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      Incendio tendopoli, reazioni e commenti

       

       

      Incendio tendopoli, reazioni e commenti

      27 gen 18 "L'emergenza non deve diventare sistema. Lo stato deve continuare l'opera avviata recentemente ed al contempo cerchi di risolvere le situazioni di potenziale pericolo". A dirlo è stato il vescovo della diocesi di Oppido-Palmi, mons. Francesco Milito, che oggi è stato nella tendopoli di San Ferdinando. "La desolazione - ha detto - è la considerazione che nasce spontanea a prima vista entrando in questo luogo. Qua c'è una sofferenza che non dovrebbe esistere. Il problema è di politica internazionale. Le migrazioni non sono un fenomeno nuovo ma non in questi termini. Bisogna prendere di petto la situazione evitando che l'emergenza diventi sistema".

      "L'Amministrazione comunale di San Ferdinando, pur vivendo una condizione di deprivazione e di fragilità complessiva, ha fortemente voluto la nuova Tendopoli, tesaurizzando la disponibilità di Prefettura, Regione ed associazioni". Lo afferma, in un comunicato, il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi. "Avendo come centro di interesse la nuova Tendopoli e le sue finalità inclusive - aggiunge Tripodi - il Comune di San Ferdinando ha avviato percorsi virtuosi di incontro, di alfabetizzazione e di lavoro comune. Tutto questo è avvenuto nonostante la presenza della vecchia baraccopoli che, dopo l'incendio del 2 luglio, era stata interamente ricostruita abusivamente e per la quale era stata emessa ordinanza sindacale di sgombero. Il mancato sgombero e smantellamento della vecchia Tendopoli e l'occupazione prolungata del capannone Rizzo hanno introdotto, nel tempo, nuove criticità: all'interno del capannone, individuato come ricovero temporaneo dopo l'incendio, si sono consolidate rapidamente situazioni di abusivismo e di degrado igienico-sanitario. L'incendio di questa notte, divampato nella baraccopoli abusiva con il portato del doloroso epilogo, ha indotto la Prefettura a interventi di emergenza che, fornendo la dovuta risposta umanitaria, danno il senso e la misura di un'accresciuta complessità che richiede più articolate sinergie alle quali il Comune di San Ferdinando intende partecipare con generosità pur consapevole dei propri limiti".

      "Esprimo cordoglio e vicinanza alla famiglia della donna deceduta durante l'incendio scoppiato a San Ferdinando. Un fatto assai grave che avrebbe potuto avere conseguenze ben peggiori senza l'intervento dei vigili del fuoco e delle forze dell'ordine, a cui va il mio sentito ringraziamento". Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, in relazione all'incendio scoppiato la scorsa notte nella tendopoli per migranti. "Siamo in contatto con il Prefetto di Reggio Calabria - aggiunge - per assicurare un riparo alle persone ospitate nella tendopoli. Entro oggi dovrebbe essere allestita una struttura in grado di ospitare 600 persone". "Più volte - dice ancora Oliverio - ho sostenuto che quella della tendopoli di San Ferdinando è una situazione assurda, non degna del vivere civile. Una vasta comunità di uomini, donne e bambini, vive in una condizione disumana. Bisogna lavorare per cancellare realtà come quella di Rosarno attraverso un progetto di accoglienza. Pur non avendo competenze come Regione, se non per la parte relativa al servizio sanitario, è nostra intenzione assumere l'attenzione necessaria rispetto a questa situazione che non ammette indifferenza. Noi vogliamo e dobbiamo essere aiutati a fare dell'accoglienza una pratica diffusa nel rispetto dei valori umani e della dignità di tanti uomini, donne e bambini costretti ad abbandonare la loro terra".

      "Che la tendopoli di San Ferdinando fosse una bomba ad orologeria lo abbiamo denunciato più volte ed il drammatico incendio divampato questa notte causando la morte di una donna lo dimostra". É quanto affermano, in una nota congiunta, l'eurodeputata Laura Ferrara ed il parlamentare Paolo Parentela, del Movimento 5 stelle, in relazione a quanto accaduto nella tendopoli di San Ferdinando. "Aspettavamo una risposta decisiva dalla Regione Calabria - sostengono Ferrara e Parentela - ma gli interventi necessari a sanare la situazione non sono stati sufficienti. La nuova tendopoli allestita questa estate, così come il capannone sorto accanto all'agglomerato storico, non bastava per accogliere l'ampia affluenza di braccianti che arrivano per la stagionale raccolta delle arance. Le istituzioni dovevano saperlo. Il 'Protocollo operativo in materia di accoglienza e integrazione degli immigrati nella Piana di Gioia Tauro prevedeva inoltre progetti mai partiti di ospitalità diffusa. Le nuove strutture sono solo un tampone, neanche troppo efficace all'emergenza sociale che attanaglia Rosarno".

