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    Interrogazione di Guccione e Aiello su stabilizzazioni precari Asp Cosenza

     

     

    Interrogazione di Guccione e Aiello su stabilizzazioni precari Asp Cosenza

    25 feb 11 Gli onorevoli Ferdinano Aiello e Carlo Guccione hanno presentato al Presidente della Giunta regionale, on. Giuseppe Scopelliti, un’interrogazione sulle procedure di stabilizzazione all’Asp di Cosenza. Questo il testo integrale: Abbiamo appreso che ieri il sig Commissario dell’Asp di Cosenza ha condotto a termine la sua “opera” di verifica delle procedure di stabilizzazione avvenute nel 2008 e 2009, pare preannunciando che da oggi si sarebbe assentato dal suo posto. Il Commissario, per come egli stesso afferma nella deliberazione n° 777 del 23 febbraio 2011, appena insediatosi, ha avviato la detta verifica evidentemente non dovendo, forse, egli fare null’altro nella gestione della sanità cosentina. Sulla suddetta procedura hanno lavorato ben 3 commissioni, una dell’ASP, una della Regione ed una terza dell’ASP, ma questa volta esterna per circa un anno; il tutto affiancato da una campagna di stampa ossessiva orchestrata da oltre un anno. La legge 296 del 2006, per come considerata anche dalla Delibera della Giunta Regionale n. 196 del 3 marzo 2008, stabilisce che i precari siano mantenuti in servizio fino alla conclusione delle procedure di stabilizzazione; quindi un eventuale “punto di discontinuità amministrativa nella procedura” per come detto prudenzialmente nella deliberazione - non riguardava il mantenimento in servizio ma la stabilizzazione, che doveva comunque avere luogo. Sig. Presidente Lei converrà che la stabilizzazione è una esigenza universalmente riconosciuta, dà dignità al lavoratore e maggiore efficienza al sistema; non solamente sottrae chi presta la sua opera dalla soggezione del potere clientelare, così diffuso nella nostra realtà regionale, ma lo sottrae alla condizione di chi da un momento all’altro viene minacciato di ritorno alla disoccupazione. Se la procedura di stabilizzazione del personale precario è stato concluso in provincia di Cosenza e non nelle altre, non può essere un ulteriore motivo punitivo per questa provincia che in pratica non ha più un servizio sanitario a differenza delle altre provincie calabresi Si vorrebbe, poi, che questi lavoratori riprendessero la via della protezione di qualche politico, per indurre il pensierino della protezione? È sicura la S.V. che la messinscena orchestrata e ben attestata da qualunque rassegna stampa abbia i crismi della legalità, prima ancora che della opportunità? Basti pensare: una eventuale ipotetica irregolarità ben poteva essere censurata e sanata con un ricorso al Tar, anzi unicamente con tale rimedio, cosa che la Regione si è ben guardata dal fare. Anche questo modo di procedere dello “sparare nel mucchio” coinvolgendo tutti i lavoratori è corretto? Ne è sicuro? Ed intanto questi lavoratori a cui, siamo certi, sarà riconosciuta ogni ragione, nel frattempo si vedono prolungare il loro stato di precarietà. Non sarebbe stato più corretto assumersi le responsabilità relative e individuare le posizioni dubbie – se ci sono - e lasciare tranquilli gli altri? Non ritiene opportuno la S.V. accertare se nelle operazioni segnalate dall’atto del Commissario dell’Asp di Cosenza si sia tralasciato - chissà per distrazione o per altro da parte dei soggetti autori delle cosiddette verifiche - di tenere conto di importanti documenti del Dipartimento della salute sull’argomento oltre che di norme di carattere finanziario di rango nazionale? Sig Presidente, stiamo parlando di lavoro in una Regione alla disperazione; se la sente di avallare la utilizzazione della sorte di 439 lavoratori per vendette elettorali ? Nel mentre esprimiamo fortissimi dubbi sulla legittimità del provvedimento in autotutela, per come viene attestato nella deliberazione; registriamo altresì il concreto rischio per i lavoratori delle conseguenze del danno che stanno già subendo da mesi e che da oggi subiranno maggiormente per la minaccia di vedere vanificato una conquista giusta finalmente raggiunta, coerentemente assistiti dalle Organizzazioni sindacali. I danni alla fine si pagano, non solamente in termini monetari, ma con il clima di sofferenza ulteriore del mondo del lavoro.

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