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    Mazzei (Uncem) "No a soppressione Comunità Montane"

     

     

    Mazzei (Uncem) "No a soppressione Comunità Montane"

    17 ott 11 L'Uncem calabrese, unione delle comunità montane, ribadice il proprio no alla soppressione degli enti. "A nulla sono servite - afferma il presidente dell'associazione regionale Vincenzo Mazzei - le valide argomentazioni dell'Uncem e dei presidenti delle Comunità montane, volte a dimostrare quanto sia opportuno e necessario, per le realtà più interne della Calabria, che rappresentano circa il 93% dell'intero territorio regionale, poter contare su una istituzione forte e rappresentativa, dotata di poche ma specifiche funzioni ed in grado di garantire la difesa del suolo, la cura dell'ambiente ed il proficuo utilizzo, a fini economici ed occupazionali, delle ingenti risorse naturali, paesaggistiche, culturali ed energetiche esistenti. La Giunta regionale ha deciso di proporre lo scioglimento delle Comunità montane e di assegnare le loro funzioni ad un'Azienda". "Si tratta di una scelta politica - prosegue Mazzei - della quale prendiamo atto, ma che non condividiamo. Infatti, proprio nel momento in cui le Regioni assieme agli Enti locali conducono una forte e pressante iniziativa volta a modificare le norme varate dal Parlamento, che hanno ridotto drasticamente la loro autonomia finanziaria e normativa, in Calabria si percorre la strada opposta. Invece di rafforzare il sistema istituzionale locale, attraverso la diffusione ed il potenziamento delle Unioni dei Comuni, che costituiscono la forma associativa individuata a livello nazionale per la gestione delle funzioni e dei servizi, si decide di eliminare e non di riformare profondamente le Comunità montane, che rappresentano l'unica forma di Unione dei Comuni consolidata operante nella nostra regione". A parere del presidente dell'Uncem calabrese "una tale scelta non è supportata nemmeno dalla riduzione dei costi a partire da quelli della politica. I presidenti, gli assessori e i consiglieri delle Comunità montane, sono gli unici in Calabria e nel resto del Paese, che dal primo giugno del 2010 non percepiscono alcun compenso, per le cariche ricoperte. I soli costi esistenti sono quelli del personale, che la Regione deve comunque sostenere. Trattandosi però di dipendenti assunti in base alla legge n.285/78, lo Stato è tenuto a trasferire i fondi occorrenti".

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