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Perugini scrive a candidati Governatore

 

 

Presidente Anci Calabria a candidati Regione “Federalismo decisivo per futuro Paese”

09 mar10 Il Presidente di ANCI Calabria Salvatore Perugini, Sindaco di Cosenza, ha inviato ai candidati alla Presidenza della Regione il documento elaborato, in vista delle prossime elezioni regionali, dalla Conferenza Nazionale dei Presidenti delle ANCI regionali e approvato dal Comitato direttivo nazionale dell’ANCI nella seduta del 4 marzo scorso. «Si tratta – scrive Perugini, che dell’Associazione Nazionale Comuni d’Italia è anche Vicepresidente, a Loiero, Scopelliti e Callipo – di riflessioni e proposte che scaturiscono, all’interno del mondo delle autonomie, dall’esperienza e dalla capacità progettuale dell’ANCI, e toccano alcuni punti essenziali del rapporto tra Regioni ed Istituzioni locali, nel contesto più complessivo della concreta attuazione del titolo V della Costituzione e delle problematiche relative al federalismo istituzionale e fiscale». Il Presidente di ANCI Calabria Salvatore Perugini manifesta, inoltre, la propria «disponibilità per incontri che possano costituire momenti di ulteriore approfondimento e confronto». Il documento è incardinato su cinque punti fondamentali: caratterizzare la prossima legislatura regionale come quella costituente per un vero federalismo delle autonomie su base regionale; riformare la macchina regionale affinché la Regione sia effettivamente un soggetto altro dai Comuni e dallo Stato; realizzare patti di stabilità territoriali in grado di rendere più flessibili i vincoli finanziari europei e nazionali, nel rispetto delle compatibilità date, ma non a danno delle economie e dei soggetti territoriali più virtuosi; avviare tavoli di confronto e sperimentazioni sul campo nell’ambito delle politiche del territorio e del welfare, accelerando al massimo le semplificazioni normative e burocratico-amministrative a favore della politica di realizzazione degli obiettivi per le comunità locali; valorizzare le Anci Regionali e i consigli delle Autonomie come interlocutori rappresentativi ed istituzionali fondamentali per il confronto e per le intese con gli organi di governo e di legislazione regionale sulle politiche che coinvolgono i Comuni come attori fondamentali.

Questo il documento integrale:

Le prossime elezioni regionali, rappresentano uno snodo importante  rispetto alla sfida sul nuovo ordinamento istituzionale disciplinante i rapporti tra Stato, Regioni e Istituzioni locali dal quale assetto, che noi chiamiamo del “Federalismo delle Autonomie e delle Responsabilità”, incardinato sui principi della sussidiarietà verticale e della pari dignità istituzionale nel rapporto tra Regioni e Comuni, dipende il futuro dell’intera nostra Nazione .

La transizione dallo Stato centralista e dai centralismi gerarchici ed inefficienti di varia natura ad un nuovo assetto incardinato sul principio delle responsabilità istituzionali e di governo più vicine ai cittadini è in atto da almeno due decenni. Si sono alternate, nella storia del nostro Paese, accelerazioni riformatrici, improvvise e brusche frenate, veri e propri ritorni all’indietro nella prassi della vita amministrativa e politico-istituzionale di ogni giorno.

Questa vicenda nazionale altalenante ha inciso ed incide fortemente anche sul più generale processo di integrazione europea, nel quale il coinvolgimento degli enti locali nella definizione e nella attuazione delle politiche regionali di sviluppo e coesione territoriale assume un ruolo fondamentale per la realizzazione di tali politiche (nella partecipazione alla definizione dei programmi dei Fondi Strutturali, nel conferimento di funzioni gestionali, inerenti ai Programmi Operativi, nelle politiche urbane, nella unificazione attraverso il Quadro Strategico Nazionale della politica regionale, comunitaria e nazionale - QSN).

I Comuni italiani, associati nella quasi totalità nell’ANCI, che li rappresenta in tutte le sedi politiche ed istituzionali e che, tramite i rispettivi livelli associativi territoriali (ANCI Regionali), fornisce anche una capacità di azione progettuale ed operativa di alto livello implementativo dell’azione del governo locale, chiedono che la politica ed i partiti, quindi i candidati alla massima carica di governo regionale, nonché alle assemblee legislative regionali,  che si preparano al prossimo importante confronto elettorale, diano spazio centrale alla dimensione dei NUOVI RAPPORTI TRA REGIONI ED ISTITUZIONI LOCALI, quale principale leva per ridare prospettiva propulsiva allo sviluppo economico e sociale nei vari territori, condividendo e impegnandosi a promuovere dopo le elezioni un metodo nuovo di attuazione del federalismo autonomista, anche attraverso la previsione di un raccordo politico ed istituzionale stabile ed efficiente  tra gli organi di governo della Regione  e i rappresentanti politici delle  Anci regionali su tutti i provvedimenti e le decisioni  che intervengono su materie e funzioni di competenza  ed interesse comunale, ferma restando le funzioni di consultazione fra le assemblee legislative e i consigli delle autonomie locali, ove istituiti.

