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Papa Benedetto XVI

Papa Benedetto benedice la folla

Un Papa forte per una chiesa forte

19/04 “Un umile lavoratore nella vigna del Signore” sono le sue parole che rappresentano l’affidamento totale al servizio della Chiesa per cui ha fatto tanto. Dipinto da molti come un Cardinale conservatore, Papa Benedetto XVI è per tutti i credenti l’uomo giusto nel momento giusto. Un Papa forte nella fede, un professore, che dunque viene dal mondo della cultura, profondo conoscitore della Chiesa e a Roma da oltre venti anni, Papa Benedetto XVI si presenta con una peculiarità importante, che sottolinea il suo cammino nella Chiesa come Pastore, già nel nome. Benedetto, a richiamare quel San Benedetto patrono d’Europa, dimenticato ultimamente dai politici che non hanno voluto riconoscere le radici cristiane dell’Europa negli ultimi eventi politici della comunità europea. La religione Cattolica praticata dalla stragrande maggioranza degli europei umiliata anche dalle scelte della UE. Un Papa, dunque, molto legato alla riaffermazione del valore religioso della Chiesa sulla politica e le ultime infiltrazioni che stavano minando il credo religioso, così come la sua ultima omelia pronunciata contro il relativismo che sta facendo perdere di vista i riferimenti etici, pietra miliare di una Chiesa ancorata alla Fede ed al suo credo. Un ravvalorare le radici della Chiesa che si rifà ad una “santa inquietudine di portare a tutti il messaggio di Cristo” le sue parole testuali. Definito da qualcuno integralista, Papa Benedetto XVI è un Papa che ha dichiarato di voler far pulizia nella Chiesa, per riportare alla luce i valori che l’hanno sempre fatta risplendere nel tempo. I valori sono la luce e l’opera di Cristo proclamata nel Vangelo e nel suo credo, a volte piegato ad interpretazioni forzate che tanti problemi hanno procurato al duo cammino. Un segno di continuità con l’opera di Papa Wojtyla che collega il suo girare per il mondo a portare la parola di Cristo con il rafforzare la verità e l’essenza vera di una Chiesa fatta di spirito, di preghiera e di forte identità cristiana. Una continuità sottolineata nelle prime parole, nell’affidarsi alla Madre di Cristo nel suo operare. Giubilo, dunque, in tutti i credenti per il nuovo Papa. Giubilo per l’avvento di un pastore capace di continuare a portare a tutti la parola di Cristo e del suo Verbo.

Le parole del Papa appena eletto

Insolito per lui, ma Ratzinger appena appare alle 18,48 dalla Loggia di san Pietrio, in abiti papali con mozzetta e stola, saluta con le braccia alzate e poi strige le mani felice e trasfirgurato. Poi parla. ''Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovani Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti e sopratutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del signore risorto fiducioso del suo aiuto permanente andiamo avanti e maria sua santissima madre sta dalla nostra parte. Grazie''. ''Procediamo alla benedizione''. Imparte la solenne sua prima benedizione apostolica.

Il Cardinal Ratzinger eletto Papa. Scheda

19/04 La folla e' scoppiata in un lunghissimo appaluso e in grida di gioia quando e' stato annunciato che il successore di Giovanni Paolo II e' il cardinale Joseph Ratzinger. Tra gli applausi anche una minoranza di fischi e qualche manifestazione di delusione. ''Mi affido alle vostre preghiere -dice il nuovo Papa alla folla dei fedeli che lo applaudono in San Pietro- I signori cardinali hanno eletto me, un umile lavoratore nella vigna del Signore''. La gente commossa applaude quando il nuovo Papa ricorda Giovanni Paolo II. ''Benedetto! Benedetto!'': e' il grido ripetuto con il quale i fedeli in piazza San Pietro inneggiano al nuovo Papa, Benedetto XVI. Un secondo vigoroso applauso segue le prime parole pronunciate da Papa Ratzinger. Alla fine ce l'ha fatta: Joseph Ratzinger e' il successore di Giovanni Paolo II. Sara' lui il nuovo Papa che guidera' la Chiesa cattolica nei prossimi anni. Fedele collaboratore di Karol Wojtyla, ha condiviso con il pontefice la lunga avventura degli ultimi 27 anni in qualita' di custode e difensore della dottrina. E' l'uomo che ha messo in luce il problema della secolarizzazione e decristianizzazione dell'Europa, la sua autorevolezza dottrinale e' riconosciuta da tutta la Chiesa. Sara' figura di garanzia ma anche di governo, e probabilmente riservera' sorprese anche sul piano delle riforme interne della Chiesa. Joseph Ratzinger, fino a ieri prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Pontificia Commissione Teologica Internazionale, Decano del Collegio Cardinalizio, e' nato a Marktl am Inn, nella diocesi di Passau (Germania) il 16 aprile 1927. proprio sabato scorso ha compiuto 78 anni. La folla dei fedeli in piazza San Pietro ha ricevuto in assoluto silenzio la benedizione impartita da Papa Benedetto XVI rispondendo alle singole invocazioni con dei lunghi amen cantati.Si moltiplicano intanto i cori di acclamazione per il nuovo Pontefice ormai non piu' soltanto dai gruppi di fedeli tedeschi ma un po' da tutta la piazza. Anche le guardie svizzere hanno preso posizione disponendosi in formazione rettangolare di fronte al sagrato della basilica. Su corso Vittorio Emanuele, a oltre un chilometro da San Pietro, la folla che si dirige verso San Pietro rende gia' difficile, pur a questa distanza, procedere in direzione del Vaticano: di giovani, bambini, corrono letteralmente verso piazza San Pietro per vedere il nuovo Pontefice. Autobus pieni, strade intasate. Nonostante questo trambusto la gente sorride felice.E' ormai quasi completamente piena la piazza San Pietro. Dopo la notizia dell'elezione del nuovo Pontefice migliaia di persone si stanno riversando verso la basilica. L'elezione del successore di Giovanni Paolo II, annunciata al mondo dalla fumata bianca alle 17 e 50, avviene nel giorno in cui si celebra l'anniversario della morte di Papa Leone IX, il 19 aprile del 1054. Nato il 21 giugno 1002, Papa dal 1049 al 1054, Leone IX era originario dell'Alta Alsazia. Il suo vero nome era Bruno; la famiglia a cui apparteneva era di nobile lignaggio, e da parte di padre era imparentata all'imperatore Corrado II. Venne educato a Toul, dove successivamente divenne canonico e, nel 1026, vescovo. Con quest'ultima carica rese un importante servizio politico a Corrado II, e in seguito a Enrico III, Sacro Romano Imperatore, divenendo al tempo stesso molto conosciuto come ecclesiastico serio e riformatore per lo zelo che mostro' nel diffondere la regola dell'ordine di Cluny. Alla morte di Papa Damaso II, Bruno venne scelto come suo successore da un assemblea tenuta a Worms nel dicembre 1048. Bandiere di diversi paesi del mondo sventolano su Piazza San Pietro per salutare l'elezione del nuovo papa tra le mani dei fedeli arrivati dal Brasile, dalla Polonia, dagli Stati Uniti, dal Messico, dalla Spagna, per assistere a questo evento storico. Lo spiazzo antistante la Basilica e' un tripudio di gioia e colori. Sono sei le campane vaticane che hanno accompagnato, suonando a festa, per la prima volta nella storia, la fumata bianca che ha annunciato l'avvenuta elezione del nuovo Pontefice. Ognuna di loro ha un nome. La prima, considerata la 'sorella mggiore' del gruppo non per l'eta' di 'fusione' ma per indubbia visibilita', e' il 'Campanone' (quello che si vede da Piazza San Pietro a sinistra della Basilica): ha 204 anni e pesa 9.000n Kg, diametro di 2,30 metri, 2,60 di altezza; la sua nota e' il Fa basso. Segue il 'Campanoncino': 263 anni, 2.600 kg., diametro 1,77 e 1,90 l'altezza; la sua nota e' il Si bemolle maggiore. La terza campana e' la 'Rota', la decana del gruppo: il suo compito in origine era quello di chiamare a raccolta gli Uditori del tribunale della Rota Romana: il suo peso e' di solo (si fa per dire) 1.800 Kg, diametro m. 1,40, altezza 1,35; la sua nota e' il Re. Con l'elezione del Papa si rimette in moto la 'macchina' della Protezione Civile. Per domani mattina alle 12.30 e' stata convocata la riunione del Comitato Operativo, vale a dire la 'cabina di regia' che ha gestito l'enorme afflusso di pellegrini giunti a Roma dopo la morte di Giovanni Paolo II. In queste ore decine di volontari della Protezione Civile, preallertati da giorni, stanno operando nell'area di Piazza San Pietro per prestare assistenza alle decine di migliaia di fedeli confluiti in piazza per la proclamazione del Papa.

