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Nave dei veleni, impegni del Governo

 

 

Nave dei veleni a Cetraro, arrivano gli impegni del Governo

15 set 09 Arrivano i primi impegni del Governo per intervenire sul fronte delle navi dei veleni affondate in Calabria, a partire da quella ritrovata nei fondali cosentini. La Regione Calabria ha raggiunto il risultato con il Ministero dell’Ambiente, a seguito degli incontri che oggi ha avuto a Roma l’assessore all’ambiente Silvio Greco. Prima con il vice-capo di Gabinetto del ministro, poi con i direttori generali del Ministero ed i tecnici dell’Ispra è passata la linea di attivare una piena collaborazione tra gli organismi nazionali, la Regione e l’Arpacal. “Due gli accordi raggiunti a Roma –ha detto Greco- per non lasciare la Regione ad affrontare da sola questa emergenza, senza i mezzi e le competenze necessarie”. Il primo accordo riguarda l’impegno del Ministero dell’Ambiente per la ‘caratterizzazione’ a terra, attraverso indagini ed analisi da realizzare in collaborazione con Arpacal. Il secondo è un intervento a mare con la nave “Astrea” dell’Ispra, per effettuare rilevamenti su ogni tipo di campione in grado di fornire informazioni sulle tipologie e la diffusione degli inquinanti contenuti nei bidoni della stiva di quella che ormai sembra essere la nave fantasma Cunski. Un mercantile di 120 metri ufficialmente demolito in India, ma affondato dalla ‘ndrangheta davanti alla costa di Cetraro. Questa parte della ricerca avrà la supervisione dell’assessore all’ambiente della Calabria, Silvio Greco. “Fino ad oggi non era un risultato scontato questo primo impegno dello Stato –ha dichiarato Greco- in quanto è da anni che in Calabria la magistratura è a conoscenza di almeno tre affondamenti sospetti di navi con rifiuti pericolosi e tossici, ma per le indagini non erano mai stati forniti i mezzi, le risorse e gli strumenti necessari per scoprire la verità”

Procuratore Pace “Confermate mie tesi del '90”. Secondo il Procuratore capo di Brescia, Nicola Pace, quanto emerso dalle indagini sulla nave Kunsky affondata al largo delle coste calabresi, ''ha tutta l'aria di essere una conferma ai risultati investigativi ottenuti dalla procura di Matera'' di cui negli anni novanta era capo ''e di Reggio Calabria, con il pm Francesco Neri''. Il procuratore Pace spiega anche che ''all'epoca risultava gia' evidente, benche' non comprovato da elementi oggettivi, l'affondamento doloso di 42 navi con carichi di rifiuti anche radioattivi. Questo nell'ambito di un'attivita' delinquenziale posta in atto durante un'altra apparentemente legale''. Nell'indagine cui prese parte il magistrato bresciano, in particolare, emersero dati interessanti sulla presenza di una di queste navi, la ''Rigel'', a circa 2.400 metri di profondita', a Capo Spartivento, nello Ionio calabrese. Le operazioni di accertamento e di recupero sarebbero state particolarmente difficoltose e onerose e, nonostante la segnalazione al ministero della Giustizia, non si riusci' a procedere. All'origine dell'affondamento di navi radioattive vi sarebbe stata un'attivita' delinquenziale posta in essere da persone che avrebbero finto di ricorrere a un metodo scientifico e legale, allora individuato, per lo smaltimento di scorie radioattive. Si sarebbe dovuto procedere alla loro incapsulazione in siluri da spedire a velocita' altissima in fondali molto profondi e soprattutto fangosi, facilmente penetrabili. Qualcuno, venuto a conoscenza del progetto, sarebbe riuscito a ottenere le scorie da smaltire e il relativo indennizzo, agendo poi senza scrupoli attraverso l'affondamento di carrette del mare nel Mediterraneo, ma anche nell'alto Adriatico e nello Ionio. Tra gli investigatori impegnati allora vi fu anche il personale del Corpo forestale in servizio a Brescia che veniva chiamato, per l'alta competenza, anche in altre province. Il procuratore capo di Brescia ricorda con particolare commozione, infine, la morte, ufficialmente per cause naturali, del capitano Natale de Grazia, allora impegnato nel censimento delle navi al centro delle indagini