      "Nella baraccopoli abusiva calabrese di Rosarno, devastata stanotte da un incendio in cui ha perso la vita una donna nigeriana, erano ammassati oltre 2000 immigrati, senza riscaldamento, senza servizi igienici, stipati dentro baracche fatiscente o tende di cellophane, tra il fango e i rifiuti. È questa l'idea di accoglienza e integrazione della sinistra? Farli arrivare qui per utilizzarli come schiavi nei campi e farli vivere da bestie nel freddo e nello sporco in baraccopoli abusive? Chi ha fatto entrare queste persone per poi farle trattare in questo modo dovrebbe solo vergognarsi. Ma il Governo perché non è mai intervenuto? Lo afferma il senatore Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, in relazione a quanto accaduto nella tendopoli di San Ferdinando.

      “La morte della giovane donna nigeriana, nella tendopoli di San Ferdinando, nel corso del rogo di questa notte, è purtroppo una tragedia annunciata, che poteva e si doveva assolutamente evitare! Nonostante i diversi incendi, le stragi evitate per miracolo in passato non si è invece ancora riusciti a dare una sistemazione definitiva e dignitosa alla tendopoli di San Ferdinando , una situazione disumana che più volte Diritti Civili, in questi anni, ha denunciato definendola mostruosa ed esplosiva”. E’ quanto afferma, in una nota, Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili e candidato alla Camera dei Deputati con Liberi e Uguali nel collegio uninominale di Cosenza. “La tendopoli di San Ferdinando è, come è noto, una polveriera in cui vivono (in condizioni allucinanti e disumane) migliaia di immigrati e dove negli ultimi anni si sono registrati diversi incendi che miracolosamente non hanno provocato una strage. Quasi un anno fa, il 3 marzo 2017, subito dopo la tragedia nel ghetto di Rignano(in provincia di Foggia), Diritti Civili, con riferimento a questo dramma, parlò di un monito per la Calabria e chiese, per scongiurare una strage anche a Rosarno, di cancellare subito la pericolosa e inumana tendopoli di San Ferdinando e ultimare finalmente il nuovo campo dove ospitare, in condizioni dignitose e di sicurezza, tutta quella povera gente che viene in Italia per lavorare onestamente con la speranza di non essere sfruttata e per costruirsi una vita migliore, prosegue Corbelli. Ripeto quello che avevo denunciato un anno fa, il 3 marzo, anche nel mio ruolo di delegato della Presidenza della Regione per la tutela e la promozione dei diritti umani, ovveroche non voglio neppure lontanamente pensare cosa succederebbe se prendessero fuoco tutte quelle baracche a San Ferdinando. Dobbiamo per questo assolutamente scongiurare che si possa verificare una catastrofe! Le istituzioni devono tutte fare la loro parte e accelerare al massimo i lavori per l’ultimazione della nuova tendopoli. Il compito principale spetta al Governo che continua invece purtroppo, con i suoi ministri, ad essere latitante. E’ passato un anno da questa mia denuncia e da questo nostro appello e nulla è cambiato, anzi oggi registriamo una strage e piangiamo una giovane, sfortunata donna nigeriana che ha perso la vita nel rogo di questa notte, che poteva provocare anche altre vittime: due donne sono rimaste gravemente ferite, insieme ad una ventina di altri migranti”.