Piazza San Pietro gremita di fedeli acclama il nuovo Papa

Il Vescovo di Cosenza Mons. Nunnari “Benedetto XVI, Certezza della Fede e Ministero di Misericordia”

Appresa la notizia dell’elezione del nuovo Pontefice, Padre Salvatore Nunnari, Arcivescovo Metropolita di Cosenza-Bisignano, ha dichiarato quanto segue. «Dopo le giornate dell’apoteosi che hanno accompagnato Giovanni Paolo II all’estrema dimora, la Chiesa ha vissuto ancora un tempo di trepidante attesa e di grande esultanza. Benedetto XVI ha preso il nome di un grande Pontefice, al quale la storia non ha dato quanto è dovuto: egli gridò, usando tutti i canali diplomatici, contro la prima guerra mondiale che definì “inutile strage”, senza aver avuto risposta dai guerrafondai di tutte le ore, così come è poi avvenuto per la tragedia che si sta consumando in Iraq. Benedetto XVI si presenta all’inizio di questo millennio con la certezza della sua fede, per confermare i fratelli secondo il mandato di Cristo. Persona amabile, sa incontrare l’uomo e – salvi i principi – sa comprenderlo ed essere ministro di misericordia. Questa elezione dimostra come la Chiesa stia vivendo pienamente la sua universalità: nessuno può dimenticare che è la seconda di un Papa non italiano»

Presidente CEI Calabria, Mons. Mondello: “Ratzinger un grande teologo”

Il Presidente della Conferenza Episcopale della Calabria, monsignor Vittorio Mondello, è stato uno dei primi vescovi italiani a commentare l'elezione del nuovo Pontefice: "Si poteva prevedere- ha detto ai microfoni del Tg3 Regione- molti già facevano il nome di Joseph Ratzinger. Personalmente pensavo che se non fosse stato un italiano, certo fra i più probabili era Ratzinger. Personalmente, chiunque fosse stato sarei stato contento. Ma sono particolarmente contento perché fin dai miei studi giovanili, e poi dal mio impegno di prete nella chiesa, ho conosciuto Ratzinger come un grande teologo. L'ho sempre ammirato, sono stato sempre suo seguace, diciamo, nell'ecclesiologia, e l'ho ammirato soprattutto come prefetto per la congregazione della dottrina della fede. E' stato veramente un uomo saggio- ha concluso l'arcivescovo di Reggio Calabria -è stato un uomo intelligente, è stato un uomo che ha saputo collaborare col Papa Giovanni Paolo II nella conduzione della chiesa, speci almente nel mantenimento della fede, nel dare gli indirizzi giusti per la fede. Ringraziamo il Signore e auguriamo a questo nuovo Papa che, sulla linea tracciata da Giovanni Paolo II, possa veramente continuare con amore e con intelligenza ed essere una guida serena ma sicura per la nostra chiesa".

Già alla vigilia del Conclave Ratzinger proponeva il suo “ritorno” all’etica ed alla Chiesa

Sull'etica (che oggi spazia dalla morale sessuale, alla famiglia, alla bioetica con l'ampio spazio delle tecnologie sostitutive o a supporto della vita umana), che resta una delle linee discriminanti nella visione del mondo da parte di laici e cattolici, credenti e non credenti, appartenenti a diverse fedi religiose, il cardinale Ratzinger alla vigilia del conclave , il 12 aprile, lanciò una proposta. Eccola in breve. All'epoca dell'illuminismo si e' tentato di definire le norme morali essenziali dicendo che esse sarebbero valide anche nel caso che Dio non esistesse. E Kant fu un maestro in questa direzione di comporre ragione e fede nel suo tempo. Ai nostri giorni - e' il ragionamento di Ratzinger - ''il tentativo protato all'estremo, di plasmare le cose umane facendo completamente a meno di Dio ci conduce sempre piu' sull'orlo dell'abisso, verso l'accantonamento totale dell'uomo. Dovremmo allora capovolgere l'assioma degli illuministi e dire: anche chi non riesce a trovare la via dell'accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e di indirizzare la sua vita veluti si Deus daretur, come se Dio ci fosse. Questo e' il consiglio che gia' Pascal dava agli amici non credenti; e' il consiglio che vorremmo dare anche oggi ai nostri amici che non credono. Cosi' nessuno viene limitato nella sua liberta', ma tutte le nostre cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno''. Il consiglio di Ratzinger formulato dal monastero benedettino di Subiaco, la sera della vigilia della morte di papa Wojtyla, dentro una relazione da lui chiamata ''riflessioni su culture che oggi si contrappongono'' ha fatto una certa impressione tra i porporati del collegio cardinalizio. Come gia' aveva fatto impressione la sua omelia in morte di Giovanni Paolo II (molti porporati ne sono rimasti toccati), anche questo intervento e' stato cercato e letto tra i cardinali elettori che scrutano in questi giorni quale scelta compiere. Non a caso si e' detto che le quotazioni di Ratzinger - nell'ipotesi di un papa di transizine – sembrano cresciute. Tanto piu' che la sua piu' spiccata alternativa, Carlo Maria Martini, non gode buone condizioni di salute. Ma occhi e orecchi del collegio sono anche per Martini. Questo cardinale gesuita - oggi battitore libero - e' giunto alle riunioni cardinalizie solo sabato scorso. In parecchi lo hanno atteso, per sentirne l'orientamento e le riflessioni in un momento delicato per la Chiesa. Martini ha piu' volte predicato nel passato esercizi spirituali a interi episcopati,lascinadoli pienamente soddisfatti. E' noto come biblista ed ha lasciato una forte impressione quando era arcivescovo di Milano. Il suo ritiro a Gerusalemme a studiare antichi codici e indagare la Parola di Dio nella preghiera per la pace e la comprensione in una regione lacerata, gli ha conferito un tocco di fascino. E' rimasto celebre il suo intervento in uno degli ultimi sinodi voluti da Wojtyla. Martini disse di aver fatto un sogno sulla chiesa: quello di vederla piu' collegiale nella conduzione e piu' attenta e in ascolto della domanda che viene dal popolo di Dio e dal mondo su questioni come la pace, la sessualita', il dialogo tra le religioni. Fu il primo cardinale a sostenere, negli anni ottanta, che l'Islam sarebbe stata per l'occidente e per la chiesa la sfida del XXI secolo. Ad alcuni ambienti ecclesiastici che contano non e' piaciuto il silenzio di Ratzinger ai funerali del Papa su questo aspetto del dialogo interreligioso, caro a Wojtyla e testimoniato dalle tante delegazioni presenti al rito funebre. Nell'adunanza di ieri dei cardinali Martini ha parlato e ha detto alcune cose di una certa importanza. Su bioetica, sessualita' e famiglia. Ma il ruolo di Martini non e' finito nella preparazione del conclave. Diversi porporati lo aspettavano per chiedere consiglio e conoscere il suo parere su confratelli cardinali di cui si vocifera che siano ''papabili''.

