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    Messa Crismale in Cattedrale a Cosenza, l'omelia di Mons. Nunnari

     

     

    Messa Crismale in Cattedrale a Cosenza, l'omelia di Mons. Nunnari

    21 apr 11 Celebrata la Messa Crismale con la benedizione degli olii ed il rinnovo delle promesse sacerdotali. Mons. Salvatore Nunnari ha presieduto la celebrazione alla quale hanno preso parte tutti i sacerdoti e i religiosi della diocesi. Un’omelia appassionata quella del vescovo, che alleghiamo integralmente, nella quale il presule cosentino ha indicato la centralità dell’Eucarestia nella vita del presbiterio e delle comunità. Alla fine della celebrazione dopo la consegna degli olii ai vicari foranei, che nella messa di questa sera raggiungeranno tutte le comunità, è stata data lettura del decreto di promulgazione del Calendario Proprio diocesano. Dopo circa un secolo è stata fatta una revisione dei calendari esistenti ed elaborato un nuovo calendario unico per l’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano che è stato sottoposto ad una revisione ed approvazione da parte della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti che in data 6 aprile 2011 lo ha definitivamente approvato. Il calendario liturgico diocesano che contiene le memorie, le feste e le solennità dei Santi locali, entrerà in vigore dal giorno di Pasqua di quest’anno.

