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    A Palazzo Campanella Consiglio regionale sulla legalita'. Insediato Vilasi

     

     

    A Palazzo Campanella Consiglio regionale sulla legalita'. Insediato Vilasi

    22 feb 11 Ha avuto inizio verso le 13 il Consiglio regionale che ha coem tema centrale la legalita'. Ad inizio seduta il Consiglio regionale ha accolto le dimissioni di Santi Zappala' ed ha approvato la surroga con Gesuele Vilasi. Vilasi e' il primo dei non eletti nella lista provinciale di Reggio Calabria del Pdl. Un decalogo per la legalita' sono dieci i punti posti in discussione nella seduta del consiglio regionale della Calabria interamente dedicata al contrasto alla criminalita' e all'affermazione di elementi positivi di rispetto della legge. I dieci punti, illustrati dal presidente della commissione regionale del fenomeno mafioso Salvatore Magaro', si compongono di proposte di legge, mozioni e ordini del giorno. Le proposte di legge riguardano: interventi regionali di sostegno alle imprese vittime di reati di 'ndrangheta e disposizioni in materia di contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore dell'imprenditoria; misure per garantire la legalita' e la trasparenza dei finanziamenti erogati dalla Regione Calabria; agevolazioni a favore dei collaboratori di giustizia e loro famiglie; modifiche alla commissione consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria; istituzione dell'Agenzia regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali in Calabria. E' stata inoltre proposta una mozione ''Contro ogni forma di infiltrazione e condizionamento del fenomeno mafioso nella societa', nell'economia e nella politica''. Quattro le mozioni: sull'adozione di un Codice etico di autoregolamentazione sulla trasparenza dei candidati alle elezioni, degli eletti ed amministratori pubblici per contrastare ogni forma di collusione con la 'ndrangheta; sul consumo critico contro il pizzo; sulla donazione ai Comuni calabresi della targa ''Qui la 'ndrangheta non entra''; sulla costituzione presso il consiglio regionale della ''Bottega della Legalita'''. .Ha aperto i lavori il presidente Talarico che ha parlato di una risposta concreta agli avvenimenti delittuosi che affliggono la Calabra. Questo il suo discorso:

    ''Non sara', quella di oggi, una seduta di parole ne' di proclami. Dopo il dibattito che mi auguro ampio e intenso, basato sul confronto democratico tra i diversi gruppi, passeremo all'approvazione di provvedimenti legislativi, ordini del giorno e mozioni. Che hanno tra di loro un comune obiettivo: il contrasto alla criminalita' organizzata e l'affermazione di principi di legalita', una risposta netta, quindi, della massima assemblea elettiva calabrese alla pervasivita' della Ndrangheta nella vita politica, economica e sociale della nostra regione''. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico, nel suo intervento all'assemblea nel corso della seduta interamente dedicata ai temi della legalita'. ''Senza nulla togliere alle altre sedute del Consiglio - ha aggiunto - credo che questa odierna abbia un valore particolare che va aldila' del merito dei singoli provvedimenti. Rappresenta la dimostrazione inequivocabile della strada che la Calabria nella sua interezza vuole seguire, con la consapevolezza che proprio dal contrasto ad ogni forma di illegalita' puo' nascere quel definitivo riscatto della nostra terra. Di questo ringrazio per la condivisione tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione, e per l'intenso lavoro svolto la commissione che e' pervenuta all'approvazione di un decalogo di provvedimenti importanti, che vanno ad incidere su diversi settori, tenendo conto delle limitate competenze regionali in materia. Un buon lavoro, insomma, che non e' certamente esaustivo, ma che rappresenta un'ottima base di partenza per continuare nel percorso di riforme intrapreso, fin dall'insediamento, di questa IX legislatura''. ''Sulla linea delle sedute svolte sin dall'insediamento - ha sostenuto Talarico - quest'Aula intende parlare ai calabresi attraverso atti concreti. Anche questo e' un approccio nuovo, un modo per ridurre la distanza tra Istituzioni e societa' civile. Rispetto a piaghe annose e drammatiche, come il condizionamento mafioso sulla democrazia e la societa' calabrese, io credo che, aldila' del legittimo confronto tra le forze politiche, se vogliamo potenziare per davvero le Istituzioni e non offrire pretesti a quella parte del Paese che spesso dipinge la Calabria come il 'male assoluto', dobbiamo agire uniti e coesi. Evitando che, per una sorta di spirito polemico distruttivo, si estendano strumentalmente le responsabilita' dei singoli, qualora vi fossero, all'insieme delle Istituzioni. Non fanno l'interesse della democrazia italiana, in questo senso, quei media nazionali che, pur compiendo il loro dovere d'informazione, non operano il necessario distinguo tra le colpe dei singoli e l'Istituzione Regione in quanto tale. Fare di tutta l'erba un fascio significa denigrare le istituzioni e affossare i sogni e le speranze di una Regione dalle tante potenzialita' che vuole svilupparsi e costruire condizioni di benessere per i propri concittadini. La Regione Calabria sta, senza se e senza ma, dalla parte della legalita', della trasparenza amministrativa, contro ogni manifestazione di arroganza e di sopruso. Con questo spirito abbiamo programmato la seduta odierna, assieme alla Conferenza dei Capigruppo ed al Presidente Scopelliti. Voglio ringraziare per il lavoro di approfondimento la Commissione nella sua interezza (che da oggi, tra l'altro, si chiamera' Commissione anti-ndrangheta) e in particolare il suo presidente Magaro'. Cosi' come ringrazio per il contributo offerto le associazioni presenti sul territorio e le prefetture per la loro validissima