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      Occhiuto (Anci): L'Italia riparta dai lavori pubblici

       

       

      Occhiuto (Anci): L'Italia riparta dai lavori pubblici

      17 apr 20 Per rimettere i piedi la nazione e farla ripartire subito per superare l'emergenza Coronavirus, che ha bloccato l'economia intera del Paese, bisogna adottare metodi keynesiani sfoltendo le procedure burocratiche, digitalizzandole, con affidi diretti i lavori ai Comuni fino a 100 mila euro. Questo in sintesi la proposta del Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, delegato Anci pe rl'Urbanistica e lavori pubblici. Di seguito l'intera proposta che il primo cittadino di Cosenza scandice sottolineando diversi interventi tra i quali anche proposte di defiscalizzazione in modo da incentivare gli interventi nell'edilizia non residenziale permettendo la trasformeazione della destinazione d'uso compatibilmente da quanto previsto dagli strumenti urbanistici.

      Di seguito il testo intergrale della proposta:

      La cifra distruttiva della pandemia ci costringe, plasticamente, al ripensamento degli scenari del dopo.
      La storia delle ricostruzioni, sia nel dopoguerra italiano che, più recentemente, nei paesi dell'Est dopo il crollo del Muro di Berlino, ha sempre inseguito un grande disegno di sviluppo e di adeguamento delle infrastrutture pubbliche e dell'edilizia abitativa come principale possibilità per la ripresa economica. Oggi lo è anche di più a causa del blocco di altre attività d'impresa, soprattutto quelle commerciali e del food, che saranno ostacolate nella ripresa dalla necessità del distanziamento sociale.
      Non sfugge a tale sforzo, quindi, una riflessione sulla configurazione del settore dei lavori pubblici e del complessivo comparto dell'edilizia post pandemia COVID-19, come unica possibilità per immettere nel tessuto produttivo del paese liquidità e ricchezza necessarie per arginare la crisi in atto. Gli investimenti inoltre se indirizzati bene, attraverso progetti di qualità architettonica e di sostenibilità ambientale, ritorneranno utili in futuro perché consentiranno un risparmio in termini di costi sociali e sanitari grazie alla riduzione dell'inquinamento atmosferico e restituiranno un patrimonio immobiliare pubblico e privato rinnovato e più contemporaneo implementando nuovi scenari di crescita turistico commerciale.
      Si potrebbe così effettivamente dare l'avvio ad una concreta stagione della rigenerazione urbana trasformando tutti i quartieri delle città oggi degradati e abbandonati come alcuni centri storici delle città italiane oppure marginalizzati da cattive operazioni di edilizia sociale collettiva senza identità. E dare esecuzione ad una massiccia opera di manutenzione straordinaria della viabilità interna ed esterna ai centri urbani, con particolare attenzione all'adeguamento dei viadotti.

      C'è da riflettere inoltre sul fatto che la globalizzazione, insieme a politiche di ipersfruttamento delle risorse naturali, che vigono tuttora in paesi a minore democrazia diffusa, potrebbero generare in futuro altri fenomeni pandemici.
      Sarebbe opportuno quindi tenerne conto nell'ambito di una riqualificazione generale di strutture sanitarie, RSA, scuole, uffici pubblici, infrastrutture e spazi pubblici, strutture produttive di beni essenziali, reti di telecomunicazioni. La programmazione e la progettazione dovrebbero far tesoro dell'esperienza del Covid 19. Ma anche ogni azione di promozione e di incentivazione. Esattamente come per i fenomeni sismici.

      Ritenere possibile una ripartenza dei modelli normativi e di governance dei due settori, esattamente dallo status pre-pandemico, appare però davvero irrazionale e immotivabile.
      "Il niente sarà più come prima" non è solo un efficace slogan del periodo che viviamo ma è, piuttosto, la razionale rappresentazione di una necessaria modificazione del comportamento sociale ed economico dell'uomo rispetto alla natura e all'ambiente, e nello stesso tempo della necessità di delegificazione del quadro di riferimento normativo.
      L'ipotesi di ripresa deve riguardare quindi il ripensamento degli scenari di futura immediata operatività che i lavori pubblici e l'edilizia privata possono percorrere nella prospettiva temporale post-pandemica.

