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Maxi operazione dei CC nel catanzarese

 

Facevano pagare il pizzo a commercianti imprese, maxi operazione dei CC a Catanzaro Lido, 10 arresti

25 giu 09 Operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro per l'esecuzione di dieci ordinanze di custodia cautelare contro altrettante persone accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata ad estorsioni e danneggiamenti. L'operazione, coordinata dalla Procura antimafia di Catanzaro, vede l'impiego di 100 militari, supportati da unità cinofile e da un elicottero dell'ottavo Elinucleo di Vibo Valentia. Gli arresti scaturiscono da un'indagine, avviata negli ultimi mesi del 2004, che ha permesso di fare luce su una lunga serie di estorsioni e danneggiamenti ai danni di imprese di costruzioni e commercianti dell'area ionica catanzarese, ed in particolare nelle zone di Borgia e Catanzaro Lido. Gli arrestati, secondo l'accusa, sono legati alla presunta cosca dei Passafaro-Cossari-Falcone operante nella fascia ionica catanzarese. Ad alcuni arrestati vengono contestati anche i reati di spaccio di sostanze stupefacenti e alcune rapine. Le indagini condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno permesso di accertare le responsabilità per diversi casi di danneggiamenti e di estorsione a commercianti ed imprese nel quartiere Lido di Catanzaro ed a Borgia.

Questi i nomi delle persone arrestate nell'ambito dell'operazione "Falcos' condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro: Giuseppe Cossari, di 37 anni; Salvatore Abruzzo (32), Francesco Gualtieri (29), Antonio Garigliano (39), Massimiliano Corapi (33), Saverio Riverso (24), Eros Cavigliano, Massimo Ciancio (38), Aldo Dara (33) e Danilo Pontiero (27).

Associazione finalizzata ad omicidi. Era finalizzata anche al compimento di omicidi l'associazione a delinquere di tipo mafioso di cui facevano parte, secondo l'accusa, le dieci persone arrestate stamani nel corso di un'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro. E' quanto si legge nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Tiziana Macrì. Pur non contestando a nessuno degli arrestati il reato di omicidio, nell'ordinanza di custodia cautelare viene descritto il contesto in cui è maturato lo scontro che, a Borgia, ha mietuto vittime negli ultimi anni. In particolare, secondo i carabinieri, che lo definiscono "ipotesi investigativa", lo scontro è stato provocato da "fortissime tensioni interne all'associazione mafiosa riconducibili a rivalità intestine ed ambizioni dei singoli non più governate dal vincolo associativo che pure li legava". Sugli omicidi che si sono susseguiti nel corso degli ultimi anni, i carabinieri, con il coordinamento della Dda catanzarese, sta ancora indagando.

Pressione dei clan sui cantieri della zona. Aveva per oggetto l'attività estorsiva, mediante danneggiamenti nei confronti di imprenditori, operatori economici ma anche semplici cittadini, le rapine, le truffe e detenzione e spaccio di droga, il gruppo criminale che faceva capo a Giuseppe Cossari, di 37 anni, tra gli arrestati nell'operazione "Falcos" condotta dai carabinieri di Catanzaro con il coordinamento della Dda del capoluogo calabrese. Cossari, secondo gli investigatori, è ultimo esponente vivente della presunta cosca Passafaro-Cossari-Falcone operante nell'hinterland di Borgia dilaniata negli ultimi anni da conflitti interni culminati in una serie di omicidi oggetto, allo stato, di altre inchieste. In origine, della 'ndrina emergente, infatti, facevano parte anche i fratelli Rosario e Giulio Cesare Passafaro e Massimiliano Falcone. Sia i due fratelli Passafaro che Falcone sono stati uccisi negli ultimi anni i tre distinti episodi criminali. Gli interessi dell'organizzazione che operava nella zona che va da Roccelletta di Borgia e Catanzaro Lido hanno riguardato la presenza di cantieri e, soprattutto, l'esecuzione dei numerosi appalti come quello relativo ai lavori di adeguamento della variante della strada statale 106 e della realizzazione del nuovo scalo ferroviario di Germaneto (Catanzaro). "Le indagini - hanno spiegato gli inquirenti - sono state complesse e difficili in assenza di collaborazione e di denunce da parte delle persone sottoposte a estorsione". In particolare secondo quanto emerso nell'ambito dell'indagine, Massimiliano Falcone, ucciso nel novembre del 2006 assieme ad un suo parente mentre era latitante perché ricercato nell'ambito di un'inchiesta per un tentato omicidio, secondo gli investigatori, sarebbe stato eliminato per evitare che i continui controlli e le perquisizioni compiute dalle forze di polizia pregiudicassero l'operato illecito del clan. Falcone, invitato a costituirsi in modo da far cessare i controlli da forze dell'ordine che limitavano l'attività estorsiva, aveva rifiutato mettendosi in proprio e, anzi, effettuando a sua volta richieste estorsive a imprenditori e commercianti che già pagavano la protezione ai suoi ex soci. A seguito di queste azioni sarebbe maturata la decisione di uccidere Falcone, che si nascondeva in casa di un'altra persona, Luciano Babbino, ucciso a distanza di qualche settimana allo scopo di togliere di mezzo un possibile testimone scomodo. All'interno del gruppo criminale si sono verificati altri omicidi e tentati omicidi. "Si tratta - ha spiegato il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Antonio Lombardo - di situazioni più frequenti nelle organizzazioni di piccole dimensioni"

Patto di sangue dopo la morte del boss. La stipula di un "patto di sangue" dopo l'omicidio di Salvatore Pilò, reggente della cosca Giacobbe di Borgia (Catanzaro), è alla base dell'indagine che ha portato all'esecuzione da parte dei carabinieri di Catanzaro di dieci ordinanze di custodia cautelare. L'accusa è di associazione a delinquere di stampo mafioso dedita a danneggiamenti, estorsioni e spaccio di droga. L'indagine che ha consentito di sgominare la presunta cosca Passafaro-Cossari-Falcone, operante nella zona dell'hinterland di Borgia, è stata coordinata dalla Dda di Catanzaro. Gli arresti sono stati eseguiti a Borgia, Catanzaro, Cosenza, Torino e Firenze. L'operazione dei carabinieri, denominata in codice "Falcos" (abbreviazione dei cognomi Falcone e Cossari), ha preso spunto da una serie di eventi criminali avvenuti tra la fine del 2003 e il 2004 nell'hinterland di Borgia. L'attività investigativa, nell'arco del periodo, si è basata su riscontri a atti intimidatori, incendi di escavatori e ruspe e intercettazioni. Sullo sfondo si sono delineati anche omicidi e tentati omicidi all'interno della consorteria, che non rientrano nell'indagine conclusa oggi ma sono oggetto di un'altra inchiesta, hanno portato gli investigatori a fornire una lettura complessiva dell'associazione di stampo mafioso. "All'interno della 'ndrina emergente - ha detto il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Antonio Lombardo incontrando i giornalisti con i vertici dell'Arma provinciale - si usava il delitto di sangue come mezzo di regolazione dei conflitti"

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