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Agricoltura: calano consumi, ma esplode made in Italy

 

Conferenza sull’agricoltura: in Italia calano i consumi ma esplode il “made in Italy”

21 giu 08 I consumi calano, ma il "made in Italy" di qualità è sempre più apprezzato all'estero: per i nostri prodotti Dop (Denominazione di origine protetta), Igp (Indicazione geografica protetta) e Stg (Specialità tradizionale garantita) il 2007 è stato un anno double face: con aumenti anche del 20% dell'export (rispetto al 2006) e un mercato interno in difficoltà (calo degli acquisti dell'1,6%). I dati sono emersi a Lecce durante la Conferenza economica promossa dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori che si è conclusa oggi. I nostri prodotti di qualità e tipici, secondo la Cia, nonostante l'andamento non esaltante dei consumi nello scorso anno, continuano a brillare e l'agricoltura italiana resta leader incontrastata in Europa. Tanto che l'Italia ha consolidato il suo primato con il maggior numero di prodotti a denominazione di origine tutelata con 171 marchi su un totale di 799 riconosciuti. Una quota che, è stato sottolineato dalla conferenza, supera il 21% del paniere europeo. Dopo l'Italia ci sono la Francia con 156 denominazioni, la Spagna (116) e il Portogallo (105). Il valore economico complessivo (produzione e consumo) delle produzioni italiane è di circa 9 miliardi di euro. La Cia rileva che sull'agricoltura, in termini di materie prime utilizzate o prodotti agricoli venduti direttamente, il paniere del tipico attiva una produzione di circa 3,5 miliardi di euro per il 95% riconducibile a formaggi e carni lavorate (salumi e prosciutti). Nello scorso anno il valore alla produzione delle denominazioni italiane - segnala la Cia - ha toccato i 5 miliardi di euro (il dieci per cento della produzione lorda vendibile), contro i 3,9 miliardi della Francia e gli appena 0,7 dei prodotti Dop e Igp spagnoli. A tirare l'export nel 2007 sono stati Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma e il San Daniele che hanno avuto crescite sino ad oltre il 22 per cento in un anno. Le nostre Dop e Igp, rileva infine la Cia, hanno conquistato un po' tutti i mercati mondiali, dagli Usa all'Oceano, dall'Europa all'Asia. Il tutto anche in presenza di un'agropirateria sempre più aggressiva che continua a provocare danni notevoli al 'made in Italy' agroalimentare. Diverso il discorso per i consumi. Anche questi prodotti a marchio, secondo la Cia, si sono, in pratica, allineati al calo che si è registrato nell'intero settore agroalimentare. A determinare la flessione sono stati, tuttavia, soprattutto i formaggi Dop che hanno registrato un meno 2 per cento. Stabili, invece, le vendite di salumi, mentre crescono gli oli. Per gli ortofrutticoli la flessione è stata dello 0,5 per cento.

No agli aiuti ai biocarburanti. Avvio di programmi seri e concreti per aiutare i paesi più poveri della Terra a sviluppare le loro agricolture; decisa azione per contrastare speculazioni che fanno lievitare a prezzi record le materie prime agricole (grano, mais, riso) provocando una drammatica emergenza di cibo; abolizione dei sussidi per le coltivazioni destinate ai biocarburanti; fermo 'no' a politiche neo-protezionistiche e all'uso degli Ogm. Sono queste le indicazioni più significative emerse oggi a Lecce nella tavola rotonda sulla crisi dei mercati agricoli internazionali che ha concluso la seconda Conferenza economica promossa dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori. All'incontro hanno partecipato, tra gli altri, il presidente nazionale della Cia, Giuseppe Politi, e il sottosegretario alle politiche agricole Antonio Buonfiglio. Nel concludere l'incontro, Politi ha sottolineato che "la soluzione dei problemi alimentari dei Paesi in via di sviluppo richiede politiche nuove". "Fino ad ora - ha detto - abbiamo assistito ad una crescita consistente di importazioni di prodotti agricoli in questi Paesi. In pratica, anziché favorire la modernizzazione dei sistemi agricoli locali, si è preferito optare per l'acquisto dall'estero". "E' - ha detto - una politica sbagliata che va abbandonata". "E' vero - ha continuato Politi - che davanti all'emergenza di milioni di persone che muoiono di fame occorre intervenire con aiuti; ma è altrettanto vero che bisogna cominciare a pensare in maniera diversa cercando di far crescere le agricolture di questi paesi attraverso ricerca e innovazione". Per i più poveri del mondo - è stato rilevato durante la tavola rotonda - i rincari si sono tradotti in maggiore povertà e vulnerabilità ad ulteriori possibili squilibri. Gli alimentari rappresentano il 10-20% della spesa nelle economie industrializzate, il 60-80% nei paesi in sviluppo, molti dei quali sono importatori netti. Il che, ovviamente, rende i nuclei familiari di questi paesi estremamente sensibili alle oscillazioni dei prezzi dei generi alimentari. Nell' incontro la Cia ha ribadito il suo giudizio positivo sull'abolizione dei sussidi destinati alle coltivazioni 'no food', per i biocarburanti, perché questi, secondo la Confederazione, sottraggono risorse alimentari fondamentali. Ha riaffermato anche la sua contrarietà agli Ogm "che non risolvono i problemi delle agricolture dei paesi più poveri né sono la panacea della fame del mondo". "Non vorremmo - ha detto Politi - che dietro i rincari di materie prime alimentari, come grano, riso, mais, ci siano quelle multinazionali che spingono per le loro sementi geneticamente modificate". Durante i lavori è stato anche sottolineato il pericolo incombente del neo-protezionismo. Per questo motivo - è stato rilevato - occorre evitare l'innalzamento delle barriere doganali e nuove politiche dei dazi che avrebbe un effetto fortemente negativo specialmente per i paesi più poveri. Alla tavola rotonda, introdotta dal vicepresidente della Cia Enzo Pierangioli, sono intervenuti,anche l' assessore regionale pugliese alle Risorse agroalimentari, Enzo Russo, il sen.Alfonso Andria, ministro ombra dell'agricoltura del Pd, Fernanda Guerrieri, responsabile Operazioni di emergenza della Fao, e l'arcivescovo di Lecce, mons.Cosmo Francesco Ruppi.