      Nel caso del comparto lavori pubblici, il problema non è finanziario o di assenza di risorse; è esclusivamente burocratico e procedurale come, purtroppo, ha dimostrato la falsa partenza della recentissima normativa sblocca-cantieri.
      Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati dalla introduzioni di norme e di apparati autoreferenziali rivolte esclusivamente alla esasperazione di controlli che diventando eccessivi hanno paralizzato di fatto i decisori pubblici dinanzi al rischio delle violazioni di legge e delle responsabilità erariali.

      Proposte.
      In attesa di una radicale e complessiva delegificazione si potrebbe intanto, per rilanciare subito il settore dei lavori pubblici, affidare ai sindaci -in deroga alle norme- l'avvio, la realizzazione e la gestione delle opere pubbliche, come Commissari straordinari, sul modello di Genova riprendendo l'articolo 4 dello Sbloccantieri. Le risorse dovranno essere destinate direttamente ai comuni in modo che i Sindaci agiscano in deroga.
      Nel frattempo è quanto meno necessario modificare subito il testo attuale del codice dei contratti, mirando a snellire il percorso che va dalla programmazione dei lavori al collaudo, riorganizzando tutta la filiera e includendo una semplificazione delle procedure autorizzative dei progetti che troppo spesso si manifesta come il vero collo di bottiglia del settore.
      In fase di programmazione, al fine di velocizzare l'avvio della macchina amministrativa, che troppo spesso si blocca nella redazione dei progetti di fattibilità tecnica ed economica, sarebbe necessaria una modifica all'art. 21 del codice, inserendo i lavori sotto-soglia nella programmazione annuale con un semplice "studio di fattibilità" dai contenuti minimi come da ex DPR 207/2010.
      Con riguardo alle procedure di affidamento, sarebbe opportuno innalzare la soglia di cui all'art. 36 comma 2 lett a) per gli affidamenti diretti a 100.000 euro, nel rispetto di un criterio di rotazione degli inviti, e modificare la procedura semplificata di cui all'art. 36 comma 2 lettera b), estendendola fino a 350.000 euro per i lavori, o alle soglie di cui all'articolo 35 per le forniture e i servizi.
      La legge di Bilancio 2020 (al comma 260 dell'art. 1) aveva previsto procedure autorizzative accelerate per gli interventi di edilizia scolastica per il periodo 2020-2023. Si potrebbe recepire nel codice una previsione analoga per accelerare le approvazioni progettuali, con particolare riguardo alle opere contingenti per la salvaguardia della salute e dell'incolumità pubblica.
      I pareri, visti, e nulla osta dovranno essere resi dalle amministrazioni competenti entro 30 giorni dalla richiesta, anche tramite conferenza di servizi, con conseguente silenzio-assenzo.
      In questa fase agli operatori economici si potrebbe consentire la partecipazione anche in caso di DURC negativo, vincolando i pagamenti del corrispettivo del contratto a scomputo del debito certificato dal DURC. In modo da garantire la possibilità all'impresa (o al professionista) in difficoltà di regolarizzare la propria posizione contributiva senza che vi sia precluso di continuare la propria attività.
      L'eliminazione del limite percentuale al subappalto (art. 105, comma 2 del codice) favorirebbe poi una maggiore partecipazione delle piccole e medie imprese, così come l'eliminazione definitiva dell'obbligo (art. 105, comma 6 – attualmente sospeso fino al 31 dicembre 2020 dalla Legge Sblocca-cantieri) dell'indicazione obbligatoria della terna di subappaltatori in sede di offerta, e del divieto generale e universale (art. 105, comma 19) che le prestazioni subappaltate possano essere oggetto di ulteriore subappalto.
      Bisognerebbe poi recidere completamente il cordone con gli errori grossolani della prima stesura del codice, quale processo già marginalmente avviato dalla Legge Sblocca-cantieri. Penso soprattutto all'aggregazione e centralizzazione delle committenze (soppressione dell'art. 37 comma 4 del codice), al ricorso all'affidamento congiunto della progettazione e dell'esecuzione di lavori (art. 59 comma 1 del codice) –ritornando magari alla pratica trascorsa dell'affidamento congiunto della progettazione e dell'esecuzione di lavori non solo sulla base del progetto definitivo ma anche dello studio di fattibilità, ex progetto preliminare– nonché alla soppressione dell'Albo Unico dei Commissari di gara ANAC (art. 77 comma 3 del codice). Sarebbe, poi, fondamentale accelerare il processo di formazione e adozione del chimerico Regolamento Unico per superare, una volta per tutte, la giungla dei provvedimenti e dei relativi aggiornamenti rilasciati da ANAC, peraltro non aventi forza di legge.