e preziosa collaborazione. Le relazioni dei Presidenti di Corte d'Appello e degli altri autorevoli magistrati intervenuti durante l'inaugurazione dell'Anno giudiziario, ci hanno fornito, nella loro essenzialita' e completezza di informazioni, un quadro desolante della giustizia in Calabria, che, dinanzi ad una criminalita' aggressiva e sempre piu' invasiva, nonostante sia inconfutabile l'azione positiva di lotta alla mafia che magistrati, forze dell'ordine e Governo hanno fin qui portato avanti, registra lacune negli organici e un'inadeguata attenzione verso le esigenze piu' elementari di efficienza amministrativa del settore''. ''Dinanzi ad un'organizzazione criminale come la 'ndrangheta, che si muove rapida ed efficace sul piano nazionale e internazionale - ha proseguito - occorre una risposta altrettanto compiuta, organizzata ed organica. Da parte nostra, a tal proposito, non manchera', come finora non e' mancato, lo stimolo piu' idoneo, affinche' le risposte che sono attese giungano in fretta. I piu' recenti eventi che hanno visto la 'ndrangheta sferrare attacchi inusitati: l'attentato alla Procura generale di Reggio, il ritrovamento di un'auto carica di armi ed esplosivo nel giorno della visita del Presidente Napolitano, la minaccia al Procuratore Pignatone e i continui gesti d'intimidazione, ci dicono che la stretta dello Stato da' risultati, ma che occorre essere continuamente vigili. Tutti noi sappiamo che la battaglia contro la 'ndrangheta e' lunga, e che per sconfiggerla occorrono mezzi, risorse, ma anche una concorde volonta' della politica, che deve sentire il dovere di sostenere concretamente l'opera di chi e' chiamato ad investigare, reprimere e condannare le cosche e i loro referenti sul territorio. La politica deve anche rendere trasparente la sua attivita', rimuovendo tutte quelle zone grigie dove si annida quella che e' stata definita la borghesia mafiosa. Auspico, percio', che la concordia delle Istituzioni locali nelle manifestazioni a sostegno della magistratura, sia unanime ma non retorica, anzi dinamica ed operativa e si sostanzi nell'assunzione piena, da parte di ciascuno di noi, delle responsabilita' che ci sono state assegnate''. ''Questo Consiglio regionale - ha affermato Talarico - vuole essere vicino a tutti gli imprenditori e agli amministratori locali che quotidianamente nell'esercizio del loro dovere non si piegano ai poteri criminali, e per questo subiscono continue intimidazioni, che i dati del 2010 confermano purtroppo in forte aumento''. ''La lotta alla criminalita' - ha proseguito - ha caratterizzato fin dall'inizio l'azione di questo Consiglio: partecipando ai lavori della Conferenza regionale delle Autorita' di Pubblica Sicurezza che si e' svolta a Lamezia Terme nel giugno dello scorso anno, per rappresentare tutta la domanda di sicurezza che proviene dagli operatori economici, dalle famiglie e dalle fasce piu' deboli delle nostre popolazioni; con il Bilancio di previsione 2011, individuando mediante l'attivazione di mutui, finanziamenti per 14 milioni di euro da destinare al comparto della Sicurezza; con una serie di interventi atti a rendere piu' efficienti strutture e mezzi delle forze dell'ordine e della magistratura, a partire anche dai progetti specifici dell'azienda Calabria Lavoro, che ha concretizzato protocolli di intesa con gli Uffici giudiziari, affinche' i migliori laureati in giurisprudenza possano prestare servizio a tempo determinato a sostegno delle Cancellerie, per ridurre i tempi di risposta della Giustizia; con la stipula di un Patto Istituzionale di collaborazione legislativa ed amministrativa per ostacolare l'ingerenza mafiosa con la Lombardia, fatto mai accaduto nella storia delle due Regioni e di notevole valore, se si considera che la 'ndrangheta, anche alla luce delle ultime inchieste giudiziarie, si e' radicata ormai da decenni nelle regioni del nord; con la diffusione della cultura della legalita' presentando a Palazzo Campanella, insieme al procuratore generale di Reggio, Salvatore Di Landro, un protocollo d'intesa con l'associazione Riferimenti, per il progetto di educazione alla legalita' da noi finanziato e gia' avviato, rivolto agli studenti di tutte e cinque le province per accrescere nelle giovani generazioni con gli strumenti della cultura e della conoscenza, i principi di legalita', valori essenziali per la crescita civile e culturale''. ''Pochi giorni fa - ha detto Talarico - abbiamo voluto testimoniare la nostra solidarieta' ad una delle vittime della mafia che piu' ha colpito l'immaginario nazionale: Lea Garofalo. Abbiamo consegnato per il tramite del prefetto di Crotone alla figlia, Denise Cosco, l'annuale borsa di studio del Consiglio regionale, messa a disposizione dal Monte Paschi di Siena del valore di 8 mila euro, intitolata a Luigi Rende, la guardia giurata uccisa a Reggio Calabria nel tentativo di sventare una rapina. Oggi, il nostro impegno continua, attraverso questa solenne seduta, con una serie di leggi che mirano a proteggere le finalita' della spesa pubblica, perche' l'insegnamento dell'indimenticabile Giovanni Falcone e' sempre attuale: per sconfiggere la mafia bisogna saper leggere e seguire i movimenti finanziari e, per quanto ci compete, il nostro dovere e' quello di blindare ogni atto amministrativo e renderlo impermeabile ad ogni possibile inquinamento illecito. Si tratta di provvedimenti sui quali il relatore presidente Magaro' entrera' nel dettaglio, ma che voglio brevemente evidenziare: interventi a sostegno delle imprese vittime di reati di 'ndrangheta e agevolazioni a favore dei collaboratori e testimoni di giustizia e le loro famiglie; l'istituzione della Bottega della legalita', che trovera' spazio esattamente all'interno del Consiglio regionale, e voglio manifestare la mia soddisfazione; la Bottega della legalita' avra' il