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    I lavoratori del Comac scrivono al Presidente Scopelliti

     

     

    I lavoratori del Comac scrivono al Presidente Scopelliti

    31 gen 11 “Lavorare qui significa mantenere viva la bellezza della natura”. Gli operatori del Comac scrivono al Presidente Scopelliti. "Caro Presidente, siamo gli operatori del Comac di Cosenza, una realtà produttiva e viva che con sacrifici e tanta fatica tutte le notti compie dignitosamente il proprio lavoro, messo in discussione, ormai, da troppo tempo da chi nel Mercato ortofrutticolo non ha mai creduto o ancora peggio ha colto solo riscontri personali non mettendo in atto quelle sinergie volte al successo del Mercato trascurando l’obiettivo per il quale il Comac stesso è stato creato. La nostra lettera, vuole essere anche un ringraziamento nei confronti dei tanti giornalisti, che grazie al lavoro svolto hanno puntato i riflettori sulla nostra realtà, a denuncia della situazione in cui verte il C.O.M.AC. I loro articoli hanno descritto verità e nello stesso tempo hanno suscitato, in noi piccoli imprenditori che operiamo all’interno della struttura, sentimenti di provocazione. Ci sentiamo provocati nel momento in cui, i riflettori vengono puntati sulla nostra esperienza, opera e lavoro. Lavoro che, per ognuno di noi, si può raccontare come storia di un’intera vita, la nostra storia, fatta di tanti sacrifici, che ci ha permesso di diventare uomini, e che ancora ha da darci ed insegnarci tanto. Siamo piccole imprese, che lottano tutti i giorni, facendo sforzi immani, per portare avanti un progetto di vita, facendosi carico dei propri dipendenti, cercando di mantenere vive quelle speranze che tanti hanno riposto in questa filosofia di vita, desiderosi di continuare a costruire giorno per giorno, mortificati dai tradimenti, ma comunque protesi a percorrere e riprendere le strade che abbiamo intrapreso o che ci sono state affidate. Continuare ad operare in questa struttura, significa mantenere vivo quel desiderio che ci ha spinto fin dall’inizio dell’opera, mantenere viva quella bellezza che la natura ha compiuto. Abbiamo ancora voglia di creare profitto, costruire, rischiare anche in condizioni così ostili. Si può continuare a costruire solo se si tiene conto dell’altro, nel modo in cui, la vita dell’uomo non significa necessariamente la morte dell’altro, queste sono dinamiche non teorizzate, ma ben presenti nella storia aziendale italiana. In questo momento storico c’è bisogno di costruire una società in cui le persone possano cominciare a rispondere ai propri bisogni, senza l’assistenza del padrino, del padrone o del demiurgo e senza la presenza di falsi moralisti che tentano di uccidere la vita degli altri".

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