Il mercato del made in Italy taroccato vale 60 mld. Supera la metà del valore dell'agroalimentare italiano ed è tre volte superiore alle esportazioni nazionali di settore. E' il volume d'affari da capogiro, oltre 60 miliardi di euro l'anno, del mercato del made in Italy taroccato dell'agroalimentare. Di questo Italian sounding, cioé il mercato parallelo dei falsi, si è parlato oggi a Lecce nella giornata conclusiva della conferenza economica nazionale. Ad alimentare l'agropirateria, secondo la Cia, è una "normativa internazionale lacunosa". Il più copiato è il Parmigiano Reggiano, seguono il prosciutto di Parma e quello di San Daniele, il Grana Padano, la Mozzarella di bufala e l'Asiago. Ma all'insegna del falso italiano all'estero si trova di tutto: spaghetti di grano tenero venduti come 'made in Italy' nei supermercati statunitensi, canadesi e inglesi; pomodori con l'etichetta 'Napoli' e 'Campania', inscatolati in Cina o in qualche paese del Nord Africa; salse dai sapori improponibili, pizze napoletane che hanno tutto meno che le caratteristiche del 'prodotto' emblema della nostra immagine all'estero. Nei ristoranti si può trovare un piatto di penne all'amatriciana, con pasta e sugo (un'improbabile miscela di bacon, pomodoro e cipolle) che arrivano dal Wisconsin; formaggi come il parmigiano, la fontina e il gorgonzola, provenienti da chi sa quale paese, o Mortadella tipo Bologna, o un Chianti prodotto in Cile. L'Italia, subito dopo la Francia, è la più colpita dall'agropirateria. Nel nostro Paese si realizza più del 21 per cento dei prodotti a denominazione d'origine registrati a livello comunitario. A questi vanno aggiunti gli oltre 400 vini Doc, Docg e Igt e gli oltre 4000 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti nell'Albo nazionale. La situazione, secondo la Cia, è di estrema gravità: ci troviamo davanti ad un immenso supermarket del falso. Anche il gorgonzola sta avendo successo in questo mercato del 'bidone alimentare' tanto che lo si trova sotto il nome taroccato di Tinboonzola e di Cambozola. Per trovare i falsi Dop e Igp basta andare su Internet: in molti siti si possono acquistare formaggi come il Parmesan o il Regianito, il Provolone e l'Asiago, prodotti nel Wisconsin (Usa), la Robiola del Canada, la Mozzarella del Texas, la Fontina made in China, i pomodori San Marzano coltivati in California, i fiaschi tricolore di Chianti, statunitensi e australiani, il Prosciutto di San Daniele di una ditta americana.

Buonfiglio “Filiera troppo lunga”. "Oggi, come il vertice della Fao ha dimostrato, la produzione agricola ritorna centrale nel modello di sviluppo", ma c'é una filiera troppo lunga con troppi passaggi "che finiscono per non fare guadagnare né i produttori né i consumatori". Lo ha detto il sottosegretario per le politiche agricole Antonio Buonfiglio a margine della conferenza economica nazionale della Cia che si conclude oggi a Lecce. Secondo Buonfiglio, il settore "affronta un periodo in cui ritorna per lo meno la valenza culturale della produzione agricola dopo anni in cui gli agricoltori e chi si occupava di questo doveva valorizzarla partendo da altri settori". Occorre però intervenire sulla filiera: "é evidente - ha detto - che alcuni passaggi intermedi vadano eliminati. Bisogna ricominciare da dove purtroppo ci si è bloccati due anni fa: il provvedimento di regolazione dei mercati che in qualche modo deve accorciare la filiera e consentire un incontro più virtuoso tra produttori e consumatori".

 

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