duplice scopo di commercializzare i prodotti delle terre sottratte alla 'ndrangheta e di rendere piu' continui e proficui i rapporti tra noi e le cooperative che coraggiosamente risocializzano i beni confiscati alle mafie; l'istituzione dell'Agenzia regionale dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, che ha tra i suoi obiettivi la promozione della collaborazione ed il coordinamento tra i soggetti istituzionali e sociali interessati alla fase di destinazione, gestione ed assegnazione di beni confiscati in Calabria; l'istituzione del Conto corrente unico, per rafforzare le misure a garanzia della legalita' e della trasparenza nelle procedure degli appalti pubblici; l'istituzione di una 'riserva' di posti nei concorsi pubblici della Regione a testimoni, collaboratori di giustizia e familiari delle vittime della criminalita' organizzata; la mozione che impegna la Regione a costituirsi in tutti i processi per mafia. L'altra che impegna a migliorare la gia' notevole capacita' operativa della Sua; L'ordine del giorno che incentiva il consumo solidale verso aziende e professionisti che rifiutano il pizzo. E l'altro ordine del giorno relativo alla diffusione delle targhe 'Qui la 'Ndrangheta non entra' nei Comuni, una targa che sara' affissa anche all'ingresso di Palazzo Campanella''. ''E' oggi all'approvazione di quest'Aula - ha proseguito il presidente dell'Assemblea - l'importante proposta della Giunta che mira a sostenere attivamente le imprese vittime della 'Ndrangheta, istituendo vere e proprie 'corsie preferenziali' negli affidamenti pubblici. Ne' abbiamo tralasciato, inoltre, di metterci in discussione come politici e come Istituzione. Sapendo bene che la responsabilita' della politica deve essere all'altezza della sfida che abbiamo di fronte e, quindi, al di sopra di ogni sospetto, per rendere sempre piu' trasparente la politica. Nel corso del 2010 e' stata approvata, per la prima volta in Calabria, la legge regionale che obbliga i consiglieri, gli assessori non consiglieri, i sottosegretari e tutti quanti ricoprono incarichi negli Enti con nomina regionale, a rendere pubblici i loro patrimoni e abbiamo aggiunto la possibilita' che siano resi pubblici su internet. E' un'indubbia novita' ed una testimonianza coerente dell'impegno a caratterizzare la legislatura nella trasparenza''. ''Inoltre, sempre nella logica appena accennata - ha proseguito - rientra l'approvazione odierna del codice etico di autoregolamentazione sulla trasparenza dei candidati alle elezioni, degli eletti ed amministratori pubblici, per contrastare ogni forma di collusione con la 'ndrangheta. Concludo. Le cose fatte e quelle che da qui a breve saranno realizzate da quest'Aula, rendono meno permeabile la Calabria, la pubblica amministrazione e il sistema economico e sociale, alle infiltrazioni criminali. E soprattutto, rendono la Calabria piu' forte nel contesto nazionale ed internazionale''. ''Sono convinto - ha concluso Talarico - che ce la potremo fare a costruire una Calabria migliore se sapremo liberarci da tutti i condizionamenti che spesso vincolano la politica calabrese, perseguendo gli interessi collettivi della nostra comunita', costruendo occasioni di sviluppo e occupazione per favorire l'inserimento dei nostri giovani, diffondendo la cultura dell'etica e della legalita' in tutti gli ambiti della societa'''.

    Successivamente ha preso la parola il Presidente della Commissione regionale Antimafia Salvatore Magaro'. Questo il suo discorso: Onorevole Presidente, Onorevoli Colleghi Consiglieri, quella di oggi è certamente da annoverare tra le sedute storiche del Consiglio Regionale, di quelle che da sole qualificano una intera legislatura e apportano valore aggiunto ai lavori della massima assise legislativa calabrese. E’ la prima volta che una intera seduta del Consiglio viene dedicata alle iniziative di contrasto alla ‘ndrangheta, ed è per me un vero onore essere chiamato ad illustrare il senso politico ed etico di questa giornata. Su questi temi in passato il Consiglio è stato chiamato a confrontarsi, anche in momenti che hanno drammaticamente segnato la vita politica regionale, come all’indomani della tragica scomparsa del Vice-Presidente Franco Fortugno, che ricordiamo con commozione in questa particolare occasione. Ma è certamente la prima volta in assoluto che si arriva alle procedure di approvazione di un pacchetto organico di norme, leggi regionali, disposizioni amministrative ed ordini del giorno, che sanno concretizzare in disposizioni cogenti, e non solo in intenzioni prive di spessore giuridico e normativo, gli orientamenti politici di contrasto alla ndrangheta. Iniziative che senza adeguati strumenti di intervento, sarebbero altrimenti destinate a rimanere mere dichiarazioni di intenti non suffragate da azioni concrete, e quindi del tutto demagogiche e teoriche. Oggi dunque il Consiglio Regionale è chiamato ad esprimersi, in una sorta di seduta monotematica, che potrebbe costituire anticipo di una prassi da consolidare in seguito per i lavori consiliari, su ben cinque proposte di leggi regionali e su altri provvedimenti politici rappresentati da mozioni ed ordini del giorno, a partire dall’adozione del Codice etico di autoregolamentazione che da tempo tutti auspicano ma che nessuno finora ha concretamente attivato. A questa giornata siamo giunti interpretando la volontà unanime del Consiglio, oltre ogni divisione ideologica e di partito, attraverso un percorso sostenuto dal governatore Scopelliti e dal presidente Talarico che fin dal loro insediamento, con le loro dichiarazioni programmatiche, hanno espresso con chiarezza la volontà di affrontare con priorità ed urgenza i temi della lotta contro la ‘ndrangheta, testimoniando che l’impegno contro la ndrangheta in Calabria è un patrimonio costitutivo dell’istituto regionale. A