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    Paraboschi (PD) “Sconfitta frutto di troppi palleggi e distacco dall’elettorato”

     

     

    Paraboschi (PD) “Sconfitta frutto di troppi palleggi e distacco dall’elettorato”

    04 giu 11 “Registriamo, ancora una volta, come il voto calabrese sia in controtendenza rispetto all’Italia. Il centro destra esulta per il risultato elettorale ma riteniamo che la riflessione debba andare oltre la pura e semplice constatazione dei fatti”. Così in una dichiarazione Mario Paraboschi del PD. “I segni di una rimotivazione politica ampia, -aggiunge Paraboschi- della società, dei giovani, insieme a fenomeni che si contrappongono alla politica così come si è manifestata in generale, sono significativamente presenti. Basti vedere il voto di Catanzaro e di Reggio ma non solo. A chi ci chiedeva previsioni, in ognuno di noi insieme alla rituale fiducia, prevaleva il dubbio di chi sa di avere davanti ancora problemi non facili. Nella coalizione e nel Pd prevale ancora, e anche dopo le elezioni, un elemento conflittuale, un risentimento non risolto che viene dalle elezioni regionali e anche da prima. Trova ancora ostacoli una rielaborazione del nostro ruolo e delle nostre funzioni dopo la sconfitta dell’anno scorso. Al pettine si sono aggrovigliati troppi nodi. Lo stesso commissariamento del partito è stato vissuto al di la della sua rimodulazione, come una delega che si toglie o si assume a seconda delle scelte in elaborazione. Mentre doveva scattare un meccanismo di responsabilità e di disponibilità che portasse i gruppi dirigenti a parlarsi e a confrontarsi per chiarire le tante questioni poste dalla sconfitta delle regionali. Non si è riusciti ad evitare il rischio di lasciar prevalere la logica del palleggio delle colpe che accentua il distacco con l’elettorato, tant’è che nel divario tra i voti di lista e ai candidati sindaco c’è la dimostrazione dello scarto tra elettori e gruppi dirigenti. Nel centro destra avviene il contrario. Non si è riusciti ancora ad andare oltre gli orizzonti di una tattica che carica piombo sulle ali della politica. Così, lo dico a me stesso per non incolpare nessuno, ancora non c’è l’analisi e la proposta politica. Ci sono domande che bruciano ma che sono decisive per capire e andare oltre, per mettere in evidenza le distorsioni di un sistema nel quale siamo stati invischiati e che oggi quelli che hanno vinto sulla base del “cambiamento” pare abbiano adottato portandolo alle estreme conseguenze sul piano della discrezionalità podestarile e del restringimento dell’area della partecipazione. Il centro destra ad un anno di governo ci consegna una modalità che accentua ancor più i caratteri della subalternità a Roma e salvo l’aspetto della comunicazione e dell’apparente decisionalità siamo ad un peggioramento della situazione. Il centro destra vince avvalendosi dei nostri limiti, ed è stato in grado di andare oltre se stesso e aggregare forze all’opposizione di Berlusconi. Il successo di Crotone è figlio nostro ma ha pesato anche la reazione al modello Scilipoti (trasformismo). Dobbiamo uscire noi, dallo stagno autoreferenziale. La moltiplicazione delle liste e le sommatorie elettorali di per sé non bastano. Rischiano di alimentare la conflittualità. Occorre un approccio ai temi del governo e dell’opposizione molto più attento ai contenuti: il lavoro, la sanità, i trasporti, la viabilità, ecc. Avanzare proposte. Significa saper mettere in discussione rendite partitiche e di gruppo per avere una responsabilità coalizionale. Quella che ha portato il PD a Milano e Napoli ad avere una disciplina che ha fatto il valore aggiunto. Significa puntare sul rinnovamento, altra cosa del giovanilismo che investe sulla forza biologica o sulla “rottamazione” e prestano scarsa attenzione alla qualità. Se così è, bisogna intendersi sul da farsi. Finiamola di cercare un colpevole che ci liberi delle nostre responsabilità. Musi si è battuto contro chi nel PD si sente indispensabile: una modalità per aprire spazi ed evitare le degenerazioni di tipo oligarchico. La democrazia è sempre normalità e semplicità. Chi nella storia ha deriso tale profilo ha dato vita a distorsioni “cesariste”. Quei “cesarismi” che in Calabria, rischiano di allargare il fossato tra politica e società. Per questo è importante delineare un percorso nel quale il PD possa costituirsi con una sua chiara identità plurale e una modalità di funzionamento tale da consentire la ricostruzione del suo ruolo nella società e nelle istituzioni. Come eravamo, come siamo e cosa vogliamo: queste sono le domande alle quali dare risposta. Eravamo divisi e lo siamo ancora troppo. A Cosenza abbiamo sperimentato le primarie nel primo turno e non funzionano se manca un leale approccio unitario. Per esserne protagonisti non servono appelli e tantomeno ci si può affidare all’aritmetica delle tessere. Occorre un patto politico tra sensibilità e storie che costituiscono il PD, occorre un programma e un profilo unitario. Quell’impegno che si è intravisto ovunque, in molti centri della Calabria dove abbiamo vinto e cominciato ad accudire quel giovane albero dell’unità e dell’innovazione che premia la ragione e il talento.

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