Il 23 settembre summit degli assessori regionali all’ambiente. La situazione relativa al ritrovamento del relitto di una nave, al largo della Calabria, che potrebbe contenere rifiuti tossici, sara' esaminata il 23 settembre prossimo in una riunione della Commissione nazionale degli assessori all'ambiente delle Regioni. Lo ha reso noto l'assessore all'ambiente della Regione Basilicata, Vincenzo Santochirico, che oggi ha incontrato il collega della Calabria, Silvio Greco, il quale convochera' la Commissione delle Regioni. La decisione di riunire gli assessori all'ambiente di tutte le Regioni italiane e' stata presa - ha spiegato Santochirico - ''poiche' riteniamo che il fenomeno delle navi affondate possa riguardare non soltanto il mare Tirreno. Ci preoccupa l'eventualita' che siano state affondate altre navi con carichi di materiale radioattivo''

Paura per altre navi nel Mediterraneo. Sarebbero trenta le navi ''a perdere'' utilizzate per smaltire rifiuti tossici e radioattivi nel bacino del Mediterraneo coinvolgendo 22 Paesi, tutti quelli rivieraschi. La scoperta del relitto di una nave colma di fusti che conterrebbero fanghi radioattivi, a meno di 11 miglia dalla costa calabrese, potrebbe essere infatti il primo elemento di un 'sistema' messo in atto dalle organizzazioni criminali per lucrare in un business ultramilionario. Per Silvio Greco, biologo marino e assessore all'Ambiente della Regione Calabria, e' ipotizzabile che il Mediterraneo (''un mare piccolo'' dice da esperto della materia) sia stato trasformato in vero e proprio cimitero di scorie nucleari. ''E' l'intero bacino: dall'Adriatico al Tirreno dal Canale di Sicilia all'Egeo - argomenta - ad essere coinvolto nell'inabissamento delle navi dei veleni, problema che oggi si presenta in Calabria, scoperto solo grazie alla testardaggine della Procura di Paola e della Regione''. A parlare da qualche anno dell'interessamento della 'ndrangheta in un affare gigantesco, quello dello smaltimento delle scorie nucleari, e' stato il pentito Francesco Fonti, legato per quasi trent'anni alle cosche della 'ndrangheta di San Luca, per conto delle quali ha messo a verbale di avere partecipato ad operazioni di inabissamento di tre navi. Fonti, per le sue rivelazioni, potrebbe essere sentito a breve dal procuratore di Paola (Cosenza), Bruno Giordano, che ha ripreso in mano l'inchiesta sulle ''navi pattumiera'' fatte colare a picco con i loro carichi di morte. ''Abbiamo assunto tutte le iniziative del caso - dice - per avere la possibilita' di sentire Fonti, fermo restando il fatto che la sua gestione si collega a competenze della Dda. Ci siamo mossi facendo tutti i passi necessari ma siamo consapevoli della presenza di aspetti procedurali di cui tenere conto''. Da Roma, dove e' stato oggi e dove ha ottenuto una serie di prime risposte come l'invio entro due giorni nelle acque calabresi della nave oceanografica Astrea dell'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e la predisposizione di una piattaforma di interventi di indagine, Greco evidenzia la necessita' che si faccia ''presto e bene''. E insiste: ''senza un meticoloso lavoro di indagine della magistratura con la necessaria verifica strumentale ottenuta dalla Regione Calabria, non si sarebbe giunti alla scoperta di cui si parla. Ora che il velo e' stato alzato bisogna realizzare una mappa mediterranea, perche' mancano all'appello forse trenta mercantili utilizzati per far sparire rifiuti tossici, nocivi e radioattivi''. ''E' evidente - aggiunge - che questi rifiuti creano un problema all'interno dell'ecosistema mediterraneo e quindi a tutta la popolazione dei 22 paesi rivieraschi''. Il dibattito politico, intanto, s'infiamma all'interno di un fronte bipartisan. Sulle navi dei veleni, fa sapere il deputato del Pd Ermete Realacci, il Governo rispondera' domani nel corso di un question time. Da destra, invece, il senatore Antonio Gentile, del Pdl, componente della Commissione parlamentare antimafia scrive al presidente dell'organismo, Beppe Pisanu per chiedergli di inserire in agenda una visita in Calabria. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sentira' la prossima settimana, anche su questo tema, i capi dei servizi segreti dell’Aise e Aisi, Bruno Branciforte e Giorgio Piccirillo.