questa volontà oggi daremo testa e gambe, lanciando un messaggio chiaro agli ambienti malavitosi rispetto all’intenzione di puntare con decisione ai gangli vitali di influenza della strategia della ‘ndrangheta. Perché la ‘ndrangheta da noi c’è, è presente ed esercita un profondo condizionamento sociale fondato sia sulla forza delle armi, sia sul ruolo economico raggiunto soprattutto con il riciclaggio di denaro sporco ed il traffico della droga, attività queste che le hanno permesso di controllare ampi settori dell’economia. Secondo autorevoli osservatori sarebbe ormai un potere criminale paragonabile al terrorismo. La ‘ndrangheta da noi c’è e condiziona anche la vita politica. Per questo siamo consapevoli che la sfida è gigantesca, perché la ‘ndrangheta ha più facce e conta su una fitta rete di relazioni sul territorio, nonché sulla presenza di pericolose zone grigie che agiscono indebolendo l’integrità dello Stato e favorendo i fenomeni corruttivi e degenerativi della pubblica amministrazione. Ma siamo altrettanto consapevoli che, come diceva Falcone, si tratta di un fenomeno umano e che come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. Siamo anche convinti che se insieme, la società civile calabrese – la quale ha già dato dimostrazioni di reattività anche importanti, com’è accaduto durante la grande manifestazione organizzata lo scorso anno a Reggio Calabria – e la parte innovativa della politica, sapranno fare il loro dovere senza cedere a polemiche e strumentalizzazioni, i poteri criminali potranno essere fermati. In questa battaglia non mancano gli elementi positivi che è giusto e doveroso sottolineare: penso al lavoro dei magistrati, delle forze dell’ordine, ma anche a quello di associazioni, gruppi, segmenti della Chiesa, uomini e donne che si spendono tutti i giorni senza chiasso e senza rumore, per dare dignità e vita alle persone. Dobbiamo considerare anche i recenti successi registrati nella lotta alla mafia da parte del governo centrale, i processi celebrati, le condanne inflitte, i gruppi criminali sgominati, i boss catturati in Italia e all’estero, i patrimoni sequestrati. Accanto agli arresti, ai processi, alle confische di patrimoni, servono però altri strumenti di contrasto. Occorrono politiche sociali, del lavoro, dell’istruzione. In questo ambito la nostra regione può svolgere un ruolo determinante. Ai primi posti dell’agenda politica devono trovare spazio adeguati interventi finalizzati a ridimensionare i fenomeni di disuguaglianza e marginalità delle classi sociali. Dobbiamo creare condizioni di emancipazione per i calabresi. Perché laddove sono più ampie le fasce del bisogno, la ‘ndrangheta prospera, corrompe, affascina, esercita un più incisivo potere di attrazione. Mettono i brividi le parole intercettate qualche tempo fa, pronunciate da un capocosca, che parlava quasi con fastidio di eccessive richieste di affiliazione e della necessità di imporre il numero chiuso (manco fosse una università!). A questo fenomeno dobbiamo rispondere con una politica di investimenti e di sostegno al sistema economico e produttivo – così come sta facendo il governo Scopelliti - che spalanchi le porte a nuove e durature opportunità occupazionali. Anche la scuola deve mettere in campo strumenti di contrasto alla ‘ndrangheta attraverso la crescita culturale. La mafia teme più la scuola della giustizia, amava ripetere l’indimenticato giudice Caponnetto. L’istruzione in generale confisca terreno alla cultura mafiosa. L’argomento ‘ndrangheta poi potrebbe essere affrontato durante le ore di lezione. Bisogna parlare di storia della’ ndrangheta durante l’ora di storia, di ecomafie nell’ora di scienze e magari di droghe e di doping nell’ora di ginnastica. La scuola è uno dei territori privilegiati in cui attivare gli strumenti della prevenzione. Occorre allenare i ragazzi alla democrazia ed al rispetto delle regole (la ‘ndrangheta conta quando le regole non ci sono). E’ chiaro che in questa battaglia vitale per la Calabria molto deve fare lo Stato. Deve colpire la ‘ndrangheta nei suoi interessi, sottraendole patrimonio e risorse. Deve unire ciò che la ‘ndrangheta divide, deve restituire fiducia attraverso i diritti, deve creare le condizioni per mostrare che sono diritti ciò che le mafie concedono come un favore. Servono istituzioni che fanno il loro dovere, in cui si applicano buone pratiche di governo, azioni corrette e comportamenti esemplari, in cui la politica viene vissuta come servizio e non come vantaggio, in cui ci si basa sulle regole e non sul favore, sulla raccomandazione, sull’arbitrio. Perché attraverso ogni comportamento scorretto e con ogni particolarismo e favoritismo, con ogni privilegio, cresce quell’erba di cui poi si nutre e che fa prosperare la ‘ndrangheta. Cari colleghi, la seduta odierna del Consiglio qualifica questa prima parte della legislatura e dà il senso del rinnovato modo di concepire l’impegno politico ed istituzionale. Offre una risposta legislativa che ha anche un impatto sociale e culturale finalizzato a raggiungere i giovani attraverso il potenziamento della cultura della legalità. A questa seduta del Consiglio, la Commissione Antimafia che presiedo (che appena approvata la modifica normativa si chiamerà “Commissione contro la ‘ndrangheta”) lavora da un pezzo, avvalendosi dell’apporto di idee e di contributi operativi del partenariato sociale e delle tante associazioni, cooperative e soggetti che da quando ci siamo insediati, assistono quasi quotidianamente la Commissione, con contributi di alto profilo e di grande utilità. Abbiamo promosso un’ampia sinergia tra l’istituzione regione e questo microcosmo che coraggiosamente incarna l’antimafia sociale sul territorio, che deve essere apprezzato e valorizzato come uno dei più importanti modi per colpire al cuore la ‘ndrangheta e le sue