HOME, Torna alla pagina Indice
Citta' di Cosenza , Torna alla pagina Indice
Dir.resp. Pippo Gatto
Home . Cronaca . Università . Sport . Politica . Link . Cultura . Spettacoli . Calcio . Forum . Meteo .
Hinterland
 Rende
 Castrolibero
 Castiglione
 Servizi on Line
 Segnala i problemi 
 Famacie di Turno 
 Gare e Appalti 
 Bandi e Concorsi 
 Cinema 
 Scrivi alla Redazione 


 
 Turismo
 I Monumenti
 Mappa dell'Hinterland
 Centro Storico
 Notizie per i visitatori
 Rubriche
 Alimentazione
 Ambiente
 Attualità/Cronaca
 Consumatori
 Cronaca Rosa e Gossip
 Cultura
 Diritti del Cittadino
 Economia e Finanza
 Innovazione e Tecnologia
 Politica e Sociale
 Servizi Speciali e Dossier
 Sindacati
 Spettacoli
 Sport
 Partecipativi
 Chat
 Forum
 Scienza
 Informatica
 Innovazione
 Scienza
 Associazioni
 Salute
 Prevenzione
 Sanità e Salute
 Scuola e Giovani
 Scuola
 Musica
 Università




Previsioni: Epson Meteo


Cronaca
Intercettazioni: è polemica

 

Scoppia il caso intercettazioni, Sono 13 mila al giorno in Italia per un costo di oltre 300 milioni di euro. Catanzaro e Reggio tra le più “origliate”. Ma chi controlla i controllori?.

01/08 La situazione creata dall'intercettazione telefonica di conversazioni tra il presidente dell'Unipol, Giovanni Consorte, nelle quali compare anche il nome del giudice Francesco Castellano e' oggetto di una relazione che il procuratore dirigente di Roma Giovanni Ferrara ha inviato al ministro Guardasigilli, al Consiglio Superiore della magistrato e la Procuratore Generale della Cassazione per illustrare loro lo stato dell'inchiesta sui risvolti romani della scalata alla Bnl. Lo stesso procuratore Ferrara ha spiegato che si tratta di un atto dovuto e che nel documento viene ricostruita tutta la situazione dell'indagine, che per il momento non vede alcun indagato e nella quale sono stati configurati contro ignoti i reati di aggiotaggio, ostacolo all'attivita' della Consob e dell'organo di vigilanza nonche' turbativa di mercato. Nella relazione si sottolinea tra l'altro che nonostante la delicatezza di quanto emerge dalle conversazioni una delle quali fa riferimento proprio al giudice Castellano, non emergono motivi che possano determinare un trasferimento ad altro giudice. Di conseguenza il fascicolo resta affidato al procuratore aggiunto Achille Toro. I magistrati, comunque, approfitteranno del periodo feriale per studiare a fondo le carte ricevute dalla Procura di Milano.
La vicenda delle intercettazioni telefoniche di politici, manager e banchieri sta sollevando anche un altro grande problema collegato con il potere che hanno i gestori delle telecomunicazioni. I grandi network della telefonia, sia fissa sia cellulare, sono infatti in grado non soltanto di conoscere chi e' intercettato e da chi, ma anche di sapere se il suo concorrente, un impreditore o un banchiere, ha o meno rapporti con questo o quel politico. Tutto cio' grazie alle centrali che da Wind a Telecom possiedono fra Roma, Milano e Napoli. Accanto ai gestori si muovono, poi, una decina di imprese private di piccola dimensione che svolgono consulenza per le procure piu' importanti, che sono in grado di risalire, grazie agli incarichi ricevuti dai magistrati al traffico telefonico di chiunque. Per legge tutti i dati dopo essere stati utilizzati per una indagine giudiziaria dovrebbero essere distrutti o consegnati agli archivi e alle cancellerie dei tribunali. Ma recenti casi hanno evidenziato che negli archivi privati rimangono milioni di dati, che potranno servire ancora per i magistrati, ma anche per altri scopi. Ci sono tanti intercettati quotidianamente che alle procure molte volte sfugge perfino il numero e difficilmente i PM sono in grado di controllare che le deleghe da loro concesse agli intercettatori, pubblici e privati, siano rispettate con rigore.

