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Maxi blitz antiusura della Finanza

 

Operazione “Easy Money”, maxi blitz antiusura della Finanza nel lametino e nel vibonese: 11 arresti, colpite cosche Fiarè, Mancuso, Anello. Funzionario tribunale denunciato

20 ago 09 Undici arresti sono stati effettuati dagli uomini del Gruppo Investigativo sulla criminalità organizzata della Guardia di Finanza di Catanzaro coadiuvati dai colleghi del Servizio Centrale con sede a Roma e dai Baschi Verdi di Vibo Valentia e Lamezia Terme, a seguito di indagini coordinate dalla Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Otto persone sono state condotte in carcere e tre agli arresti domiciliari per usura ed estorsione - reati aggravati dall’uso del metodo mafioso - nonché di truffe al bilancio regionale in materia di finanziamenti agevolati, per oltre un milione di euro, per le quali risulta indagato a piede libero un funzionario del Tribunale di Lamezia Terme. Altre sei persone sono state invece colpite dalla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, mentre altre dodici risultano attualmente denunciate a piede libero. Tre milioni di euro il giro d’affari usurario accertato. Le indagini, durate oltre circa due anni, sono iniziate grazie alle dichiarazioni di alcuni imprenditori agricoli locali, ed hanno coinvolto, nel tempo, un’articolata rete di soggetti usurai orbitanti intorno alle cosche attive nel territorio del lametino e del vibonese (ANELLO-FRUCI, MANCUSO e FIARE’). Per giungere agli scopi illeciti, gli usurai concedevano prestiti approfittando dello stato di bisogno delle vittime, applicavano tassi di interesse anche oltre il 140% annuo e, in caso di incerto recupero del denaro dato, ricorrevano ad intimidazioni, minacce dirette o implicite e, ove necessario, a mirate azioni estorsive. L’analisi dei documenti sequestrati e delle operazioni bancarie, ha poi permesso di ricostruire nei minimi dettagli le singole transazioni usuraie poste in essere ai danni delle vittime. In particolare, le indagini hanno fatto emergere che:

• spesso erano proprio i soggetti in difficoltà finanziaria a ricercare le persone in grado di prestare loro denaro, sebbene non siano mancati casi in cui erano gli stessi usurai che, conoscendo lo stato di bisogno delle potenziali vittime, offrivano spontaneamente denaro ad usura ovvero le indirizzavano verso altri soggetti di loro conoscenza;

• la forma più ricorrente di finanziamento usurario consisteva in prestiti in danaro contante, con previsione di rientro del capitale a breve termine per importi iniziali non elevatissimi e con il contestuale rilascio da parte dell’usurato di un assegno postdatato a titolo di garanzia di un importo comprensivo anche dell’interesse.

• tra le parti vi era, spesso, la tacita intesa che in caso di impossibilità di rimborso alla scadenza, il prestito si sarebbe potuto rinnovare previo pagamento dell’interesse mensile fisso, realizzandosi così il cosiddetto prestito a fermo, attraverso il quale il debitore continua a corrispondere per lungo tempo somme mensili a copertura del solo interesse, fermo restando l’obbligo dell’integrale rimborso della somma finanziata.

• spesso, gli imprenditori usurati per poter saldare i loro debiti, si sono dovuti rivolgere ad altri usurai, Si parla in questo caso di “usura incrociata”. Nel corso delle indagini è stata poi accertata una tentata truffa ai danni del bilancio regionale per circa un milione di euro in materia di finanziamenti agevolati per l’acquisto di macchinari agricoli ai sensi della legge n. 1329/65 (c.d. legge Sabatini), realizzata mediante la produzione di fatture per operazioni inesistenti e l’esibizione di falsa documentazione contabile ed extracontabile.

Il meccanismo fraudolento era stato architettato e pressoché imposto agli imprenditori sotto usura da alcuni usurai i quali, consapevoli delle insanabili condizioni finanziarie delle loro vittime, le avevano indotte a reperire le liquidità necessarie per far fronte ai debiti contratti attraverso operazioni illecite. In tale ambito, oltre ai materiali artefici della truffa e ai titolari delle imprese venditrici compiacenti, è emerso il coinvolgimento di un funzionario del Tribunale di Lamezia Terme il quale ha agevolato la commissione del reato attestando falsamente l’apposizione dei contrassegni di legge su macchinari che, in realtà, non erano mai stati acquistati. La tempestiva segnalazione degli inquirenti al competente organo regionale ha consentito di bloccare la procedura di erogazione dei finanziamenti, impedendo così la consumazione della truffa. Si riporta in allegato l’elenco nominativo dei soggetti raggiunti dai provvedimenti restrittivi.

Gli arresti: Per custodia cautelare in carcere BEVILACQUA Luigi Ferruccio, anni 61 di Vibo Valentia; ANELLO Antonio, anni 55 di Curinga (CZ); NOTARIS Italo Giuseppe, anni 70 di Maida (CZ); NOTARIS Francesco, anni 39 di Maida (CZ); CICONTE Domenico, anni 41 di Sorianello (VV); CICONTE Gaetano, anni 36 di Sorianello (VV); FRUCI Vincenzino, anni 33 di Lamezia Terme (CZ); GASPARRO Gregorio, 38 di San Gregorio D’ Ippona (VV).

Persone colpite da custodia cautelare agli arresti domiciliari: LEPORACE Cesira, anni 61 di Lamezia Terme (CZ); LUCCHINO Antonio, anni 34 di Lamezia Terme (CZ); LUCCHINO Gianluca, anni 29 di Lamezia Terme (CZ).

Persone colpite da obbligo di presentazione alla P.G.: DAFFINA’ Domenico, anni 41 di Vibo Valentia; GULLO Vincenzo, anni 49 di Curinga (CZ); LOMBARDI Giovanni, anni 50 di Avellino; LONGO Francesco, anni 43 di Sambiase (CZ); TULOSAI Salvatore, anni 50 di Vibo Valentia; VENTURA Francesco, anni 40 di Vibo Valentia.ù

Funzionario Tribunale denunciato. Un funzionario del tribunale di Lamezia Terme e' stato denunciato per i reati di falso e truffa. L'uomo e' coinvolto nel filone dell'indagine che riguarda la tentata truffa delle vittime degli usurai che volevano ottenere i fondi della legge Sabatini per pagare i loro debiti. Il funzionario del tribunale avrebbe prodotto dei falsi documenti che dimostravano l'acquisto, da parte degli imprenditori vittime degli usurai, di mezzi agricoli che in realta' non erano mai stati comprati. Nell'inchiesta dei finanzieri sono coinvolti anche i titolari di aziende per la vendita dei macchinari agricoli che, attraverso false fatture, attestavano l'avvenuto acquisto.

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