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La ndrangheta sugli appalti della Lombardia

 

Le mani della ndrangheta sugli appalti in Lombardia: 20 arresti tra Milano, Taranto, Crotone e Catanzaro. Sequestrati beni per 10 mln. A disposizione anche lanciarazzi Nato

16 mar 09 I carabinieri di Monza hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere stamattina nei confronti di oltre 20 persone, tra Milano, Taranto, Crotone e Catanzaro. Sono indagate per associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, tentato omicidio, estorsione. Nel corso dell'operazione, denominata 'Isola', sono stati inoltre eseguiti 18 decreti di perquisizione a carico di altri indagati a vario titolo coinvolti nell'indagine, in domicili e sedi di imprese in provincia di Milano, Como, La Spezia, Bergamo ed Alessandria. L'indagine era stata avviata oltre due anni fa dalla Compagnia Carabinieri di Sesto San Giovanni nei confronti di una presunta associazione di tipo 'ndranghestico secondo l'accusa radicata a Cologno Monzese. Le indagini hanno portato al sequestro di numerose armi e all'arresto in flagranza di reato di nove persone. Le ordinanze sono state emesse dal Gip di Milano su richiesta del pm della Direzione Distrettuale Antimafia, Mario Venditti. Secondo quanto riferito dai carabinieri, le indagini sono partite dopo che nella notte tra il 3 e il 4 ottobre scorso, colpi di arma da fuoco vennero esplosi a Cologno Monzese contro l'abitazione e l'auto di Marcello Paparo, imprenditore ed esponente di una storica famiglia della 'ndrangheta di Isola di Capo Rizzuto da tempo contrapposta a un altro clan di quella stessa area della Calabria. Gli elementi raccolti hanno confermato la presenza nel territorio di Cologno Monzese di clan collegati alle famiglie Nicoscia e Arena della 'ndrangheta calabrese e le loro attività finalizzate al riciclaggio di denaro sporco, favoreggiamento di latitanti e sfruttamento dell'immigrazione clandestina. Nel corso delle indagini, secondo i carabinieri, è stato possibile delineare i sistemi di intimidazione mafiosa con i quali l'organizzazione esercitava il controllo del territorio e riusciva a inserirsi nelle procedure di assegnazione di appalti di importanti società impegnate nella realizzazione di opere pubbliche, tra le quali quelle della realizzazione di alcune tratte dell'alta velocità delle Ferrovie Italiane. Notevole la qualità di armi a disposizione dell'organizzazione: Paparo è stato arrestato proprio per porto d'armi e detenzione illegale di due pistole. I provvedimenti restrittivi, uno dei quali ha riguardato anche un sottufficiale della Guardia di Finanza in servizio al Gruppo di Monza, è stata accompagnata dal sequestro di immobili, conti bancari e postali, polizze assicurative e società riconducibili agli indagati per un valore di oltre 10 milioni di euro.

Procuratore Minale “Individuata 3° generazione della ndrangheta”. "E' un'operazione particolarmente significativa: abbiamo individuato la terza generazione dell' 'ndrangheta in Lombardia'': così ha commentato stamani il procuratore della repubblica di Milano, Manlio Minale l'operazione 'Isola', che ha portato all'arresto di 20 persone, di cui nove indagate per associazione mafiosa. "La prima generazione - ha spiegato il procuratore della repubblica di Milano - si occupava di attività estorsive e di traffico di stupefacenti; la seconda, partecipava agli utili delle aziende, come soci occulti" delle stesse. Entrambe le generazioni svolgevano "attività parassitarie, di sfruttamento del lavoro altrui - ha precisato -. La terza generazione, invece, ha un ruolo funzionale: sono imprenditori attivi ma con metodi mafiosi. Ossia, utilizzano la forza di intimidazione e la collaborazione con le case madri" in Calabria. Anche se, quando comincia l'operazione dei carabinieri nel 2006, la faida tra le due famiglie principali (Nicoscia ed Arena) in Lombardia è ormai sedata per amor degli affari. "L'indagine - ha concluso Minale - ci ha permesso di toccare con mano l'attività dell'organizzazione: apre nuovi orizzonti investigativi e permette di formulare nuove strategie di contrasto"

A disposizione un lanciarazzi della Nato. Tra le armi a disposizione della cosca dei Paparo, i cui presunti appartenenti sono stati arrestati nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Dda di Milano, c'era anche un lanciarazzi in dotazione alle forze armate delle Nato. Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 22 persone, due delle quali attualmente latitanti. Giancarlo Paparo, fratello del presunto capo del clan Marcello, "deteneva - si legge nell'ordinanza - per conto del sodalizio un'arma da guerra del tipo 'controcarro' in dotazione alle forze armate della Nato". Giancarlo Paparo, infatti, si occupava, secondo l'accusa, dell'approvvigionamento e della custodia delle armi del gruppo.

Le mani sugli appalti delle infrastrutture della Lombardia. Il clan della 'Ndrangheta a cui appartenevano alcune delle persone arrestate nell'operazione Isola dei carabinieri di Monza, era riuscito a creare attorno a sé "un alone permanente di intimidazione" e imponeva "agli operatori economici del settore delle opere pubbliche, relative alla realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria Milano-Venezia, cosiddetta 'Alta Velocita'' e della quarta corsia dell'autostrada A4, nelle tratte dell'hinterland milanese e in Lombardia, l'assegnazione degli appalti per il movimento terra, secondo il sistema e le regole di spartizione della 'Ndrangheta''. Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano. La 'Ndrina dei Paparo, si legge ancora nell'ordinanza, era capeggiata da Marcello Paparo e si avvaleva della "fama di violenza e di potenzialità sopraffattrice di cosche alleate e/o collegate", come i Nicoscia, gli Arena e i Barbaro. In particolare, nell'ordinanza, si riporta il nome di Pasquale Barbaro, capo bastone dell'omonima cosca, morto nel 2007 a Pavia e che, secondo gli investigatori, avrebbe portato avanti negli anni una vera e propria intimidazione ambientale nel settore delle grandi opere pubbliche in Lombardia, sovrintendendo alla spartizione dei lavori nel settore tra le varie cosche operanti nella regione. .

 

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