Le intercettazioni un business da 300 milioni di euro all’anno

01/08 Duecentocinque milioni di euro, iva esclusa. Questa la cifra spesa in un anno dal nostro Paese, precisamente dal 1 luglio 2003 al 30 giugno 2004, per le intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. E' quanto emerge da un dossier elaborato nei mesi scorsi dai tecnici del ministero della Giustizia. Secondo gli esperti sono tra le 12 e le 14 mila le utenze telefoniche controllate ogni giorno (tra apparecchi fissi e cellulari), e ogni anno vengono registrate le conversazioni di 300mila italiani. E in occasione dell'inaugurazione dell'ultimo anno giudiziario la stima fatta per l'intero 2004 dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli, e' ancora piu' alta e si aggira intorno a 300 milioni di euro. Una cifra, dunque, in crescita rispetto al passato e che segue l'aumento dell'attivita' di intercettazione. ''Sono 32 mila le utenze intercettate nel 2001 per 165 milioni di euro - aveva infatti ricordato Castelli in occasione del suo discorso - 45 mila per 230 milioni di euro nel 2002 e oltre 77mila per 255 milioni di euro nel 2003''. Le cifre riguardanti i costi delle intercettazionisono suddivise per distretti di Corte d'Appello: al primo posto come spesa complessiva c'e' Palermo (47,4 mln), che spende piu' del doppio di Reggio Calabria (21,5 mln), al secondo posto. Seguono Genova, Roma e Bologna; all'ultimo posto Perugia (635mila euro).
Questi dati sono il risultato di due variabili fondamentali: la necessita' di ricorrere al mezzo investigativo delle intercettazioni, che e' chiaramente piu' forte nelle zone colpite dalla malavita organizzata (anche se e' da notare che Napoli si trova solo all'ottavo posto della 'classifica'); ed il prezzo pagato alle aziende private che gestiscono le apparecchiature, che puo' variare notevolmente (a Roma un giorno di ascolto costa 10 euro a utenza, a Genova 25 e in altre citta' arriva a 50).
Le intercettazioni, nella maggior parte dei casi, sono richieste dai pubblici ministeri in procedimenti per reati di criminalita' organizzata o di terrorismo interno e internazionale, ed e' difficile che i gip dicano di no alle richieste dei pm di autorizzare l'ascolto. Ci sono, pero', alcune procure piuttosto parche nell'autorizzare le intercettazioni. E' il caso di Perugia, ad esempio, il cui distretto di Corte d'Appello, pur essendo competente ad indagare sui magistrati romani e pur avendo condotto diverse inchieste su clan malavitosi che sfruttavano prostitute provenienti dall'estero, ha speso 635.797 euro.
“Super Amanda” e “Cnag” sono gli “Echelon” italiani
Ma qual e' il 'grande fratello' italiano? Sono due le 'orecchie indiscrete' che ascoltano le conversazioni telefoniche, che leggono le e-mail e che spiano circa 300mila persone in tutt'Italia. Si chiamano 'Super Amanda' e 'Cnag', versione italiana dell'inglese 'Echelon'. Nei super computer confluiscono tutte le informazioni legate ad ogni tipo di comunicazione: dagli indirizzi di partenza e di arrivo delle e-mail ai numeri di telefono composti, dalla durata delle conversazioni al contenuto sia di quelle effettuate che di quelle ricevute. Un sistema che, in pratica, riesce ad acquisire tutto cio' che viene trasmesso e ricevuto dalle banche dati pubbliche e private.
Il Cnag, Centro nazionale autorita' giudiziaria, e' dotato di una serie di computer di ultima generazione che da due anni a questa parte e' in grado di memorizzare, grazie a dei potenti hard disk, i numeri di telefono, le utenze intecettate e le persone alle quali sono intestate. A questa banca dati ha accesso solo la Direzione nazionale Antimafia (Dia). Alla guida del Cnag, la cui sede centrale e' a Milano, c'e' un ex sottufficiale dei Ros dei Carabinieri, Giuliano Tavaroli, gia' responsabile della sicurezza anche per conto di Pirelli e Telecom. L'altra grande 'spia' elettronica si chiama 'Super Amanda', nome femminile dato ad un software di ultima generazione che permetterebbe di registrare e catalogare tutto cio' che gli italiani si scambiano via telefono ma anche tramite sms, fax e posta elettronica, ma sulla cui operativita' e' mantenuto il piu' stretto riserbo. Ancora non e' chiaro, infatti, se la rete centralizzata creata su un progetto realizzato da Telecom Italia per raccogliere i flussi telematici e collegare tra loro differenti banche dati sia pubbliche che private, sia attiva o meno.
