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Il calcio nel caos

 

Guido Rossi commissario della FIGC chiamato a sistemare il calcio e le sue regole

16/05 Guido Rossi, come Superman, è chiamato ancora una volta a risolvere una situazione complicata. Dopo il risanamento del gruppo Ferruzzi e la guida di Telecom negli anni della privatizzazione adesso per lui c'é una nuova sfida: riformare il calcio italiano come commissario della Figc dopo gli scandali di questi giorni. Far tornare l'ordine e un codice etico nel mondo del pallone. Legale tra i più richiesti e pagati d'Italia, Rossi ha da poco archiviato con successo la propria consulenza ad Abn Amro per la conquista di Antonveneta, una vera missione impossibile se si pensa che contro di lui l'ex governatore di Bankitalia e Gianpiero Fiorani avevano schierato un esercito di finanzieri, quelli che primi saranno travolti dalle intercettazioni telefoniche. Tenace combattente nelle lunghe guerre di posizione, come quella tenuta al fianco degli olandesi appunto, Guido Rossi non trascura i blitz. Con una consulenza rapidissima, di cui mercato e stampa sono venuti a conoscenza a cose fatte, ha contribuito a risolvere l'altra battaglia bancaria che ha infiammato l'estate della prima soluzione giudiziaria via telefonino: il controllo della Bnl. Succede quasi tutto in una notte e il professore milanese porta Bnp Paribas a rilevare il pacchetto di Bnl in mano a Unipol. Rossi segna così un due a zero che lo ha ripagato di qualche sconfitta subita in passato, come l'uscita da Telecom Italia in disaccordo sui modi di guidare quella che voleva mantenere come una public company. Alla guida di Telecom Rossi era stato chiamato da Carlo Azeglio Ciampi, allora ministro del Tesoro, per accompagnarne la privatizzazione. Nato a Milano il 16 marzo 1931 si è laureato in Giurisprudenza all' università di Pavia nel 1953 e ha ottenuto nel '54 il Master of Laws all' università di Harvard. Nel 1955, e per due anni, ha lavorato alla segreteria di Adriano Olivetti ad Ivrea, seguendo nel contempo corsi di specializzazione a Bonn e Amburgo. A 27 anni diventa docente di diritto commerciale e diritto privato comparato; poi di diritto industriale e commerciale alla facoltà di giurisprudenza dell' Università di Pavia. La carriera accademica di Rossi è proseguita poi a Trieste, Venezia e ancora a Pavia, prima di approdare a Milano. Nel febbraio del 1981, è stato chiamato dall'allora ministro del Tesoro Nino Andreatta alla guida della Commissione nazionale per le società e la Borsa; quando ha lasciato la Consob, dopo appena un anno, Rossi continua a seguire il mercato borsistico italiano che considera troppo marginale. Nel 1987 - pur figurando nell'elenco dei maggiori contribuenti italiani - viene eletto senatore come indipendente nelle liste del partito comunista. Ma è solo una parentesi. Consulente di grandi gruppi come la Montedison e l'Inps, Rossi è stato anche legale di Mediobanca e consigliere di amministrazione delle Assicurazioni Generali. Prima di essere chiamato alla guida di Ferfin e Montedison nel pieno della crisi del gruppo Ferruzzi, Rossi ha guidato in prima linea la 'battaglia' per il controllo della Mondadori a fianco di Carlo De Benedetti contro la scalata di Silvio Berlusconi e ha curato operazioni finanziarie di peso, come la conquista del Credito Bergamasco da parte del Credit Lyonnais. Nel 1993 Rossi è arrivato alla presidenza di Ferfin e Montedison scosse dal dopo tangentopoli. Raccoglie un gruppo che fattura 22.800 miliardi l'anno e registra un indebitamento finanziario netto di oltre 22.600 miliardi. Con una nuova squadra di vertice Rossi riesce ad ottenere dalle banche il via libera al piano di ristrutturazione. Dopo due anni lascia il gruppo, ormai avviato verso il risanamento. I suoi incarichi, conferiti in situazioni di emergenza sono quasi sempre durati poco, o si sono conclusi in tempi più brevi di quelli previsti. L'uscita di Rossi da Telecom ha presentato per esempio diverse analogie con le sue dimissioni da presidente della Commissione nazionale per le società e la Borsa, l'11 agosto del 1982: in quella occasione Rossi ha lasciato il suo incarico denunciando le difficoltà normative che impedivano alla Consob di vigilare sul mercato azionario come aveva mostrato chiaramente il caso del Vecchio Banco Ambrosiano che, proprio in quei giorni, veniva posto in liquidazione sull'onda del crack e poi della morte di Roberto Calvi. Nel caso Telecom, invece, Rossi se ne è andato in disaccordo sulle norme che riguardano la gestione di una 'public company' (una società, cioé, senza azionisti di riferimento). E proprio al lungo dossier Telecom è legata una delle battute più celebri di Rossi contro l'allora capo del governo Massimo D'Alema durante la scalata di Roberto Colaninno al gruppo telefonico (a Palazzo Chigi "c'é l'unica merchant bank dove non si parla inglese"). Battuta molto citata, ma qualche tempo dopo stemperata dallo stesso Rossi: "una volta ho fatto una battuta che riguardava una situazione molto particolare, che era al termine di un processo di privatizzazione di Telecom, in cui mi trovavo per ragioni personali e, se volete di carattere intellettuale, su posizioni diverse". Posizioni diverse ma di indiscutibile successo, che spesso lo catapultano in missioni, se non impossibili, molto complicate.