strategie. Traiettoria analoga - molti lo ricorderanno – alle sinergie di recente attivazione con il Consiglio regionale della Lombardia. Consentitemi anche di ringraziare per la professionalità e l’impegno profuso nel varo di questi provvedimenti il Direttore Generale della Giunta Regionale Francesco Zoccali, il Capo Gabinetto della Presidenza del Consiglio Pasquale Crupi, il dirigente della Commissione Modafferi ed i suoi collaboratori. E se mi si consente di stressare il concetto, niente orticelli, miopie bandite, presidente della Giunta e presidente del Consiglio concordi, pronti a rimediare al tempo perduto, a imprimere una accelerazione. Ecco l’altra questione politica fondamentale: il tempo. Tempo economico, tempo etico. Qualche esempio velocissimo a mo’ di paradigma: i ritardi di pagamento non solo strangolano le imprese ma producono anche debito, alle imprese stesse e alle pubbliche amministrazioni. Secondo le stime della Banca d’Italia, nel 2009 le PA hanno accumulato una massa di debiti per ritardati pagamenti di circa 40 miliardi di euro. Generano frustrazione i tempi di confisca, di ripristino e assegnazione dei beni, i tempi di erogazione del sostegno alle vittime della ndrangheta a volte generano disperazione. Sempre e comunque una lotta contro il tempo. In questa sede esamineremo diverse leggi, proposte e provvedimenti che porranno un argine alla capacità indiscussa della criminalità di penetrare nei settori economici e produttivi con grande nocumento per l’economia sana e per le potenzialità di sviluppo della regione. Le proposte di legge oggi sottoposte all’attenzione di noi tutti, rappresentano dunque i primi passi di un percorso contro l’illegalità che intendiamo portare avanti nel corso della consiliatura. Sostanziano le linee programmatiche redatte dalla commissione e da me già precedentemente espresse e vanno a intervenire direttamente o indirettamente sul contrasto del fenomeno ndranghetistico. “Indirettamente” tra molte virgolette, se pensiamo a quanto possano risultare dirette e efficaci le iniziative tese a aumentare la trasparenza degli atti amministrativi, il tentativo di correggere i ritardi dei pagamenti alle imprese che lavorano con la Pubblica Amministrazione. Ritardi che nella maggioranza dei casi mettono le imprese a rischio di usura e d’infiltrazioni. Mi permetto di sottolineare – anticipandone il senso – che il più delle volte si tratta di iniziative molto semplici ma particolarmente innovative, di facile attuazione e senza oneri per l’amministrazione regionale. E’ il caso ad esempio dell’obbligo di apertura per le imprese di un conto bancario dedicato ai lavori finanziati dall’ente regionale. Si tratta dunque di un insieme di proposte di legge, mozioni e ordini del giorno, tutti inanellati, integrati e integrabili, a prescindere da logiche di schieramento, come già positivamente si è verificato nei lavori della commissione. I passaggi fondamentali della strategia politica e legislativa che abbiamo messo in campo riguardano il sostegno alle imprese vittime dei reati di ‘ndrangheta fortemente voluto dal Governatore Scopelliti. L’obiettivo è premiare le imprese virtuose che non scendono a patti con la criminalità organizzata e che per questo devono godere di un concreto sostegno istituzionale. Per dirla con Giuseppe Pignatone, gli imprenditori devono trovare antieconomico stringere alleanze con la ‘ndrangheta e, di conseguenza, essere premiati per la loro fedeltà allo Stato. In questa ottica un ruolo centrale potrà svolgere anche la Stazione Unica Appaltante che certamente sarà potenziata per meglio assolvere ai propri delicati compiti. Un’altra iniziativa è dedicata alle misure per garantire la legalità e la trasparenza dei finanziamenti erogati dalla Regione Calabria. Si tratta di un provvedimento semplicissimo: per gli importi superiori ai diecimila euro, tutti i beneficiari (pubblici o privati) devono utilizzare un conto corrente unico, dedicato all’accredito e all’utilizzo dei fondi. L’obiettivo evidente è la trasparenza delle operazioni e la tracciabilità dei flussi finanziari. S’intenderà come si tratti di un provvedimento che fa il paio con l’istituzione della Stazione Unica Appaltante: un solo soggetto appaltante, un solo conto bancario. Ancora, verranno introdotte misure in favore di testimoni di giustizia, collaboratori di giustizia, delle vittime della criminalità organizzata e delle loro famiglie, attraverso l’attribuzione di riserve o di punteggi di premialità e di preferenzialità nei concorsi pubblici e nelle procedure selettive di personale comunque attivate dalla Regione e dagli Enti sub-regionali. Discuteremo sulla modifica del nome, da “commissione consiliare contro il fenomeno della mafia” in un più asciutto e preciso “contro la ‘ndrangheta”. Non appaia questione di secondaria importanza o puramente nominalistica. Occorre dare un buon esempio e cominciare a dare alle cose il loro nome. La ‘ndrangheta è l’organizzazione criminale più potente e ramificata, non è la mafia o la camorra. ‘Ndrangheta, mandamento, ‘ndrine, famiglie: dobbiamo imparare a nominarle senza esitazioni. Di passaggio annoto che, oltre che nei testi giornalistici e sociologici, “ndrangheta” è termine che si affaccia anche in un contesto squisitamente giuridico, vale a dire nell’articolo 416 bis del codice penale. Più soldi ai comuni ed alle associazioni da investire sui beni confiscati e a loro assegnati, per farli fruttare. E’ quanto prevede la proposta di istituire un’Agenzia regionale dei beni confiscati. La confisca dei beni alle organizzazioni criminali e la restituzione di tali beni alla collettività sono tra gli strumenti di contrasto alla ‘ndrangheta più efficaci. Rappresentano un’arma formidabile per minare le basi del potere mafioso e colpire quel capitale economico costruito sul sangue, sulla violenza, sullo