Un giro di affari di 300 milioni di euro
Le intercettazioni telefoniche muovono un giro d'affari pari a circa 300 milioni di euro l'anno e proprio per la possibilita' che offrono di avere accesso a dati riservati, possono essere autorizzate solo da una rigida procedura che segue un preciso iter: la richiesta di avviare un'intercettazione parte dall'ufficio di polizia all'autorita' giudiziaria. Sono, infatti, il giudice per le indagini preliminari o il pm per decreto di urgenza gli unici che possono autorizzare l'avvio dell'intercettazione e solo nel caso che queste costituiscano una misura indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini. Una volta ottenuta l'autorizzazione il pubblico ministero consegna alla polizia giudiziaria il decreto di intercettazione e la polizia, a sua volta, chiede alla Telecom la concessione di una linea fissa dedicata con cui far arrivare alla sala della Procura il flusso dei dati da intercettare. Una seconda copia della richiesta autorizzata dal giudice e' poi inviata alla compagnia telefonica con la quale la persona da 'spiare' e' abbonata. In questo modo e' possibile monitorare ogni chiamata che parte o che arriva al numero controllato, convogliandola sulla linea predisposta da Telecom e deviata al cervellone elettronico dove si trova la sala d'ascolto.
Come funziona l’autorizzazione a intercettare
L'intercettazione telefonica e' consentita nei procedimenti relativi a specifici reati: delitti non colposi per i quali e' previsto l'ergastolo o la reclusione superiore a 5 anni, delitti contro la pubblica amministrazione, delitti riguardanti armi, sostanze esplosive e stupefacenti. E' prevista anche nei casi di reato di usura, ingiuria, minaccia, molestie e disturbo alle persone via telefono. C'e' anche la possibilita' di autorizzare intercettazioni nei casi di indagini sul terrorismo. A regolare questa procedura sono sette articoli del codice di procedura penale, che vanno dal 266 al 271 e che fanno parte del terzo libro del Cpp relativo alle prove. E proprio nel contrasto al terrorismo internazionale all'interno del 'pacchetto' Pisanu, approvato la scorsa settimana dal parlamento, sono contenuti due articoli che fanno espresso riferimento alla materia delle intercettazioni telefoniche. L'articolo 4 del decreto antiterrorismo riguarda le nuove norme per il potenziamento dell'attivita' informativa e da' al presidente del Consiglio il potere di delegare ai direttori dei servizi di intelligence a chiedere al magistrato l'autorizzazione alle intercettazioni telefoniche preventive. L'articolo 6, invece, stabilisce che i dati sul traffico telefonico e telematico ''devono essere conservati fino al 31 dicembre 2007 dai fornitori di una rete pubblica di comunicazioni o di un servizio di comunicazione elettronica accessibile al pubblico''. Inoltre e' stabilito che gli acquirenti delle schede telefoniche debbono esibire un documento di riconoscimento al momento dell'acquisto.
Infine questa è la tabella delle citta' italiane (o meglio dei distretti di Corte d'Appello) dove si spende di piu' in intercettazioni telefoniche, secondo i dati (che si riferiscono al periodo tra il 1 luglio 2003 e il 30 giugno 2004) di un dossier elaborato dai tecnici del ministero della Giustizia.
1 - Palermo: 47.431.695 euro
2 - Reggio Calabria: 21.576.608
3 - Genova: 13.457.151
4 - Roma: 12.113.588
5 - Bologna: 11.417.918
6 - Firenze: 10.567.607
7 - Catanzaro: 10.286.248
8 - Napoli: 9.511.773
9 - Torino: 9.378.205
10 - Milano: 9.006.425
11 - Brescia: 8.280.028
12 - Cagliari: 5.189.945
13 - Trieste: 4.991.151
14 - Caltanissetta: 4.940.260
15 - Venezia: 3.579.458
16 - Messina: 3.505.147
17 - Sassari: 2.644.882
18 - Lecce: 2.294.142
19 - Potenza: 2.251.764
20 - Ancona: 2.073.893
21 - Trento: 2.000.403
22 - L'Aquila: 1.697.040
23 - Campobasso: 1.404.594
24 - Bari: 1.184.179
25 - Bolzano: 1.121.665
26 - Catania: 1.007.433
27 - Taranto: 751.181
28 - Salerno: 733.876
29 - Perugia 635.797

