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    Pagliuso: "Calcio si ma non a Cosenza. I trofei? Nessuno me li ha chiesti"

     

    Pagliuso: "Calcio si ma non a Cosenza. I trofei? Nessuno me li ha chiesti"

    11 nov 16 “I trofei del Cosenza? Sono chiusi nel magazzino della mia società, nessuno è mai venuto a chiedermeli o ha mai proposto di attrezzare una stanza del San Vito dove tenerli esposti. Coppe e trofei con palloni sono li a pendere polvere”. A dirlo è l’ex presidente del Cosenza Calcio, Paolo Giovanni Pagliuso in una lunga intervista rilasciata al direttore di Ten, Attilio Sabato, all’indomani del suo compleanno in cui ha festeggiato i 70 anni. Tantissimi messaggi di auguri tra i quali quelli del Presidente Vrenna del Crotone che, racconta a microfoni chiusi, “ha avuto la delicatezza di mandarmi gli accrediti per le gare di serie A". Cosa che non ha "mai avuto il piacere da questa società” quella del, come lui definisce "il mio Cosenza". Ma di Guarascio tesse le lodi definendolo "persona per bene che sta facendo per il calcio". Poi li pensiero va a quel sogno a lungo carezzato e sfiorato più volte. “Stavamo andando in serie A, mi ricordo la partita col Chievo. Una grande amarezza. Stavamo vincendo. Poi l’abbiamo perso due a uno. Ma l’amarezza più grande è stata dopo, quando scoprimmo che due persone sei erano vendute la partita”: La butta così senza peli sulla lingua e smentendo i tanti soloni che hanno sempre puntato il dito contro di lui. Cuore e amore col calcio, pagato a caro prezzo. Un’inchiesta, da cui ne è uscito a testa alta, assolto con formula piena, che gli ha distrutto la vita e tolto quel sogno che ancora oggi tanti cosentini accarezzano, oltre che ai mille problemi creati alla sua azienda. Ma il calcio, ancora oggi, gli apre il cuore. “Mi manca tanto” ma non aggiunge che se venisse chiamato lui è pronto, anzi prontissimo, a ricominciare. “Ma non a Cosenza” precisa. Non dimentica l'uscita di scena con quella radiazione e quel ripescaggio del 2003 che prevedeva il ripescaggio in B. "Nessuno si è mosso nessuno ci ha dato una mano". Troppa amarezza gli ha riservato la sua città a lui che si è prodigato tanto per scalare la scala del successo, quella che porta dritto dritto in serie A. Lui che era arrivato in alto anche nell’organizzazione del pallone diventando consigliere di Lega e che da quel piano lavorava fianco a fianco con gente del calibro di Galliani. "Ho un ricordo vivo di un grande signore del calcio Moratti. Una persona cheh ho conosciuto e che mi ha lasciato una traccia. Un grande signore". Racconta dei compromessi e dei tanti meccanismi che hanno caratterizzato la vita da presidente di serie B che non disdegnava di “mettere mani al portafoglio anticipando i soldi delle tarsferta anche quando in società non ce n’erano”. O come riusciva a tenere unito l’ambiente organizzando puntualmente, ogni anno, cene e incontri con calciatori, giornalisti e addetti ai lavori. “Ancora tengo conservate gelosamente le medaglie e le targhe che davamo in queste manifestazioni. Un modo per tenerre tutti uniti e camminare di pari passo”. Si perché lo stare assieme lo si crea facendo gruppo, non solo con lo spogliatoio ma con tutti i componenti del calcio. Così una medaglia ad un calciatore, una targa ad un dirigente, un ricordo ad un giornalista, una pergamena ad un amministratore stavano tutti insieme ad innaffiare la passione del calcio. A fare squadra. Lui, lacrimino negli occhi, ricorda uno dei tanti che gli è sempre stato vicino e gli ha dato una mano a crescere. Il mitico Gianni di Marzio, prima allenatore del miracolo, il ritorno in serie B, poi dirigente al suo fianco. E assieme al mitico Gianni il compianto Ranzani "Un rapporto molto stretto, ci sentivamo sempre, mi chiamava sempre". Grandi progetti assieme a Di Marzio, poi… E poi travolto da un'nchiesta che lo tocca ancora sulla carne viva come una piaga che non si rimargina. “Mai più calcio a Cosenza. Al campo? No, no, ci sono stato solo per accompagnare il mio nipotino che me lo ha chiesto. Ha la stessa passione del nonno”. Ma se qualcuno domani lo chiama e gli dice, "caro presidente queste sono le chiavi del Cosenza calcio, ci faccia sognare", lui non direbbe assolutamente di no, anzi, è pronto, prontissimo per una nuova avventura. Perché nel calcio oltre ai soldini ci vuole passione. Tanta passione. E lui ne ha avuta e ne ha tanta fino a farlo soffrire. Presidente, ricominciamo?

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