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Banda di rapinatori sgominata dai CC

 

Banda di rapinatori di Tir sgominata a Rosarno dai CC: 10 arresti

15 feb 10 Una banda di rapinatori è stata sgominata dai carabinieri a Rosarno. Dieci persone sono finite in carcere con l’accusa di far parte di una banda di rapinatori. Secondo le indagini, portate avanti dai militari dell’arma, il gruppo agiva nella piana di Gioia Tauro prendendo di mira autotrasportatori e conducenti di Tir. Numerose le munizioni e sequestrate assieme a due fucile ed una pistola. Le ordinanza di custodia cautelare sono state emesse dalla Procura di Palmi.

Nelle prime ore della mattinata odierna i Carabinieri di Reggio Calabria, hanno dato esecuzione a 10 ordinanze di custodia cautelare, nei confronti di altrettante persone indagate a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine e altri reati, residenti nel comprensorio della piana di Gioia Tauro. L'operazione denominata “GUN MAN”, trae origine da una delle numerose rapine perpetrate in danno di autotrasportatori nel territorio del comune di Rosarno, segnatamente sulle grandi vie di comunicazione che l’attraversano (SA- RC A3 e SGC Jonio – Tirreno). Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi e avviate la scorsa estate, hanno anche consentito, nel tempo ai Carabinieri di intervenire preventivamente, impedendo l’esecuzione di alcune rapine già pianificate, sequestrando armi micidiali tra cui fucili mitragliatori e fucili a canne mozze e pistole. Sulla scorta di quanto inizialmente accertato, ipotizzando l’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla commissione di rapine ed altri delitti contro il patrimonio, venivano avviate le attività di indagine, con intercettazioni telefoniche ed ambientali, con mirati servizi di inteligence e riscontri, le quali consentivano di individuare una pericolosa associazione per delinquere finalizzata alle rapine. A riscontro delle attività tecniche di indagine, nel tempo sono sttate arrestate 6 persone in flagranza di reato, e una persona è stata deferita allo stato libero. Tre le armi sequestrate e 402 le munizioni rinvenute e sequestrate. Il ricavato delle rapine veniva reinvestito in altre attività delittuose tra cui il traffico di droga.

Gli arrestati: Raffaele Chindamo, 23 anni, di Rosarno, celibe, nullafacente; Vincenzo Cambareri, 27 anni, di Rosarno, celibe, fornaio, sorvegliato speciale di p.s.; Claudio Cambareri, 21 anni, di Rosarno, celibe, fornaio; Rocco Marasco, 22 anni, di Rosarno, celibe, nullafacente; Alessandro Marando, 34 anni, di Rosarno celibe, nullafacente; Francesco Cambareri, 50 anni, di Rosarno, celibe, censurato, Vincenzo Cambareri, 22 anni, di Rosarno celibe. Michele Marasco 53 anni di Rosarno eTommaso Marasco 33 anni di Rosarno, sono stati tratti in arresto perché colti in concorso nella flagranza dei reati di detenzione illegale di armi clandestine, detenzione illegale di munizionamento e ricettazione.

Nel corso della perquisizione operata all’interno della masseria di Michele Marasco, 53 anni, padre di Rocco Marasco, sita in contrada Serricella di Rosarno, venivano rinvenute abilmente nascoste armi e munizioni: Un fucile da caccia marca beretta mod. A 301 calibro 12; un fucile da caccia marca Sabatti calibro 20; una pistola semiautomatica marca Beretta calibro 6,35; e le seguenti munizioni: 56 cartucce cal. 12; 133 cartucce cal. 20; 20 cartucce cal. 6,35. Tutte le armi erano con matricola abrasa.

Ipotesi di collegamento con le cosche. Al vaglio di investigatori e magistrati c’é anche l’ipotesi di un collegamento tra la banda e le cosche di Rosarno della ‘ndrangheta. ‘Un’ipotesi credibile - ha detto il procuratore, Giuseppe Creazzo - ma sulla quale, al momento, non abbiamo avuto riscontri, tanto che il fascicolo dell’inchiesta non è ancora stato trasmesso alla Dda di Reggio Calabria”. L’operazione, secondo quanto hanno riferito i carabinieri, ha avuto un effetto preventivo perché ha impedito l’esecuzione di altre rapine che il gruppo aveva già pianificato. “Malgrado agissero in una zona ad alta infiltrazione mafiosa - ha detto il procuratore Creazzo - gli arrestati potevano contare su una certa autonomia. Programmavano continuamente attività criminali e proprio per scongiurare nuovi colpi abbiamo deciso di eseguire gli arresti”.

 

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