De Rose (Confindustria) “Calabria trasformata in pattumiera”. “Non c’è davvero pace per questa nostra regione! Non bastano le continue e negative vicende che ne sconvolgono ormai la vita quotidiana oltre che civile e democratica, ora anche l’agghiacciante vicenda dei rifiuti tossici in fondo al mare calabrese”. E’ preoccupata e cupa la riflessione del Presidente degli Industriali calabresi, Umberto de Rose, sui risvolti che sta prendendo l’inchiesta sull’affondamento della nave al largo di Cetraro con tutte le sue nefaste conseguenze ambientali per il territorio calabrese. “Se tutto ciò che sta emergendo e che sembra ancora debba emergere con ulteriore pesantezza fosse confermato saremmo di fronte, oltreché ad una catastrofe senza precedenti per il nostro Paese, anche di fronte ad una triste constatazione di cosa è diventata la Calabria negli anni e di quale sia l’universale considerazione di cui abbia goduto e goda. Tanti i nemici di questa terra su cui spradoneggia e si nutre poi la ‘ndrangheta. Dai Governi nazionali agli Enti Governativi passando per la grande Industria internazionale e nazionale che hanno trasformato la nostra terra in una vera e propria pattumiera. Breve, troppo breve il passo che separa il sogno industriale e le tante promesse di sviluppo mai realizzato, con le sue incompiute e le sue cattedrali nel deserto, e l’essere diventata terra di conquista quando non anche di riciclo o di deposito di materie altamente tossiche: dopo Crotone ora anche Cetraro. E tutto ciò con buona pace di ogni nuova ipotesi di sviluppo basata sulla principale risorsa di cui oggi gode la Calabria ed il Mezzogiorno, il turismo. Quel turismo che fa leva proprio, per le caratteristiche morfologiche della nostra regione sulle risorse naturali. Ma il vero nemico capitale di questa nostra terra, ha proseguito De Rose, è senza ombra di dubbio la ndrangheta, che attraverso le sue azioni criminali a vasto raggio sta lentamente distruggendo la Calabria onesta sia sotto il profilo della libertà dei cittadini e delle imprese che sotto quello della salute e del diritto alla vita. E’ tempo, perciò, che tutta la società civile, e non solo la magistratura e le forze dell’ordine, si facciano seriamente e consapevolmente carico di questo drammatico problema perché, diversamente, le pur brillanti operazioni di polizia e la cattura di pericolosi latitanti, rischiano di non diventare decisive ai fini della risoluzione del problema. E’ una vera e propria “guerra senza quartiere” quella che va aperta alla’ndrangheta che deve vedere in prima fila imprenditori e cittadini con la consapevolezza che è necessario, oggi più di ieri, riprendersi quella dignità di essere calabresi oggi più violata che mai! Di questa “guerra” vogliamo, come Confindustria calabrese esserne gli attori principali. Ma un evento come quello della nave affondata al largo di Cetraro che è già di per sé così drammaticamente e straordinariamente importante, non può però, come sembra, essere trattato così tiepidamente e così asetticamente da parte del Governo nazionale. C’è bisogno di interventi forti efficaci ed urgenti e di una mobilitazione a tutti i livelli istituzionali. Quella che riguarda la Calabria, in questi giorni, è perciò una questione che riveste seriamente carattere di emergenza nazionale perché la portata e gli effetti di quanto sta venendo alla luce, grazie al brillante lavoro della Procura di Paola, possono davvero essere catastrofici e non solo per il territorio calabrese. Duplice dunque l’iniziativa quella di contrasto e di repressione della criminalità mafiosa e quella di bonifica e di tutela della salute dei cittadini. Bisogna perciò che si faccia chiarezza, ha concluso De Rose, e che si vada avanti uniti con coraggio ed iniziative idonee: lo dobbiamo ai calabresi, lo dobbiamo soprattutto alle future generazioni!”

Callipo “Fare subito luce”. “Per il bene dei cittadini Calabresi che vivono nella zona interessata dall'emergenza causata dalle - ormai nota su tutto il territorio Nazionale - “navi dei veleni”è necessario che venga fatta al più presto luce su quanto accaduto negli ultimi quindici anni lungo le coste del Tirreno cosentino”. Lo afferma l’industriale Pippo Callipo, di recente candidatosi alla presidenza della Regione Calabria. “I cittadini calabresi –afferma Callipo- hanno il diritto di sapere se la loro salute è a rischio, e il governo ha il dovere di mettere in campo tutte le misure necessarie per tutelarla. Resto allibito e sconcertato da questo fatto che dimostra, ancora una volta, come i poteri forti abbiamo considerato da sempre la Calabria e il suo mare; una sorta di discarica a cielo aperto, dentro la quale seppellire ogni nefandezza, nel silenzio complice di una classe politica troppo impegnata nell’opera di spartizione del potere. Ed ancora più sconcertante e grave è la totale mancanza di scrupolo, di valori, che ha portato a non considerare le ricadute che nel tempo, questo tipo di crimini, avrebbero avuto sulla salute di tutti i cittadini calabresi; come dimostrerebbe l'aumento di casi di tumore nel basso Tirreno cosentino. Nutro grande stima nei confronti del procuratore di Paola, Giordano Bruno, soprattutto per la determinazione con la quale conduce queste delicate indagini; per questo lo invito ad andare avanti con uguale tenacia, affinché, piena luce venga fatta su questa triste vicenda e le popolazioni possano ricevere le dovute risposte. Mi auguro che una volta accertata la verità dei fatti i responsabili vengano individuati e si proceda alle dovute operazioni di bonifica e messa in sicurezza del territorio.

