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Furti e danneggiamenti alla coop Valle del Marro

Nuovi furti e danneggiamenti alla coop della Valle del Marro-Libera Terra

11 feb 09 Nuovi furti e danneggiamenti sono stati compiuti contro la Valle del Marro-Libera Terra, la cooperativa sociale agricola di Libera costituitasi tre anni fa per il riuso di terreni confiscati alla 'ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. L'ultimo caso riguarda l'uliveto di nuovo impianto realizzato in località Principe di Cordopatri, nella frazione Castellace del Comune di Oppido Mamertina. Su segnalazione dei carabinieri, i dirigenti della cooperativa hanno scoperto che 30 piante di ulivo cultivar ottobratico erano state estirpate e portate via. I ladri hanno creato un varco tranciando la recinzione in filo spinato e abbattendo alcuni pali in cemento. "Probabilmente il timore di essere sorpresi dai carabinieri - è scritto in una nota della cooperativa - che stanno svolgendo un accurato controllo del territorio e hanno avviato una proficua collaborazione con la cooperativa, ha convinto gli ignoti ad interrompere il furto e a rinunciare ad altre piante. Questa circostanza ha scongiurato che il furto e i danni all'uliveto fossero più consistenti". Sul fondo confiscato, prima dell'assegnazione per finalità sociali, ricorda la cooperativa, "migliaia di piante di ulivo giovane erano andate perse nel tempo per via del lungo stato di abbandono e per l'azione di diversi incendi, probabilmente di natura dolosa". Nella scorsa estate la cooperativa, con l'aiuto dei volontari dei campi di lavoro antimafia "E!state liberi" ha reimpiantato 1.355 alberelli di ulivo di ottima qualità. La criminalità, già in passato aveva colpito l'azienda sabotandone i mezzi, rubando macchine e attrezzature agricole, devastando strutture, disseminando messaggi minacciosi. ''Questo furto - ha affermato Giacomo Zappia, presidente della cooperativa - non va sottovalutato. E' il segnale della ripresa dell'attività criminale contro il positivo che in questa terra stiamo cercando di costruire". "Dopo una lunga pausa - ha proseguito - la mafia torna a colpire 'in sordina', per mettere alla prova la cintura di sicurezza creata attorno al nostro lavoro, per valutare le reazioni e, in presenza di un calo di attenzione sui beni confiscati, per colpirci più duramente e togliere così coraggio al territorio. Confidiamo nell'operato e nell'intervento delle forze dell'ordine, già ampiamente dimostrato in altre circostanze, per impedire un'escalation di eventi criminosi contro la nostra azienda che si occupa anche della gestione di beni sequestrati". Per Domenico Fazzari, vice-presidente della cooperativa, "chi ha colpito quell'uliveto, forse mirava anche a vanificare la fatica dei giovani dei campi di lavoro, che con generosità e tanto sudore hanno lottato con i denti, sopportando una micidiale calura estiva, per trasformare un terreno arido in un giardino di piccoli ulivi. Se da un lato quei giovani provenienti da ogni parte d'Italia si devono sentire toccati e feriti da questo crimine che colpisce un bene che è di tutti e che con il loro lavoro hanno adottato, dall'altro trovano in questo episodio la conferma di aver fatto questa estate una scelta determinante per il cambiamento. Una scelta che oggi interpella ancora di più la loro coscienza per un impegno più maturo nel loro territorio". "Nessuno - è stato il commento di don Pino Demasi, referente di Libera per la piana di Gioia Tauro - deve abbassare la guardia perché le mafie non rinunciano facilmente all'obiettivo di isolare, svilire e far fallire l'economia del progetto Libera Terra che crea consenso sul territorio. La lotta alle mafie si snoda lungo un percorso tortuoso, spesso in salita, che richiede continuità, coerenza e strategie. Se questo percorso non sarà un onere di pochi ma un cammino condiviso da tutti, istituzioni, operatori economici, associazioni, cittadini, in futuro ad essere sradicati non saranno gli alberi ma la mentalità mafiosa"

 

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