Il balcone da cui si è affacciato il nuovo Papa

Ratzinger fedele collaboratore di Papa Wojtyla

Alla fine ce l'ha fatta: Joseph Ratzinger e' il successore di Giovanni Paolo II. Sara' lui il nuovo Papa che guidera' la Chiesa cattolica nei prossimi anni. Fedele collaboratore di Karol Wojtyla, ha condiviso con il pontefice la lunga avventura degli ultimi 27 anni in qualita' di custode e difensore della dottrina. E' l'uomo che ha messo in luce il problema della secolarizzazione e decristianizzazione dell'Europa, la sua autorevolezza dottrinale e' riconosciuta da tutta la Chiesa. Sara' figura di garanzia ma anche di governo, e probabilmente riservera' sorprese anche sul piano delle riforme interne della Chiesa. Joseph Ratzinger, fino a ieri prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Pontificia Commissione Teologica Internazionale, Decano del Collegio Cardinalizio, e' nato a Marktl am Inn, nella diocesi di Passau (Germania) il 16 aprile 1927. proprio sabato scorso ha compiuto 78 anni. Il padre, commissario della gendarmeria, proveniva da una antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera. Trascorsi gli anni dell'adolescenza a Traunstein, venne richiamato negli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale nei servizi ausiliari antiaerei. Dal 1946 al 1951 - anno in cui, il 29 giugno, veniva ordinato sacerdote ed iniziava la sua attivita' di insegnamento- Ratzinger studio' filosofia e teologia nella universita' di Monaco e nella scuola superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga. Del 1953 e' la dissertazione ''Popolo e casa di Dio nella Dottrina della Chiesa di Sant'Agostino'', con la quale si addottorava in Teologia. Quattro anni dopo otteneva la libera docenza con un lavoro su ''La Teologia della Storia di San Bonaventura''. Conseguito l'incarico di Dogmatica e Teologia fondamentale nella scuola superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga, prosegui' l'insegnamento a Bonn, dal 1959 al 1969, Munster, dal 1963 al 1966, e Tubinga, dal 1966 al 1969. In quest'ultimo anno divenne professore ordinario di Dogmatica e di storia dei dogmi nell'universita' di Ratisbona e Vice-Presidente della stessa universita'. Intanto, gia' dal 1962 Ratzinger acquistava notorieta' internazionale intervenendo, come consulente teologico dell'Arcivescovo di Colonia Cardinale Joseph Frings, al Concilio Vaticano II, al quale diede un notevole contributo. Tra le sue numerose pubblicazioni un posto particolare occupano l'Introduzione al Cristianesimo, raccolta di lezioni universitarie sulla professione di fede apostolica, pubblicata nel 1968; Dogma e rivelazione, un'antologia di saggi, prediche e riflessioni dedicate alla pastorale, uscita nel 1973. Ampia risonanza ottenne pure la sua arringa pronunziata dinanzi all'Accademia cattolica bavarese sul tema ''Perche' io sono ancora nella Chiesa?'', nella quale affermava: ''Solo nella Chiesa e' possibile essere cristiani e non accanto alla Chiesa''. Del 1985 e' il volume Rapporto sulla fede, del 1996 Il sale della terra. Il 24 marzo 1977 Paolo VI lo nominava Arcivescovo di Munchen und Freising. Il 28 maggio successivo riceveva la consacrazione episcopale, primo sacerdote diocesano ad assumere dopo 80 anni il governo pastorale della grande Diocesi bavarese. Da Paolo VI creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 27 giugno 1977, gia' del Titolo di S. Maria Consolatrice al Tiburtino, dei titoli della Chiesa Suburbicaria di Velletri-Segni (5 aprile 1993) e della Chiesa Suburbicaria di Ostia (30 novembre 2002). Ratzinger e' stato Relatore alla V Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi (1980) sul tema: ''I compiti della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo'' e Presidente delegato della VI Assemblea sinodale (1983) su ''Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa''. Il 25 novembre 1981 e' stato nominato da Giovanni Paolo II Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Pontificia Commissione Teologica Internazionale. Il 5 aprile 1993 e' entrato a far parte dell'Ordine dei Cardinali Vescovi, del titolo della Chiesa Suburbicaria di Velletri-Segni. Il 6 novembre 1998 e' stato eletto Vice-Decano del Collegio Cardinalizio. Il 30 novembre 2002, il Santo Padre ha approvato l'elezione, fatta dai Cardinali dell'ordine dei Vescovi, a Decano del Collegio Cardinalizio. E' stato Presidente della Commissione per la Preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che dopo sei anni di lavoro (1986-1992) ha potuto presentare al Santo Padre il nuovo Catechismo. Il 10 novembre 1999 e' stato insignito della Laurea ad honorem in Giurisprudenza dalla LUMSA. Dal 13 novembre 2000 e' Accademico onorario della Pontificia Accademia delle Scienze.

