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      Pillon: campionati andavano fermati prima, pressioni per giocare; Ciao Cosenza

       

       

      Pillon: campionati andavano fermati prima, pressioni per giocare; Ciao Cosenza

      20 mar 20 "I campionati andavano fermati prima, già dalla trasferta di Venezia si doveva fermare tutto ma siamo partit perchè la Federazione ci ha fatto pressioni per giocare" ce lo ha ribadito ancora una volta, Bepi Pillon, sentito in una interevista esclusiva con il nostro Direttore Pippo Gatto. Intervista rigorosamente effettuata per telefono con tutte e due le parti, ognuna a casa sua, così come le disposizioni DPCM impongono. In un momento in cui si discute se rprendere o meno i camponati esce fuori una verità pesante che, di sicuro ha influito sul rendimento dei giocatori ma che fa onore agli uomini di sport. Una partita, quella di Chievo, falsata dalle paure, così come tante altre gare giocate in zona rossa. Il Cosenza, lo ricordiamo, ha giocato due volte in zona rossa. Anche a Venezia, in un ambiente spettrale in piena emergenza coronavirus. Ma ancora non si aveva piena contezza di quanto stava accadendo. Il tecnico trevigiano aveva sottolineato più volte nelle conferenze stampa pre gara che quello che stava accadendo era una cosa grave ma per obbedienza a quanto deciso dai vertici sportivi ha ottemperato da quanto chiesto a lui e ai giocatori e cioè di andare a giocare.

      La trasferta di Verona

      Ma il tecnico svela un retroscena che, visto alla luce dei fatti di oggi e soprattutto del focolaio indomito che sta continuando a tenere in apprensione la zona di Bergamo, è a dir poco drammatico. Il fatto è che nell'ultima trasferta di Verona, dove il Cosenza ha giocato lunedì 9 marzo in posticipo contro il Chievo, l'aereo con i giocatori ha fatto tappa a Bergamo. Allora, se ricordate bene, due giocatori, D'Orazio e Bruccini, si sono rifiutati di partire, a ragion veduta, per evitare un possibile contagio delle mogli in gravidanza. "Il viaggio, ci spiega Pillon- era stato organizzato da tempo. Come sapete i viaggi delle trasferte vengono organizzati due, tre mesi prima perchè siam in tanti e bisogna prenotare il posto in aereo per tutti. Come ricorderete due giocatori sono rimasti a casa e non volevano partire perchè avevano le mogli in cinta".

      Pressioni per giocare

      E qui viene la denuncia del tecnico: "Ci sono state fatte delle pressioni dalla Federazione per andare a giocare se no ci davano partita persa. Così simo partiti. Non nascondo che abbiamo avuto davevro timore". Ma poi aggiunge, spiegando la decisione di dare le dimissioni, che il continuo viaggaire lo avrebbe messo a forte rischio, anche di lavoro. "Se io tornavo a Lamezia ero obbligato a stare in quarantena, non potevo più muovermi da lì e non sarei potuto più tornare a casa".

      Le dimissioni

      Così Pillon, animo schietto tipico dei veneti, spiega la sua decisione di mollare. "La mia scelta è stata fatta in un momento molto difficoltoso qui nel Veneto, specialmente qui a Treviso. Come tutti sanno la situazione qui non è semplice. Quindi per senso di responsabilità io devo star vicino ai miei figli, alla mia famiglia, a mia moglie, ai miei nipoti perchè io penso che questa sia la decisione più giusta. Questa è stata una mia scelta. Non ci sono cose nascoste, non ci sono stati problemi con la società con il direttore a cui ho fatto presente tutto questo ed abbiamo trovato un accordo per la risoluzione di questo contrattoMi resta il rammarico di nona ver potuto completare il lavoro e di non poter fare il lavoro che mi piace ma in questi casi bisogna mettere avanti prima la famiglia, il resto viene dopo".

      Bisognava fermarsi prima, altissimo rischio contagi

      Ora il campionato di B rimane in bilico, il Cosenza nn potrà gicoarsi le sue chances per salvarsi e visto come vanno le cose è molto improbabile che si riprenda a giocare. "Io sono dell'avviso -aggunge ancora Pillon- che il campionato andava sospeso prima. Prima della partita di Venezia, quando c'erano tutte queste avvisaglie, hanno deciso di mettere e porte chiuse ma non hanno tenuto conto che la squadra doveva viaggiare in aereo, cioè spostarsi sempre in luoghi dove cìè maggior rischio di maggior contagio. Noi abbiamo transitato negi aereoporti di Roma, Bergamo, Treviso, abbiamo transitato in molti posti dove bisognava stare attenti. Per questo io credo che il campionato andava sospeso prima. In questo momento ci sono enormi difficoltà a ricominciare il campionato. Se guardiamo qui al nord come stanno andando le cose dove c'è un aumento di contagiati è chiaro che i pensiero va solamente a quello. Non so sinceramente se si potrà riprendere il campionato. Questo lo vedremo tra un pò ma non sarà semplice".

      Ripresa del campionato?

      A questo punto il tecnico fa una considerazione anche su di una probabile ripresa e sulal condizone dei gicoatori "La cosa non si risolverà in tempi brevi per come si è messa. Ad esempio io sono in quarantena qui a Treviso e il Governatore Zaia ha fermato tutto fino al 15 aprile. Non si può uscire dalle case. Si può appena far la spesa. Quasi un coprifuoco. Non sarà semplice riprendere i campionati. I giocatori sono fermi da 20 giorni, chissà quando potranno allenarsi. Vedo una ripresa lontana. A meno che non venga scoperto un farmaco che possa evitare i contagi, la vedo difficile".

      Ciao Cosenza

      Alla fine il pensiero del tecnico corre a quanti lo hanno consociuto e hanno lavorato con lui a Cosenza dai tifosi ai collaboratori: "Voglio salutare tutti i tifosi, tutti quelli che hanno lavorato con me, ai magazzinieri, a tutta quella gente che hanno dato grande disponibilità, bravisisma gente. Chiudo con una richiesta per tutti. Vista lasituazione attuale, visto che a Cosenza ancora non c'è un grandissimo contagio attenetevi alle regole perchè è importantissimo questo per rispetto di quella gente che sta combattendo tra la vita e la morte". Grazie Mister.

      --- Guarda il video integrale dell'intervista

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