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Prosegue la protesta al porto di Gioia

 

 

Porto di Gioia prosegue la protesta. Loiero chiede tavolo con Governo

03 feb 10 Prosegue nel Porto di Gioia Tauro la protesta degli otto lavoratori che ieri sono saliti su una gru, a 50 metri di altezza dopo la sospensione del confronto tra azienda e sindacati sulle procedure per l’attivazione della cassa integrazione ordinaria per 400 dipendenti. In nottata i lavoratori dello scalo hanno deciso di attuare un’assemblea permanente e di sospendere tutte le attività del porto per solidarietà con quanti protestano sulla gru. “La situazione - afferma Antonio Pronestì del Sul - è incandescente e i lavoratori sono intenzionati a portare avanti la lotta sino a quando non si chiariranno gli aspetti relativi al loro futuro. Resta in piedi l’impegno ad agire per sollecitare l’intervento del Governo nazionale”.

Loiero “Chiesto tavolo con Governo”. Solidarietà del presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, ai lavoratori del porto di Gioia Tauro in lotta. Mentre scioperano per evitare la cassa integrazione annunciata dalla società Medcenter, la Regione si sta impegnando per attutire la crisi delle famiglie e mediare. “Il sottosegretario con delega al porto di Gioia Tauro Sergio Laganà, sta interloquendo in queste ore con l'azienda – spiega Loiero – e contemporaneamente ho chiesto la convocazione presso il ministero delle Infrastrutture di un tavolo istituzionale per risolvere nella sede competente le problematiche che causano le attuali problematicità di Gioia Tauro”. “La Regione ha – ha aggiunto il presdidente Loiero – ha attivato una serie di misure anticrisi e di rilancio che tendono a far uscire dalle difficoltà un'infrastruttura strategica per lo sviluppo della intera Calabria. Bandi di interesse regionale ma calibrati anche sulle esigenze di Gioia Tauro possono dare sollievo. Abbiamo infatti messo in campo a misure come la formazione continua e l'incentivo per la nuova occupazione. Ma resta la preoccupazione per la situazione occupazione e il dabbno che si produrrebbe su famiglie non in grado di sopportare la crisi”.

Napoli (Pdl) "Governo miope". “Da anni vado denunciando la cecità dimostrata dai Governi nazionali e regionali calabresi sul Porto di Gioia Tauro”. Lo afferma in una nota la deputata del Pdl e componente della commissione parlamentare antimafia, Angela Napoli. “Ci si è soffermati solo - aggiunge - su nomine di commissari, sottosegretari regionali e autorità portuali, nel mentre prevaleva l’esclusiva attività di transhipment a favore della Mct, oggi Contship, e quella della ‘ndrangheta, tutto a discapito della polifunzionalità di quel Porto che avrebbe potuto e dovuto rappresentare il volano dello sviluppo per l’intera Calabria. Tutti gli atti ispettivi da me presentati nelle varie legislature su questa problematicità sono stati puntualmente disattesi dai Governi che si sono succeduti, compreso quello in carica”. “Oggi la Contship, che negli anni - prosegue Napoli - ha utilizzato ingenti finanziamenti pubblici e che è diventata concessionaria di buona parte della banchina del Porto di Gioia Tauro, osa mandare in cassa integrazione ben 400 lavoratori su 1.300 e addirittura minaccia di abbandonare lo stesso Porto. Penso che non sia ormai sufficiente esprimere la solidarietà agli otto lavoratori “barricati” su una gru all’interno del Porto, oggi appare indispensabile un immediato intervento del Governo e della Regione, chiamati non ad interessarsi di ulteriori nomine di Commissari e Sottosegretari regionali e Autorità portuali, bensì a trovare le iniziative adeguate a vincere la sfida che oggi viene lanciata dalla Contship”. “Penso - conclude - che la Piana di Gioia Tauro, sufficientemente piegata dalla pesante disoccupazione e dalla pervasività della ‘ndrangheta, non debba continuare a subire ulteriori colpi negativi”.

