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Blitz antindrangheta dei CC, 18 arresti tra Cariati, Cirò e Strongoli![]()
Blitz antindrangheta dei CC, 18 arresti tra Cariati, Cirò e Strongoli 14 ott 25 Una vasta operazione antimafia è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone, supportati da numerosi reparti specializzati dell'Arma, per dare esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 21 persone, ritenute appartenenti o vicine alle cosche di 'ndrangheta attive nei territori di Cirò Marina, Strongoli e Cariati. Il provvedimento, emesso dal Gip di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, ha portato all'arresto di 18 persone ed alla notifica di un obbligo di dimora per altre tre. Tre di loro sono accusate di omicidio. Si tratta di Giuseppe Spagnolo, di 56 anni, Martino Cariati (45) e Franco Cosentino (51). I tre sarebbero stati i responsabili dell'omicidio dell'imprenditore Francesco Migrone, avvenuto il 9 aprile del 2003. Il movente sarebbe legato ad una vendetta per le molestie che l'imprenditore avrebbe messo in atto nei confronti di uno degli arrestati. Le altre 15 persone coinvolte nell'operazione sono accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso. Per altri tre indagati é stato disposto l'obbligo di dimora. L'inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro che ha portato agli arresti rappresenta la prosecuzione delle operazioni "Stige" e "Ultimo Atto", che negli anni scorsi avevano inferto duri colpi alle cosche di 'ndrangheta del territorio. La consorteria mafiosa coinvolta nelle due operazioni, nota come "Locale" di Cirò, avrebbe mostrato, malgrado gli arresti, riferisce una nota stampa, una sorprendente capacità di riorganizzazione, sostenuta da veterani e nuove leve, con l'appoggio di familiari di affiliati già detenuti. L'inchiesta si è sviluppata sulla base delle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, oltre che su attività tecniche, intercettazioni e pedinamenti, consentendo di ricostruire una rete criminale ancora attiva tra i comuni di Crotone, Cirò, Strongoli e Cariati. Gli investigatori hanno documentato una lunga serie di estorsioni, sia tentate che consumate, ai danni di imprese impegnate in lavori pubblici, incluse opere finanziate con i fondi del Pnrr. Nel mirino degli arrestati anche esercizi commerciali, stabilimenti balneari e ristoranti, i cui titolari sarebbero stati costretti, secondo l'accusa, a pagare il "pizzo" per lavorare in tranquillità. Dall'indagine sono emersi inoltre tentativi di controllo sulle aste giudiziarie per impedire la partecipazione di imprenditori non graditi, che, per la loro opposizione ai condizionamenti messi in atto, avrebbero subito danneggiamenti e intimidazioni. I destinatari delle misure cautelari sono accusati, a vario titolo, di omicidio, associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, danneggiamento, ricettazione e diversi reati in materia di armi, aggravati dall'impiego del metodo e dalle finalità mafiose. L'operazione ha interessato le province di Crotone, Cosenza, Taranto e Bologna. Alcuni provvedimenti sono stati notificati in varie carceri a persone già detenute. Secondo l'accusa, le cosche coinvolte avrebbero esercitato un controllo capillare sul territorio, imponendo estorsioni a imprenditori ed influenzando l'assegnazione di appalti pubblici. Le attività investigative avrebbero documentato, inoltre, l'operatività di strutture criminali radicate tra l'alto Ionio crotonese e il crotonese interno, con ramificazioni anche fuori dalla Calabria.
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