sfruttamento e sulla corruzione. Il riuso sociale dei beni confiscati disturba notevolmente i mafiosi perché li tocca nel portafoglio, e perché il fatto che vengano scacciati da luoghi in cui un tempo esercitavano la propria egemonia, arreca un danno alla loro immagine di potere e di prevaricazione. Non mancano, purtroppo, gli elementi di preoccupazione, perché è ancora minima la percentuale dei beni recuperati rispetto a quelli che, per motivi diversi, rimangono inutilizzati. L’istituzione di un’agenzia nazionale ad hoc ha impresso una accelerazione al processo di sburocratizzazione delle pratiche di affidamento dei beni alle associazioni. Attraverso questa legge la Calabria si doterà, senza costi aggiuntivi, di una struttura regionale simile, dotata di personale e mezzi adeguati alla complessità delle procedure. La missione di questo organismo sarà quindi quella di sottrarre alla ‘ndrangheta le ricchezze accumulate illegalmente e trasformarle in altrettanti segni concreti di ripristino della legalità, di giustizia sociale e di lavoro pulito, nella convinzione che sia un dovere restituire in tempi brevi alla collettività, alla gente quello che è stato tolto con il sopruso, la morte, l’arroganza, tanto più se terreni e immobili possono essere utili ai giovani ed alla loro crescita nel segno della legalità. Anche gli atti simbolici sono necessari per riaffermare la presenza dello Stato sul territorio, per lanciare un segnale forte alla società e ribadire da quale parte stanno le istituzioni: dalla parte dei calabresi onesti e laboriosi, di coloro che rispettano le regole e che non vengono mai meno alla propria dignità e alla propria integrità. Vanno in questa direzione l’iniziativa di costituirsi sempre e comunque parte civile nei processi ovunque incardinati, perpetrati a danno dei cittadini, delle istituzioni pubbliche, dei loro rappresentanti o qualunque altro soggetto pubblico o privato vessato o colpito da condotte delittuose riconducibili al cosiddetto “metodo ndranghetista” e di adottare un codice di autoregolamentazione sulla trasparenza dei candidati alle elezioni, degli eletti ed amministratori pubblici per contrastare ogni forma di collusione con la ‘ndrangheta. Su questo punto vorrei sottolineare che fin dal mio primo insediamento in Consiglio Regionale, nel maggio 2005, ho avviato una battaglia per l’introduzione di un codice etico che disciplinasse i requisiti degli aspiranti alle cariche elettive, poiché ritengo sia fondamentale che nelle liste non figurino persone che intrattengano significativi rapporti con l’area mafiosa o condannate per aver commesso quei reati tipici dell’area mafiosa. Non ho dubbi che con l’impegno dei partiti e della classe dirigente è possibile contrastare l’infiltrazione della criminalità nelle istituzioni, attraverso un’attenta selezione dei candidati, sulla cui trasparenza e moralità pubblica non deve aleggiare alcuna ombra. In tal modo daremo un importante esempio di quel comportamento virtuoso che in politica è necessario per sbarrare la strada alle cosche nell’accesso alla pubblica amministrazione. Tra le iniziative simboliche vi è anche quella di dotare i comuni calabresi di una targa, da affiggere sui portoni di ingresso di ogni sede municipale, recante la dicitura: “Qui la ‘ndrangheta non entra”. Un enunciato che dovrebbe essere indicativo (il modo dell'azione reale) ma che è ancora oggi ottativo, il modo del desiderio. Un'asserzione che dovrebbe rappresentare un presupposto scontato o una constatazione, ma che purtroppo nasconde un congiuntivo esortativo o forse un precativo, il modo della preghiera. “Qui la ‘ndrangheta non entra”: un enunciato che ha già scatenato – nel solo dare l’annuncio dell’iniziativa – una bella dialettica, composta da tantissime e-mail e molte reazioni sulla stampa. Da sottolineare anche la mozione sul consumo critico contro il pizzo, attraverso la quale il Consiglio regionale intende privilegiare i punti vendita che non sono collusi con la ‘ndrangheta e non cedono alle richieste estorsive. Un ruolo importante in questo progetto però spetterà anche ai cittadini a cui ci appelleremo affinché sostengano la rete di negozi che esibiscono il bollino antiracket. Inoltre proponiamo di dare spazio alla rete di cooperative, associazioni culturali e di volontariato che lavorano al riutilizzo per finalità sociali dei beni confiscati alla ‘ndrangheta, promuovendo anche interessanti modelli alternativi di sviluppo sociale ed economico nella legalità. Con questi soggetti ci avviamo a perfezionare un percorso che porterà alla commercializzazione dei loro prodotti attraverso una Bottega della legalità che sarà ospitata a Palazzo Campanella, così che la sede del Consiglio Regionale sarà anche un luogo simbolicamente destinato al contrasto delle attività illecite e dove troveranno spazio le sane iniziative condotte in quei luoghi un tempo simbolo del potere e del dominio esercitato dalle ‘ndrine, trasformati in una opportunità di crescita economica e sociale. La presenza di una Bottega della legalità nella stessa sede che ospita il Consiglio Regionale inoltre, non potrà che restituire la giusta dignità alla massima istituzione calabrese. Attraverso questo elementi visibili e tangibili, vogliamo trasmettere ai calabresi l’impegno della classe politica e dirigente calabrese nelle attività di contrasto alla criminalità organizzata, nella consapevolezza che tutti indistintamente devono fare la propria parte affinché la sconfitta della criminalità organizzata, da concetto utopistico diventi una realtà. Nel complesso credo fermamente che questo sia un buon dispositivo, che alterna azioni di informazione e sensibilizzazione, sostegno, incentivi e premialità, deterrenti e azioni di contrasto. In ogni caso, si tratta insomma non di un punto di arrivo ma di un punto di partenza.