Nello scenario che ormai si è aperto irreversibilmente verso la riforma autonomista e federale della nostra Repubblica, le Regioni appaiono ancora oggi un ibrido tra imitazione dello Stato centralista e duplicazione delle attività di amministrazione diretta svolte dai Comuni e dalle altre amministrazioni locali.

La riforma della Regione, in senso autonomista e sussidiario (ed in senso sostanziale, non solo formale), rappresenta, pertanto, il primo punto all’ordine del giorno di una campagna elettorale che dovrà privilegiare sempre più il confronto sui contenuti, più che sulle alternative di immagine.

Se tra i punti di programma dei candidati alla Presidenza di Regione ed al Consiglio regionale non emerge con chiarezza il tema della riforma della identità, del ruolo e degli strumenti di azione dell’istituto regionale, un’altra occasione si sarà persa, ma si rischia anche di avviare un’altra legislatura incardinata, come da prassi decennale, sulle duplicazioni di attività, sulle incomprensioni, sugli antagonismi, sulle mancate collaborazioni con le Istituzioni locali, favorendo così l’ennesimo blocco del processo di realizzazione di un assetto autonomista e federale ancora una volta annunciato dalle Leggi dello Stato, ma poi non realizzato nella prassi politica, istituzionale e di governo regionale ed i cui prezzi vengono pagati dai cittadini in prima persona.

Il federalismo istituzionale ed il federalismo finanziario/fiscale rappresentano ormai le due colonne d’Ercole tra le quali dovrà passare la “nave” regionale. Se essa, invece, si mette di traverso, perché guidata senza una bussola strutturata anche dal confronto paritario con il sistema delle Autonomie, non solo ne pagheranno le conseguenze le comunità territoriali, sempre più condizionate da logiche economiche di competitività basate sulle eccellenze, ma è l’intero sistema Paese che ne trarrà nefaste conseguenze, sul piano economico ed occupazionale, innanzitutto.

L’assetto istituzionale complessivo del nostro Paese in senso autonomista e sostanzialmente federale è legge fondamentale della Repubblica dall’entrata in vigore della riforma del Titolo V della Costituzione del 2001. In essa fondamentali sono i principi di parità tra i vari livelli istituzionali e di governo (art. 114 Cost.) e di sussidiarietà normativa ed amministrativa a favore dei livelli di responsabilità e di governo più prossimi ai bisogni ed alle aspettative delle comunità territoriali (artt. 117 e 118 Cost.).

Finalmente anche all’altro principio fondamentale riguardante le molteplici e distinte responsabilità in materia di entrate e di spese (art. 119) è stata data una prima ed importante attuazione con la prima legge delega in materia di “federalismo fiscale”; così come la ulteriore evoluzione del quadro di garanzie per l’esercizio pieno delle funzioni e dei poteri locali sta per essere completata con il prossimo varo della “Carta delle Autonomie Locali”.

L’Anci Nazionale e le Anci regionali ribadiscono l’assoluta necessità di modificare obiettivi e regole del patto di stabilità vigente. Chiedono ai candidati che, definiti gli obiettivi dei comparti nazionali, si impegnino, una volta eletti, a realizzare o a portare a compimento veri patti di stabilità territoriali, peraltro già ammessi dalla legislazione attuale. Auspicano che da tutte le Regioni, nel rispetto e per la valorizzazione del principio di sussidiarietà,  sia esercitata una funzione di coordinamento nell'ambito dei principi stabiliti dalla legge di coordinamento della finanza pubblica in attuazione dell' art 119 della Costituzione e la facoltà di assegnazioni di risorse autonome e aggiuntive. In tal modo si introdurrà nell’ordinamento una maggiore elasticità nella gestione dei bilanci, fermo restando il raggiungimento degli obiettivi nazionali di finanza pubblica. Per raggiungere questo obiettivo richiedono che siano  rafforzati tutti gli strumenti di concertazione istituzionale attraverso un confronto preventivo da parte della Giunta regionale  con la rispettiva ANCI regionale che possa poi diventare il contenuto della legge da sottoporre all’intesa nel CAL.

