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    Parentela (M5S) visita carcere Mesiano a Catanzaro

     

     

    Parentela (M5S) visita carcere Mesiano a Catanzaro

    21 lug 13 "Il M5S ha toccato con mano una delle realtà più sconosciute della città di Catanzaro: le carceri". Lo afferma, in una nota, il deputato del Movimento 5 stelle Paolo Parentela che, insieme ad una attivista, ha compiuto una visita nel carcere. "La disponibilità della direttrice - prosegue Parentela - ci ha favorevolmente predisposti, il colloquio è risultato costruttivo e propositivo. La visita è partita dal laboratorio per lavorare il legno. Il prof. Rotella, insegnante al Conservatorio, ci ha ampiamente e con estrema soddisfazione, spiegato il lavoro creato con un gruppo di detenuti: con macchinari reperiti attraverso il volontariato, stanno costruendo strumenti musicali della tradizione calabrese, con il fine di allestire, presto, una mostra degli stessi. Ovviamente, le attrezzature sono di fortuna, trovate grazie all'impegno dei volontari e degli stessi operatori del carcere, cosa che ci ha fatto riflettere su quanti macchinari inutilizzati giacciono in fondo a cantine, essendo oramai, l'artigianato, un mestiere in estinzione. Da qui la volontà di attivare meccanismi costruttivi per dar loro una mano a reperirli ed anche potremmo mobilitarci per recuperare il legno inutilizzato, ad esempio da falegnamerie o aziende del legno. La direttrice ci ha anche parlato di un corso di ceramica, di corsi di scrittura creativa, della volontà di portare avanti tanti progetti, come l"orto penitenziariò, corsi di recitazione. La nostra disponibilità, ovviamente, è stata totale, perfettamente in linea con la filosofia del movimento. Durante il percorso si è discusso di ristrutturazione dell'Istituto penitenziario, fatiscente ed esposto alla dispersione energetica e, dunque, molto costoso da mantenere (il consumo di gasolio durante la stagione invernale produce una spesa di circa 10 mila euro a settimana, con una gran dispersione del calore stesso); dell'installazione di pannelli fotovoltaici; della realizzazione dell'orto penitenziario; un progetto per la raccolta differenziata, vista la mole di rifiuti che il carcere produce; del recupero dei materiali per la riconversione e riparazione; un progetto per rendere l'acqua potabile; di sburocratizzare e potenziare le attività lavorative, il 'lavoro terapeutico' all'esterno del carcere per lavori di pulizia del verde pubblico, spiagge, potature alberi; potenziare le ore di attività sociali e ricreative (attualmente fanno solo 2 ore a settimana) e lavorare a progetti come attività teatrali o corsi di scrittura, e tanto altro". "Tutto questo - prosegue Parentela , mentre sfilavano davanti a noi le celle della sezione alta sicurezza, dove vengono detenuti gli ergastolani ostativi, i terroristi (Br), i mafiosi al 41 bis ma anche i detenuti per reati minori ma sempre per mafia. Celle piccolissime, almeno per noi 'liberi', abitate, a volte, anche da due persone. La maggior parte di loro si affaccia alle sbarre, ci saluta cordiale, chi ci sorride, chi ci chiede di far due chiacchiere, chi ci mostra i suoi quadri, bellissimi. Così, ci siamo ritrovati a guardare foto di figli, nipoti, mogli, madri, spesso lontani; qualcuno ci racconta felice di aver avuto il permesso di conoscere il nipotino e rivedere la figlia dopo 5 anni. Ci ritroviamo a parlare con persone di grande cultura, persino sceneggiatori per grandi registi, e poi scrittori, avvocati, gente che è entrata giovanissima in carcere, manovalanza della mafia, e si è redenta attraverso la conoscenza. Ci chiedono informazioni, ci parlano di politica, scherzano con la Direttrice, della quale hanno un'ottima considerazione, la maggior parte alza il tiro sul carcere ostativo, senza fine pena, uno status oramai umanamente insopportabile. Prendiamo impegno, su tutto, per tutto, dal semplice aiuto di vestiario e altre necessità, ai progetti già descritti, alla volontà di tornare tra loro. E per fortuna abbiamo l'appoggio della direttrice Paravati, che ci chiede di ritornare, ci regala qualche libro scritto dai suoi ragazzi, con orgoglio, ci lascia i suoi recapiti, ci invita a collaborare. Noi la rassicuriamo, non abbiamo intenzione di sparire, non facciamo campagna elettorale o propaganda, non ci interessa". "Siamo intenzionati - conclude Parentela - a far emergere questa realtà così sensibile e difficile, i dati parlano chiaro, c'è la volontà di sensibilizzare la comunità, affinché si sfati il mito di una incomunicabilità tra cittadino e detenuto, abbiamo il desiderio di attuare i propositi comuni".

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