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    Grande Sud: taglio tribunali è Caporetto della legalità

     

     

    Grande Sud: taglio tribunali è Caporetto della legalità

    28 giu 12 Il taglio dei tribunali che si profila con la revisione delle circoscrizioni giudiziarie cui lavora il ministero della Giustizia "sarebbe non solo una ritirata della giustizia ma addirittura una vera e propria Caporetto davanti alla mafia e alle altre organizzazioni criminali che affliggono il Mezzogiorno". E' il grido di allarme che Grande Sud lancia in una conferenza stampa alla Camera presentando, con Roberto Centaro, Aurelio Misiti, Gianfranco Micciché, Adriana Poli Bortone ed Ugo Grimaldi una mozione contro i tagli agli uffici giudiziari, soprattutto nelle regioni dell'Italia meridionale. Secondo Roberto Centaro, il ministero di Via Arenula pensa a tagli che, riguarderanno "101 presidi di legalità del sud": in Sicilia scompariranno 37 tribunali, 5 in Calabria, 13 in Campania, 14 in Puglia, due in Basilicata, otto Abruzzo e 19 nel Lazio. "Rischiamo di assistere è una vera e propria ritirata della giustizia. Immaginate - sostiene - un esercito che abbandona 1000 postazioni e che è destinato alla sconfitta. L'abolizione di tutte e 220 le sezioni distaccate e la chiusura di alcuni tribunali profila una Caporetto". I parlamentari di Grande Sud sostengono che nel Mezzogiorno "i tribunali sono presidi di legalità, una bandierina della Repubblica in territorio nemico. E chiudere gli uffici giudiziari di Corleone o di Afragola non è un bel segnale". E allora, è la richiesta del movimento di Micciché, si facciano i tagli ma non si sopprimano tribunali in zone dove servono, come quelli di Mistretta e Nicosia sui Nebrodi. E addirittura, aggiunge Centaro, Bondi "starebbe pensando a chiudere la Corte d'Appello di Caltanissetta, dove si sono celebrati tutti i processi per le stragi del '92''. "Il governo dei tecnici non diventi il governo dei tecnici dei tecnici, e si ritorni ad una logica politica". dice Micciché che, a fronte della notizia che, secondo Adriana Poli Bortone il 40% delle spese del ministero della Giustizia va per le intercettazioni, dice: "Il ministro Severino in un momento complicato per il Paese si sta intestando alcune battaglie meno utili delle altre, come la chiusura dei tribunali e il traffico di influenze illecite. Le intercettazioni sono ineludibili per le indagini ma vanno bene in tempi di vacche grasse, non in tempi difficili in cui si pensa addirittura di chiudere i tribunali".

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