    Fedele (Pdl) “Interventi coerenti contro il fenomeno mafioso” “Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, Onorevoli colleghi. Ci sono momenti, nella storia delle istituzioni, in cui prevale il lavoro sotterraneo, la ricerca sommessa e continua di elementi utili per confezionare leggi e provvedimenti”. Così il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale Luigi Fedele nel suo intervento oggi in aula. “Momenti durante i quali –ha affermato Fedele- l’attenzione della stessa società civile, verso cui in ultima analisi si rivolge l’azione legislativa, è logicamente scarna e fievole. Ed altri - come la giornata odierna – in cui è possibile prendere pubblicamente atto che, dalla quantità enorme di lavoro svolto durante i mesi fin qui trascorsi della nuova legislatura - grazie all’attenta semina da parte dei singoli consiglieri e con il contributo del presidente Scopelliti e del presidente del Consiglio, Talarico - è venuto fuori un risultato straordinariamente positivo nella lotta alla criminalità organizzata. Sono del parere, infatti, che la Regione Calabria debba essere orgogliosa di questa ritrovata energia propositiva e di questo nuovo cammino intrapreso! Dieci interventi, non staccati l’uno dall’altro, ma coerenti nel muoversi contro il fenomeno mafioso attraverso l’azione su più settori: -Interventi regionali di sostegno alle imprese vittime di reati di 'ndrangheta e disposizioni in materia di contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore dell'imprenditoria'', presentata dalla Giunta regionale. -Misure per garantire la legalità e la trasparenza dei finanziamenti erogati dalla Regione Calabria'; -Agevolazioni a favore dei collaboratori di giustizia e loro famiglie'; -Modifiche alla legge regionale 12 dicembre 2002, n. 50 istitutiva della Commissione consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria; - Istituzione dell'Agenzia regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali in Calabria. -La mozione che prevede la costituzione di parte civile della Regione nei processi di stampo mafioso. Contro ogni forma di infiltrazione e condizionamento del fenomeno mafioso nella società, nell'economia e nella politica'. -L’adozione di un Codice etico di autoregolamentazione sulla trasparenza dei candidati alle elezioni, degli eletti ed amministratori pubblici per contrastare ogni forma di collusione con la 'ndrangheta; -Un provvedimento sul consumo critico contro il pizzo'; - La donazione ai Comuni calabresi della targa ''Qui la 'ndrangheta non entra''; -La costituzione presso il Consiglio regionale della Bottega della legalità. Insomma, siamo di fronte ad un’incisiva, ampia e robusta azione legislativa che, sommata alle altre iniziative assunte nelle sedute tenute dall’inizio di questa legislatura, qualificano la Regione Calabria in un senso ben preciso: qui non ci sono equivoci! Né vi è la possibilità di equivocare sulla posizione che la classe politica regionale intende assumere, senza se e senza ma, contro la mafia considerata un cancro distruttivo del tessuto sociale. So bene che l’attenzione c’è già, ma io a nome del mio Gruppo mi permetto di segnalare alcuni impegni su cui concentrare l’attenzione al più presto: -il potenziamento della SUA che sta dimostrando di essere un baluardo di legalità per la trasparenza nei pubblici appalti e la correttezza amministrativa; -una maggiore riflessione sulla proposta molto opportuna ed acuta, finalizzata a troncare la relazione patologica tra poteri illegali e politica, esposta dal presidente Scopelliti. - l’introduzione delle liste bloccate con l’eliminazione delle preferenze, quale risposta - magari per un periodo predeterminato - ai rischi di condizionamento della politica a mio avviso dovrebbe avere un approfondimento da parte di tutte le forze politiche proprio in coerenza con l’impegno positivo che sta contrassegnando la legislazione regionale di questo Consiglio. D’altronde se la politica deve compiere una severa autocritica per vicende poco chiare del passato, non dobbiamo dimenticare che la frantumazione dei partiti e le polemiche continue interne al mondo politico non consentono una reazione adeguata all’espansione criminale. La lotta alla mafia non è e non può essere un’occasione per lotte politiche di schieramento. La tentazione di piegare questo impegno a fini di parte e di partito, per ricavare vantaggi personali o di gruppo, purtroppo esiste ed è innegabile, ma con coraggio – ed in questo senso si muove la proposta del presidente Scopelliti – occorre denunciare di miopia questo calcolo ed affermare che è scellerato assecondare questo vizio! Lo sforzo contro la ‘ndrangheta deve essere comune, parallelamente deve investire maggioranza ed opposizione, mettendo al bando i manicheismi e la propaganda fine a se stessa. Riscoprendo lo spirito che ha portato all’istituzione a fine 2002 - quando Presidente del Consiglio era il sottoscritto - della Commissione antimafia oggi guidata dal presidente Magarò e lo spirito unitario che si colse a gennaio del 2003, nel corso di una seduta aperta dedicata alla mafia con il coinvolgimento del presidente della Conferenza Episcopale Calabria del tempo, monsignor Antonio Cantisani e la rappresentanza parlamentare calabrese, sindaci, forze sociali… In sostanza, è centrale