Tripodi (Pdci) "Pieno sotegno ai portuali in lotta". “Pieno sostegno alla vertenza dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che hanno annunciato scioperi, lotte e proteste dopo la rottura delle relazioni con l’azienda terminalista del Porto di Gioia Tauro che ha annunciato le procedure per la messa in cassa integrazione ordinaria di 400 maestranze tra operai ed impiegati”. A sostenerlo, in una nota, il segretario regionale e responsabile Mezzogiorno del Pdci-Federazione della sinistra, Michelangelo Tripodi. “Lavoratori disperati – sottolinea Tripodi – come dimostra la protesta degli otto operai che da ieri sera sono saliti su una gru, a 50 metri di altezza, e la decisione degli altri portuali dello scalo che hanno deciso in nottata di attuare un’assemblea permanente e di sospendere tutte le attività del porto per solidarietà con quanti protestano sulla gru”. “Un muro contro muro inaccettabile – spiega Tripodi – quello dell’azienda terminalista, la Medcenter Container Terminal, che dopo aver sfruttato per 15 anni le maestranze del porto più importante del Mediterraneo, facendo la fortuna economica del gruppo Contship, gira le spalle ai lavoratori e alla realtà produttiva più importante della Calabria. Con il pretesto del persistente andamento negativo dei traffici si profila una soluzione inaccettabile che metterebbe sul lastrico centinaia di famiglie di lavoratori la stragrande maggioranza delle quali sono monoreddito e vivono una situazione di assoluta incertezza”. Michelangelo Tripodi, che da sempre è attento alle problematiche legate al porto di Gioia Tauro, afferma “che l’azienda terminalista ha deciso già da tempo di ridisegnare la mappa del traffico commerciale di navi container in altri lidi penalizzando pesantemente lo scalo calabrese senza preoccuparsi minimamente di promuovere un piano industriale capace di traghettare l’azienda fuori dalla crisi”. “A tutto questo si aggiunge come sostengono compatte le organizzazioni sindacali – afferma ancora Tripodi – il totale menefreghismo del governo Berlusconi che invece di preoccuparsi di garantire proprio in questo periodo di crisi, lavoro e sviluppo nelle regioni economicamente più deboli penalizza il sud a vantaggio del centro-nord e che non solo non attiva il tavolo di confronto su Gioia Tauro ma è assolutamente incapace di affrontare con una mirata riforma la crisi della portualità italiana in generale. Il ministro Matteoli, infatti, nonostante sia stato più volte sollecitato dalla Regione e dai sindacati ad aprire un tavolo nazionale sul porto di Gioia Tauro ha disatteso clamorosamente questa richiesta, continuando a sbandierare proclami sulla realizzazione del ponte sullo Stretto, opera costosissima, inutile e dannosa”. “Come Comunisti Italiani e Federazione della Sinistra – spiega Tripodi – siamo quindi pronti a scendere in piazza a fianco dei lavoratori per chiedere a tutte le istituzioni preposte di avviare subito un confronto per salvaguardare l’attività produttiva del porto di Gioia Tauro e scongiurare il rischio degli ammortizzatori sociali che si stanno trasformando sempre di più nell’anticamera dei licenziamenti”. “In particolare – ribadisce ancora una volta Tripodi - si tratta di affrontare una discussione nazionale per porre al centro la questione l’abolizione della tassa di ancoraggio che aumenta i costi per le aziende e le società e indebolisce la capacità competitiva dei porti italiani a partire da quello di Gioia Tauro. E’ questo a cui dovrebbe pensare il governo Berlusconi e non alle passerelle elettorali che lasciano il tempo che trovano. Le vere priorità, infatti, per il nostro territorio – conclude Tripodi - si chiamano occupazione e sviluppo. Occupazione e sviluppo che vergognosamente le destre stanno completamente azzerando in Calabria e in tutto il Mezzogiorno con la colpevole complicità di amministratori locali e parlamentari meridionali e calabresi sudditi della politica antimeridionalista di Berlusconi e della Lega Nord”.

