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    Trivellazioni: le 10 Regioni depositano 6 referendum

     

     

    Trivellazioni: le 10 Regioni depositano 6 referendum

    30 set 15 I rappresentanti dei Consigli regionali di dieci Regioni - Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise - stanno depositando in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni entro le 12 miglia e sul territorio. Capofila dell'iniziativa è la Basilicata. I sei quesiti chiedono l'abrogazione di un articolo dello Sblocca Italia e di cinque articoli del decreto Sviluppo. Questi ultimi si riferiscono alle procedure per le trivellazioni. Su cinque articoli oggetto dei quesiti referendari presentati stamani in Cassazione dai dieci Consigli regionali, è attesa anche la decisione della Consulta che si pronuncerà da gennaio ad aprile sulla questione trivellazioni.

    Tuteliamo democrazia. "Chiediamo che non ci siano trivellazioni entro le 12 miglia e che siano ripristinati i poteri delle Regioni e degli enti locali mettendo inoltre i cittadini al riparo dalla limitazione del loro diritto di proprietà perché, ad esempio, un articolo dello 'Sblocca Italia' prevede che per 12 anni sia concesso il permesso di ricerca sui terreni privati alle società estrattrici". Lo sottolinea il presidente della Basilicata, Pino Lacorazza, presentando i quesiti antitrivelle in Cassazione. "Nella nostra Regione, la Basilicata - ha spiegato il presidente Pino Lacorazza - abbiamo già la presenza di 70 impianti di trivellazione: non è che siamo affetti dal 'nimby', ossia che non vogliamo 'sporcare il nostro giardino e spostare il problema in quello degli altri, ma crediamo che la politica energetica dell'Italia debba raccordarsi con l'Unione europea, che non può soltanto occuparsi di moneta e burocrazia". Ad avviso di Lacorazza, "più che fare altre trivellazioni, il nostro Paese deve limitare i consumi energetici e arrivare alla piena efficienza energetica costruendo diversamente gli edifici e ammodernando quelli già esistenti". In proposito, Lacorazza ha ricordato i buoni risultati ottenuti con gli "ecobonus, che in questo settore hanno funzionato".

    Con noi Sicilia e Lombardia. "E' la prima volta che dei quesiti referendari sostenuti dai Consigli regionali vengono presentati da dieci Regioni, che rappresentano il doppio del quorum richiesto". Lo ha detto il presidente della Basilicata, Pino Lacorazza, depositando in Cassazione sei quesiti 'anti Trivelle' e aggiungendo che "anche la Sicilia e la Lombardia hanno dimostrato di apprezzare la nostra iniziativa e l'Emilia Romagna ha detto 'no' ma Bonaccini ha detto che approva la 'carta anti trivelle di Termoli'", ha aggiunto Lacorazza.

    "Il fatto che dieci regioni abbiano depositato in cassazione i referendum per fermare le trivellazioni è un fatto storico che dovrebbe spingere il governo ad abrogare le norme sulla trivellazione selvaggia". Lo dichiara il leader dei Verdi Angelo Bonelli. "L'Italia - continua il co-portavoce del 'Sole che ride' - deve liberarsi dalla morsa del petrolio che è sinonimo di inquinamento e danni all'ambiente e seguire l'esempio di tante nazioni d'Europa che stanno programmando e costruendo un futuro 100% rinnovabile". "Bucare i fondali dei nostri mari per estrarre petrolio non solo è dannoso perché mette a rischio attività importantissime per il nostro paese come turismo e pesca ma è rischia di essere inutile visto che nel nostro paese si produce il doppio dell'energia che si consuma - conclude Bonelli -. Invece di continuare con l'ossessione delle trivellazioni e con politiche energetiche da preistoria industriale il governo rilanci le energie rinnovabili che, negli ultimi anni sono state irresponsabilmente affossate".

    "Ci sono le condizioni per aprire un confronto nazionale su questo tema così sentito dai territori. Non è una sfida al Governo centrale, ma una mano tesa a collaborare per difendere la bellezza, l'ambiente, l'attrattività turistica delle coste dell'Adriatico e dello Ionio, l'economia marinara, la pesca". Lo sottolinea il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo, commentando la decisione delle 10 Regioni, tra cui la Puglia, che oggi hanno depositato presso la Corte di Cassazione a Roma le deliberazioni che chiedono un referendum per l'abrogazione dell'art. 35 del Decreto "Sviluppo" e di parti dell'art 38 del Decreto "Sblocca Italia". "Anche Roma - aggiunge Loizzo - avrà verificato che è giunto il momento di dare un segnale di attenzione alla straordinaria sensibilità espressa in tante regioni del Paese e che ha visto la Puglia pronunciarsi in maniera chiara e unitaria a favore del referendum abrogativo No triv". "Ritengo - aggiunge - che ci siano i presupposti tecnici e giuridici per l'ammissibilità, sulla quale dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale, dopo l'esame formale da parte della Cassazione. Una volta dato via libera al referendum, riprenderà la nostra campagna per allargare la partecipazione, garantire l'informazione e diffondere la consapevolezza del rilievo di una consultazione popolare che riteniamo fondamentale per difendere i nostri mari e il nostro futuro". "Va in questo senso - conclude - l'ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio regionale pugliese nella seduta del 29 settembre, che prevede una campagna di sensibilizzazione da promuovere per interessare e informare i cittadini che saranno chiamati alle urne sui quesiti referendari".

