu' che indicare le vera motivazione, la coprono. L'affermazione che la menzione delle radici cristiane dell'Europa ferisce i sentimenti dei molti non cristiani che ci sono in Europa, e' poco convincente, visto che si tratta prima di tutto di un fatto storico che nessuno puo' seriamente negare. Naturalmente questo cenno storico contiene anche un riferimento al presente, dal momento che, con la menzione delle radici, si indicano le fonti residue di orientamento morale, e cioe' un fattore d'identita' di questa formazione che e' l'Europa''. I credenti di altre religioni ''non si sentono minacciati dalle nostre basi morali cristiane, ma dal cinismo di una cultura secolarizzata che nega le proprie basi''. ''Lo stesso vale per il riferimento a Dio: non e' la menzione di Dio che offende gli appartenenti ad altre religioni, ma piuttosto il tentativo di costruire la comunita' umana assolutamente senza Dio''.

Domenica il Regina Coeli dalla finestra dello studio

Domenica a mezzogiorno il Papa dovrebbe recitare il Regina Coeli affacciato dalla finestra dello studio dell'Appartamento Apostolico. E' quanto si apprende da un'autorevole fonte. Per quella data, infatti l'appartamento nel quale ha vissuto Karol Wojtyla per 26 anni dovrebbe, infatti, essere ultimato per accogliere degnamente il nuovo 'inquilino' dopo i lavori di ristrutturazione (ancora in corso). Papa Ratzinger potrebbe trasferirsi definitivamente alla terza Loggia già nella giornata di sabato. Il giorno dopo la sua elezione, Benedetto XVI ha preso possesso ufficialmente dell'appartamento papale rompendo i sigilli che vi erano stati apposti alla morte di Giovanni Paolo II. Le immagini dell'ingresso alla terza loggia sono state riprese e diffuse in tutto il mondo dalle telecamere del Ctv. Lo ha fatto accompagnato dal cardinale Camerlengo, Martinez Somalo, dal segretario di Stato, Angelo Sodano, dai vertici della Segreteria di Stato e da monsignor Stanislao che lo ha guidato alla scoperta dei 'segreti' dell'abitazione. Ratzinger aveva voluto visitare una per una le stanze, esprimendo il desiderio di avere le pareti di casa tinteggiate coi caldi colori di Roma. Intanto in attesa di traslocare si è sistemato nel piccolo appartamento situato nella Casa Santa Marta, dove hanno alloggiato tutti i cardinali nei giorni del conclave. Oltre alle suite e alle normali stanze, l''hotel' che fu fatto costruire da Wojtyla nel 1996 proprio in previsione del conclave, ospita anche una 'suite' più ampia, consistente in un salottino, uno studiolo e una stanza da letto.

I docenti di una scuola di Castrovillari chiedono l’intitolazione della scuola a Wojtyla

Il collegio dei docenti dell'Istituto alberghiero di Castrovillari ha proposto l' intitolazione della scuola a Karol Wojtyla. La motivazione della proposta e' contenuta in un documento nel quale i docenti dell' istituto hanno voluto sottolineare come Papa Wojtyla ha ''segnato il corso della storia del suo tempo, contribuendo ad abbattere muri e costruire ponti fra popoli, nazioni, religioni, sistemi politici e culturali. Una personalita' forte e determinata anche da giovane quando con coraggio e determinazione si e' schierato ed ha combattuto contro le dittature estreme e le ideologie piu' aberranti che il genere umano abbia conosciuto, mettendo a rischio la propria vita per difendere i deboli e gli anziani''. Le Motivazioni hanno soddisfatto il dirigente scolastico della scuola, Santino Di Stasi che si e' detto ''onorato di poter proporre l' intitolazione della scuola al nome di Karol Vojtyla''. Entusiasti anche i professori della scuola e gli alunni. ''Karol Wojtyla - ha commentato Di Stasi - e' stato un fedele testimone all' uomo e del Vangelo. Puo' rappresentare un supremo modello di vita e di cultura per i giovani di oggi e per le future generazioni''.

Ci fu una spia al fianco di Papa Wojtyla? L'interessato smentisce

Padre Konrad Hejmo, accusato oggi in Polonia di essere stato una spia dei servizi segreti comunisti negli anni Ottanta, quindi anche nel periodo precedente l'attentato di Ali Agca, e' stato per tutto il pontificato vicinissimo a papa Wojtyla. Alto, capelli folti e oggi brizzolati, il lungo saio bianco, padre Konrad compare in migliaia di foto delle udienze generali di Giovanni Paolo II: presentava al Papa i gruppi polacchi e i connazionali ammessi al baciamano, al termine della parte pubblica delle udienze. E, come di consueto, era in piazza san Pietro anche questa mattina per la prima udienza generale di Benedetto XVI. Sempre presente quando il defunto pontefice era ricoverato al Gemelli, gia' dall'intervento all'anca dell'aprile '93, padre Konrad e' stato il cerimoniere delle visite dei gruppi polacchi sotto le finestre di papa Wojtyla al Gemelli, durante i ricoveri del primo febbraio e del 24 febbraio. La sua energia di 69enne in perfetta salute e' diventata familiare ai telespettatori dei telegiornali, che dall'ospedale romano raccontavano i ricoveri di Giovanni Paolo II e che vedevano il domenicano infaticabile, ogni domenica per gli Angelus e ogni mercoledi' per le mancate udienze generali, portare gruppi di pellegrini polacchi sotto le finestre del Papa, per fargli sentire la vicinanza della Polonia. Padre Hejmo e' giunto a Roma nel '79 su incarico dell'allora primate polacco, Stefan Wyszynski con la responsabilita' di dirigere il centro ''Corda Cordi'' per l'accoglienza a Roma dei pellegrini polacchi. Grazie a questa attivita' e' stato vicinissimo ai piu' stretti collaboratori di papa Wojtyla tra cui anche il segretario personale mons. Stanislao. La notizia che sono dedicati a padre Konrad 700 pagine di un fascicolo dell'Istituto polacco contro i crimini nazisti e comunisti, dove e' schedato come ''Hejmal'' e ''Dominik'' ha gettato nello sconcerto gli ambienti vaticani che, per il momento, non commentano la notizia. Anche se un noto ecclesiastico osserva: ''Ci mancava solo questo''. Le ultime notizie danno padre Hejmo partito precipitosamente da Roma, a quanto pare in aereo: secondo alcune fonti polacche nella capitale, per andare in Polonia a difendersi, secondo altri per scappare verso una meta ignota. Ma interpellato Padre Hejmo ha smentito categoricamente.

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