    L'Omelia di S.E. Mons. Salvatore Nunnari

    Siamo nati con l’eucarestia, il Cenacolo è il grembo del nostro concepimento e della nostra nascita. Lì il Signore Gesù ha pregato il Padre di consacrarci nella verità, di custodirci dal Maligno (Gv. 17, 15-16) di avere in noi stessi la pienezza della gioia, di essere suoi (Ibidem 17,13). Ha pregato, cari Confratelli, per la nostra santificazione che rappresenta “la consegna di una persona a Dio”. Questa consacrazione definisce anche in che cosa consiste il nostro sacerdozio: “Esso, ci ricordava Benedetto XVI, è un passaggio di proprietà, un essere tolto dal mondo e donato a Dio”. Un simile sacrificio che toglie la persona dalla sfera del comune e la consegna a Dio mentre lo sottrae al mondo mette il consacrato in una intimità con Dio, in un rapporto e in colloquio con Lui, che è la condizione necessaria perché il sacerdote possa portare Dio nel mondo, perché possa corrispondere alla sete di Dio che c’è tra gli uomini e al loro bisogno di essere richiamati allo scopo ultimo della loro esistenza diventando così un’icona della visibilità di Dio. Cari Confratelli, è questo il nostro compito centrale: portare Dio agli uomini. Certamente possiamo farlo se noi stessi veniamo da Dio, se viviamo con e da Dio. La nostra relazione con Dio, lo stare insieme nella sua verità ci lega alla verità che è Cristo. Attraverso il Sacramento dell’Ordine siamo stati inseriti in Cristo, siamo entrati in rapporto con il Padre attraverso il Figlio ed è, approfondendo questo legame, resi capaci di rivelare al mondo la natura del nostro Dio, non un Dio ignoto e terribile, un Dio dal volto umano, un Dio che è amore. Ed è ancora in virtù del Sacramento che noi possiamo entrare in contatto con l’io di Gesù e in suo nome possiamo parlare ed agire, rappresentando al mondo questo potere d’amore attraverso cui si esplica il sacerdozio di Cristo. Poichè operiamo in “persona Christi” il suo ministero si prolunga nei gesti salvifici dello spezzare il pane della vita e nel rimettere i peccati, attraverso i quali ci è dato il potere di reintegrare l’uomo nel cuore stesso di Dio ed offrirgli la possibilità del riscatto e del perdono. “Alter Cristus” definizione che dovrebbe farci tremare. Il sacrificio che noi celebriamo e l’assoluzione che diamo sono fondati su questa Alterità, che mediante il sacramento ci attraversa e fa di noi un umile strumento che rimanda a Cristo e al suo sacrificio offerto per la salvezza del mondo. E’ all’interno di questo mistero che lega noi sacerdoti a Cristo che ci è richiesto di coltivare la nostra spiritualità di preghiera per stare alla presenza di Dio e rimanere in Cristo. Benedetto XVI durante l’anno sacerdotale ha continuamente richiamato questa dimensione orante nella quale noi sacerdoti attraverso il pregare costruiamo il nostro colloquio con Dio e viviamo l’incontro con Gesù. Il S. Padre ci ricorda le diverse forme di preghiera a nostra disposizione per alimentare la nostra vita spirituale. Innanzitutto la celebrazione eucaristica che è il più grande e il più alto atto di preghiera e costituisce il nucleo dal quale si irraggiano tutte le altre forme di orazione: la liturgia delle ore, la lectio divina, l’adorazione eucaristica. Ricordo qui quanto scrivevo nella mia lettera pastorale “Eucarestia, epifania di comunione” (Cap. III): “La nostra esistenza eucaristica, che traduce nella vita consacrata i messaggi stimolanti e i ricchi doni dell’Eucarestia celebrata, è tale solo se sostenuta da una spiritualità eucaristica. Dall’altare al Tabernacolo per contemplare il mistero celebrato”. Citando il Cardinale Martini affermavo “che la celebrazione stessa nel ritmo concreto dei riti in cui si articola, descrive una suggestiva strada verso l’adorazione”. Cari sacerdoti, Religiosi/e, Fedeli laici, nel prepararci al nostro Congresso Eucaristico diocesano voglio rivolgere un pressante appello perché tutti ci sentiamo impegnati a fare delle nostre parrocchie deve comunità eucaristiche. La liturgia che stiamo celebrando ci riporta al giorno della nostra sacra ordinazione in forza della quale abbiamo ricevuto il dono e l’impegno di ripetere sacramentalmente i gesti e le parole con i quali nell’Ultima Cena Gesù istituì il memoriale della Sua Pasqua. Tra le nostre mani si rinnova questo grande mistero d’amore del quale noi siamo chiamati a diventare sempre più fedeli testimoni e annunciatori. Ecco perché noi presbiteri dobbiamo essere prima di tutto adoratori e contemplativi dell’Eucarestia, a partire dal momento stesso che la celebriamo. Sacerdoti della Nuova Alleanza ogni giorno siamo testimoni e ministri dell’epifania di Gesù Cristo nella Santa Eucarestia. Tutti i misteri del Signore la Chiesa li celebra in questo santissimo e umilissimo sacramento nel quale egli stesso rivela e nasconde la sua gloria. “Adore te devote, laten Deitas” adorando preghiamo così con San Tommaso d’Aquino. Lo stile della nostra vita eucaristica sarà esempio e scuola per i nostri fedeli. Nel cammino della loro vita di fede c’è certamente l’ascolto della Parola e la vita Sacramentale. Ma da soli essi non bastano a far progredire in questo cammino, è necessario che alla vita sacramentale si affianchi per voi e per noi, cari fedeli laici, una vita interiore e di contemplazione. Una prima forma della contemplazione eucaristica è la stessa liturgia della Parola nella Messa. Essa richiama alla mente ogni volta un aspetto della storia della salvezza e un tratto della vita di Gesù. La liturgia della Parola illumina l’Eucarestia, aiuta a penetrare le profondità inesauribili del mistero che viene celebrato. La mensa della Parola prepara la mensa del Pane: suscita il desiderio, accresce il gesto di Cristo. Così avvenne in quella straordinaria liturgia vissuta dai discepoli di Emmaus: la spiegazione delle scritture cominciò a far ardere il cuore dei due discepoli i quali così disposti furono poi capaci di riconoscere il Signore allo spezzare del Pane. Sarebbe forse giunto il momento di una verifica seria sulla preparazione, partecipazione e proclamazione della Parola. A noi preti un responsabile esame di coscienza su come ci prepariamo a far ardere il cuore dei fedeli con un’omelia che parli all’uomo d’oggi con l’eterna parola di Dio. Una forma di contemplazione eucaristica è anche il tempo dedicato alla preparazione e al ringraziamento prima e dopo la comunione. Ahimè, c’è qualcuno che ancora lo trova questo tempo? Ma la forma per eccellenza di contemplazione eucaristica si ha nell’adorazione silenziosa davanti al SS.mo. Uno spazio che lodevolmente vedo riscoperto in tante comunità che hanno accolto l’incoraggiamento del Servo di Dio nella sua lettera del Giovedì Santo del 1980 . Così scriveva: “L’adorazione di Cristo in questo sacramento d’amore deve trovare la sua espressione in diverse forme di devozione eucaristica: preghiera personale davanti al Santissimo, ore di adorazione, esposizioni brevi, prolungate, annuali… L’animazione e l’approfondimento del culto eucaristico sono prova di quell’autentico rinnovamento che il Concilio si è posto come fine, e ne sono il punto centrale … Gesù ci aspetta in questo sacramento dell’amore. Non risparmiamo il nostro tempo per andare a incontrarlo nell’adorazione e nella contemplazione piena di fede”. Guardo perciò con speranza e incoraggio movimenti e gruppi ecclesiali che assieme ai loro parroci e assistenti sono promotori di questi momenti di pietà eucaristica e preparano così il nostro Congresso Eucaristico. Per la cui preparazione i Vicari Foranei, coordinati dal Vicario del Coordinamento della Pastorale, hanno curato o stanno curando i Congressi eucaristici per la loro zona pastorale. A conclusione auspico che nella nostra Chiesa locale tanti possiamo essere i contemplativi dell’amore per infiammare dello Spirito del Signore gli uomini nostri fratelli. Ma cosa significa concretamente fare contemplazione eucaristica? E’ il dono di saper stabilire un contatto da cuore a cuore con Gesù presente realmente nell’Ostia e attraverso Lui elevarsi al Padre nello Spirito. Tutto nel silenzio interiore ed esteriore. Il silenzio è lo sposo prediletto della contemplazione che la custodisce. In questo tempo mentre veniamo frastornati da tanto chiasso accogliamo l’invito del teologo martire Dietrich Bonoeffer: “Facciamo silenzio prima di ascoltare la Parola di Dio perché i nostri pensieri sono già rivolti alla Parola. Facciamo silenzio dopo l’ascolto della parola perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi. Facciamo silenzio la massima perché Dio deve avere la prima parola. Facciamo silenzio prima di coricarci perché l’ultima parola appartiene a Dio” I grandi maestri di spirito hanno definito la contemplazione: “Uno sguardo libero, penetrante e immobile” (Ugo di S. Vittore) oppure: “Uno sguardo affettivo di Dio” (S. Bonaventura). Faceva perciò ottima contemplazione eucaristica quel contadino della parrocchia di Ars che passava ore e ore, in chiesa con lo sguardo rivolto al Tabernacolo e che, interrogato dal Santo Curato, cosa facesse li ogni giorno, rispose: “Niente, io guardo Lui e Lui guarda me”. Maria, icona della vita contemplativa, ci educhi, soprattutto noi preti, al silenzio del cuore per renderlo ricco di Dio.

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