    "Contro le trivelle siamo riusciti, in Liguria a creare un movimento trasversale tanto che io che sono di 'Rete a sinistra' sono il primo firmatario e Vaccarezza, che è il capogruppo in Regione di Forza Italia, è il secondo ad aver firmato: questo indica quanto sia sentita la necessità di un riequilibrio dei poteri dello Stato, soprattutto per difendere il patrimonio ambientale italiano, un ambito per il quale non è assolutamente possibile spodestare le regioni del diritto a decidere del proprio territorio". Lo ha sottolineato Giovanni Pastorino consigliere regionale in Liguria di 'Rete a sinistra'. "Depositando oggi i sei quesiti referendari, proprio nell'ultimo giorno previsto dalla legge, vuol dire che la consultazione con i cittadini avverrà entro il 2016. Se avessimo tardato, si sarebbe svolta solo nel 2017", ha rilevato inoltre Pastorino. Il consigliere ligure ha rilevato anche che la scelta referendaria intrapresa dalle dieci regioni "è stata una scelta di carattere politico con la quale vogliamo intervenire sulle nuove concessioni per le trivellazioni e per porre fine all'esproprio di potere subito dalle regioni. Su un tema dalle varie implicazioni come quello delle trivelle era necessario un accordo Stato-regioni, non una prevaricazione", ha concluso Pastorino.

    "Noi veneti abbiamo già subito i danni da trivellazione negli anni '50 e '60, in laguna e nel delta del Po, tanto che la costa in molti tratti era calata di due metri e mezzo, e anche tre metri: abbiamo dovuto innalzare gli argini con una spesa che oggi sarebbe di due miliardi di euro. Per questo diciamo 'no' alle nuove trivelle e abbiamo intrapreso la prima battaglia che la classe politica di questa generazione conduce per evitare che i giovani di domani subiscano l'impatto e i costi dei danni ambientali. Inoltre i 60 milioni di turisti che ogni anno arrivano e Venezia non vogliono certamente un paesaggio puntellato da trivelle". Così' Roberto Ciambetti (Lega Nord), presidente del Consiglio regionale del Veneto, ha spiegato - parlando in Cassazione - scelta della regione di chiedere i sei referendum 'antitrivelle'.

    "E' surreale che un governo che si sta battendo affinchè le regioni e gli enti locali facciano da 'seconda Camera', abbia tolto la voce delle regioni su una scelta così importante come quella della trivellazione dei territori: la scelta della Regione Campania di chiedere il referendum 'antitrivelle' non và però letta come uno scontro con il governo ma è una richiesta di interlocuzione per il riequilibrio delle rappresentanze territoriali nel rispetto dei ruoli delle regioni". Lo hanno sottolineato i consiglieri regionali campani Francesco Emilio Bonelli (verdi) e Antonella Ciaramella (Pd) depositando in Cassazione i sei quesiti 'antitrivelle'. "Chiediamo al governo una modifica puntuale su alcuni aspetti specifici del salva-Italia e dello sviluppo-Italia: non vogliamo lo stralcio dei provvedimenti", hanno aggiunto i due consiglieri. Per quanto riguarda la Campania, "sono già stati fatti piccoli carotagggi a Gesualdo e a Nusco, nell'avellinese, dove la Shell e altre compagnie pensano che ci sia il petrolio, ed è proprio in queste terre che sono nati i primi comitati 'anti-trivelle'", hanno ricordato Bonelli e Ciaramella aggiungendo che trivellazioni si prevedono nel Vallo di Diano, nel salernitano, e per la geotermia, nel golfo, tra Ischia e Capri, dove c'è una parte del vulcano dei campi flegrei e sarebbe meglio "non svegliare il can che dorme". In Campania la scelta referendaria è stata approvata all'unanimità.

    "Oggi abbiamo conseguito un primo, rilevante risultato: per la prima volta dieci Regioni, che rappresentano milioni di cittadini ed alle quali si aggiungono altre Regioni, dove sono state assunte altre iniziative che comunque confermano la validità dei referendum, attraverso questo strumento pongono allo Stato e al Governo un problema di partecipazione. Regioni, enti locali e cittadini non possono essere esclusi dalle scelte che li riguardano: è questo il messaggio di cui sarebbe opportuno tenere conto". Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza (Pd), che oggi a Roma - insieme ai rappresentanti delle altre nove assemblee legislative che hanno approvato i quesiti referendari per l'abrogazione di alcune parti dello "Sblocca Italia" e "decreto sviluppo" - ha depositato la documentazione negli uffici della Corte di Cassazione. "Con questa iniziativa - ha aggiunto Lacorazza attraverso l'ufficio stampa del Consiglio regionale - abbiamo cercato di tutelare il diritto di proprietà di terreni che per tanti cittadini sono il frutto di lavoro e sacrifici, e con le norme dello sblocca Italia può essere messo in discussione già dalla fase di ricerca degli idrocarburi, a causa del carattere strategico e indifferibile del titolo unico. Ma cerchiamo di interpretare anche la volontà espressa nei mesi scorsi da tanti sindaci e da tanti Consigli comunali, che voglio poter dire la loro su temi di rilevante interesse per le comunità amministrate".

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