L’impegno che chiediamo a tutti i candidati alla Presidenza della Regione ed al Consiglio regionale è quello di caratterizzare il ruolo della Regione quale legislatore ed ente programmatore, garantendo la piena responsabilità di gestione agli enti territoriali, attraverso un ampio e reale conferimento di funzioni a questi ultimi. Questo deve significare, nello svolgimento delle distinte ma convergenti funzioni di Governo e di Legiferazione regionale, che la caratteristica primaria dell’azione regionale deve essere quella di definire programmi, regole, azioni di indirizzo, di governo e di controllo di risultato, sempre basati sul rispetto del principio della sussidiarietà verticale e coerenti con il quadro ordinamentale generale di riferimento delle responsabilità di ogni livello istituzionale, assumendo nella centralità del confronto e della collaborazione con i Comuni e con gli organismi di loro rappresentanza la leva fondamentale ed un motore per lo sviluppo pieno, equilibrato e compatibile dei processi economici e sociali di ogni territorio.
In particolare, l’Anci nazionale e le Anci regionali, chiedono ai candidati alla Presidenza della Regione ed al Consiglio regionale un impegno esplicito su:

  1. Riforma dell’apparato regionale e delle politiche di governo e di sviluppo dei territori in senso autonomista. “Medice, cura te ipsum!”. Il tema della semplificazione non può essere tradotto nel superare con atto di imperio gli atti di governo dei Comuni. La più grande semplificazione sta nel superare la frammentazione delle responsabilità e al contempo la sovrapposizione di compiti e funzioni, invertendo il trend delle interferenze costanti sulle azioni di competenza propria delle Istituzioni locali.
  2. Apertura di tavoli di confronto con il sistema dei Comuni su quattro grandi ambiti di intervento al fine di superare le logiche politiche-amministrative parcellizzate e frammentate di intervento sul territorio con particolare riferimento a
  3. Pianificazione e programmazione di obiettivi quali leve strategiche per il e del governo locale. In particolare sono necessarie:
  4. una nuova “programmazione operativa regionale” (i programmi unificati alla scala regionale, i PO e i programmi FAS) che dovranno identificare le unità territoriali beneficiarie degli interventi differenziando le soluzioni fra città metropolitane, città e sistemi territoriali e privilegiando interventi a maggior valore aggiunto atti a: generare sviluppo economico, conoscenza, innovazione, elevando il livello e la qualità dei relativi servizi avanzati; assicurare vivibilità e sostenibilità ambientale in coerenza con gli obiettivi definiti nelle strategie di Lisbona e di Goteborg; migliorare le connessioni con le infrastrutture e le reti sovra-regionali e internazionali, ai fini della concentrazione di risorse e di interventi da realizzarsi attraverso progetti integrati e complessi secondo schemi e disegni progettuali flessibili;
  5. Specifiche politiche di valorizzazione dei piccoli Comuni, di semplificazione e rafforzamento di forme sempre più stabili di gestione associata dei servizi e delle funzioni, in particolare, delle Unioni di Comuni, intese non come Ente ulteriore ma come “Ente strumento”, espressione più forte e funzionale degli stessi Comuni, a beneficio dei cittadini, delle Regioni e dell’intero sistema delle Autonomie. Tutto ciò, in accordo con le rappresentanze degli Enti locali, nonché per favorire l’accesso a enti strumentali  più funzionali alla gestione associata da parte di comuni montani o ex montani.
  6. Visione unitaria delle politiche per il e del territorio come antidoto alla frantumazione delle competenze;
  7. Autonomia finanziaria e fiscale locale. Il federalismo fiscale è lo strumento per coniugare autonomia finanziaria e di governo e responsabilità dell’amministratore. La finanza locale non deve più vivere esclusivamente o primariamente di trasferimenti dello Stato e delle Regioni, ma deve essere fondata sulla autonomia derivante da compartecipazioni e autonomia impositiva. Si risponde così al principio di sussidiarietà alla base del federalismo e si potrà disporre di risorse adeguate allo svolgimento delle proprie funzioni. In questo modo il cittadino avrà anche la possibilità di giudicare in modo concreto le attività di governo, individuando responsabilità precise e decidendo se premiarla e punirla.
  8. Politiche di innovazione concordate con chi opera sui territori e non frutto di scelte ingegneristico-centraliste, spesso ispirate da mere logiche di business estranee alle finalità della pubblica amministrazione e degli interessi delle stesse comunità locali.
  9. Dare forma e sostanza al federalismo istituzionale e a quello finanziario/fiscale sul territorio regionale, affinchè non si riproducano i negativi modelli ereditati del centralismo e del paternalismo istituzionale. E’ necessaria non solo la concertazione, ma l’intesa con i Comuni e la loro rappresentanza su materie che riguardano direttamente gli enti locali.

E’ indispensabile proseguire un cammino di attuazione delle riforme che garantisca un assetto istituzionale equilibrato, ossia autonomia e responsabilità a ciascun livello di governo, risorse stabili ed autonome a carico della fiscalità generale capaci di sostenere la copertura finanziaria del complesso di funzioni assegnate a ciascun livello di governo, in attuazione dell’articolo 118 della Costituzione.

 

 

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