ribadire un concetto: occorre, contro la mafia, ritrovare una solidarietà negli intenti e nei mezzi, quali che siano le nostre opinioni e la nostra militanza, le nostre opzioni politiche ed etiche. Questa è una battaglia che non si può fare se siamo separati e divisi, il clima deve essere doverosamente unitario, perché non possiamo neanche immaginare di averla vinta sulla criminalità organizzata se ciascuna forza politica si muove unilateralmente. Quanto facciamo oggi in quest’Aula, a mio avviso, è dentro la logica del mutamento di metodo e di scenario politico voluto dai calabresi col voto dello sorso anno. Non una velleitaria testimonianza è l’elemento caratterizzante la seduta, ma ben dieci provvedimenti contro la mafia più potente del mondo che ha radici in Calabria e che, da tempo, si è sviluppata nel Nord ricco dell’Italia. In tal senso, a nome del mio Gruppo esprimo, ancora una volta, apprezzamento e condivisione per l’asse Calabria/Lombardia che la Commissione antimafia ha saputo realizzare. Su questo Asse bisogna insistere, e soprattutto irrobustirlo, dimostrando che in Calabria la politica non sfugge alle proprie responsabilità. Onorevoli Colleghi: oggi i dieci provvedimenti che approveremo ci dicono che stiamo facendo un ottimo lavoro e che, procedendo in questa direzione, uniti contro la ‘malapianta’, riusciremo a costruire una società migliore. Questo pacchetto di proposte che senza mezzi termini, e recependo quanto di meglio ha saputo fin qui elaborare l’antimafia sostanziale che sul territorio quotidianamente svolge un ruolo di alternativa sociale ed economica, questa mattina sottoponiamo all’Aula per l’approvazione, mi auguro che possa, senza più sciocche divagazioni polemiche, costituire il modello fattivo e propositivo con cui l’attuale maggioranza e l’intera rappresentanza politica presente in Consiglio regionale vorranno affrontare l’annosa problematica mafiosa. La serie di provvedimenti, legislativi e non, dimostra, inoltre, che non solo l’aspetto repressivo questo Consiglio regionale ha voluto segnalare. I vari provvedimenti mirano alla valorizzazione della persona umana ed alla sua formazione, nella direzione più volte indicata anche dalla Chiesa calabrese nel suo recente documento sul Mezzogiorno; mirano a cogliere il nesso poteri criminali/ sottosviluppo economico, in una terra in cui i cittadini purtroppo subiscono le conseguenze negative di uno sviluppo incompiuto, distorto, dipendente o frammentato ed a cui già la Regione con le innovazioni introdotte dal presidente Scopelliti sta dando una forte risposta; I provvedimenti che ci accingiamo ad approvare tentano – ancora – di costruire un contesto di fiducia verso gli amministratori locali e tutti coloro che a vario titolo svolgono funzioni pubbliche, spesso fatti oggetto di intimidazioni, attentati, in una spirale di pressioni e minacce che non risparmiano giornalisti, politici, imprenditori e che è diventata ormai intollerabile. Nella solitudine dell’agire e nell’isolamento di una società come la nostra, ancora in bilico tra modernizzazione ed arretramento, s’innesta tutta la pericolosità del fenomeno criminale sempre più agguerrito contro chi rappresenta a vario titolo lo Stato. Stato a cui noi non possiamo che richiedere maggiore attenzione, proprio perché storicamente al Sud è stato sempre garantito un livello di legalità inferiore a quello medio nazionale; Stato a cui occorre richiedere un raccordo migliore con le esigenze prospettate da magistrati e forze dell’ordine nella lotta alla mafia; ma riconoscendo, con altrettante lealtà, che lo Stato, senza tema di smentite, sta facendo egregiamente e pienamente la sua parte, consegnando alle patrie galere pericolosi latitanti ed assestando alla criminalità colpi pesanti. Certo, lo dicevo prima, la lotta alla mafia non può prescindere, in una terra come la nostra in affanno economico, da strategie più ampie che debbono avere tra le priorità lo sviluppo e la crescita sociale, una riscoperta dell’impegno civico dei cittadini singoli ed associati, il rilancio dell’iniziativa privata non assistita e in grado di stare sui mercati. Tutti temi che sono presenti nell’elaborazione del Governo regionale, la cui azione di rilancio dello sviluppo, attraverso l’ottimizzazione delle risorse pubbliche, un migliore utilizzo delle risorse comunitarie, merita apprezzamento e sostegno. Così come apprezzamento e sostegno merita la riguadagnata considerazione del Governo e del sistema imprenditoriale nazionale verso le nostre esigenze, come ha dimostrato la visita del ministro Tremonti, prima, e ultimamente del ministro Fitto. La strada da fare per arrivare alla meta è ancora tanta, ce ne rendiamo conto. Nessuno asserisce che i provvedimenti odierni saranno risolutivi. Di una cosa però possiamo andare fieri: oggi non stiamo facendo una semplice testimonianza contro la mafia! Stiamo consegnando alla Calabria interventi che in questa strada che è maledettamente in salita ci aiuteranno senz’altro a fare prima, a recuperare tanto tempo perduto, sicuramente ad essere più credibili. E più credibili, proprio perché sappiamo finalmente apprezzare il valore della coesione e dell’unità in questa battaglia in cui è in gioco il futuro della nostra Regione!”.

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