La fumata bianca

Il legame tra Wojtyla e Ratzinger

Mai negli ultimi anni della storia della chiesa cattolica un pontificato puo' tanto intendersi come la ''prosecuzione'' dell' altro quanto l'avvicendamento sul soglio di Pietro fra Karol Wojtyla e Josef Ratzinger, Giovanni Paolo Secondo e Benedetto XVI. Al di la' dei nomi, e' stato il rapporto personale tra i due uomini che consente di dire che il prossimo pontificato completera' l'opera iniziata nel 1978 dal papa polacco. E' stato proprio Karol Wojtyla a volere nel 1981 come prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede l'allora giovane vescovo tedesco Josef Ratzinger, chiamato a sovrintendere quel delicato dicastero vaticano che per secoli era stato conosciuto come il Sant'Uffizio, ovvero la lunga mano della Chiesa in campo dottrinale. Un rapporto che da quel lontano '81 si e' via via rafforzato sempre di piu', fino a fare di Ratzinger uno degli uomini di maggior fiducia di Giovanni Paolo II, soprattutto negli ultimi difficili anni della malattia. In Vaticano girava una battuta, attribuita al papa polacco, relativa a Ratzinger: quando il cardinale tedesco chiedeva di poter ritornare in Germania e dedicarsi cosi' ai suoi libri e ai suoi studi. Wojtyla rispondeva ''si', si', va bene, poi ne parliamo''. In realta' Ratzinger e' rimasto al fianco del pontefice defunto fino agli ultimi istanti, nonostante avesse compiuto gia' da tre anni il suo 75/o compleanno, limite indicato per la ''pensione'' degli ecclesiastici. Una scelta voluta e ribadita da Karol Wojtyla, che non ha assolutamente pensato di privarsi dell'uomo che non solo ha presieduto la difficile congregazione della Dottrina della Fede, ma che ha anche scritto e poi rivisto molti dei documenti dottrinali prodotti in questi ultimi 25 anni dalla chiesa cattolica. E il cardinale tedesco, sicuramente, e' stata una delle persone che Giovanni Paolo II interpellava prima di rendere pubblici i suoi documenti, anche i piu' delicati, come le encicliche. Josef Ratzinger ha manifestato tutto il suo affetto a Wojtyla l' 8 aprile, presiedendo in qualita' di decano del collegio cardinalizio i solenni funerali di Karol Wojtyla in Piazza San Pietro: il suo riferimento alla finestra del Papa appena morto ha commosso tutto il mondo. E per un attimo il mondo ha visto negli occhi di Ratzinger il dolore di chi piangeva l'amico-papa scomparso.

Probabile ruolo del Cardinal Martini nell’elezioni di Ratzinger

Una profonda stima reciproca temprata nel confronto fra le rispettive posizioni, oltre che una conoscenza pluridecennale, lega due protagonisti del Conclave appena concluso con l' elezione di Papa Benedetto XVI: lo stesso Joseph Ratzinger e Carlo Maria Martini. Due personalita' diverse e due nomi sui quali, fin dai giorni scorsi, e' stato ipotizzato che facessero capo due schieramenti dei 115 cardinali chiamati ad eleggere il nuovo Papa. E proprio la stima nutrita dall' uno verso l' altro e viceversa potrebbe essere stata all' origine della svolta che, al quarto scrutinio, ha deciso l' elezione di Ratzinger sul trono di Pietro. In sostanza l' arcivescovo emerito di Milano, che mai ha aspirato ad essere eletto come successore di Giovanni Paolo II per motivi di salute, secondo indiscrezioni, potrebbe avere ''lasciato'' e, grazie anche all' autorevolezza esercitata all' interno del Conclave, contribuito a creare le condizioni per far convergere su Ratzinger il numero necessario di consensi per la sua elezione. In modo che la fumata bianca, dopo pochi scrutini, annunciasse un pontefice di spessore indiscutibile. Le stesse parole del cardinale Ennio Antonelli, il primo tra i cardinali a parlare in pubblico (lo ha fatto ad una emittente radiofonica cattolica toscana) dopo il Conclave, potrebbero suonare come una conferma a questa ipotesi, quando si e' riferito ad un clima di ''unita' e comunione''. E cioe' che possa essersi realmente verificata la convergenza tra Ratzinger e Martini, considerati fin dalla vigilia del Conclave su posizioni pastorali diverse. Del resto c'e' chi ricorda che, in occasione del 25/o anniversario del pontificato di Giovanni Paolo II fu donata ai cardinali una copia di un antico papiro con le lettere di San Pietro: era una edizione commentata da Carlo Maria Martini e con l' introduzione di Joseph Ratzinger. In attesa delle molte conferme che ci saranno in curia, un posto sicuramente e' rimasto da oggi vuoto: quello di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede occupato per 24 anni dallo stesso Ratzinger. E gia' si parla di suoi possibili successori, tra i quali monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti, un teologo molto apprezzato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI.

Il testo integrale dell’omelia di Ratzinger “Dalla condanna del relativismo religioso alla riscoperta della fede”