 


Sottosegretario Valentino :”Sufficiente la smentita del PM, ma resta il problema”

01/08 Basta con un ''uso disinvolto'' delle intercettazioni, soprattutto se riguardano parlamentari: bisogna definirle ''con maggior rigore e puntualita''', utilizzando come ''punto di partenza'' il ddl presentato in Senato dal diessino Guido Calvi. E occorre anche individuare ''soluzioni meno onerose'' per queste attivita' investigative, per le quali il ministero della Giustizia spende ogni anno ''750 miliardi di vecchie lire'', cioe' ''buona parte del suo budget''. Il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino indica la via da seguire per evitare un ''uso disinvolto'' delle intercettazioni e spendere di meno.
L'esponente di governo giudica anche ''sufficiente'' il chiarimento fornito dalla Procura di Milano a proposito dell'indagine in corso su Antonveneta e Unipol: ''Non c'e' nulla di specifico che autorizzi l'intervento del ministero, la smentita per noi e' sufficiente'', spiega Valentino. ''Ha fatto bene il presidente Pera -aggiunge il sottosegretario di via Arenula- a chiedere un chiarimento ufficiale. Chiarimento che c'e' stato: e' stato escluso che siano state disposte intercettazioni su numeri del Senato, ne ho preso atto. Anche se si lascia intendere che non e' improbabile che qualche conversazione sia stata intercettata attraverso terze persone. Il problema quindi resta''.
Valentino precisa di non conoscere ''elementi di fatto'', fatta eccezione per quelli riportati dai giornali. ''Ma che ci sia un uso disinvolto delle intercettazioni, mi sembra sia un dato acquisito -aggiunge- Del resto, non e' la prima volta che se ne parla e da parte di ambienti qualificati. Immagino quindi che un 'fumus' ci sia. Occorrono ricognizioni attente negli uffici per verificare se qualche funzionario 'infedele' abbia violato la legge e la Costituzione''.
In ogni caso, sostiene il sottosegretario alla Giustizia, quantosta accadendo puo' essere ''l'occasione per verificare, in questo scorcio di legislatura, se e' possibile una soluzione legislativa piu'rigorosa proprio per tutelare i parlamentari''. Prendendo come ''base di partenza'' il ddl del diessino Calvi, ''coerente con le esigenze di tutela della funzione parlamentare''. ''Se si potesse definire con maggior rigore e puntualita' quali sono i doveri per le intercettazioni, si eviterebbero molti equivoci -aggiunge Valentino- Il ddl Calvi e' molto puntuale e rigoroso, puo' essere il punto di partenza per riconsiderare una materia che forse viene trattata con troppa disinvoltura dagli organismi inquirenti''.
Ma, al di la' del caso in questione, il problema delle intercettazioni e' anche di natura economica, precisa Valentino.''Sono tante e costose'', osserva il sottosegretario alla Giustizia, convinto che sia necessario ''impegnarsi per una soluzione meno onerosa''. E ribadisce di non essere a conoscenza del cosiddetto 'progetto Amanda', una struttura che -stando ad indiscrezioni circolate nei mesi scorsi- sarebbe dovuta servire a centralizzare l'ascolto delle conversazioni. ''Non so nulla di questo progetto -dice Valentino- Ho avuto una serie di contatti con operatori che prospettavano soluzioni, ma nulla di piu'''.

Boselli (SDI) “Grave il pubblicare i testi delle intercettazioni”

01/08 "Io considero il comportamento del governatore della Banca d'Italia molto discutibile" . Lo ha detto a Radio Radicale il presidente dello Sdi Enrico Boselli. "Quello di Fazio e' un comportamento che rischia di minare la credibilita' di una istituzione che invece deve continuare a godere del rispetto della comunita' finanziaria internazionale e di quella italiana - ha spiegato Bosellli - penso che sia indispensabile approvare una legge che modifichi non solo i criteri di nomina , ma anche la durata della carica del governatore della Banca d'Italia". "E' molto grave - ha detto ancora Boselli - che si sia tornati a pubblicare i testi di intercettazioni telefoniche e a dar vita ad una specie di processo di piazza, che normalmente si conclude con una condanna preventiva pubblica, senza dare all'imputato neppure la possibilita' di difendersi. Ho considerato con grandissima preoccupazione quello che e' accaduto, un ritorno ad un passato che immaginavo morto e sepolto , del quale non andare fieri e orgogliosi. Sarebbe indispensanbile che il Csm e il ministro della giustizia intervenissero con tutta la severita' del caso per individuare i responsabili, siano essi nella magistratura o nelle forze di polizia che hanno adottato queste intercettazioni, e punirli in modo esemplare, perche' non hanno reso un servizio alla democrazia". "Abbiamo perso una buona occasione - ha detto infine Boselli - l'Italia e' uno dei pochi paesi europei nel quale partiti politici giudicano operazioni finanziarie, scalate o conquiste di pacchetti azionari, uno dei pochi paesi europei in cui queste operazioni finanziarie prendono il colore dei partiti di riferimento e purtroppo e' accaduto cosi' anche questa volta"

Armani (An) “Violato il segreto istruttorio. Ma chi passa le intercettazioni alal stampa?”