      -"I ghetti uccidono, non risolvono i problemi ma li peggiorano: in una regione come la Calabria, in cui oltre 50 mila sono gli alloggi vuoti, sfitti, invenduti ed inutilizzati, si continuano a proporre ghetti come soluzioni 'emergenziali' per tutti i tipi di povertà: questi posti, lontani dalle luci della città, diventano sempre un concentrato di disagio sociale, di assenza delle minime condizioni igieniche e umane; diventano sempre grandi business per chi deve gestirli, per la 'ndrangheta". E' quanto si afferma in una nota del movimento politico "Potere al Popolo", di Reggio, in relazione a quanto accaduto nella tendopoli di San Ferdinando. "Una donna di 30 anni è morta carbonizzata, altre due persone sono rimaste ferite - prosegue la nota - oltre 200 tende e ripari di fortuna sono andati distrutti. La tendopoli 'ufficiale' a San Ferdinando ospita solo poche centinaia di persone, altrettante hanno trovato spazio in un container trasformato in ostello. Ma le ennesime soluzioni temporanee proposte dalle istituzioni sono assolutamente insufficienti a fronte del bisogno di alloggio per ben oltre un migliaio di persone. Per questo la maggior parte dei braccianti, per lo più sfruttati per pochi euro nella raccolta delle arance nonostante i roboanti annunci sulla lotta al caporalato, ha continuato a vivere nel vecchio ghetto, nato otto anni fa come "soluzione d'emergenza" dopo la rivolta di Rosarno". "La precarietà, l'assenza di qualunque condizione di sicurezza - riporta ancora la nota - fa sì che anche riscaldarsi possa mettere a rischio la vita. Vogliamo dignità per tutte e tutti, vogliamo combattere la povertà e creare accoglienza diffusa in case vere in cui le persone possano sentirsi parte integrante della società che le accoglie, in cui sentano di poter dare un contributo produttivo e culturale che le renda dignitosamente esseri umani".

      "La morte della giovane donna nigeriana, nella tendopoli di San Ferdinando, nel corso del rogo di questa notte, è purtroppo una tragedia annunciata, che poteva e si doveva assolutamente evitare". Lo afferma, in una nota, Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili e candidato alla Camera dei Deputati con Liberi e Uguali nel collegio uninominale di Cosenza. "Nonostante i diversi incendi, le stragi evitate per miracolo in passato - prosegue Corbelli - non si è invece ancora riusciti a dare una sistemazione definitiva e dignitosa alla tendopoli di San Ferdinando, una situazione disumana che più volte Diritti Civili, in questi anni, ha denunciato definendola mostruosa ed esplosiva. La tendopoli di San Ferdinando è, come è noto, una polveriera in cui vivono, in condizioni allucinanti e disumane, migliaia di immigrati e dove negli ultimi anni si sono registrati diversi incendi che miracolosamente non hanno provocato una strage. Quasi un anno fa, il 3 marzo 2017, subito dopo la tragedia nel ghetto di Rignano, Diritti Civili, con riferimento a questo dramma, parlò di un monito per la Calabria e chiese, per scongiurare una strage anche a Rosarno, di cancellare subito la pericolosa e inumana tendopoli di San Ferdinando e ultimare finalmente il nuovo campo dove ospitare, in condizioni dignitose e di sicurezza, tutta quella povera gente che viene in Italia per lavorare onestamente con la speranza di non essere sfruttata e per costruirsi una vita migliore, prosegue Corbelli. Dobbiamo assolutamente scongiurare che si possa verificare una catastrofe. Le istituzioni devono tutte fare la loro parte e accelerare al massimo i lavori per l'ultimazione della nuova tendopoli".

      "L'incendio costato la vita ad una giovane lavoratrice trentenne giunta in Italia dalla Nigeria è l'ennesima tragica conferma di quanto e come a San Ferdinando e nella Piana di Gioia Tauro il tema dei diritti e della dignità dei lavoratori sia drammaticamente attuale". Lo afferma, in una nota, Michele Sapia, segretario regionale Fai Cisl Calabria. "Il 23 gennaio dello scorso anno - prosegue Sapia - l'incendio fu limitato ad una sola baracca e per fortuna non vi furono vittime, oggi invece una giovane vita è stata spezzata e le immagini documentano un'autentica devastazione con duecento tra tende e baracche letteralmente incenerite. Quanto basta per rendersi facilmente conto che il bilancio poteva essere decisamente più tragico. Ricade su noi tutti l'obbligo morale e la responsabilità civile nel definire soluzioni che siano esaustive e complete; se è vero infatti che la struttura, dignitosa e videosorvegliata, inaugurata la scorsa estate ha costituito una valida risposta non c'è dubbio che i numeri, le presenze e quanto accaduto stamane ci rivelino come l'emergenza sia tutt'altro che finita. La Fai Cisl Calabria esprime la propria condivisione ed il sostegno alle iniziative assunte dal Prefetto di Reggio che ha immediatamente convocato il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e predisposto l'installazione di una tensostruttura che fornisca ricovero alle circa 600 persone private praticamente di tutto. Urge tuttavia - sostiene ancora Sapia - l'assunzione di una responsabilità collettiva perché nella Piana di Gioia Tauro, in concomitanza con la campagna di raccolta degli agrumi, la situazione continua ad essere insostenibile: due i temi da affrontare, quello dei diritti e quello della dignità di lavoratori che non possono e non devono vivere in quelle inaccettabili condizioni".

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