''In quest'ora di grande responsabilita', ascoltiamo con particolare attenzione quanto il Signore ci dice con le sue stesse parole. Dalle tre letture vorrei scegliere solo qualche passo, che ci riguarda direttamente in un momento come questo''. Inizia con questa premessa l'omelia proposta dal cardinale Joseph Ratzinger, decano del collegio cardinalizio, in occasione della Santa Messa 'Pro Eligendo Romano Pontifice' in via di svolgimento nella Patriarcale Basilica Vaticana. Il rito di oggi precede l'inizio del conclave (a partire dalle 16.30) che eleggera' il successore di Giovanni Paolo II al soglio di Pietro. Di seguito, si riporta il testo integrale dell'omelia. ''La prima lettura offre un ritratto profetico della figura del Messia - un ritratto che riceve tutto il suo significato dal momento in cui Gesu' legge questo testo nella sinagoga di Nazareth, quando dice: ''Oggi si e' adempiuta questa scrittura''. Al centro del testo profetico troviamo una parola che - almeno a prima vista - appare contraddittoria. Il Messia, parlando di se', dice di essere mandato ''a promulgare l'anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio''. Ascoltiamo, con gioia, l'annuncio dell'anno di misericordia: la misericordia divina pone un limite al male - ci ha detto il Santo Padre. Gesu' Cristo e' la misericordia divina in persona: incontrare Cristo significa incontrare la misericordia di Dio. Il mandato di Cristo e' divenuto mandato nostro attraverso l'unzione sacerdotale; siamo chiamati a promulgare - non solo a parole ma con la vita, e con i segni efficaci dei sacramenti, ''l'anno di misericordia del Signore''. ''Ma cosa vuol dire Isaia quando annuncia il ''giorno della vendetta per il nostro Dio''? Gesu', a Nazareth, nella sua lettura del testo profetico, non ha pronunciato queste parole – ha concluso annunciando l'anno della misericordia. E' stato forse questo il motivo dello scandalo realizzatosi dopo la sua predica? Non lo sappiamo. In ogni caso il Signore ha offerto il suo commento autentico a queste parole con la morte di croce. ''Egli porto' i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce?'', dice San Pietro. E San Paolo scrive ai Galati: ''Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno, perche' in Cristo Gesu' la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede''. ''La misericordia di Cristo non e' una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente. Il giorno della vendetta e l'anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa e' la vendetta di Dio: egli stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi''. ''Quanto piu' siamo toccati dalla misericordia del Signore, tanto piu' entriamo in solidarieta' con la sua sofferenza - diveniamo disponibili a completare nella nostra carne ''quello che manca ai patimenti di Cristo''. Passiamo alla seconda lettura, alla lettera agli Efesini. Qui si tratta in sostanza di tre cose: in primo luogo, dei ministeri e dei carismi nella Chiesa, come doni del Signore risorto ed asceso al cielo; quindi, della maturazione della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, come condizione e contenuto dell'unita' nel corpo di Cristo; ed, infine, della comune partecipazione alla crescita del corpo di Cristo, cioe' della trasformazione del mondo nella comunione col Signore. Soffermiamoci solo su due punti. Il primo e' il cammino verso ''la maturita' di Cristo''; cosi' dice, un po' semplificando, il testo italiano. Piu' precisamente dovremmo, secondo il testo greco, parlare della ''misura della pienezza di Cristo'', cui siamo chiamati ad arrivare per essere realmente adulti nella fede. Non dovremmo rimanere fanciulli nella fede, in stato di minorita'. E in che cosa consiste l'essere fanciulli nella fede? Risponde San Paolo: significa essere ''sballottati dalle onde e portati qua e la' da qualsiasi vento di dottrina?''. Una descrizione molto attuale!
''Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani e' stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all'altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all'individualismo radicale; dall'ateismo ad un vago misticismo religioso; dall'agnosticismo al sincretismo e cosi' via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull'inganno degli uomini, sull'astuzia che tende a trarre nell'errore. Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioe' il lasciarsi portare ''qua e la' da qualsiasi vento di dottrina'', appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie''. ''Noi, invece, abbiamo un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. E' lui la misura del vero umanesimo. ''Adulta'' non e' una fede che segue le onde della moda e l'ultima novita'; adulta e matura e' una fede profondamente radicata nell'amicizia con Cristo. E' quest'amicizia che ci apre a tutto cio' che e' buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verita'. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed e' questa fede - solo la fede - che crea unita' e si realizza nella carita'. San Paolo ci offre a questo proposito - in contrasto con le continue peripezie di coloro che sono come fanciulli sballottati dalle onde - una bella parola: fare la verita' nella carita', come formula fondamentale dell'esistenza cristiana. In Cristo, coincidono verita' e carita'. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verita' e carita' si fondono. La carita' senza verita' sarebbe cieca; la verita' senza carita' sarebbe come ''un cembalo che tintinna''. ''Veniamo ora al Vangelo, dalla cui ricchezza vorrei estrarre solo due piccole osservazioni. Il Signore ci rivolge queste meravigliose parole: ''Non vi chiamo piu' servi? ma vi ho chiamato amici''. Tante volte sentiamo di essere - come e' vero - soltanto servi inutili. E, cio' nonostante, il Signore ci chiama amici, ci fa suoi amici, ci dona la sua amicizia. Il Signore definisce l'amicizia in un duplice modo. Non ci sono segreti tra amici: Cristo ci dice tutto quanto ascolta dal Padre; ci dona la sua piena fiducia e, con la fiducia, anche la conoscenza. Ci rivela il suo volto, il suo cuore. Ci mostra la sua tenerezza per noi, il suo amore appassionato che va fino alla follia della croce. Si affida a noi, ci da' il potere di parlare con il suo io: ''questo e' il mio corpo...'', ''io ti assolvo...''. Affida il suo corpo, la Chiesa, a noi. Affida alle nostre deboli menti, alle nostre deboli mani la sua verita' - il mistero del Dio Padre, Figlio e Spirito Santo; il mistero del Dio che ''ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito''. Ci ha reso suoi amici - e noi come rispondiamo?''. ''Il secondo elemento, con cui Gesu' definisce l'amicizia, e' la comunione delle volonta'. ''Idem velle - idem nolle'', era anche per i Romani la definizione di amicizia. ''Voi siete miei amici, se fate cio' che io vi comando''. L'amicizia con Cristo coincide con quanto esprime la terza domanda del Padre nostro: ''Sia fatta la tua volonta' come in cielo cosi' in terra''. Nell'ora del Getsemani Gesu' ha trasformato la nostra volonta' umana ribelle in volonta' conforme ed unita alla volonta' divina. Ha sofferto tutto il dramma della nostra autonomia - e proprio portando la nostra volonta' nelle mani di Dio, ci dona la vera liberta': ''Non come voglio io, ma come vuoi tu''. In questa comunione delle volonta' si realizza la nostra redenzione: essere amici di Gesu', diventare amici di Dio. Quanto piu' amiamo Gesu', quanto piu' lo conosciamo, tanto piu' cresce la nostra vera liberta', cresce la gioia di essere redenti. Grazie Gesu', per la tua amicizia!''. ''L'altro elemento del Vangelo - cui volevo accennare - e' il discorso di Gesu' sul portare frutto: ''Vi ho costituito perche' andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga''. Appare qui il dinamismo dell'esistenza del cristiano, dell'apostolo: vi ho costituito perche' andiate? Dobbiamo essere animati da una santa inquietudine: l'inquietudine di portare a tutti il dono della fede, dell'amicizia con Cristo. In verita', l'amore, l'amicizia di Dio ci e' stata data perche' arrivi anche agli altri. Abbiamo ricevuto la fede per donarla ad altri - siamo sacerdoti per servire altri. E dobbiamo portare un frutto che rimanga. Tutti gli uomini vogliono lasciare una traccia che rimanga. Ma che cosa rimane? Il denaro no. Anche gli edifici non rimangono; i libri nemmeno. Dopo un certo tempo, piu' o meno lungo, tutte queste cose scompaiono. L'unica cosa, che rimane in eterno, e' l'anima umana, l'uomo creato da Dio per l'eternita'. Il frutto che rimane e' percio' quanto abbiamo seminato nelle anime umane - l'amore, la conoscenza; il gesto capace di toccare il cuore; la parola che apre l'anima alla gioia del Signore. Allora andiamo e preghiamo il Signore, perche' ci aiuti a portare frutto, un frutto che rimane. Solo cosi' la terra viene cambiata da valle di lacrime in giardino di Dio''. ''Ritorniamo infine, ancora una volta, alla lettera agli Efesini. La lettera dice - con le parole del Salmo 68 - che Cristo, ascendendo in cielo, ''ha distribuito doni agli uomini''. Il vincitore distribuisce doni. E questi doni sono apostoli, profeti, evangelisti, pastori e maestri. Il nostro ministero e' un dono di Cristo agli uomini, per costruire il suo corpo - il mondo nuovo. Viviamo il nostro ministero cosi', come dono di Cristo agli uomini! Ma in questa ora, soprattutto, preghiamo con insistenza il Signore, perche' dopo il grande dono di Papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un pastore secondo il suo cuore, un pastore che ci guidialla conoscenza di Cristo, al suo amore, alla vera gioia. Amen''.