01/08 ''Sono ormai diversi giorni che sono apparse le intercettazioni telefoniche relative alle vicende Antonveneta e Bnl, con coinvolgimento del Governatore di Bankitalia. Nessuno finora, pero', si e' preoccupato di indagare come e perche' esse, nonostante allo stato non facciano emergere reati, sono arrivate alla stampa, violando il segreto istruttorio e schizzando indebitamente fango sull'immagine pubblica di Antonio Fazio''. Lo afferma Pietro Armani di An, lamentando che ''il ministero della giustizia non sembra aver preso finora iniziative ispettive, come pure sulla stessa linea - rimarca l'esponente di An - appare l'atteggiamento della Procura generale milanese la quale peraltro, a termini di legge sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, avrebbe probabilmente avuto titolo per intervenire''. ''Dobbiamo, quindi, concludere - rileva - che le trascrizioni delle intercettazioni sembrano essere giunte ai giornali tramite qualche uccellino, magari un piccione viaggiatore o una gazza ladra''. ''Ma - dice ancora Armani - c'e' una cosa ancora piu' inquietante. Sta infatti affermandosi una nuova prassi italiana secondo cui la magistratura penale, in nome della cosiddetta obbligatorieta' della sua azione, sottrae funzioni alle autorita' di vigilanza preposte, scavalcando anche gia' avvenuti pronunciamenti della magistratura amministrativa e non preoccupandosi di turbare pesantemente la operativita' del mercato che sulle OPA e OPAS in corso ha impostato calcoli e scambi''.

Giulietti (DS) “Intollerabile che le intercettazioni vengano usate per la politica”

01/08 ''A me fa piacere che un ampio fronte garantista, guidato dallo stesso presidente Pera, sia preoccupato per le intercettazioni telefoniche e per il loro uso mediatico. Naturalmente questa sensibilita' bisogna averla anche quando le intercettazioni si riferiscono al cittadino comune, e anche al cittadino immigrato''. Lo afferma Giuseppe Giulietti, esperto di politiche della comunicazione dei Ds. ''In ogni caso - aggiunge - trovo intollerabile che questo diventi un metodo che viene trasformato in strumento di lotta politica e poi che le intercettazioni arrivino prima sui tavoli dei giornali e poi ai difensori''. ''Su questi principi - sottolinea Giulietti - e' bene essere sempre molto fermi''.

Di Pietro: “Da Pera inutili tensioni”

01/08 "Le intercettazioni telefoniche al Senato rappresentano un'anomalia, anzi, una doppia anomalia istituzionale, che non ha a che vedere con i compiti dei giudici di Milano, ma con le affermazioni del presidente Pera". Ne e' convinto Antonio Di Pietro, presidente dell'Italia dei valori. "Primo perche' sul piano del metodo e del rispetto istituzionale egli aveva il dovere di richiedere le informazioni direttamente al procuratore di Milano e non di farlo attraverso i giornali o le televisioni, perche' cosi' facendo ha ingenerato inutili tensioni e sospetti, arrecando danni sul piano istituzionale. Secondo- prosegue il leader Idv- perche', sul piano del merito, era chiaro chi erano gli interlocutori della telefonata, se parlamentari o meno, se le telefonate partivano da utenze del Senato e se erano effettuate su linee di un cellulare, per rendersi conto sulla possibilita' o meno di procedere". "Il presidente Pera- conclude Di Pietro- ha mancato di rispetto sul piano istituzionale e della procedura giudiziaria nella ricostruzione dei fatti e nell'elaborazione delle informazioni".

 

Home . Cronaca . Università . Sport . Politica . Link . Cultura . Spettacoli . Calcio . Forum . Meteo .

Copyright © dal 2004 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Reg. Trib. CS n.713 del 28/01/2004
Tutti i dati e le immagini presenti sul sito sono tutelati dalla legge sul copyright
Il loro uso e' consentito soltanto previa autorizzazione scritta dell'editore

Per una migliore visualizzazione del portale si consiglia uan risoluzione di 800x600 punti