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Frode da 2 mln di euro scoperta dalla Finanza

 

 

Maxi frode con la compravendita di auto scoperta dalla Finanza a Melito P.S.

19 mar 10 Compravano auto all’estero e poi le riciclavano omettendo di pagare iva e tributi. La truffa portata avanti con il metodo del carosello di fatture false è stata scoperta dalla Finanza a Melito Porto Salvo. Il danno accertato ai danni dello stato è di oltre due milioni di euro. La frode fiscale in materia di Iva extracomunitaria scoperta dalle Fiamme Gialle di Melito, sotto il coordinamento del Comando Provinciale di Reggio ha permesso di individuare la complessa frode posta in essere attraverso il meccanismo Denominato “frode carosello” che ha ad oggetto le transazioni commerciali in cui sono coinvolte imprese aventi sede in diversi Stati membri dell’Unione Europea. Si tratta di uno schema fraudolento nel quale le imprese “fasulle” che si frappongono nei vari livelli della filiera, per mascherare l’inganno sono destinate solo a produrre carta (false fatture) per giustificare i vari passaggi. Queste “società fantasma” non si preoccupano di versare le imposte dovute e tendono a svanire nel nulla dopo pochi mesi di finta operatività. L’indagine, sviluppatasi tra la Calabria ed il Veneto, ha interessato il settore del commercio di autoveicoli e ha permesso di scoprire due imprese individuali “invisibili”, che avevano il ruolo di “cartiere”, il cui scopo era di celare l’effettivo cessionario delle operazioni. I militari, nell’esecuzione delle indagini, hanno provveduto in modo meticoloso ad effettuare sopralluoghi, alla disamina di numerosa documentazione acquisita presso vari uffici provinciali del Dipartimento dei Trasporti Terresti situati in varie regioni italiane, alla disamina di conti correnti e di flussi finanziari, a reperire la documentazione contabile occultata dalle parti presso i numerosi acquirenti degli autoveicoli. Quanto scoperto dai militari che, a vario titolo, contestano a tre persone - segnalate alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria - i reati di “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti”, “omessa dichiarazione”, “emissione di fatture per operazioni inesistenti”, “falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico” e “occultamento di scritture contabili”, ha consentito di far emergere elementi positivi di reddito pari a 1,6 milioni di euro non dichiarati, stessa cifra per l’Irap, 300.000 euro di IVA dovuta e non versata nonché fatture per operazioni inesistenti per 1,1 milioni di euro. Il meccanismo fraudolento è così sintetizzabile: un’impresa importatrice, con sede in Melito di Porto Salvo, in realtà priva di mezzi, di strutture operative e di capacità finanziaria (quindi di fatto inesistente), acquistava in modo cartolare dalla Germania e dall’Austria degli autoveicoli che cedeva ad altra impresa fantasma, dopo aver ottenuto illecitamente, mediante la presentazione di false dichiarazioni sostitutive di atto notorio, l’immatricolazione dei veicoli oggetto della frode, caricando così su di sé, senza mai versare i tributi, l’intero debito di imposta sul valore aggiunto (I.V.A.), pari al 20% del prezzo dell’autoveicolo in cambio di una remunerazione fissa per il titolare. In realtà, l’unico e reale acquirente delle automobili è risultata essere una società operante nel commercio di autoveicoli con sede nella provincia di Venezia. In tal modo il reale acquirente ha potuto portarsi in detrazione l’IVA mai versata ottenendo un illecito risparmio del 20% sul prezzo finale delle automobili. Ciò gli ha consentito di poter offrire le vetture a prezzi competitivi rispetto a quelli esposti dagli operatori corretti. Tutto questo si traduce, ovviamente, oltrechè in una serie di illeciti penali ed amministrativi, anche in un grave turbamento dell’ordine economico, generando condizioni di concorrenza sleale tra imprese.

 

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