“Operaio nella vigna del Signore”

Un segno di continuita' con Giovanni Paolo II, ma una scelta che potrebbe rivelarsi foriera di novita', visto che Ratzinger, che ha scelto il nome di Benedetto XVI, e' un uomo che non e' soltanto un grandissimo teologo, visto che, proprio alla fine del pontificato di Giovanni Paolo II ha mostrato di non essere solo il ''grande inquisitore'', come spesso e' stato definito. Nelle sue prime parole ai fedeli si e' definito ''un umile operaio nella vigna del Signore'', ma l'invettiva lanciata, nella Via Crucis, contro la ''sporcizia'' all'interno della Chiesa e l'evocazione della finestra ''della casa del Padre'' da dove il vecchio Papa guarda e benedica la sua Chiesa, che ha commosso tutti i fedeli, fatta durante i funerali di Giovanni Paolo II mostrano che l'uomo e' ben diverso dallo stereotipo che il suo incarico gli ha cucito addosso. Uomo sorridente e pronto alla battuta, il card. Ratzinger e' conosciuto in tutto il mondo come grande teologo, tutore per incarico di Giovanni Paolo II della fede cattolica. Ma ai tempi del Concilio era considerato un teologo progressista ed ancora oggi e' rispettato ed amato anche dalla gente che vive intorno a San Pietro e nel limitrofo rione di Borgo che, vestito dell'abito nero dei sacerdoti, percorre quotidianamente a piedi, cosi' come a piedi andava e tornava dal maestoso palazzo del Sant' Uffizio, in Vaticano. Una semplicita' di modi che ha finora caratterizzato la sua vita. Cosi', invitato a Lima, in Peru', dopo aver tenuto conferenze su ''Aspetti antropologici dell' istruzione Liberta' cristiana e liberazione'', visito' le zone povere dei ''Pueblos jovenes'', e celebro' la Messa in una di queste bidonvilles. ''No, io non sono il grande inquisitore. Essere ritenuto tale e' la cosa che piu' mi amareggia'', ha detto il card. Joseph Ratzinger, in una intervista del 1989. Eppure nei 24 anni nei quali e' stato il prefetto del dicastero vaticano per la dottrina della fede il cardinale Ratzinger e' stato spesso chiamato con la qualifica che fu del capo della Inquisizione spagnola. Di certo il suo ruolo di responsabile della retta dottrina cattolica ne identifica gli atti con i grandi pronunciamenti, ma anche con i grandi scontri avvenuti all' interno della Chiesa cattolica negli ultimi 24 anni, dal 25 novembre 1981. Joseph Ratzinger e' nato a Marktl am Inn (Passau) il 16 aprile 1927. Ha trascorso gli anni dell'adolescenza a Traunstein, ha anche fatto il soldato, richiamato negli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale nei servizi ausiliari antiaerei. Terminata la guerra, dal 1946 al 1951, anno in cui, il 29 giugno, veniva ordinato sacerdote ed iniziava la sua attivita' di insegnamento, studio' filosofia e teologia nella universita' di Monaco e nella scuola superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga. Del 1953 e' la dissertazione 'Popolo e casa di Dio nella Dottrina della Chiesa di Sant'Agostino', con la quale si addottorava in Teologia. Appena quattro anni dopo otteneva la libera docenza con un lavoro su 'La Teologia della Storia di San Bonaventura'. Conseguito l'incarico di Dogmatica e teologia fondamentale nella scuola superiore di Frisinga, prosegui' l'insegnamento a Bonn, dal 1959 al 1969, a Münster, dal 1963 al 1966, ed alla prestigiosa universita' di Tubinga, dal 1966 al 1969. In quest'ultimo anno divenne professore ordinario di Dogmatica e di storia dei dogmi nell'universita' di Ratisbona e vice-presidente della stessa universita'. Ma e' nel 1962 che il prof. Ratzinger ebbe una delle svolte della sua vita. In quell'anno l' allora arcivescovo di Colonia Joseph Frings lo volle come suo consulente teologico, al Concilio Vaticano II. Una scelta che allora provoco' qualche polemica, perche' il professor Ratzinger era considerato troppo progressista. Al Concilio, Ratzinger partecipa alle riunioni di preparazione degli interventi dei cardinali progressisti sui documenti in elaborazione. Nell'ambiente teologico diviene celebre. Ma quella che sembrava una brillante carriera scientifica ebbe un improvviso sbocco pastorale. Con una scelta che stupi', Paolo VI, infatti, lo nomina arcivescovo di Monaco e Frisinga. Era il 24 marzo 1977; il 27 giugno di quello stesso anno Ratzinger veniva creato cardinale. Nel 1980 e' relatore alla V Assemblea generale del Sinodo dei vescovi sul tema: ''I compiti della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo'' e nel 1983 presidente delegato della VI assemblea sinodale su ''Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa''. Nel 1981 intanto Giovanni Paolo II lo aveva chiamato in Vaticano, quale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l' ex Sant'Uffizio. Il card. Ratzinger diveniva il tutore dell'ortodossia cattolica. Ma anche in questo ruolo ha continuato a scrivere: sono moltissime le opere di questi anni, fino a ''Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, Islam'', scritto insieme con Marcello Pera, presidente del Senato italiano. L'incarico ha messo il card. Ratzinger di fronte a tutti i problemi e le ''cause'' di dottrina cattolica. Ci furono gli scontri con i teologi ''di sinistra'', per quanto il termine e' applicabile nella Chiesa, in primo luogo quelli della teologia della liberazione ed in particolare padre Leonardo Boff. I nodi dello scontro sono soprattutto ecclesiologici, ossia riguardano la concezione della Chiesa e del potere all'interno di essa, ma l'attenzione dell' opinione pubblica si concentra sull'aspetto politico, ossia sulla vicinanza di padre Boff ed in genere dei teologi della liberazione agli ambienti della sinistra, anche rivoluzionaria, dell' America latina. Ratzinger interviene. Con data 6 agosto 1984 esce il primo documento vaticano ''Su alcuni aspetti della teologia della liberazione''. Pochi giorni dopo, il 7 settembre, il primo incontro con Leonardo Boff, convocato in Vaticano per un ''colloquio'' negli uffici della Congregazione per la dottrina della fede. La coincidenza fu notata. Nel corso della ''conversazione'', svoltasi ''in un clima fraterno'', come si legge in un comunicato fatto ''di comune accordo'', il cardinale Ratzinger e padre Boff hanno parlato di ''alcuni problemi sorti dalla lettura del libro 'Igreja, carisma e poder''', per ''offrire al padre Boff la possibilita' di chiarire alcuni aspetti del libro, che avevano creato difficolta'''. Ma l'anno dopo, il 20 marzo 1985 una ''notificazione'' della stessa Congregazione, firmata dal cardinale Joseph Ratzinger e che il Papa ha approvato afferma che il libro ''Chiesa, carisma e potere'' contiene ''opzioni tali da mettere in pericolo la sana dottrina della fede''. Al teologo francescano viene imposto un anno di silenzio. Qualche giorno dopo Ratzinger, incontrando alcuni giornalisti, riferendosi a Boff, afferma di combatterne le tesi, ma di ammirarne l' esempio di uomo religioso. Quello con Boff, che poi abbandonera' il saio, e' lo scontro piu' grande sul fronte ''di sinistra''. Lo scisma di mons. Marcel Lefebvre e' invece la grande battaglia contro i tradizionalisti, che rifiutano le aperture del Concilio Vaticano II. Lo scontro e' antico, e' nato gia' quando era papa Paolo VI. Mons. Lefebvre criticava duramente, arrivando al rifiuto, la dottrina conciliare su ecumenismo, riforma liturgica, liberta' religiosa. Giovanni Paolo II non vuole uno scisma ed il