Rossi: “Troppi vizi, ora servono le virtù”

16/05 Guido Rossi, al contrario di Moggi, le telefonate è abituato a riceverle eccellenti, a partire da quella in cui Ciampi, allora governatore di Banca d'Italia, gli chiedeva di privatizzare Telecom. E il giurista ex capo della Consob ha detto sì anche alla chiamata del presidente del Coni, Gianni Petrucci: farà il commissario di una Figc disastrata per 180 giorni, "con entusiasmo", perché nel suo primo giorno di scuola dice di essere "né spaventato, né preoccupato, ma giustamente impegnato". Al punto di garantire che il 27 luglio la Figc avrà i nomi delle squadre che parteciperanno alle prossime coppe, insomma che i guai del pallone saranno già al primo giro di boa. Avrà sei mesi per rifondare il calcio, lui che nella vita di fallimenti ne ha studiati tanti. Ma sempre per risolverli. Stavolta l'impegno è di quelli che tolgono il sonno, perché "la crisi è grave, ma con l'aiuto del Coni faremo qualcosa di importante. Rifondare non è un problema. Del resto le grandi riforme dell'economia sono arrivate proprio nei momenti di grande crisi. Se vogliamo essere ottimisti, era meglio che non ci fosse tutto questo caos. Ma la crisi induce a creare regole diverse e forse anche migliori". Sarà anche per questo suo fare rassicurante, oltre che per l'alto profilo, che la Giunta Coni, che pure ieri aveva fatto le ore piccole per mettersi d'accordo sul nome, oggi la ratifica l'ha votata all'unanimità. "Il suo nome è gradito a tutto lo sport - ha detto Petrucci - va risolto tutto nel più breve tempo possibile perché ci sono i campionati e mi auguro comincino regolarmente". Il professore la ricetta in tasca non ce l'ha, ma le idee chiare sì: giustizia sportiva, regole nuove, trasparenza dei club e lotta ai conflitti d'interesse. Punti che sono le sue priorità da sempre e che applicherà anche al mondo del calcio. Lui che di pallone non è certo un esperto "ma lo diventerò subito" dice sorridendo. Non nega una simpatia per l'Inter, chiarisce subito che su molte questioni deve ancora studiare, ma conosce il peso del suo nuovo incarico. "Questa a cui sono chiamata è una funzione pubblica estremamente importante per il paese - dice Rossi - Ho accettato la sfida e adesso per me diventa prioritaria su tutto il resto, complesso l'impegno universitario. Affronterò tutto nel più breve tempo possibile e in modo corretto". Lo farà con l'aiuto di quattro subcomissari che verranno scelti in accordo con il Coni dopodomani e per quattro aree diverse, dalla giustizia sportiva alla contabilità, norme e regolamenti e attività sportiva. Per quest'ultima sarà scelto un ex calciatore: tanti i nomi in corsa, ma ancora nessuna certezza. Il nuovo commissario avrà anche a disposizione un comitato tecnico, una rosa di saggi che non lavoreranno però con lui quotidianamente. Insomma un pool pronto a risanare il calcio. Prima fra tutte la giustizia sportiva e il professor Rossi punterà anche alla comparazione con altri sistemi vigenti all'estero "in cui la situazione è migliore rispetto all'Italia". Intanto Rossi sa che la trasparenza dovrà essere alla base di tutto, anche dei club. "Ci sono state anche scelte affrettate - dice il giurista riferendosi alle società quotate - organi di vigilanza non sufficientemente informati o pronti a prendere decisioni. La responsabilità del commissario è anche di vigilare su questi aspetti. Il calcio che ha un impatto sul Pil molto alto, non può pensare a storture poco trasparenti. I club devono avere strutture meno opache". Lo dice lui che "di regole mi sono sempre occupato e un settore così importante della vita sociale ha bisogno di regole: non servono i codici etici, ma l'etica. Premiare chi si comporta in modo corretto e punire chi non lo fa". La sfida il professor Rossi la sente già sua: "Non è la prima volta che mi capita di essere un extraterrestre" scherza il neo commissario, ricordando quando arrivo a guidare la Consob e qualcuno gli faceva l'in bocca al lupo vista la sfida ardua. "Accetto la sfida con serenità" dice assalito dai flash. "Come faranno gli attori, non lo capisco" scherza ancora prima di lasciare il palazzo che ancora non conosceva, ma che gli è già diventato familiare. I tempi stringono: ma i primi passi il commissario Rossi li ha già mossi. Presto i primi contatti con i magistrati delle inchieste che stanno travolgendo il calcio, poi la visita (la settimana prossima) a Coverciano dalla nazionale in ritiro per i mondiali. Poi a capofitto nel lavoro, che farà gratis ("Da chi dipendo? Ma la parcella non la chiedo.." dice) per consegnare già a fine luglio il quadro completo delle squadre, dopo aver trasformato il circolo "da vizioso in virtuoso"

Petrucci rassicura Lippi “Verrò a trovarti con Rossi”

Una telefonata a Marcello Lippi per rassicurarlo sulla situazione della federcalcio adesso che il commissario si è insediato. Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha voluto subito tranquillizzare il ct della nazionale dopo il via libera ufficiale alla nomina di Guido Rossi: Petrucci ha chiamato Lippi e anche Claudio Gentile, selezionatore dell'under 21 già in ritiro a Montesilvano in vista degli europei di categoria. Il capo dello sport italiano ha parlato anche con Gigi Riva, team manager del gruppo azzurro, facendogli notare che adesso per l'ex campione il ruolo è ancora più determinante. Tutti poi si coordineranno con Giancarlo Abete, ex vicepresidente della Figc, capodelegazione dell'Italia ai mondiali di Germania. Intanto per la prossima settimana (ma è escluso che sia lunedì) Petrucci sta organizzando la visita alla nazionale in ritiro a Coverciano insieme al commissario straordinario

 

 

 

 

 

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