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![]() Telefoni in carcere ed estorsioni, 10 arresti Gdf Vibo e Catanzaro, così boss gestivano affari![]()
Telefoni in carcere ed estorsioni, 10 arresti Gdf Vibo e Catanzaro, così boss gestivano affari 08 apr 25 I finanzieri dei Comandi provinciali di Vibo Valentia e Catanzaro, con il supporto di personale del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma, hanno eseguito un'ordinanza cautelare del gip su richiesta della Dda catanzarese nei confronti di 10 soggetti di cui 7 in carcere e 3 agli arresti domiciliari. Gli indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso a matrice 'ndranghetistica, estorsione aggravata, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti e trasferimento fraudolento di valori. Oltre agli arresti, i finanzieri stanno eseguendo una serie di perquisizioni sia nei confronti degli arrestati, sia di altri indagati residenti a Prato, Terni, Secondigliano (Napoli), Lamezia Terme (Catanzaro), Vibo Valentia, Tropea (Vibo Valentia), Spilinga (Vibo Valentia), Ricadi (Vibo Valentia), Zaccanopoli (Vibo Valentia). Boss gestivano affari dal carcere I boss della cosca di 'ndrangheta La Rosa di Tropea (Vibo Valentia), seppur detenuti in carcere, mantenevano i contatti con familiari e affiliati grazie a cellulari e schede sim intestate ad extracomunitari fatte entrare illegalmente, continuando così a gestire gli affari illeciti del clan. E' quanto emerso dall'operazione condotta dalla Guardia di finanza, con il coordinamento della Dda catanzarese, che stamani ha portato a 10 arresti, 7 in carcere e tre ai domiciliari. Dalle indagini, condotte dagli investigatori dei Nuclei di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Vibo Valentia e del Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro, sono emersi anche diversi episodi estorsivi perpetrati ai danni di esercizi commerciali che offrivano "sostegno materiale" agli appartenenti alla cosca rimasti in libertà, provvedendo anche ai bisogni dei detenuti e al pagamento dei difensori. In tale contesto, secondo gli investigatori, un ruolo importante lo hanno svolto alcune figure femminili - una ritenuta appartenente alla cosca - che sono sospettate di avere gestito le finanze, riscosso le estorsioni, oltre ad avere assicurato i contatti tra carcere e ambiente esterno, procurando i telefoni cellulari, effettuando le ricariche e diffondendo istruzioni e messaggi funzionali al mantenimento della struttura criminale. Dalle intercettazioni e dalle successive indagini, è stata ricostruita anche un'estorsione compiuta ai danni di un imprenditore locale durante la pandemia da Covid-19, oltre ad un episodio di trasferimento fraudolento di un bene immobile, poi ceduto a terzi, allo scopo di eludere eventuali sequestri da parte dell'Autorità giudiziaria. Oltre 30mila telefonate dal carcere "C'erano soggetti che effettuavano anche 2000 telefonate a settimana, in totale abbiamo monitorato oltre 30mila conversazioni". A dirlo il comandante del Nucleo di Polizia economica-finanziaria della Guardia di finanza di Vibo Valentia nel corso della conferenza stampa relativa ai dieci arresti operati questa mattina su impulso della Dda di Catanzaro. Oggetto dell'inchiesta - denominata "Call me" - è la cosca La Rosa di Tropea-Ricadi la cui esistenza, ha detto il procuratore Salvatore Maria Curcio "è stata certificata con sentenza passata in giudicato già nel 1990". Il procuratore ha lanciato l'allarme sull'ormai endemica presenza di "cellulari, piccoli anche sette centimetri, tablet, smartphone e apparecchi wi fi in carcere". Un vero e proprio allarme sociale anche alla luce dei dati forniti dal Dap: "Nel 2022 - ha spiegato il procuratore - sono stati rivenuti e sequestrati nelle carceri 1.084 telefonini, nel 2023 il numero è salito a 1.595 e nel 2024 si contano 2.552 sequestri. Un dato allarmante - ha detto Curcio - che crea un vulnus nella sicurezza pubblica". La 'ndrina La Rosa, infatti, "impartiva ordini per commettere reati come le estorsioni e dava ai sodali direttive su come comportarsi sul territorio". Benché in carcere c'era chi riusciva a mantenere un ruolo attivo all'interno della cosca. "Una qualche soluzione al problema va trovata", ha affermato il procuratore che elencato le soluzioni adottate da altri Paesi: "In Francia usano i jammer, ossia disturbatori di frequenza, e soluzioni simili vengono adoperate anche in Germania e Regno Unito. In America esiste una rete di controllo che permette di identificare i cellulari". In Italia è stata proposta una schermatura delle strutture penitenziarie ancora non attuata. Il comandante provinciale della Guardia di finanza di Vibo Valentia Eugenio Bua ha sottolineato il ruolo delle donne di 'ndrangheta che continuavano a "detenere i rapporti sul territorio". Il comandante del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro, Salvatore Tramis ha spiegato come sia emerso dalle intercettazioni il linguaggio in codice per indicare le estorsioni: polpette, arancine. "E' emersa - detto Tramis - una richiesta estorsiva nel periodo Covid consistente nell'assunzione fittizia di una donna della 'ndrina".
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