card. Ratzinger tenta una estenuante mediazione. Nell'ottobre 1987 offre a mons. Lefebvre di poter conservare i seminari della ''Fraternita' S. Pio X', nello stesso spirito in cui sono stati ''trovati'' il permesso di conservare la liturgia anteriore al concilio Vaticano II (con la messa in latino) e l'invio ad Econe di un ''cardinale visitatore'' per trovare una ''sistemazione canonica'' alla sua Fraternita'. Sembra che l' accordo sia vicino, ma il 30 giugno 1988 si consuma lo scisma. ''Una delle scoperte fondamentali della teologia dell' ecumenismo commenta amaramente il card. Ratzinger e' che gli scismi si possono produrre unicamente quando nella Chiesa non si vivono o non si amano piu' alcune verita' e alcuni valori della fede cristiana''. ''Ci deve far riflettere aggiunse un fatto, che cioe' non pochi uomini, al di fuori del ristretto circolo dei membri della Fraternita' di Lefebvre, stanno vedendo in quest'uomo una specie di guida o perlomeno un utile alleato. Non basta rifarsi a motivi politici, alla nostalgia o ad altre ragioni culturali di tipo secondario. Queste cause non sono sufficienti a spiegare l' attrazione anche e specialmente di giovani'' . Da questo suo atteggiamento nasce l' interpretazione malevola che si da' ad un suo auspicio di una restaurazione nella Chiesa. Ratzinger precisa che l' affermazione non va intesa in senso politico ma nel senso che c' e' la necessita' di ridare valore a cose e idee sulle quali, negli ultimi anni, il mondo cattolico non si e' soffermato con la necessaria attenzione. Illustrando la ''Dominus Iesus'', la 'dichiarazione' dell'agosto 2000 che e' stata al centro di forti contestazioni soprattutto da ambienti ebraici e delle religioni non cristiane, ha contestato ''l'idea che tutte le religioni siano per i loro seguaci vie ugualmente valide di salvezza. Si tratta - ha aggiunto - di una persuasione ormai diffusa'' anche nell'opinione pubblica cattolica ed e' effetto del ''relativismo''. ''In base a tali concezioni, ritenere che vi sia una verita' universale, vincolante e valida nella storia stessa, che si compie nella figura di Gesu' Cristo ed e' trasmessa dalla fede della Chiesa, viene considerato una specie di fondamentalismo che costituirebbe un attentato contro lo spirito moderno e rappresenterebbe una minaccia contro la tolleranza e la liberta'. Lo stesso concetto di dialogo assume un significato radicalmente diverso da quello inteso nel Concilio Vaticano II. Il dialogo, o meglio, l'ideologia del dialogo, si sostituisce alla missione e all'urgenza dell'appello alla conversione: il dialogo non e' piu' la via per scoprire la verita', il processo attraverso cui si dischiude all'altro la profondita' nascosta di cio' che egli ha sperimentato nella sua esperienza religiosa, ma che attende di compiersi e purificarsi nell'incontro con la rivelazione definitiva e completa di Dio in Gesu' Cristo; il dialogo nelle nuove concezioni ideologiche, penetrate purtroppo anche all'interno del mondo cattolico e di certi ambienti teologici e culturali, e' invece l'essenza del 'dogma' relativista e l'opposto della 'conversione' e della 'missione'. In un pensiero relativista dialogo significa porre sullo stesso piano la propria posizione o la propria fede e le convinzioni degli altri, cosicche' tutto si riduce ad uno scambio tra posizioni fondamentalmente paritetiche e percio' tra loro relative, con lo scopo superiore di raggiungere il massimo di collaborazione e di integrazione tra le diverse concezioni religiose''. Nella stessa chiave religiosa, il nuovo Papa ha cercato le risposte anche a temi di attualita' ''laica''. Cosi', per lui, il motivo di fondo dei disastri ecologici va cercato nel fatto che ''non si percepisce piu' la natura come creazione divina, ma piuttosto come materiale da sfruttare a piacimento''; il ricorso alla droga si spiega come ''la pseudomistica di un mondo che non crede, ma che pure non riesce a liberarsi dell' assillo del paradiso''. Alle origini del terrorismo vede ''un' attesa messianica trasferita in fanatismo politico''. La stessa chiave di lettura gli e' servita anche a spiegare l'atteggiamento da tenere nei confronti delle leggi degli Stati: ''noi ha detto una volta distinguiamo il compito del legislatore da quello della Chiesa. Il diritto e' cosa diversa dalla legge morale, ma esso rimane tale solo se basato su fondamentali valori morali. Ci sono due valori morali essenziali che sono alla base della vita dello stato: il rispetto della persona, sempre, anche se debole, e quello della famiglia che non e' un prodotto istituzionale dello stato, ma lo precede. Ogni legislatore non puo' distruggere la famiglia, ma deve proteggerla. A sostenerlo ormai rimaniamo noi Chiesa, ancora protagonisti di questo spazio di liberta'''. Della Chiesa ha il profondo senso della missione. Neanche con un Concilio, disse il 26 maggio 1992 in occasione di un incontro internazionale per i venti anni della rivista ''Communio'', la Chiesa puo' essere ''degradata al livello di un partito'', che puo' ''ripudiare un programma vecchio e sostituirlo con uno nuovo'': essa puo' solo presentare nei nuovi contesti la sua tradizione, ''senza falsificazione''. La Chiesa cattolica, scrive quello stesso anno nella Lettera su alcuni aspetti della Chiesa intesa come comunione - 'Communionis notio' pubblicata il 15 giugno, ''non puo' esser concepita come la somma delle Chiese particolari, ne' come una federazione di Chiese''; essa ''precede ogni singola Chiesa particolare'' ed e' ''Chiesa una ed una unica'' che ''partorisce le Chiese particolari come figlie, si esprime in esse, e' madre e non prodotto'' di queste Chiese. Cio' vale nel dialogo con le Chiese ortodosse e protestanti, da persuadere al riconoscimento del ''primato di Pietro''. Il documento rileva che un certo tipo di ''comunione'' esiste gia', oltre che tra cattolici, pure con alcune comunita' ''separate'' e ''specialmente con le Chiese orientali ortodosse'' di cui la Chiesa romana considera valida l' eucarestia e la successione dagli apostoli; pero' il fatto che esse non siano ''in comunione'' col successore di Pietro implica una ''ferita'', anche se meno profonda di quella che la Chiesa cattolica sente nei confronti dei protestanti. E tale situazione, conclude il testo, ''richiama fortemente tutti all' impegno ecumenico verso la piena comunione'', impegno in cui occorre preghiera, dialogo e collaborazione ''affinche' in una rinnovata conversione al Signore diventi possibile a tutti riconoscere il primato di Pietro''. Otto anni dopo, illustrando i documenti sul Terzo segreto di Fatima, il 26 giugno 2000, ha scritto: ''Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso. Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosita', come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non puo' essere pastura per la nostra curiosita'. Cio' che rimane l'abbiamo visto subito all'inizio delle nostre riflessioni sul testo del 'segreto': l'esortazione alla preghiera come via per la 'salvezza delle anime' e nello stesso senso il richiamo alla penitenza e alla conversione''. Nel 2002, quando compi' 75 anni, offri' le sue dimissioni, chiedendo di poter tornare in Baviera ai suoi cari studi. Giovanni Paolo II le rifiuto' e lo lascio' al suo posto. Forse pensava gia' alla scelta che i cardinali in conclave avrebbero fatto di li' a non molto.