Censore "Serve un piano di rilancio". “La Calabria considera il Porto di Gioia Tauro come elemento strategico su cui basare l’economia dell’intera regione, non solo per la portata occupazionale che si concentra intorno a questa attività ma per le aspettative che da tempo si auspicano e che dovrebbero nascere intorno al porto se accanto alle operazioni di transhipment si avviassero percorsi di nuova occupazione legati all’indotto”. È quanto afferma, in una nota, Bruno Censore, presidente della Commissione Affari dell’Ue e relazioni con l’estero del Consiglio regionale che esprime solidarietà ai lavoratori che protestano per chiedere la difesa dell’occupazione e il rilancio dello scalo. “Oggi, invece - prosegue Censore - siamo costretti ad assistere all’ennesimo sfiorire di un’esperienza che costituisce una preziosa risorsa per questa regione e che viene intaccata dalla messa in cassa integrazione di circa 400 lavoratori, un terzo della forza lavoro complessiva che opera nel porto di Gioia Tauro. Appare bizzarro assistere oggi alla messa in cassa integrazione di centinaia di lavoratori mentre le statistiche ci confermano un incremento esponenziale su scala mondiale degli scambi delle merci via mare”. Censore, nella nota, ricorda di avere presentato “una puntuale interrogazione contenente la richiesta di spiegazioni sulle ragioni che avevano portato ad un calo di movimentazione dei container nell’hub di Gioia Tauro”. “Nell’esprimere tutta la mia vicinanza ai lavoratori su cui grava la cassa integrazione - sostiene Censore - ricordo che l’importanza del porto di Gioia Tauro va al di là dei confini regionali per la tipologia di attività che in esso viene portata avanti con professionalità e dedizione da lavoratori che ormai hanno acquisito un know how utile allo sviluppo non solo di questa regione ma dell’intera economia portuale. Il governo non può più lanciare solo proclami e poi girare gli occhi. Occorre un piano immediato per far rientrare la cassa integrazione per questi lavoratori e per scongiurare l’ulteriore depauperamento del porto di Gioia Tauro”.

De Gaetano (Prc) "Vicini alla protesta dei lavoratori". “Si sono arrampicati su una gru, consapevoli che solo con un gesto eclatante Roma si sarebbe accorta della crisi del Porto di Gioia Tauro”. È quanto afferma in una nota il segretario regionale di Rifondazione comunista, Nino De Gaetano. “Come centinaia di altri operai - aggiunge - in tutta Italia, stritolati da crisi aziendali e licenziamenti, anche i lavoratori dello scalo calabrese hanno capito che per farsi ascoltare dal Governo Berlusconi - lo stesso che pochi giorni fa a Reggio Calabria non ha ritenuto di riceverli, tenendoli lontani da piazza Italia - bisogna salire sui tetti, restare sospesi a decine di metri da terra, protestare nelle forme più estreme. In caso contrario si resta invisibili e senza voce. La lotta intrapresa dagli otto portuali di Gioia Tauro, che da martedì sera stazionano per protesta sulla gru 22, è il segnale evidente di quanto tesa e drammatica sia ormai l’atmosfera tra i lavoratori dello scalo dove la Mct-Contship prevede la cassa integrazione per 400 dei 1.300 operai, senza indicare tempi e dettagli del piano industriale che dovrebbe condurre l’azienda fuori dalla crisi”. “Le riunioni - prosegue De Gaetano - che si sono finora susseguite tra parti sociali e azienda non sono riuscite a rischiarare l’orizzonte, soprattutto per la latitanza di un Governo che in queste stesse ore, mentre gli operai di Gioia Tauro sono sospesi su una gru e quelli dell’Alcoa raccolti fuori da Palazzo Chigi, si preoccupa dei guai giudiziari del Premier votando il legittimo impedimento. Alle preoccupazioni dei lavoratori portuali, che vedono minacciato il proprio futuro e quello delle proprie famiglie, si deve rispondere immediatamente e con chiarezza. Deve essere chiara l’Mct, indicando ai sindacati quali strategie di rilancio intenda mettere in campo a Gioia Tauro, e deve essere chiaro l’impegno di tutte le istituzioni, a partire da quelle nazionali, nel sostegno di una delle poche realtà d’eccellenza della Calabria, frenata da non pochi ostacoli logistici (collegamenti ferroviari, in primis) e di sistema. Pianificare insieme il futuro di Gioia Tauro, riuniti ad un tavolo nazionale, non è più rinviabile ora che quel futuro sembra a rischio”. “Ai lavoratori portuali - conclude - che in queste ore stanno difendendo il proprio posto di lavoro, infine, Rifondazione comunista è pronta a garantire, oltre alla piena solidarietà, anche un supporto concreto: in questa delicata ed importante vertenza resteremo al loro fianco sostenendoli fino in fondo”.

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