Trematerra (Udc) “Serve commissione d’inchiesta”. Michele Trematerra, capogruppo dell'Udc alla Regione Calabria, ha chiesto, durante la conferenza dei Presidenti di gruppo, l'istituzione di una commissione d'inchiesta sui gravi fatti di Cetraro (CS). Lo rende noto l'interessando, aggiungendo che la richiesta e' stata formalmente supportata da altri presidenti di gruppo. ''Dobbiamo essere vigili e presenti - ha detto Trematerra - convocando d'urgenza una commissione che tenti di accertare, nei cinque o sei mesi rimasti per la legislatura, le responsabilita' eventuali e le cointeressenze registratesi. Non possiamo veramente concedere sconti a nessuno - aggiunge Trematerra - perche' qui c'e' in gioco il bene supremo, la salute dei cittadini messa a rischio da criminali incalliti che vanno perseguiti in tutte le direzioni''.

Guccione (Pd) “Allarme e preoccupazione” ''Il ritrovamento della nave a largo di Cetraro (Cs) e il suo carico sospetto di materiali radioattivi e' un fatto gravissimo che desta estremo allarme e preoccupazione. Il suo ritrovamento, inoltre, su indicazione di un pentito di ''ndrangheta getta ulteriori ombre ed apre scenari inquietanti di complicita', collusioni, silenzi ed affari criminali''. Lo ha detto Carlo Guccione, candidato alla Segreteria del Pd per la mozione Bersani. ''Per questo la Calabria tutta deve sostenere con forza e convinzione l'azione della magistratura e del Procuratore Giordano che con coraggio, competenza investigativa e spirito di servizio - aggiunge Guccione - hanno cominciato a fare luce su questa pericolosissima e torbida vicenda. Occorre assumere celermente ogni iniziativa idonea ad assicurare prioritariamente la salute dei cittadini e dell'intero ecosistema marino e successivamente occorre fare giustizia colpendo i responsabili ad ogni livello''. ''La Regione Calabria ha gia' fatto tutto quello che era in suo potere - dice Guccione - contribuendo in modo decisivo al ritrovamento dello scafo e ponendo in essere tutto cio' che le sue competenze gli consentono. Ora, pero', tocca al Governo nazionale esercitare fino in fondo le proprie prerogative e competenze''.

Pisanu “Commissione antimafia esaminerà questione”. Il Presidente della Commissione Antimafia Sen. Giuseppe Pisanu, rispondendo ad una espressa sollecitazione del Sen. Antonio Gentile, ha assicurato che ''la grave questione dei relitti navali contenenti residui tossici verra' esaminata nella prossima riunione dell'Ufficio di Presidenza''.

Iaconetti “Quanta ipocrisia da Minniti”. “La scoperta della Kunsky, affondata al largo delle coste di Cetraro con il suo terribile carico di rifiuti tossici, ha avuto quale primo, immediato effetto, quello di stimolare buona parte dei politici nostrani a rilasciare e diffondere dichiarazioni scontate, prive di efficacia e povere di contenuti”. E’ quanto afferma Antonio Iaconetti coordinatore regionale di Fare Ambiente e componente dell’Assemblea provinciale di Calabria Riformista. “Nell’editoriale pubblicato su di un giornale locale –prosegue Iaconetti- ed anticipato ieri da una nota dell’Ansa, Marco Minniti parla di “scenario inedito ed agghiacciante”. Francamente non posso credere che un ex rappresentante di Governo con delega agli Interni, non fosse a conoscenza delle denunce sollevate dagli ambientalisti fin dagli anni novanta e delle indagini condotte in merito dalla Procura di Paola negli anni passati. D’altra parte non posso neanche dirmi sorpreso. E’ una realtà che in Calabria si consumino una serie di atti illeciti ed illegali sotto gli occhi di tutti, istituzioni comprese. Cantieri che non rispettano le norme di sicurezza, edifici pubblici inagibili, scuole prive dei requisiti antisismici, lavoratori in nero o sottopagati e costretti a firmare buste paga fasulle. Tutti sanno e tutti fingono di non sapere. Proprio queste “distrazioni” sono alla base del degrado e dell’abbandono in cui versa il nostro territorio. Che almeno ai cittadini venga risparmiata tanta ipocrisia e tanto finto stupore”.

 

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