Cardinali al balcone

Le felicitazioni del Presidente Oliverio

Anche il Presidente della Provincia, onorevole Mario Oliverio, ha seguito nel pomeriggio le ultime fasi dell’elezione del nuovo Papa Benedetto XVI, seguite alla fumata bianca. Subito dopo, il Presidente ha inviato al Vescovo di Cosenza, Monsignor Salvatore Nunnari, il seguente telegramma di felicitazioni: “La vasta eco che nel mondo, in tutto il mondo, ha avuto l’elezione del nuovo Pontefice, Benedetto XVI, dimostra quanto questa figura sia divenuta ormai di riferimento nel complesso sistema di relazioni e rapporti internazionali e non solo interreligiosi.
Siamo certi che il solco tracciato da Karol Wojtyla sia pronto a divenire con il primo Papa eletto nel terzo millennio, una via privilegiata dalla quale certamente passerà negli anni a venire una direttrice importante verso la più completa promozione umana.
Esprimendo le nostre felicitazioni per il nuovo giorno della Chiesa, auguriamo al Cardinale Ratzinger, nuovo Pontefice, un percorso felice, quanto più largamente condiviso.”

Veltroni “Da Roma un augurio speciale a Benedetto XVI”

"La citta' di Roma saluta con emozione il suo Vescovo. A nome di tutti i cittadini rivolgo il pensiero e un augurio speciale a Benedetto XVI, il Pontefice che da oggi assume su di se' il peso di guidare da questa nostra citta' la Chiesa universale". E' questo il primo commento del sindaco di Roma, Walter Veltroni, alla notizia dell'elezione di Joseph Ratzinger al soglio pontificio. "Joseph Ratzinger conosce bene Roma e i romani, che hanno imparato a conoscerlo, gli hanno tributato in piazza San Pietro il primo, affettuoso, omaggio di popolo. Da cardinale e prefetto della Congregazione per la dottrina della Chiesa, il nuovo Pontefice ha vissuto e operato per tanti anni in questa nostra citta'. Siamo certi che, sulla scia della straordinaria esperienza umana di Karol Woytjla, papa Benedetto sapra' dimostrare di essere anche un grande amico dei romani".

Fedeli in festa

Presidente Gabinetto Europeo: “Antica stima per Ratzinger”

Il Presidente del Gabinetto Europeo Scientifico Letterario, dott. Angelo Costa, ha espresso tutta la sua soddisfazione per l’elezione al soglio pontificio di Sua Eminenza il signor Cardinale Joseph Ratzinger. Il Presidente Costa è legato alla persona di Ratzinger da antica stima, infatti Ratzinger da Cardinale fu tra i primi uomini di Chiesa a far pervenire all’indirizzo del Gabinetto Europeo Scientifico Letterario un affettuoso messaggio augurale il 12 novembre 2002 nel quale auspicava che questo progetto europeo, che prendeva le mosse dal Meridione d’Italia, si potesse realizzare: <<evidenziando i valori che costituiscono le radici cristiane dell’Europa>>.
Il Presidente Costa ha così commentato: << E’ stato eletto Pontefice un’autorevolissima figura della Chiesa di Roma a cui mi lega affetto e stima. La lettera che volle inviarmi per augurare buon lavoro al nascente Gabinetto Europeo, tramite il suo Segretario particolare Mons. Josef Clemens, la conservo gelosamente tra le mie carte più importanti. Certamente Benedetto XVI, sulla scorta della straordinaria esperienza del suo predecessore, saprà segnare il nostro tempo nell’alveo dei valori di una cristianità che deve essere faro per il mondo tutto>>.

Diversi commenti tra i fedeli

Chi e' felice e chi lo e' un po' meno. E' questo l'umore che si registra tra i fedeli che hanno appreso della elezione a Papa di Joseph Ratzinger, annunciata al termine della messa nella Basilica di Santa Maria Maggiore. ''Abbiamo una bella notizia - ha detto il concelebrante - il nuovo papa e' Joseph Ratzinger e si chiamera' Benedetto decimosesto''. I fedeli hanno accolto la notizia con un grande applauso. Poi sono usciti alla spicciolata e qualcuno di loro ha commentato cosi' l'elezione. ''Sono contenta - ha detto Carla, 55 anni, casalinga - mio figlio era rimasto molto colpito dall'omelia che aveva tenuto alla morte del Papa. Spero proprio che sia un buon pontefice''. Anche Claudio, 50 anni, e' soddisfatto: ''E' l'ultimo custode dell'ortodossia cattolica - ha osservato - per me va piu' che bene''. Non la pensa cosi', Luigi 34 anni, funzionario ministeriale. ''Ratzinger e' troppo rigido - ha detto mentre la mamma annuiva - viene dal Sant'Uffizio e anche il nome che ha scelto, Benedetto XVI, richiama il passato. Ha rotto il legame con Wojtyla. Mi ha colpito lo sguardo con cui guardava, quasi spaventato, la folla che assisteva ai funerali di Giovanni Paolo II. Non so - ha concluso - se riuscira' a costruire lo stesso rapporto che aveva con i giovani Papa Wojtyla, speriamo bene''. Anche Anne, 45 anni, svizzera a Roma come turista con la famiglia ha saputo dell'elezione di Ratzinger. ''Noi siamo protestanti - ha spiegato - e non conosciamo bene la figura di questo nuovo pontefice. Ma dal punto di vista politico e' senz'altro importante che ci sia nella chiesa cattolica questo nuovo punto di riferimento''.

 

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