      Molte di queste proposte sono già contenute nel documento inviato al Governo dall'Anci

      La ripresa dovrà poi anche passare da un analogo percorso di riforma del settore dell'edilizia privata, consolidando la strategia di "consumo zero del suolo" e della sostenibilità ambientale con l'ulteriore predisposizione di incentivazione ai privati per il recupero dei propri immobili.
      Efficientamento energetico, bioedilizia e consolidamento antisismico devono concretamente aprire la strada ad una nuova filosofia produttiva capace di attivare quell'effetto moltiplicatore e di risveglio a catena che solo il settore edile riesce a garantire adeguando, in parallelo, una normativa vincolista e terroristica che ha scoraggiato i privati.

      Per snellire le procedure in edilizia basterebbe dimezzare i procedimenti e sfruttare le trasmissioni telematiche dei progetti anche per i pareri ad esempio delle Soprintendenze: soprattutto in questa delicata fase di ripresa diventa urgente ed importante.

      Ci sarebbe poi da incentivare in modo massiccio con contributi diretti gli interventi di adeguamento sismico ed efficientamento energetico.
      In attesa che questo avvenga si potrebbero quanto meno potenziare le defiscalizzazioni (per esempio 85% nel caso di passaggio a una classe di rischio inferiore e 90% nel caso di due classi inferiori), prevedendo di defiscalizzare totalmente (detrazione al 100%) se si procede alla demolizione e ricostruzione di edifici non ricompresi nei centri storici e non rilevanti ai fini architettonici, al fine di favorire il rinnovo del parco immobiliare che risulta vetusto.
      Analogamente, si potrebbe defiscalizzare al 100% l'adeguamento degli edifici nelle zone A o architettonicamente rilevanti, in maniera da incentivare gli investimenti di riqualificazione dei centri storici e dei borghi.
      Sarebbe opportuno estendere le detrazioni anche agli edifici non residenziali e consentire le trasformazioni di destinazione d'uso, compatibilmente a quanto previsto dagli strumenti urbanistici.
      Bisognerà ripensare più efficacemente i meccanismi di "cessione del credito", in maniera da creare immediata liquidità e abbattere i rischi legati alla capienza d'imposta o ai limiti temporali. Il committente potrebbe cedere infatti il credito all'esecutore, che a sua volta potrebbe cedere il credito ricevuto ad un istituto bancario, garantito da apposite garanzie statali.

      Infine sarebbe di fondamentale importanza dare vita ad una grande stagione di investimenti pubblici mirati alla rigenerazione sociale e urbana attraverso una poderosa azione volta al recupero e alle operazioni di demolizione e ricostruzione, in chiave di efficientamento funzionale ed energetico ambientale, del patrimonio immobiliare dei comuni. Tutto ciò anche attivando la costituzione di appositi fondi immobiliari per la costruzione e la successiva gestione finanziaria, nei quali i comuni potrebbero conferire i diritti sugli immobili.

      Non ci può essere ripresa se non si riparte dalle Città che vanno ridisegnate completamente, dalla rigenerazione dei quartieri popolari al recupero dei centri storici, dalla mobilità sostenibile alle strutture verdi. Ora è il momento di assegnare i fondi strutturali UE direttamente alle Città limitando al massimo le intermediazioni delle Regioni.

      Mario Occhiuto
      sindaco di Cosenza, e delegato Anci Urbanistica e LLPP

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