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      E' scontro tra Governo e Regioni su riaperture: Pronti a diffide e impugnare atti

       

       

      E' scontro tra Governo e Regioni su riaperture: Pronti a diffide e impugnare atti

      29 apr 20 Il governo non riesce a spegnere la 'ribellione' dei presidenti delle Regioni e delle province autonome sulle riaperture delle attività produttive e la gestione della Fase 2 dell'emergenza coronavirus. Ed è scontro con i governatori del centrodestra. Il ministro Francesco Boccia, pur mettendo sul tavolo l'offerta di correttivi interpretativi del Dpcm con le Faq del governo, chiede di ritirare le ordinanze in contrasto con l'ultimo decreto, minacciando di impugnarle (seppure dopo una lettera di diffida per ravvedersi) e prospetta scelte differenziate a seconda dei territori dal 18 maggio, ma i governatori rivendicano la propria autonomia. Con i presidenti delle Regioni di Lega, FI e Fdi che scrivono al premier e al presidente della Repubblica chiedendo di "normalizzare l'emergenza" e di rispettare le loro competenze. Lo scontro su quanto accadrà dal 4 maggio con l'allentamento delle misure anti-Covid 19 si riaccende, mentre restano interrogativi sull'applicazione di diverse norme del Dpcm, in un Paese che vede montare la protesta dei commercianti. A Milano numerosi ristoratori, gestori di locali, estetisti e parrucchieri hanno dato polemicamente le chiavi delle attività al sindaco. Stesso gesto dello chef Gianfranco Vissani che ha il suo storico ristorante a Baschi, in Umbria. Non si accetta di dover attendere oltre il 4 maggio per riaprire, almeno fino al 18 maggio se non fino a giugno: si temono troppi danni finanziari. Nella riunione con le Regioni Boccia ha prospettato il principio "meno contagi-più aperture" e viceversa, confermando che i territori più virtuosi nel contenimento del virus a partire dal 18 maggio potranno fare "scelte differenziate" dagli altri. Dipenderà dal monitoraggio del ministero della Salute sulle curve dell'infezione nelle diverse regioni. Il dicastero di Roberto Speranza sta elaborando i criteri di valutazione. Tra questi il tasso di occupazione delle terapie intensive e le percentuali di positivi sui tamponi fatti. Il Piemonte nell'ultima settimana ha avuto 80,3 nuovi casi ogni 100 mila abitanti, la Liguria 65, la Lombardia 64,1, la Calabria appena 2,6 (stima Sky Tg24 su dati del ministero). C'è un abisso. Eppure le regioni più ricche, ancora alle prese con numeri non rassicuranti, con la parziale eccezione del Veneto, spingono per riaprire prima e in misura maggiore. Già si vedono i primi provvedimenti autonomi e si rischia un caos pericoloso dal 4 maggio, data d'inizio ufficiale della cosiddetta Fase 2. Scenario che il governo vuole evitare: Boccia ha detto ai presidenti che le ordinanze devono essere conformi al Dpcm - a meno che non siano più restrittive -, altrimenti verranno impugnate al Tar o alla Corte costituzionale. Il ministro ha però promesso una lettera di diffida prima dell'impugnazione. Linea nelle intenzioni distensiva che non sembra però aver affatto convinto le Regioni. Secondo fonti presenti alla videoconferenza i governatori di Veneto, Liguria e Friuli Venezia Giulia hanno detto no al ritiro delle ordinanze, sostenuti dalla Lombardia e dalla Sicilia. E' poi stato reso noto il documento dei presidenti di centrodestra che chiedono al premier e al Quirinale nella Fase 2 di "ritornare progressivamente ad un più pieno rispetto dell'assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni". Riaprire ovunque possibile in sicurezza, è la linea. Giuseppe Conte ha ammonito ieri sul rischio che il contagio da Covid-19 riparta forte, vanificando quasi due mesi di lockdown. Difficile quindi che nei prossimi giorni il braccio di ferro con le Regioni si attenui. Mentre si cerca di chiarire come riaprire, ad esempio nei delicatissimi trasporti locali. Domani la ministra Paola De Micheli in videoconferenza cercherà di dare indicazioni sulle distanze e sui controlli sui mezzi.

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